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NIS 2 e ISO27001: sinergia per la sicurezza informatica europea



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La Direttiva NIS2, recepita in Italia, impone misure di sicurezza informatica rafforzate. L’interconnessione con ISO27001 offre un framework ideale per l’implementazione, garantendo protezione delle infrastrutture critiche e continuità operativa

Pubblicato il 26 nov 2024

Paola Zanellati

Responsabile Protezione dei Dati – DPO Consulente Privacy



cybersicurezza security

Il primo ottobre 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo 138/2024, che recepisce la Direttiva (UE) 2022/2555, conosciuta come Direttiva NIS2. Questo decreto mira a potenziare la sicurezza informatica a livello europeo, imponendo a imprese e amministrazioni pubbliche l’adozione di misure per garantire un elevato e uniforme livello di cybersicurezza. Con l’entrata in vigore del decreto, l’Italia si allinea agli standard europei, rafforzando la protezione delle proprie infrastrutture critiche e dei sistemi informatici essenziali.

Il contesto operativo della direttiva NIS2 si inserisce in un panorama di crescente minaccia alla sicurezza informatica, dove le infrastrutture critiche e i servizi essenziali sono particolarmente vulnerabili a cyber attacchi.

Ma come la mettiamo in pratica?

La Direttiva NIS2 richiede alle organizzazioni di adottare una serie di misure di sicurezza che possono essere suddivise in categorie organizzative, tecniche e operative.

Misure organizzative previste dalla direttiva NIS2

Le misure organizzative previste dalla direttiva NIS2 stabiliscono un quadro strutturato e ben definito per la gestione della sicurezza informatica, che consente alle aziende di affrontare le minacce in modo proattivo e sistematico. Queste misure organizzative non solo formalizzano la gestione della sicurezza all’interno dell’azienda, ma creano anche una cultura di consapevolezza e responsabilità, coinvolgendo tutti i livelli organizzativi. Ecco uno sviluppo approfondito di ciascun punto, con esempi pratici.

Governo della sicurezza IT

La governance della sicurezza informatica è essenziale per coordinare e monitorare le attività di sicurezza a livello aziendale. La NIS2 richiede che le organizzazioni stabiliscano ruoli e responsabilità specifiche per la gestione della sicurezza IT, con una struttura che supporti decisioni tempestive e azioni efficaci in risposta alle minacce.

Esempi pratici:

  • Designazione di un CISO (Chief Information Security Officer): l’organizzazione potrebbe nominare un CISO come responsabile della sicurezza informatica, incaricato di definire le strategie di sicurezza, supervisionare i processi e rispondere direttamente alla direzione aziendale. Ad esempio, in una grande banca, il CISO potrebbe essere responsabile della gestione di tutte le politiche di cybersecurity e della supervisione dei team di sicurezza.
  • Creazione di un team dedicato alla cybersecurity: in un’organizzazione complessa, come un ospedale, un team di sicurezza potrebbe includere specialisti di sicurezza delle reti, degli endpoint e dei dati, con ruoli definiti per monitorare continuamente le infrastrutture IT e reagire rapidamente agli incidenti di sicurezza. Ogni membro del team avrebbe compiti specifici, come la gestione delle vulnerabilità, il monitoraggio degli accessi o la risposta agli incidenti.
  • Comitato di sicurezza informatica: una media organizzazione che non ha risorse per un team dedicato potrebbe istituire un comitato di sicurezza informatica, composto da rappresentanti delle principali funzioni aziendali (IT, compliance, risorse umane). Questo comitato si riunisce periodicamente per discutere della sicurezza, analizzare incidenti e aggiornare le policy.

Politiche di sicurezza

Le politiche di sicurezza informatica sono documenti ufficiali che stabiliscono i principi e le regole per proteggere le risorse digitali dell’azienda. Queste politiche coprono tutte le attività legate all’IT e definiscono le aspettative aziendali riguardo alla protezione dei dati, all’uso delle reti e ai comportamenti da adottare per ridurre il rischio.

