Le attività di corporate intelligence e, in particolare, di Osint (Open Source Intelligence) sono alleati strategicamente fondamentali nel corso di un’indagine, in quanto consentono di meglio contestualizzare le informazioni prettamente documentali che non sempre restituiscono un quadro limpido delle situazioni.
La vita “sociale” nonché professionale di noi tutti è svolta anche, se non in larga parte, dietro un desktop, motivo per cui l’Osint e la corporate intelligence sono ormai diventate attività di cui un buon investigatore deve necessariamente avere una piena padronanza.
Gli investigatori più accorti hanno ritrovato, quindi, nella corporate intelligence, ma più in generale nell’Osint, uno strumento che, se consultato con i giusti criteri, può rivelarsi determinante per l’esito di talune verifiche.
Open Source Intelligence: a cosa serve e come può essere impiegata per il sociale
L’Osint come Watson per Sherlock Holmes
L’Osint si struttura essenzialmente nel seguente ciclo di analisi:
- definizione dell’obiettivo della ricerca e del perimetro di analisi;
- individuazione delle fonti che meglio possono soddisfare il raggiungimento di tale obiettivo;
- gerarchizzazione delle fonti per autorevolezza e importanza;
- selezione dei risultati per pertinenza e attinenza con l’obiettivo inizialmente definito;
- redazione del report finale, esposto in modo chiaro e comprovato dalle fonti utilizzate.
Inoltre, tenendo conto che circa l’80-90% delle informazioni di pertinenza investigativa viene attinta da open sources, ovvero fonti aperte, risulta lampante come tale ciclo di analisi sia di fondamentale importanza per poter procedere in modo quanto più “scientifico” possibile.
I principali strumenti (punto 2 del ciclo di analisi) a disposizione di un investigatore esperto di Osint sono molteplici:
- l’uso avanzato dei principali motori di ricerca (es. Google Dorks);
- la documentazione di Camera di Commercio, del Catasto e dei Pubblici Registri (ormai tutti accessibili on line);
- le banche dati pubbliche relative ad alcune tipologie di sentenze e/o ricorsi di Cassazione, Tribunali Amministrativi Regionali e Corte dei Conti;
- i social media;
- la rassegna stampa nazionale consultabile online (e relativi archivi storici);
- la letteratura grigia (paper universitari, tesi di laurea, relazioni di comitati e congressi, riviste di settore, brochure societarie, ricerche accademiche, procedure aziendali, eccetera);
- le testate minori di controinformazione, i blog e pagine di settore;
- gli albi delle libere professioni consultabili online attraverso i portali dedicati;
- i principali portali di analisi dei siti web (chi ha registrato il dominio, chi sta gestendo il sito web, identificare eventuali siti/domini collegati, tracciare le modifiche apportate al sito nel corso degli anni etc.).
L’Osint, come si può immaginare, non sempre produce prove concrete a supporto delle ricerche.
Può capitare, infatti, che facendo una ricerca Osint emergano interessanti spunti di riflessione o nuove “piste” di indagine che, utilizzando solo i “metodi tradizionali” di indagine, non sarebbero mai emersi.
Si pensi, per esempio, al potenziale contributo di un’approfondita attività di Social Media Intelligence (Socmint), attività che è possibile ricomprendere sempre sotto il “cappello” dell’Osint, che si svolge attraverso la consultazione del materiale (foto, post, tag, etc.) e dello scambio di comunicazioni pubblicate sui social media.
Solo per citare un paio di esempi, la Socmint ha permesso nel corso di indagini patrimoniali di evidenziare un tenore di vita di alcuni soggetti largamente al di sopra delle proprie effettive possibilità economiche oppure ha portato alla luce “collegamenti” fra persone in conflitto di interesse.
Nei casi di soggetti particolarmente attivi sui social media, per esempio, l’Osint si è reso fondamentale per “tracciarne” gli spostamenti o mapparne le abitudini (lavoro -LinkedIn-, amicizie -Facebook e Instagram-, luoghi frequentati o stile di vita quotidiano -Instagram stories-, preferenze di lettura – Goodreads- e musicali -Spotify- etc.): informazioni che in passato era possibile raccogliere unicamente attraverso un pedinamento e, nemmeno in modo così preciso.
