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La AI per la guerra diventa realtà: la svolta con gli ultimi conflitti



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L’Intelligenza Artificiale, seppur non nata nel contesto militare, sta rapidamente trasformando il carattere della guerra. Quella ucraina ha dato un’accelerazione alla svolta. Droni autonomi, analisi avanzate e catene di comando integrate sono solo alcuni esempi di come questa tecnologia stia rivoluzionando i conflitti. Tuttavia, l’evoluzione tecnologica potrebbe comportare conseguenze destabilizzanti e imprevedibili nel prossimo futuro

Pubblicato il 1 ago 2024

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza



intelligenza artificiale mano

Diverse tecnologie del secolo scorso devono al mondo militare e ai conflitti bellici quella “scintilla” che ne ha permesso la scoperta, la creazione o l’evoluzione. Lo stesso primo “vero” computer (ENIAC) e la stessa rete internet sono nati nel mondo militare.

Gli ultimi conflitti, soprattutto quello tra Russia e Ucraina, forniscono una spinta decisiva ora al fenomeno.

I progressi dell’IA nella tecnologia bellica e le sue cause: tre novità

L’Intelligenza Artificiale, pur non avendo avuto una “scintilla mimetica” come origine, sta diventando sempre più uno strumento da uso bellico, soprattutto in un contesto globale sempre più caldo come quello che stiamo vivendo. Strumento che, per quanto stia trasformando il carattere della guerra con il suo impiego, ben potrebbe rivelarsi fortemente destabilizzante nel prossimo futuro.

Il fronte ucraino

Il rapido cambiamento e l’inarrestabile evoluzione militare che sta interessando la tecnologia in esame ha diverse cause, anche se è innegabile che la maggiore tra tutte sia ubicata sul fronte ucraino.

Basti pensare a quei piccoli ed economici chip con i quali sono equipaggiati i droni russi e quelli ucraini, pronti a colpire i reciproci obiettivi “a poco prezzo”.

L’avvento dell’IA generativa

Al secondo posto, tra le cause evolutive dell’Intelligenza Artificiale in campo bellico, vi è il recente progresso esponenziale di tale tecnologia (si pensi a quella generativa, come ChatGPT), che consente di compiere imprese sorprendenti di riconoscimento di oggetti e di risoluzione di problemi complessi.

La rivalità Usa-Cina

La terza causa è rintracciabile nella pluridecennale rivalità tra Stati Uniti e Cina, in cui entrambe vedono nell’Intelligenza Artificiale la chiave della propria superiorità militare sull’avversario d’oltreoceano.

L’impiego dei droni e l’IA: dall’attacco alla difesa

I risultati di un’Intelligenza Artificiale “militarmente forte” sono ben visibili nel progresso delle macchine intelligenti utilizzate per eliminare gli avversari. I già citati droni, sia aerei che navali, sia supercostosi (come i cosiddetti “reaper”) sia a basso prezzo, sono fondamentali su teatri – come quello ucraino – per individuare e attaccare gli obiettivi.

L’Intelligenza Artificiale si presenta come “la soluzione al disturbo”, perché consente ai droni di individuare gli obiettivi anche se i segnali GPS o il collegamento con i piloti da remoto sono stati interrotti. Da qui a pensare a sciami di droni autodiretti verso le difese avversarie il passo è relativamente breve.

Russia e Ucraina lavorano intensamente a droni con AI.

Il ruolo dell’IA nelle catene di comando militari

La tecnologia in esame sta, peraltro, anche rivoluzionando – di nuovo nella guerra di Ucraina – le catene di comando degli eserciti che la utilizzano per fini bellici o di difesa.

Seppur sempre in prima linea, i droni rappresentano solo l’ultimo (e, diciamocelo, il più drammatico) anello della “catena di morte”, ossia la serie di passaggi che inizia con la ricerca di un obiettivo e termina con un attacco al bersaglio riuscito. L’azione più importante dell’Intelligenza Artificiale in questo frangente è quello che può essa può fare prima che il drone colpisca. Poiché analizza ed elabora i dati a velocità “sovrumana”, essa è in grado di estrapolare ogni singolo carro armato da un migliaio di immagini satellitari, o di interpretare la luce, il calore, il suono e le onde radio per distinguere obiettivi “esca” da obiettivi veri.

Lontano dalla prima linea, invece, l’Intelligenza Artificiale può risolvere problemi molto più grandi di quelli affrontati da un singolo drone. Oggi si tratta di compiti semplici, come capire quale arma è più adatta a distruggere una minaccia. Ma nel prossimo futuro, potrebbero esserci sistemi di supporto alle decisioni in grado di comprendere la sconcertante complessità della guerra in modo rapido e su un’ampia area, forse un intero campo di battaglia.