Esempi pratici:

  • Redazione di una politica di controllo degli accessi: un’azienda manifatturiera potrebbe stabilire una politica di controllo degli accessi che limita l’accesso a determinati sistemi solo a personale autorizzato. Ad esempio, i dati delle macchine di produzione potrebbero essere accessibili solo agli ingegneri di processo e ai responsabili IT, mentre altre figure non avrebbero il permesso di consultare o modificare tali informazioni.
  • Policy di gestione dei dispositivi mobili: un’organizzazione sanitaria può implementare una policy per la gestione dei dispositivi mobili dei dipendenti, vietando l’uso di dispositivi personali per accedere ai sistemi contenenti dati sensibili dei pazienti. Questa politica potrebbe richiedere che tutti i dispositivi aziendali siano protetti da password e criptati.
  • Politiche di conservazione dei dati: un’organizzazione che si occupa di consulenza adotta la politica di conservazione dei dati stabilendo i periodi di archiviazione per i dati dei clienti e delle pratiche. La policy può indicare, ad esempio, che i dati dei casi chiusi da oltre cinque anni devono essere eliminati, riducendo così il rischio di esposizione di informazioni sensibili.

Formazione e consapevolezza

Formare e sensibilizzare i dipendenti è cruciale per costruire una cultura della sicurezza che coinvolga tutta l’organizzazione. La NIS2 richiede che le aziende adottino programmi di formazione continua per rendere i dipendenti consapevoli dei rischi e delle loro responsabilità nella protezione dei dati aziendali.

Esempi pratici.

  • Formazione sulle minacce di phishing: un’azienda tecnologica organizza sessioni di formazione semestrali per i dipendenti, durante le quali vengono simulate email di phishing per sensibilizzare sull’importanza di non aprire link sospetti o di segnalare messaggi sospetti. Al termine della formazione, i dipendenti vengono testati per verificare la loro capacità di riconoscere email pericolose.
  • Simulazioni di incidenti di sicurezza: un’azienda di logistica potrebbe organizzare esercitazioni simulate di cyber-attacchi, coinvolgendo i dipendenti nel processo di risposta. Questo potrebbe includere esercizi in cui il team IT simula un attacco ransomware, con il coinvolgimento di responsabili IT e personale di diversi dipartimenti per gestire e ripristinare i dati.
  • Sessioni di sensibilizzazione sulla protezione dei dati: in una grande organizzazione, come un ospedale, il personale medico e amministrativo potrebbe essere istruito sull’importanza di proteggere i dati dei pazienti, adottando buone pratiche come bloccare le workstation quando si allontanano dalle scrivanie.

Gestione dei rischi

La gestione dei rischi è un processo continuo che consente di identificare, analizzare e mitigare le vulnerabilità presenti nei sistemi e nelle reti aziendali. La NIS2 richiede che le organizzazioni implementino una gestione strutturata del rischio per adattare le misure di sicurezza in base all’evoluzione delle minacce e delle vulnerabilità.

Esempi pratici.

  • Valutazione dei rischi di terze parti: un’azienda farmaceutica, che collabora con fornitori esterni per la gestione dei dati dei pazienti, potrebbe condurre valutazioni di rischio periodiche sui fornitori, verificando che rispettino standard di sicurezza elevati. Se un fornitore non adotta adeguate misure di protezione, l’azienda potrebbe rinegoziare i termini del contratto o richiedere aggiornamenti di sicurezza.
  • Mappatura delle vulnerabilità dei sistemi: in una banca, il team di sicurezza informatica potrebbe eseguire regolari mappature delle vulnerabilità utilizzando strumenti di scanning, per individuare e risolvere punti deboli nei sistemi prima che possano essere sfruttati. Ogni trimestre, vengono prodotti report di valutazione del rischio, e i risultati sono discussi in riunioni di sicurezza.
  • Gestione del rischio legato alle app cloud: un’azienda che utilizza applicazioni basate su cloud potrebbe condurre una valutazione del rischio per analizzare la sicurezza dei dati su cloud. Questo include la verifica della crittografia dei dati, dell’accesso multi-fattore, e del backup. Qualora una vulnerabilità venga rilevata, l’azienda agisce per implementare misure correttive.

Le misure organizzative della NIS2 stabiliscono un sistema strutturato per la protezione delle informazioni aziendali. Attraverso una governance ben definita, politiche operative solide, formazione continua e una gestione proattiva del rischio, le aziende possono costruire un sistema di sicurezza resiliente. Questi esempi dimostrano come le misure possano essere applicate in diversi contesti per proteggere le risorse critiche, migliorando la consapevolezza e la sicurezza a livello aziendale e assicurando conformità alla normativa NIS2.

Le misure tecniche richieste dalla direttiva NIS2

Le misure tecniche richieste dalla direttiva NIS2 sono finalizzate a proteggere le infrastrutture IT aziendali e a prevenire le minacce, garantendo la sicurezza delle informazioni e dei sistemi. Queste misure tecniche sono fondamentali per isolare e contenere eventuali attacchi, nonché per rispondere rapidamente a incidenti di sicurezza. Di seguito, ciascuna misura viene sviluppata con esempi pratici e dettagliati.