Il “mito” dell’investigatore
La figura professionale dell’investigatore, forse anche a causa della moltitudine di libri, film e serie tv, è una delle più fortemente idealizzate nell’immaginario collettivo: cappello, impermeabile e lente di ingrandimento sono i capisaldi del dress set attribuito a qualsiasi detective.
I cartoni animati per bambini sulla professione dell’investigatore si sprecano: Scooby-Doo, la Pantera Rosa, l’ispettore Gadget, il detective Conan o lo storico Basil l’investigatopo (di Walt Disney), solo per citare i più famosi.
Alla letteratura classica dobbiamo poi l’invenzione di personaggi “eterni” come Sherlock Holmes, ideato da Arthur Conan Doyle alla fine del XIX secolo o Hercule Poirot, nato dalla penna di Agatha Christie, solo per citarne un paio.
Il cinema dei giorni nostri ha infine consacrato anche qualche investigatrice: chi non ricorderà Clarice Starling, nata dai romanzi di Thomas Harris e conosciuta ai più per l’interpretazione cinematografica di Jodie Foster ne “Il silenzio degli innocenti”, oppure Lisbeth Salander, protagonista della trilogia di Stieg Larsson “Millenium”, o la “mitica” Jessica Jones nata da “La casa delle idee” (Marvel Comics)?
Ma di cosa si occupa veramente un investigatore?
Tralasciando libri, fumetti e trasposizioni cinematografiche, nella realtà attuale le attività tipiche di un investigatore sono volte principalmente alla tutela dei beni aziendali, sia in termini di assets e know how che di reputazione dell’azienda stessa.
L’attività di salvaguardia della società cliente da condotte anticoncorrenziali, frodi da parte di dipendenti o altre imprese, si concretizza, per esempio, svolgendo
- background check, attività volte a verificare il curriculum di un professionista o la “storia” di una realtà aziendale (variazioni di compagine sociale, spostamenti di sede legale, analisi economico/finanziaria relativa ai bilanci di esercizio depositati etc.),
- preliminary due diligence, attività atta a valutare la reputazione di una controparte contrattuale,
- verifiche preassuntive su figure manageriali (e non solo),
- attività di audit interno, etc.
Il luogo comune dell’investigatore come descritto in incipit è stato quindi ormai sorpassato da quello di un professionista che si avvale di svariati strumenti per l’acquisizione lecita di informazioni disponibili e reperibili anche (ma non solo) attraverso “fonti aperte” e la relativa analisi.
Qual è il limite dell’Osint?
La mole di informazioni che può restituire il web è quasi illimitata, ed è esattamente questo il principale problema che si incontra svolgendo attività di “desktop investigation”: la sovrabbondanza di informazioni.
È proprio in questo passaggio che si determina il reale valore aggiunto di un buon investigatore.
La competenza investigativa non risiede esclusivamente nel reperire informazioni, bensì nella capacità di
- selezionare (per attendibilità),
- gerarchizzare (per rilevanza),
- disambiguare e sintetizzare (per attinenza)
le evidenze emerse pertinenti al perimetro di indagine.
Si tenga presente che la fase di analisi delle informazioni raccolte deve sostanziarsi in un report finale (fase 5 del ciclo di analisi) che sia al tempo stesso comprensibile e utile al cliente, nonché spendibile e fruibile in caso di contenzioso (di massima importanza è, quindi, tener traccia delle fonti da cui si sono estrapolate le informazioni).
Conclusioni
Eppure, per quanto corporate intelligence e Osint abbiano apportato grandi rinnovamenti (ed un grande aiuto) nel modo di fare investigazione, un qualsiasi investigatore sarà ben conscio che “l’investigazione su strada”, come del resto le attività di Humint (human intelligence, ovvero l’attività di intelligence che consiste nella raccolta di informazioni attraverso contatti interpersonali), saranno sempre i rudimenti dell’investigazione “pura”, spesso ancora indispensabili per raggiungere l’obiettivo richiesto dal cliente.
Dunque, allo stato attuale, per svolgere una indagine quanto più accurata possibile è necessario che tutte queste “discipline” di intelligence (dalla lettura di un fascicolo di camera di commercio o di una ispezione ipotecaria alle attività di Osint, Humint e Socmint ai sopralluoghi o ad un pedinamento), siano utilizzate in modo sinergico e strategico al fine di raccogliere quanti più tasselli possibili di un puzzle, che solo un buon investigatore sarà poi in grado di “mettere in ordine” per restituire al cliente un quadro completo e, soprattutto, chiaro.