Come operano i funzionari della nostra intelligence all’estero? Attualmente sono accreditati presso le ambasciate, in quanto tenere operativi agenti infiltrati o sotto copertura in un paese straniero con una falsa identità, la cosiddetta “penetrazione informatica”, volta al reperimento di informazioni tramite infiltrati, è una pratica bandita dalla legge.
Grazie a un emendamento unitario al decreto Aiuti bis, che ha ricevuto il parere positivo del governo, l’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, diretta dal Generale Giovanni Caravelli, potrà impiegare proprio personale per “attività di ricerca informativa e operazioni all’estero”.
Intelligence: la bussola per orientarsi nella geopolitica del disordine
L’emendamento al decreto Aiuti bis
Ovviamente, deve essere predisposto un regolamento per normare “il procedimento di autorizzazione all’impiego, del presidente del Consiglio dei ministri o dell’Autorità delegata, ove istituita, nonché le relative modalità, condizioni e procedure, anche con riferimento alla specialità dei profili economici attinenti all’impiego del personale”. Nell’emendamento si chiede anche di inserire un aggiornamento sulle attività e sulle operazioni dell’Aise ogni sei mesi da parte del Presidente del Consiglio al Copasir.
Già nel 2007, Francesco Cossiga, presidente della Repubblica emerito, era stato lungimirante a seguito dell’approvazione della legge 124 del 2007, che riformava il sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, suggerendo modifiche alla stessa che consistevano proprio nell’affidare ad Aise attività di “individuazione, contrasto e neutralizzazione delle minacce che, sul territorio estero, sono rivolte alla difesa esterna e alla sicurezza interna della Repubblica” e lo “svolgimento all’estero di qualunque altra missione venga ad essa affidata dal Governo della Repubblica (…) per la protezione della difesa esterna e della sicurezza interna della Repubblica, per la tutela e la promozione degli altri interessi nazionali e per la sicurezza dei cittadini italiani e di quelli di cui lo Stato assuma la protezione e dei loro beni”.
In merito alla necessità di salvaguardare in maniera più incisiva i nostri servizi informativi all’estero, il presidente Adolfo Urso, come già indicato nella relazione annuale approvata dal Copasir lo scorso 19 agosto, ha ribadito “l’esigenza di una più efficace proiezione e presenza dei nostri apparati di sicurezza sul fronte esterno sia in ragione dell’evoluzione degli assetti geopolitici sia in considerazione del quadro delle minacce, delle interferenze e ingerenze di carattere ostile che, in una dimensione sempre più ibrida e asimmetrica, possono ledere i nostri interessi strategici”.
Un Copasir provvisorio
Nella riunione del Copasir di qualche giorno fa si è discusso anche di un secondo emendamento riguardante l’istituzione di un Comitato provvisorio per la fase iniziale della legislatura, che resti in carica fino ai venti giorni successivi alla votazione alla fiducia al nuovo governo e che sia composto dai precedenti componenti che sono stati rieletti in una delle Camere, eventualmente affiancati da altri membri scelti dai presidenti di Camera e Senato, nel caso in cui non raggiungano il minimo di sei o non si rispetti la consistenza dei gruppi parlamentari e la parità tra deputati e senatori. A capo del Copasir provvisorio ci saranno presidente e vicepresidente della legislatura passata, se rieletti, o il componente più anziano di età.
L’importanza della Human Intelligence
Tra i maggiori sostenitori dell’emendamento che prevede operatività di funzionari Aise all’estero anche il deputato del Partito Democratico Alberto Pagani.
Pagani ha sottolineato l’importanza della Humint, la Human Intelligence, l’elemento umano quindi, nonostante viviamo in un’era di continua innovazione e digital transformation. Le sue parole: “Il fatto che l’acquisizione informativa per mezzo della tecnologia abbia prodotto una quantità di dati mai vista prima non significa che le fonti umane non siano più necessarie. Anzi, io credo che sia vero il contrario: più materiale possiamo procurarci con la Sigint, da intercettazione e intelligenza artificiale, e più si rende necessaria la capacità di penetrazione Humint, cioè occhi, orecchie e cervello umano”.
Secondo Pagani, il sistema di sicurezza nazionale dovrebbe reggersi sui seguenti pilastri: l’intelligence militare del Ris, da reinserire nel sistema; l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per la difesa delle infrastrutture critiche dalla minaccia cyber; l’Aise in una versione potenziata, per l’operatività e attività di raccolta informativa all’estero, così come fanno altri organi di altri paesi, CIA e Mossad per citarne alcuni; una forza unica che metta insieme le abilità di indagine della Dia, con l’aggiunta di poter compiere fermi e arresti, e la possibilità dell’Aisi di comunicazione tardiva all’autorità giudiziaria e di copertura di garanzie funzionali. “Qui però ci si scontra con il totem costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale.” ha affermato Pagani. Quest’ultima collaborazione tra Dia e Aisi nasce dal bisogno di integrare i compiti dell’uno con le capacità dell’altro.
L’azione penale obbligatoria, che gli USA non prevedono, secondo Pagani genera una divisione tra sicurezza interna ed esterna, basta considerare Fbi e Cia per gli USA, quindi un sistema di sicurezza incompleto. Fbi, che si occupa della sicurezza interna, comunque ha potere di fermo o arresto, a differenza di Aisi. Conclude il deputato Pd che “Riportare Difesa e Interni dentro un sistema, coordinato dalla Presidenza del Consiglio, è più complesso della sola unificazione delle due agenzie, ma permette di concentrare maggiormente le forze. Il bilanciamento andrebbe garantito dal coinvolgimento di tutto il Consiglio dei ministri per le nomine, dal rafforzamento del controllo parlamentare del Copasir, a cui ora fanno riferimento Aise, Aisi e Agenzia per la cybersicurezza nazionale, e dall’autorizzazione preventiva delle operazioni di magistratura dedicata, che potrebbe essere affidata a una sezione speciale della Procura nazionale antimafia ed antiterrorismo.”