Sistemi di difesa multi-livello

L’adozione di una difesa multi-livello (o “defense in depth”) prevede la configurazione di più livelli di protezione per isolare e contenere le minacce. Ogni livello agisce come una barriera aggiuntiva, che rallenta o blocca l’attaccante anche se uno dei livelli viene compromesso.

Esempi pratici.

  • Firewall e segmentazione della rete: un’organizzazione sanitaria potrebbe configurare firewall e segmentare la rete per isolare i dati sensibili dei pazienti da altre parti del sistema. In questo modo, se un attaccante compromette una sezione della rete, non può accedere immediatamente alle informazioni sanitarie, che sono collocate in un segmento isolato.
  • Sistema di rilevamento delle intrusioni (IDS) e prevenzione (IPS): in una banca, il team IT potrebbe implementare IDS e IPS per monitorare costantemente le reti e rilevare comportamenti anomali o tentativi di intrusione. Se viene rilevata un’attività sospetta l’IPS potrebbe bloccare automaticamente la connessione e impedire che il malintenzionato possa penetrare ulteriormente.
  • Difesa multi-fattoriale su endpoint: in un’azienda di sviluppo software, i dispositivi dei dipendenti potrebbero essere protetti con software di protezione per endpoint, che include antivirus, rilevamento di malware avanzato e isolamento delle applicazioni potenzialmente dannose. Questo garantisce che, se un attacco avviene a livello di endpoint, non possa propagarsi a livello di sistema.

Monitoraggio e log management

Il monitoraggio continuo e la gestione dei log (log management) sono strumenti essenziali per rilevare e rispondere rapidamente agli incidenti informatici. La raccolta e l’analisi dei log permettono di individuare anomalie e segni di intrusione, facilitando la diagnosi e la gestione dell’incidente.

Esempi pratici.

  • Centralizzazione dei Log con SIEM (Security Information and Event Management): un’azienda di telecomunicazioni potrebbe implementare un sistema SIEM che centralizza tutti i log dai dispositivi di rete e dagli endpoint per analizzare in tempo reale i dati e identificare pattern sospetti. Il sistema potrebbe inviare alert automatici al team di sicurezza quando si verifica un’attività anomala, come un tentativo di accesso non autorizzato o una connessione da una posizione geografica insolita.
  • Conservazione dei log a lungo termine: in una compagnia assicurativa, i log delle attività potrebbero essere archiviati per periodi prolungati (ad esempio, un anno) per garantire la tracciabilità e l’audit trail, in linea con i requisiti di compliance. Se si verifica un incidente, la conservazione a lungo termine dei log consente di analizzare in dettaglio gli eventi che hanno preceduto l’attacco.
  • Monitoraggio dei file di sistema critici: un’azienda farmaceutica potrebbe adottare un monitoraggio specifico per i file critici di sistema, che consente di rilevare modifiche non autorizzate a file sensibili o configurazioni del sistema. Qualsiasi cambiamento sospetto in questi file genererebbe un alert per il team di sicurezza, che può intervenire immediatamente.

Controlli di accesso

I controlli di accesso garantiscono che solo il personale autorizzato possa accedere a determinate informazioni o risorse aziendali. Il principio del minimo privilegio e l’autenticazione a due fattori (2FA) sono tecniche essenziali per limitare l’accesso.

Esempi pratici.

  • Autenticazione a due fattori (2fa): in una società di consulenza, i dipendenti che accedono a dati riservati sono obbligati a utilizzare il 2FA. Questo può includere l’inserimento di una password seguita dall’inserimento di un codice temporaneo inviato su un dispositivo mobile. In questo modo, anche se un malintenzionato ottiene la password, non può accedere senza il secondo fattore di autenticazione.
  • Accesso basato su ruoli (Role-Based Access Control, RBAC): un’azienda tecnologica potrebbe definire ruoli specifici, come “Amministratore di Sistema” o “Utente Generico,” con privilegi di accesso differenziati. Gli amministratori possono accedere a risorse critiche e configurazioni, mentre un utente generico può solo visualizzare e modificare dati di routine, senza il permesso di apportare cambiamenti significativi.
  • Principio del minimo privilegio: in un ospedale, solo i medici e il personale sanitario autorizzato possono accedere alle cartelle cliniche dei pazienti. Gli impiegati amministrativi possono vedere solo le informazioni necessarie per la fatturazione o la registrazione, evitando così l’accesso a dati sensibili non necessari per il loro ruolo.

