La guida

Minori, come funziona il parental control automatico nelle sim



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Dal 21 novembre, entreranno in vigore le nuove disposizioni dell’Agcom per la protezione dei minori dai rischi del cyberspazio. Le nuove linee guida richiedono agli operatori di implementare efficaci sistemi di controllo parentale e prevedono sanzioni per eventuali violazioni

Pubblicato il 8 nov 2023

Antonino Mallamaci

avvocato, Co.re.com. Calabria



social minori bambini azione

Il 21 novembre prossimo entreranno in vigore le disposizioni approvate dall’AGCOM con la Delibera 9/23/CIR (Commissione infrastrutture e reti) del 25 gennaio 2023.

Le norme hanno la finalità di proteggere i minori dai rischi online. I provider hanno l’obbligo di mettere in campo strumenti idonei per filtrare by default i contenuti inappropriati e bloccare quelli riservati ai maggiorenni.

Una sorta di parental control “di Stato”, come è già stato definito da più parti, senz’altro necessario per limitare i rischi che i minorenni corrono nella frequentazione solitaria del web e dei social media, rischi sottolineati dagli intervenuti alla consultazione pubblica che ha preceduto l’adozione della delibera.

La scelta di adottare delle linee guida

La scelta di adottare delle linee guida non deve essere letta come sminuente. L’Autorità ha ritenuto tale scelta coerente con il Regolamento UE in materia di Open Internet in quanto le linee guida attuano la normativa nazionale (articolo 7 bis d.l. 28/20 in materia di “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”).

Essa è intervenuta sul piano prescrittivo a tutela dei consumatori nell’assicurare che sia loro fornito un sistema di parental control il più efficace e efficiente possibile dal punto di vista tecnico, per consentire l’effettiva applicazione della legge e la piena attuazione dei diritti da questa attribuiti nel campo della tutela dei minori.

Scadenze, adempimenti e sanzioni

La data di entrata in vigore del 21 novembre (9 mesi dalla pubblicazione) è scaturita dalla necessità di concedere agli operatori il tempo necessario per adeguarsi alle prescrizioni.

Entro lo stesso termine, gli operatori devono comunicare: le soluzioni tecniche adottate; le categorie di contenuti da bloccare individuate; i soggetti terzi utilizzati come partner tecnologici per implementare il sistema di parental control.

Il provvedimento prevede sanzioni in caso di violazione da parte degli operatori degli obblighi in esso sanciti. Ai soggetti ritenuti responsabili l’Agcom può ordinare la cessazione della condotta e la restituzione delle eventuali somme ingiustificatamente addebitate agli utenti, indicando un termine non inferiore a sessanta giorni entro cui adempiere.

A chi si applicano le linee guida

Cominciando ad esaminare il tema in maniera più approfondita, vi è da fare una prima, fondamentale, precisazione: le Linee guida si applicano ai contratti per i consumatori e non a quelli affari.

Per i consumatori, quindi, i fornitori di servizi di accesso ad Internet (ISP, Internet Service Provider), sono chiamati a mettere a disposizione sistemi di parental control, cioè filtri per contenuti inappropriati per i minori e di blocco per quelli riservati ai maggiorenni.

Il parental control system (SCP, Sistema di controllo parentale) permette quindi di limitare o bloccare l’accesso a determinate attività e a contenuti inappropriati per i minori. L’Autorità si è riservata di fornire criteri per l’individuazione di programmi e servizi da filtrare o bloccare. Nel frattempo, gli operatori possono utilizzare liste di siti e contenuti individuati da essi stessi o da terzi che diano garanzie di serietà e capacità professionale sul tema specifico.

Programmi e servizi da filtrare o bloccare

Otto le categorie individuati dai soggetti che hanno risposto alla consultazione dell’Autorità:

  • Contenuti per adulti: siti riservati ai maggiorenni; siti che mostrano nudità in un contesto pornografico, accessori sessuali, attività orientate al sesso; siti che raccomandano l’acquisto di tali beni e servizi.
  • Gioco d’azzardo/scommesse: siti che forniscono informazioni o promuovono/supportano gioco d’azzardo e/o scommesse.
  • Armi: siti che forniscono informazioni, promuovono o supportano la vendita di armi e articoli correlati.
  • Violenza: siti che presentano o promuovono violenza o lesioni personali anche autoinflitte, il suicidio, o che mostrano scene di violenza gratuita, insistita o efferata.
  • Odio e discriminazione: siti che promuovono/supportano odio/intolleranza verso individui o gruppi.
  • Promozione di pratiche che possono danneggiare la salute alla luce di consolidate conoscenze mediche: siti che promuovono/supportano anoressia/bulimia, uso di sostanze stupefacenti, alcol, tabacco.
  • Anonymizer: siti che forniscono strumenti per rendere l’attività online irrintracciabile.
  • Sette: siti che promuovono/offrono assistenza per influire su eventi reali attraverso l’uso di incantesimi, maledizioni, poteri magici o esseri soprannaturali.

Gli operatori devono comunicare all’Autorità le categorie utilizzate e i soggetti cui sono affidati definizione e aggiornamento delle liste di domini e siti oggetto di blocco.

Nei casi in cui non sia possibile effettuare un filtro a livello di singolo contenuto, esso va esteso all’intero sito o applicazione. Per siti e applicazioni che prevedono l’age verification alla registrazione e conseguente filtro dei contenuti accessibili, si applica la restrizione corrispondente all’età minima richiesta per l’accesso.

Come identificare il titolare del contratto

I SCP devono essere inclusi e attivati nelle offerte dedicate ai minori, mentre sulle altre devono essere resi attivabili dal titolare del contratto. Sono legittimati a disattivare, riattivare e configurare, i titolari del contratto maggiorenni o coloro che esercitano la potestà genitoriale sul minore.

A questo proposito, si pone la necessità di identificare il titolare del contratto o, se minore, chi ne esercita la potestà genitoriale. Come? Mediante:

  • codice PIN fornito all’attivazione e comunicato in forma riservata;
  • SPID;
  • autenticazione nell’area riservata del sito web dell’operatore;
  • OTP inviato via SMS o e-mail.

I sistemi di parental control sono gratuiti

Sussiste l’obbligo di gratuità per gli SCP. La loro fornitura non può inoltre essere vincolata alla sottoscrizione di qualsiasi servizio accessorio a pagamento. Gli operatori possono comunque fornire sistemi aggiuntivi opzionali (antivirus, antimalware, antispam), ma sempre non preattivati senza il consenso del titolare della linea. Gli ISP devono pubblicare sui propri siti web guide chiare ed esaustive per l’utilizzo dei SCP ed offrire assistenza gratuita per la loro attivazione, disattivazione e configurazione attraverso call center (con operatore umano se preferito dal consumatore).

Le informazioni per compiere tali operazioni devono essere facilmente reperibili e i consumatori devono avere assistenza gratuita tramite i canali già previsti per quella ai clienti.

I SCP devono sempre comprendere almeno il blocco di domini e siti ospitanti contenuti oggetto di filtro. Cioè, la possibilità di impedire ai minori l’accesso a determinati domini, siti o applicazioni contenenti materiale inappropriato.

Le soluzioni tecniche

Per quanto concerne le soluzioni tecniche, quelle da utilizzare per il parental control sono:

  • DNS (Domain Name System) o altro filtro a livello di rete dell’operatore;
  • filtraggio tramite applicativo da installare sul device.

Come funziona il Resolver DNS

Importante è comprendere come funziona il c.d. Resolver DNS, il meccanismo che tutela maggiormente i minori relativamente all’accesso a contenuti inappropriati. Il Domain Name System è una sorta di guida telefonica di Internet. L’utente accede alle informazioni online digitando il nome del dominio, ad esempio nytimes.com. I browser interagiscono tramite indirizzi Internet Protocol (IP). Il DNS ha quindi la funzione di tradurre i nomi di dominio in indirizzi IP, così che l’utente possa accedere alle informazioni tramite il browser. Ogni dispositivo collegato a Internet è dotato di un indirizzo IP univoco, mediante il quale altri devices lo rintracciano. I server DNS consentono all’utente di non dover memorizzare gli indirizzi IP, numerici o alfanumerici, e di accedere quindi attraverso il nome del sito. I resolver DNS, forniti dall’Internet Service Provider, impediscono di accedere al dominio da bloccare. Se un minore, perciò, prova ad accedere a un sito “non frequentabile”, i Resolver DNS lo dirottano verso una pagina web, fornita dall’operatore, in cui gli viene spiegato che non può accedere a quel contenuto in quanto inappropriato o riservato ai maggiorenni.

