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OSINT, l’intelligence “extra-istituzionale”: così grazie ai cittadini tutti i dati diventano strategici

Quando si fa riferimento all’utilizzo di metodologie OSINT, l’intento è quello di sottolineare la natura integralmente pubblica dei dati che vengono raccolti e successivamente analizzati, con l’obiettivo di ricavarne un’informazione il più affidabile possibile. Ma le fake news sono sempre dietro l’angolo

Pubblicato il 07 Ott 2022

Davide Agnello

Analyst, Hermes Bay

Martina Rossi

Hermes Bay

dati ai

L’OSINT – Open Source INTelligence (Intelligence da fonti aperte) – costituisce il pilastro centrale della cosiddetta “intelligence extra-istituzionale”. Con l’avvento della tecnologia e la rapidità di evoluzione della stessa, tale attività risulta essere oggi alla portata di tutti e non costituisce più una prerogativa degli Stati.

Ma di cosa si tratta esattamente? E come si fa a essere sicuri che si trasformi in un nuovo veicolo per la disinformazione?

L’Osint, grande alleato dell’investigazione “tradizionale”: vantaggi e limiti

OSINT: dai social network all’intelligence

Le nuove tecnologie nel campo delle telecomunicazioni permettono all’opinione pubblica mondiale di venire a conoscenza di informazioni che altrimenti rimarrebbero celate. Si pensi, per esempio, al largo uso dei social network come fonte per documentare gli avvenimenti in scenari di crisi o di guerra. Questi strumenti hanno cominciato a essere impiegati sempre di più anche dai servizi di intelligence di vari Paesi per monitorare le attività di possibili avversari e acquisire un vantaggio strategico.

A partire dalla Guerra Fredda, le tecniche di analisi si sono perfezionate e l’OSINT si è evoluta sempre più fino a diventare una valida soluzione per ciò che concerne l’acquisizione di dati geospaziali. La ricognizione militare, infatti, si concentra su informazioni quali il tipo di terreno, la presenza di corsi d’acqua e l’articolazione delle reti di trasporto. Tutti questi dati sono necessari per sviluppare una strategia che può influire sul successo o sul fallimento dei sistemi d’arma utilizzati. Sulla base delle informazioni ottenute, è possibile altresì prendere decisioni politiche e monitorare le minacce nell’ambiente esterno. Una fonte di informazioni estremamente utile in questo contesto sono i sistemi che contengono mappe con le posizioni delle entità ritenute ostili.

Il Geographic Information System (GIS)

Lo strumento maggiormente utilizzato per la geolocalizzazione è il Geographic Information System (GIS). Si tratta di un sistema informativo utilizzato per inserire, raccogliere, elaborare e visualizzare i dati geografici, compresi quelli che supportano il processo decisionale. Il GIS è composto da database geografici. L’ applicazioni include, tra l’altro, il catasto dei terreni e degli edifici, nonché l’analisi dei dati statistici. Questi sistemi possono essere fondamentali per l’elaborazione dei dati sulle infrastrutture presenti in un’area, come le reti idriche, energetiche o delle comunicazioni.

I satelliti, inclusi quelli delle società private, hanno ricoperto un ruolo cruciale per lo sviluppo dei moderni sistemi di geolocalizzazione. Tra il maggio 2020 e il febbraio 2021, la società di software geospaziali Simularity ha rilevato quelle che sembrano essere delle infrastrutture per radar e dei supporti per antenne in una potenziale base militare a Mischief, un atollo situato a 250 km dalle Filippine occupato dalla Repubblica Popolare Cinese dal 1995. Negli ultimi anni, le autorità di Pechino vi hanno costruito un’isola artificiale che include una pista di atterraggio di circa 2.700 metri.

Un’immagine datata 7 maggio 2020 mostra un appezzamento vuoto, successivamente occupato da una struttura cilindrica larga 16 metri che Simularity sostiene possa essere una “possibile struttura di montaggio dell’antenna”. Un’altra inquadratura mostra una struttura in cemento con un radome sferico, un involucro resistente alle intemperie usato per proteggere le antenne radar. Da analisi di immagini satellitari emerge come la Cina stia espandendo le capacità delle sue isole artificiali per trasformarle in basi militari.

Nel mese di aprile, alcune immagini catturate dai satelliti della Planet Labs sulla Corea del Nord hanno mostrato la costruzione di una presunta galleria nel sito di Punggye-ri. Washington e i suoi alleati ritengono che Pyongyang stia preparando il primo test nucleare sotterraneo dal 2017. Secondo Jeffery Lewis, esperto di sistemi d’arma e professore presso il Middlebury Institute of International Studies, le immagini mostrerebbero un nuovo tunnel trasversale. Il segno rivelatore consisterebbe in un mucchio di materiale di scarto davanti al tunnel, composto da roccia proveniente dall’interno della montagna. Il tunnel trasversale si interseca con uno dei tunnel principali oltre l’ingresso, consentendo di ridurre la distanza dalla zona di lancio sotterranea.