Crittografia e protezione dei dati

La crittografia è fondamentale per proteggere i dati sensibili, rendendoli illeggibili per chiunque non sia autorizzato ad accedervi. La crittografia deve essere applicata sia ai dati in transito (trasferiti su reti) sia ai dati a riposo (archiviati nei database).

Esempi pratici.

  • Crittografia dei dati a riposo: una banca potrebbe utilizzare la crittografia AES-256 per proteggere i dati archiviati sui server aziendali. Questo garantisce che i dati siano leggibili solo da chi dispone delle chiavi di decrittazione autorizzate, proteggendoli in caso di accesso non autorizzato o furto del dispositivo.
  • Crittografia dei dati in transito: un e-commerce potrebbe adottare il protocollo TLS (Transport Layer Security) per crittografare i dati durante il trasferimento tra il sito web e il browser dell’utente. Ciò protegge le informazioni sensibili, come i dati delle carte di credito, da potenziali intercettazioni durante la trasmissione.
  • Tokenizzazione dei dati: una società che gestisce pagamenti online sostituire i dati delle carte di credito con token unici, che possono essere utilizzati solo all’interno del sistema dell’azienda. Se un attaccante dovesse ottenere un token, non avrebbe comunque accesso ai dati reali della carta.

Attraverso sistemi di difesa a più livelli, monitoraggio continuo, rigidi controlli di accesso e crittografia, le organizzazioni possono ridurre significativamente i rischi e rispondere rapidamente alle minacce.

Le misure operative stabilite dalla direttiva NIS2

Le misure operative stabilite dalla direttiva NIS2 assicurano che le organizzazioni siano preparate a rispondere e a riprendersi rapidamente da incidenti informatici. Queste misure sono essenziali per mantenere la continuità delle operazioni aziendali anche in caso di attacco e per garantire una gestione efficace degli incidenti. Ecco un approfondimento dettagliato per ciascuna misura, con esempi pratici.

Piani di continuità operativa e disaster recovery

I Piani di continuità operativa e disaster recovery (BCP e DRP) sono fondamentali per garantire che le aziende possano mantenere operativi i loro servizi anche in situazioni di crisi, come attacchi informatici o guasti ai sistemi. La direttiva NIS2 richiede piani dettagliati che stabiliscano procedure e risorse per il ripristino dei sistemi, riducendo al minimo i tempi di inattività.

Esempi pratici:

  • Piano di backup con storage off-site: una organizzazione potrebbe sviluppare un piano di continuità operativa che include backup giornalieri crittografati e archiviati in una sede remota. Questo garantisce che, in caso di attacco ransomware, l’azienda possa ripristinare i dati senza pagare il riscatto. I backup vengono testati periodicamente per assicurare che i dati siano recuperabili.
  • Infrastruttura di disaster recovery in cloud: un’azienda di e-commerce potrebbe configurare un’infrastruttura di disaster recovery basata su cloud, con una copia completa del sito web e del database replicata in tempo reale su una piattaforma cloud sicura. In caso di attacco che comprometta i server principali, l’azienda può passare rapidamente all’infrastruttura di riserva, garantendo che le operazioni non siano interrotte.
  • Piani di continuità per i servizi essenziali: un ospedale potrebbe creare piani dettagliati per garantire che i servizi essenziali (come i sistemi per la gestione dei pazienti) rimangano operativi anche durante un attacco informatico. Questi piani potrebbero includere l’uso di reti locali sicure e la disponibilità di strumenti manuali per continuare a fornire assistenza medica anche in caso di interruzione temporanea dei sistemi digitali.

Incident response

La gestione degli incidenti (Incident Response) richiede che le organizzazioni abbiano procedure dettagliate per identificare, segnalare e risolvere gli incidenti di sicurezza. La NIS2 richiede che le aziende implementino un sistema di allerta e un piano di risposta che comprenda la segnalazione agli enti competenti e la mitigazione dei danni.

