L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha approvato una delibera di attuazione di un decreto legge del 2020, che impone agli operatori telefonici di predisporre – entro ottobre – un “filtro” gratuito parental control per i contenuti pericolosi per i minorenni.
Il filtro sarebbe attivabile sull’intera linea fissa o mobile (sim) e sarà attivo di default se il contratto o l’offerta è rivolto a un minore.
Le linee guida impostate dall’Autorità indicano solo un elenco preliminare dei contenuti ritenuti “pericolosi”, tra cui “Contenuti per adulti, Gioco d’azzardo/scommesse, Armi, Violenza, Odio e discriminazione, Promozione di pratiche che possono danneggiare la salute alla luce di consolidate conoscenze mediche, Anonymizer, Sette”.
Filtro parental control gratis dagli operatori
L’Agcom è intervenuta per attuare una normativa vecchia di tre anni, che doveva essere efficace già durante il primo periodo pandemico, quando il rischio di contatto con di contenuti pericolosi online da parte dei minorenni era altissimo.
Tutela minori online, come usare il parental control e limitare l’accesso ai social
Il filtro “a monte” – gratuito e accessibile solo alle persone che esercitano la responsabilità genitoriale sul minore – è uno strumento certamente interessante, che può limitare moltissimo le casistiche più gravi ed avere, anche, un impatto “ecologico” a medio-lungo termine sul mondo dei social network.
Questo strumento, infatti, potrebbe costringere a riorientare il business mode di alcuni operatori del mondo delle app.
Se, da un lato, l’algoritmo seleziona i potenziali soggetti cui indirizzare determinati contenuti anche sulla base dell’età, il filtro a monte ne blocca l’accesso ai minori, depotenziando moltissimo alcune campagne mirate proprio sui giovanissimi.
In altri termini, l’impostazione-imposizione di filtri sui minorenni, imporrà ai social network ed alle app di modificare i propri algoritmi per indirizzare i contenuti.
Per capire la portata pratica, un minorenne non potrebbe più vedere una challenge con pratiche potenzialmente autolesive o addirittura mortali su TikTok.
Fin qui tutto bene, ma ci sono dei “però”.
I problemi: censura
La prima perplessità riguarda la “vaghezza” delle categorie vietate ai minorenni.
Se “Gioco d’azzardo e scommesse” hanno una portata chiara e sufficientemente precisa, così come “Armi”, non si può dire altrettanto di “Odio e discriminazione” e “Pratiche che possono danneggiare la salute”.
Se in quest’ultima categoria dovessero rientrare le challenges, non ci sarebbero discussioni.
Se però si dovesse far rientrare in questa categoria tematiche quali vaccinazioni, uso di integratori o altro, il rischio di manipolazione, strumentalizzazione e disinformazione sarebbe altissimo.
“Odio e discriminazione”, come la disinformazione in generale, sono temi sensibili quanto ampi e con confini costituiti da enormi zone grigie, in cui è difficilissimo tracciare una linea netta senza sfociare nella censura pura e semplice. Lo sanno bene le big tech che, nonostante l’esercito di moderatori assoldato, hanno difficoltà a tracciare confini operativi su cosa bloccare.
In secondo luogo, gli atti delle autorità indipendenti costituiscono soft law: sono cioè, atti amministrativi idonei a regolare comportamenti di tutti i cittadini per competenza (normativa).
La compatibilità dei contenuti elle categorie indicate dall’Agcom dovrà essere parametrata sul piano dell’Unione europea, perché se è vero che la tutela dei minorenni è sacrosanta – anche a livello giuridico -, è vero anche che il mercato è un dio a sé stante.
Lo provano il Digital Service Act ed il Digital Markets Act, entrambi regolamenti dell’Unione europea che regolano servizi e mercati digitali sulla base dell’ottica del mercato unico europeo.
La violazione della disciplina europea può essere effettuata, da uno Stato membro, anche con una mera prassi amministrativa: la soft law, quindi, è atto giuridico che può violare il diritto dell’Unione a pieno titolo.
Conclusioni
Filtri sì, censura no. Questo dovrebbe essere il mantra di chi regola il mercato dell’informazione.
In termini generali, quindi la scelta dell’Agcom va salutata con favore, anche se arriva molto in ritardo rispetto alle reali esigenze degli utenti.
Ora si tratterà di vedere come verranno riempite le caselle interne alle categorie, ampie e generiche, indicate dall’Authority.