L’intelligence a portata di cittadino

La diffusione dei sistemi satellitari ha permesso anche a comuni cittadini di scoprire notizie di interesse strategico. Nel 2021, quando alcune voci sullo spostamento di missili balistici cinesi nel Deserto del Gobi hanno cominciato a circolare, Decker Eveleth, studente del Reed College di Portland, ha iniziato ad interessarsi alla questione. Analizzando le immagini satellitari scattate sulla Provincia del Gansu, è riuscito a identificare 120 silos in fase di costruzione, che rappresentano il più grande dispiegamento di batterie missilistiche dalla fine della Guerra Fredda.

Al giorno d’oggi la raccolta informativa da fonti aperte costituisce, altresì, un’importante risorsa per giornalisti, aziende, analisti, organizzazioni e diversi enti e categorie che operano quotidianamente a contatto con internet, social network, giornali e altri. Quando si fa riferimento all’utilizzo di metodologie OSINT, l’intento è quello di sottolineare la natura integralmente pubblica dei dati che vengono raccolti e successivamente analizzati, con l’obiettivo di ricavarne un’informazione il più affidabile possibile.

Crimini di guerra svelati con l’Open Source Intelligence: vantaggi e limiti

L’accesso generalizzato a una così grande quantità di notizie, non più a sola disposizione di enti governativi, dipartimenti e agenzie militari, ha fatto sì che negli anni queste venissero diffuse su larga scala, consentendo talvolta la fuoriuscita di informazioni sensibili. Si pensi, ad esempio, alle rivelazioni di Eliot Higgins, giornalista e fondatore del sito web di giornalismo investigativo Bellingcat, in riferimento all’utilizzo di armi non convenzionali in Siria nel 2012. Successivamente alle dichiarazioni di Higgins, diversi media e organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani hanno iniziato a indagare su possibili violazioni, recandosi nei luoghi interessati e raccogliendo testimonianze dirette.

L’OSINT e il giornalismo

Testate giornalistiche di spicco come il New York Times e il Washington Post si sono ormai dotate di vere e proprie divisioni di OSINT, SOCMINT (Social Media Intelligence) e IMINT (Imagery Intelligence), le quali permettono una raccolta delle informazioni a tutto tondo.

Per quanto riguarda nello specifico le immagini satellitari, un tempo queste costituivano una prerogativa di Governi e agenzie d’intelligence a causa dei loro costi estremamente elevati. A oggi, invece, esistono diverse società specializzate in questo, come la statunitense Maxar Technologies Inc., e le meno note Blacksky e Planet Labs. Fu proprio il New York Times, tramite il suo team di Visual Investigations, a pubblicare mesi fa le immagini satellitari relative al massacro di Bucha, in Ucraina, registrate da Maxar Technologies l’11 marzo scorso. Attraverso queste divulgazioni esclusive, sarebbero state smentite le dichiarazioni di Mosca secondo cui la morte di oltre 400 civili nella città ucraina sarebbe avvenuta solo dopo l’abbandono delle forze russe. Le immagini mostrerebbero infatti la presenza delle truppe circondate da civili senza vita. A seguito della notizia, la Russia ha prontamente smentito tutto, affermando che si sarebbe trattato di “un’altra bufala”, unita alle “provocazioni dei radicali ucraini”.

I rischi dell’OSINT

Nonostante gli esempi descritti, va tuttavia considerato come il ricorso all’OSINT, pur ricoprendo ormai un ruolo fondamentale dal punto di vista mediatico, esponga il fruitore di contenuti a una serie di rischi che risulta opportuno prendere in considerazione.

La quantità di informazioni disponibili in rete aumenta le probabilità di imbattersi in fake news, il cui scopo è quello di generare disinformazione tra la popolazione. Questa non si esaurisce unicamente nella diffusione di notizie completamente false, o infondate, ma comprende una serie di attività ben più difficili da individuare, come il rovesciamento dei fatti, l’alterazione di alcune circostanze o l’attenuazione e il mascheramento di un elemento del fatto raccontato. La forza della disinformazione si sostanzia quindi nel saper rendere la notizia credibile, non alterando completamente la realtà, ma esaltandone o celandone alcune circostanze, di modo da distorcerla e manipolarla sulla base dei propri interessi.

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