Esempi pratici:

  • Sistema di allerta automatica per incidenti di sicurezza: una grande azienda tecnologica potrebbe utilizzare un sistema di allerta automatica che invia notifiche istantanee al team di sicurezza IT in caso di attività sospette, come accessi non autorizzati o tentativi di intrusione. Se un utente tenta di accedere a un sistema critico da un dispositivo sconosciuto, il sistema attiva un alert immediato e blocca temporaneamente l’accesso fino a quando non è verificato.
  • Piano di escalation degli incidenti: in una organizzazione, il piano di risposta agli incidenti potrebbe includere una chiara procedura di escalation che definisce le azioni e le responsabilità a vari livelli. Ad esempio, se un attacco ransomware colpisce i dati dei clienti, il responsabile IT è obbligato a notificare immediatamente i vertici aziendali e l’autorità di controllo, e il team di Incident Response interviene per contenere il danno.
  • Coordinamento con le autorità di sicurezza: in un fornitore di infrastrutture critiche, come una compagnia elettrica, il piano di gestione degli incidenti prevede la collaborazione diretta con le autorità di sicurezza nazionale. In caso di attacco che compromette l’erogazione del servizio, l’azienda informa immediatamente l’ente competente e coordina la risposta con altri fornitori per ridurre al minimo l’impatto sui cittadini.

Testing e audit

Il testing regolare e gli audit sono essenziali per verificare l’efficacia delle misure di sicurezza e per individuare le aree di miglioramento. La NIS2 richiede che le organizzazioni eseguano test e audit periodici per assicurarsi che le protezioni siano aggiornate e funzionino come previsto.

Esempi pratici.

  • Simulazioni di attacchi e test di penetrazione (Penetration Testing): simulare attacchi ai propri sistemi, identificando le vulnerabilità e verificando la risposta degli strumenti di sicurezza. I penetration test vandrebbero eseguiti almeno due volte l’anno per identificare eventuali nuove falle che potrebbero essere sfruttate dagli attaccanti.
  • Audit interni della sicurezza dei sistemi: un’azienda farmaceutica potrebbe condurre audit di sicurezza interni trimestrali per verificare che tutte le misure di protezione siano operative e che il personale segua le procedure di sicurezza. Questi audit includono la verifica della conformità alle policy di accesso ai dati sensibili, l’aggiornamento del software e la gestione delle vulnerabilità.
  • Simulazioni di incidenti e recovery: in un aeroporto, la direzione potrebbe organizzare simulazioni di incidenti informatici, come un attacco DDoS, per valutare la preparazione e la reattività dei sistemi critici. Durante queste esercitazioni, i team verificano l’efficacia dei piani di risposta e il tempo di ripristino, documentando le aree di miglioramento.

Attraverso piani di continuità, incident response ben strutturate e testing regolare, le aziende possono assicurare una protezione efficace, soddisfacendo i requisiti della direttiva e costruendo una resilienza operativa duratura. Questi esempi pratici mostrano come queste misure operative siano essenziali per proteggere l’integrità e la disponibilità dei servizi critici e mantenere la fiducia degli utenti e del pubblico.

Interconnessione fra NIS2 e ISO27001

Il confronto tra la direttiva NIS2 e la norma ISO 27001evidenzia numerosi punti di intersezione significativi che supportano le organizzazioni nell’adempiere agli obblighi di sicurezza. La ISO 27001, con i suoi controlli dettagliati e i requisiti per la gestione della sicurezza delle informazioni, è un framework ideale per raggiungere la conformità alla NIS2. Di seguito sono elencati i punti comuni e le misure operative che soddisfano i requisiti della NIS2.

Governance della sicurezza delle informazioni

  • ISO 27001: Richiede una politica di sicurezza delle informazioni ben documentata e approvata, specificando ruoli e responsabilità, tra cui il supporto della leadership aziendale per l’adozione del sistema di gestione della sicurezza (Sezioni 5 e 5.1).
  • NIS2: Impone la responsabilità diretta dei vertici aziendali nella governance della sicurezza, richiedendo che le politiche siano formalizzate e integrate nei processi aziendali.

Valutazione e gestione dei rischi

  • ISO 27001: Prescrive la valutazione e la gestione del rischio come attività centrale, richiedendo l’analisi periodica dei rischi e la definizione di contromisure adeguate (Sezione 6.1.2).
  • NIS2: Rende obbligatorio un sistema di valutazione dei rischi che copra tutte le risorse critiche e includa anche la supply chain.

Controlli di accesso e gestione dei privilegi

  • ISO 27001: Specifica il controllo degli accessi come elemento fondamentale per garantire che solo il personale autorizzato possa accedere alle informazioni sensibili, utilizzando il principio del minimo privilegio e l’autenticazione (Appendice A, Sezione 5.10 e 8.2).
  • NIS2: Enfatizza la necessità di proteggere le informazioni sensibili attraverso una gestione rigorosa degli accessi e l’uso di autenticazione forte.