Gli operatori possono arricchire le funzionalità dei SCP configurandoli per fasce orarie e consentendo la memorizzazione dei siti visitati.

La conformità delle linee guida alle norme Ue

Il Regolamento UE n. 2015/2120, c.d. Open Internet, prevede, tra le possibili eccezioni per l’adozione di misure di gestione del traffico, la necessità di “conformarsi ad atti legislativi dell’Unione o alla normativa nazionale conforme al diritto dell’Unione, cui il fornitore di servizi di accesso a Internet è soggetto, o alle misure conformi al diritto dell’Unione che danno attuazione ad essi, compresi provvedimenti giudiziari o di autorità pubbliche (…)”.

La conformità al Regolamento di altre misure adottate dagli operatori, che esula da quanto previsto dalle Linee guida in merito al parental control, deve essere però valutata caso per caso. Le operazioni di attivazione, disattivazione e configurazione dei SCP devono essere realizzabili in modo semplice e intuitivo.

Come si configurano i contenuti da filtrare

Per il titolare del contratto o per chi esercita la potestà genitoriale sul minore, deve essere disponibile un’interfaccia per l’SCP, mediante web o applicazione installata sul terminale, da utilizzare in modo semplice e intuitivo. Se erogata tramite app, questa dev’essere disponibile almeno per Android e iOS. Va garantita inoltre una gestione blocco/sblocco semplice ed efficace.

I contenuti da filtrare mediante SCP sono configurabili dal titolare del contratto, che può anche personalizzare le categorie di contenuti oggetto di filtro, e aggiungere o rimuovere siti dalle block list (lista dei bloccati in modo permanente) e da quella (allow list) dei consentiti in modo permanente. I sistemi di controllo parentale preattivati devono essere conosciuti dagli utenti, perciò vanno pubblicizzati sui siti degli Internet service provider, sulle carte dei servizi, e devono anche essere oggetto di campagne mirate. Tutte le informazioni sulla loro presenza e su come modificarli, attivarli, disattivarli, devono essere fornite in maniera chiara, trasparente ed esaustiva alla stipula del contratto.

Se un contratto è in essere, l’informazione circa la disponibilità e le istruzioni su come attivarlo (ecc.) va comunicata al titolare mediante comunicazioni in bolletta, avvisi all’interno delle aree riservate su sito web, app, sulle home page dei siti, dandone ampia evidenza, i fornitori devono dare, in maniera chiara, trasparente ed esaustiva, informazioni e istruzioni su come modificare la configurazione del SCP, su come disattivarlo e, in seguito, riattivarlo.

Le stesse informazioni vanno offerte anche mediante call center, aree di self care dei siti web ed app. Per gli operatori di rete fissa, in particolare, le informazioni devono essere allegate alla bolletta; per quelli di rete mobile, vanno fornite con l’app di assistenza, e se si tratta di sim post pagate, con la fattura. Anche le reti televisive nazionali, in chiaro o a pagamento, sono chiamate a fare la propria parte, diffondendo adeguatamente le notizie circa la disponibilità per i consumatori dei Sistemi di controllo parentale.

Conclusioni

Alle Linee guida si è giunti a seguito di consultazione pubblica, avviata dall’Agcom nel gennaio 2022, alla quale hanno dato un notevole contributo l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e il Consiglio nazionale degli utenti (CNU). Informazioni sono state richieste agli ISP per acquisire dettagli sui costi da affrontare e sulle tecniche per l’implementazione dei sistemi di parental control da parte degli operatori. Anche in questa vicenda, gli Operatori del web hanno dato prova di non avere molto a cuore la tutela degli utenti, in particolare dei minori.

Problemi di costi, di appesantimento delle procedure, di risorse umane da utilizzare, e altri ancora, sono stati messi sul tavolo. L’Autorità, in virtù del ruolo istituzionale ricoperto, è riuscita ad arrivare al traguardo, anche se in tempi necessariamente non brevi, per potenziare e rendere effettivamente fruibile uno strumento fondamentale che, se usato con intelligenza e la dovuta attenzione, darà agli adulti, ai genitori, la possibilità di agire per mettere al riparo i minori dai pericoli del web.

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