Non posso credere e neanche pensare che, nella vicenda denunciata dal Garante Privacy su app io vi sia malafede o volontà di aggirare le leggi in barba al GDPR e ai diritti e libertà di milioni e milioni di cittadini italiani iscritti a quei servizi. Credo piuttosto che sia una ennesima storia di superficialità e disattenzione, nella migliore delle ipotesi e di cialtroneria e irresponsabilità, nella peggiore.
App IO “bloccata” dal Garante privacy causa tracker, “Ecco perché l’abbiamo fatto”
Un male antico dell’Italia: ignorare l’importanza della privacy e dati personali
Insomma, non vedo dolo, ma solo sfacciati atteggiamenti colposi, da medio a grave. E ciò non mi sorprende. E’ ancora lunga la strada della comprensione e della consapevolezza della enorme portata positiva per il sistema di una corretta circolazione dei dati personali, che implica anzitutto una giusta allocazione degli stessi in proporzione all’uso che i dati devono svolgere, una contestuale minimizzazione dei dati non necessari e una protezione dalle vulnerabilità più diffuse di tutti quelli che si intendono usare, o trattare, come dice il GDPR. Tutto questo a tutela dei diritti e anche dell’economia – sempre più data based -, come indica e chiede l’Europa.
Quando privati e pubbliche amministrazioni avranno compreso queste poche norme di base, ecco che sarà compiuto un grande passo avanti nella comprensione di questo complesso mondo che sbrigativamente e spesso con disprezzo è chiamato “privacy” e di cui in molti – tra cui tanti insospettabili – ci si vuole disfare.
Quali rischi concreti: furto dati, sorveglianza di massa
Si veda il dettaglio sulla relazione tecnica del Garante. I rischi concreti sono i classici, gravi, rischi di una circolazione illecita di dati personali, dal furto di identità alla perdita di integrità e disponibilità, per citarne alcuni, oltre a quello di una profilazione marketing indebita.
Ma soprattutto il rischio di una circolazione incontrollata in ambiti e Paesi con livelli di tutela molto lontani da quelli europei, con conseguenze importanti per i diritti degli individui interessati.
E a nulla vale paragonare la circolazione incontrollata in tali Paesi (es. India, USA e Australia) dei dati del green pass alla profilazione incontrollata che avviene spesso quando si naviga in rete o si fanno acquisti o si mette un like su un social network.
Nel caso del green pass i dati esposti sono dati particolari e sensibili che rivelano lo stato di salute, quello vaccinale, gli estremi di un documento di identità ecc, mentre nel secondo caso parliamo di dati altrettanto importanti ma spesso solo comuni, come quelli relativi ad un acquisto o ad un “mipiace” all’ultima canzone di Orietta Berti o Fedez.