Monitoraggio, log management e rilevamento delle minacce

  • ISO 27001: Include il logging e il monitoraggio come misure fondamentali per la sicurezza, richiedendo che le attività siano tracciate e che i log siano analizzati per individuare anomalie (Appendice A, Sezione 8.13 e 8.18).
  • NIS2: Impone la capacità di monitoraggio continuo per rilevare e rispondere tempestivamente agli incidenti, promuovendo una reattività efficace agli attacchi.

Continuità operativa e disaster recovery

  • ISO 27001: Copre la gestione della continuità operativa con un focus su disaster recovery e disponibilità dei servizi critici attraverso piani di emergenza e procedure di backup (Appendice A, Sezioni 5.28 e 8.14).
  • NIS2: Richiede piani di continuità operativa robusti per garantire che le operazioni possano continuare anche in caso di crisi.

Formazione e sensibilizzazione del personale

  • ISO 27001: Richiede programmi di formazione per garantire che il personale sia consapevole delle proprie responsabilità in termini di sicurezza delle informazioni (Appendice A, Sezione 6.3).
  • NIS2: Richiede che le organizzazioni formino regolarmente i dipendenti per aumentare la loro consapevolezza delle minacce e migliorare le competenze in cybersecurity.

Sicurezza della supply chain

  • ISO 27001: Richiede la gestione della sicurezza nella supply chain, assicurandosi che i fornitori aderiscano agli standard di sicurezza dell’organizzazione (Appendice A, Sezioni 5.22 e 5.23).
  • NIS2: Estende questo concetto, rendendo obbligatoria la verifica della sicurezza di tutti i fornitori e partner strategici coinvolti.

Incident response e gestione degli incidenti

  • ISO 27001: Richiede che siano definiti piani e procedure per la gestione degli incidenti, inclusa la notifica agli stakeholder rilevanti (Appendice A, Sezione 5.29 e 5.30).
  • NIS2: Obbliga a notificare immediatamente gli incidenti significativi agli enti regolatori, migliorando la trasparenza e la collaborazione a livello europeo in caso di attacco.

Crittografia e protezione dei dati sensibili

  • ISO 27001: Stabilisce che la protezione dei dati sensibili mediante crittografia sia essenziale per la riservatezza delle informazioni (Appendice A, Sezione 8.23).
  • NIS2: Richiede la protezione dei dati sia in transito che a riposo, per garantire la sicurezza delle informazioni anche in caso di accesso non autorizzato.

Testing e audit delle misure di sicurezza

  • ISO 27001: Prevede audit interni e testing periodici delle misure di sicurezza per garantire che i sistemi e le politiche siano aggiornati (Sezione 9.2 e Appendice A).
  • NIS2: Richiede test di verifica regolari, inclusi quelli della supply chain, per assicurare l’affidabilità e l’efficacia delle difese informatiche.

La business continuity richiesta dalla direttiva NIS2 può trovare un punto di partenza solido e un chiaro indirizzo nella norma ISO 22301, specificamente dedicata alla gestione della continuità operativa. La ISO 22301 fornisce una struttura rigorosa e metodologica per identificare i processi critici, gestire i rischi di interruzione e garantire la resilienza aziendale in situazioni di crisi. Con l’adozione della ISO 22301, le aziende possono implementare misure di continuità operative che rispondano efficacemente agli obblighi della NIS2, costruendo un piano integrato che assicuri la capacità di mantenere operativi i servizi essenziali anche durante incidenti significativi.

La ISO 22301 non solo guida le organizzazioni nella creazione di piani di risposta e recupero, ma fornisce anche le basi per una cultura della resilienza aziendale che trasforma la continuità operativa in un processo strategico. Questo approccio facilita il raggiungimento dei requisiti NIS2, garantendo che l’organizzazione possa fronteggiare le interruzioni con procedure collaudate e un’efficace gestione delle risorse.

Per rispondere efficacemente ai requisiti della NIS2, le aziende dovrebbero iniziare con una valutazione completa dei propri rischi e vulnerabilità, stabilire una cultura della sicurezza a tutti i livelli aziendali e rafforzare le procedure per la gestione degli incidenti. Collaborare con i partner e mantenere una comunicazione trasparente con le autorità competenti aiuterà l’azienda a essere pronta e reattiva, costruendo una difesa efficace contro le minacce cibernetiche. Affrontare questa sfida non è affatto semplice, ma è stimolante per comprendere quanto sia fondamentale l’importanza di proteggere l’integrità dell’organizzazione.

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