Le implicazioni strategiche dell’evoluzione rapida dell’IA

Le conseguenze di questa rapida evoluzione tecnologia stanno diventando sempre più chiare. I sistemi di Intelligenza Artificiale, insieme ai mezzi autonomi-robotici su mare, terra e cielo, probabilmente troveranno e distruggeranno i loro obiettivi a una velocità senza precedenti e sempre più su vasta scala. La sua velocità evolutiva in guerra cambierà inevitabilmente l’equilibrio tra soldati e tecnologia. Oggi gli eserciti di tutti i paesi hanno un essere umano che approva ogni decisione “letale”. Quando trovare e colpire i bersagli sarà compresso in pochi minuti o secondi, l’uomo dovrà essere affiancato (o forse, chissà, sostituito), da una macchina capace di decidere in autonomia. Certo, almeno nei primi tempi vi sarà una supervisione umana; ma sarà sempre la macchina a muoversi e a intervenire in ogni azione.

Il paradosso è che, anche se l’Intelligenza Artificiale fornisce una percezione più chiara del campo di battaglia, la guerra rischia di diventare sempre più “opaca” per le persone che la combattono. Inoltre, come affermato, ci sarà sempre meno tempo per fermarsi a pensare alle proprie azioni.

I rischi di una guerra alimentata dall’intelligenza artificiale

Man mano che i modelli di Intelligenza Artificiale emettono giudizi sempre più da “oracolo”, i loro risultati diventeranno sempre più difficili da esaminare senza concedere al nemico un vantaggio “letale”. Combattimenti più veloci e meno pause renderanno più difficile negoziare tregue o fermare l’escalation. Questo potrebbe favorire i difensori, che possono rintanarsi mentre gli attaccanti rompono la copertura e avanzano. Oppure potrebbe invogliare gli attaccanti a colpire preventivamente e con forza massiccia, in modo da distruggere i sensori e le reti da cui dipenderà l’alimentazione e la connessione dei sistemi tecnologici.

La portata di una guerra basata sull’Intelligenza Artificiale significa che la massa e il peso industriale diventeranno probabilmente ancora più importanti di quanto non lo siano oggi.

Si potrebbe pensare che le nuove tecnologie permetteranno agli eserciti di diventare “più snelli”. Ma se il modello di Intelligenza Artificiale è in grado di individuare decine di migliaia di obiettivi, gli eserciti avranno bisogno di decine di migliaia di armi per colpirli. E se il difensore è in vantaggio, gli attaccanti avranno bisogno di più armi per sfondare le linee nemiche. E questo non è l’unico motivo per cui la guerra dell’Intelligenza Artificiale favorisce i grandi Paesi.

I droni possono diventare più economici, è vero, ma i sistemi digitali che collegano il campo di battaglia saranno diabolicamente costosi. La costruzione di eserciti sempre più equipaggiati da tale tecnologia richiederà enormi investimenti in server cloud in grado di gestire dati super-segreti (e super veloci), con l’addestramento dei modelli che richiederà, come è facile immaginare, l’accesso a grandi quantità di dati.

Un tempo si pensava che la Cina fosse avvantaggiata, grazie al suo grande bacino di dati dal quale attingere per addestrare i suoi modelli, al forte controllo sull’industria privata e ai suoi “vincoli etici” meno stringenti. Tuttavia, al momento gli Stati Uniti sembrano essere in vantaggio nei modelli “di frontiera” che potrebbero dare forma alla prossima generazione di Intelligenza Artificiale impiegata in campo militare. E in questo gioco conta anche l’ideologia. Non è chiaro infatti se gli eserciti degli stati “meno democratici”, che privilegiano il controllo centralizzato, saranno in grado di sfruttare i vantaggi di una tecnologia che spinge l’intelligenza e l’intuizione ai livelli tattici più bassi.

Limiti e controlli suggeriti per l’uso militare dell’IA

Se, tragicamente, dovesse scoppiare la prima guerra alimentata dall’Intelligenza Artificiale, il diritto internazionale verrebbe probabilmente messo ai margini. Un motivo in più per pensare oggi a come limitare la distruzione. Un primo passo sarebbe quello di escludere tout-court il controllo delle armi nucleari da parte dell’Intelligenza Artificiale. Un secondo passo sarebbe, una volta iniziata la guerra, non interrompere le linee dirette da uomo a uomo, che saranno più importanti che mai (si pensi al famoso “telefono rosso” che durante la Guerra Fredda fungeva da comunicazione diretta tra il Pentagono e il Cremlino).

I sistemi di Intelligenza Artificiale, che sono stati concepiti per massimizzare il vantaggio militare, dovranno essere codificati con valori e limitazioni che al momento il mondo militare dà quasi per scontato. Tra questi, l’attribuzione di un valore implicito alla vita umana (es. quanti civili è accettabile uccidere per perseguire un obiettivo di alto valore?) e l’evitare alcune tipologie di attacchi destabilizzanti come quelli già citati connessi agli ordigni nucleari.

Conclusioni

Le incertezze sono profonde. L’unica cosa certa è che il cambiamento guidato dall’Intelligenza Artificiale si sta avvicinando. Probabilmente prevarranno gli eserciti che anticiperanno e padroneggeranno i progressi tecnologici per primi e con maggiore efficacia. Tutti gli altri saranno, probabilmente, vittime.[1][2]

Note


[1] AI will transform the character of warfare. The Economist. https://www.economist.com/leaders/2024/06/20/war-and-ai

[2] How AI is changing warfare. The Economist. https://www.economist.com/briefing/2024/06/20/how-ai-is-changing-warfare

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