La vicenda dell’incendio del Datacenter OVH ha messo in evidenza come la smaterializzazione dei processi delle imprese non le renda esenti dalla possibilità di subire danni e ha dimostrato, inoltre, la necessità di uno studio e di una pianificazione aziendale in grado di gestire e rispondere a questo tipo di eventi.
Infatti, dal punto di vista dei clienti della società francese, il rogo dei datacenter di OVH costituisce indubbiamente uno di quei casi di grave emergenza idonei ad attivare il Disaster Recovery Plan (DRP), o Piano di Recupero del Disastro, ossia quel piano che consente il mantenimento della continuità operativa nel caso di un accadimento in grado di impattare considerevolmente sul proprio business. L’importanza del DRP è stata sottolineata anche dallo stesso fondatore e Presidente di OVH, Octave Klaba che, a poche ore dalla notizia dell’incendio, ha comunicato ai clienti di attivare i propri Piani data la gravità della situazione.
Molti dei clienti di OVH non erano dotati di un Piano e sono stati investiti direttamente dalle conseguenze di un evento disastroso, anche se fisicamente molto distante dalla propria azienda. Per molti di loro l’incendio ha significato la sospensione delle proprie attività per diverso tempo o la perdita totale dei propri dati o, nei casi peggiori, tutte e due le cose al tempo stesso.
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L’inattività dei processi aziendali e la perdita dei dati possono essere causati non solo dalle calamità naturali o dagli eventi catastrofici imprevisti, ma anche da banali e comuni malfunzionamenti che colpiscono le infrastrutture IT: interruzioni di corrente, guasti di hardware ed errori umani. Quindi dotarsi di un DRP è un modo utile per diminuire i costi delle conseguenze di questi eventi.
Cos’è il Piano di Recupero del Disastro
Il Piano di Recupero del Disastro è un documento aziendale preciso che deve articolarsi individuando il personale dell’azienda da coinvolgere, il perimetro aziendale interessato, le risorse utilizzabili e le procedure concrete per attuare il ripristino a seguito di un disastro. Il Piano deve, inoltre, essere chiaro e semplice, soprattutto nella parte in cui vengono esplicate le modalità di ripristino dei servizi, così da facilitarne l’applicazione e coinvolgere anche il personale tecnicamente meno esperto.
Si tratta di un documento che ha come scopo principale quello di minimizzare il tempo delle interruzioni del servizio, riducendo l’impatto del danno e limitando le conseguenze economiche, attraverso la definizione di una metodologia strutturata per recuperare velocemente l’operatività dei processi informatici nel caso di un disastro imprevisto. Il DRP è parte integrante del Piano di Continuità Operativa.
Il Piano di Recupero del Disastro può variare a seconda della tipologia di infrastruttura e dell’azienda che lo applica. È possibile modellare alcuni piani sulla base delle esigenze, ma per farlo bisogna avere un buon modello. Ad esempio, IBM mette a disposizione un Piano di Recupero del Disastro in 13 passaggi, che risutìlta molto valido per processi mediamente complessi e per aziende con buone capacità tecnologiche e costituisce un’ottima base per la strutturazione di un proprio Piano nel caso di realtà di dimensioni ridotte.
Come realizzare un Piano adeguato
In ogni caso, per realizzare un Piano adeguato, alcuni passaggi non andrebbero mai ignorati. Uno di questi è l’individuazione del personale da coinvolgere nel caso di attivazione del DPR. Quest’ultima attività va svolta minuziosamente, arrivando a indicare un elenco di persone con nome e cognome all’interno del documento. Una fase altrettanto importante è l’inventario delle componenti della propria infrastruttura, sia nelle parti fisiche (dai telefoni ai processori) sia in quelle informatiche come i software utilizzati dai processi aziendali.
Nel caso in cui una parte dei propri servizi interessati dal DRP sia fornita od ospitata da un soggetto esterno (come nel caso dei clienti di OVH) è utile inserire nel proprio Piano i rispettivi Piani dei fornitori, indicando i tempi di ripristino da loro previsti. Alla luce di quanto successo con OVH, è bene sottolineare che il DPR del provider esterno riguarderà l’operatività della propria infrastruttura, non quella del cliente e dei suoi dati.
Un’ulteriore soluzione potrebbe essere quella di costituire un’infrastruttura privata che possa operare in sostituzione dei servizi esternalizzati per il periodo di attivazione del Piano. Tale soluzione ha il pregio di non dipendere, anche nelle proprie capacità di resilienza, da un soggetto esterno (il che ha consentito a molti clienti di OVH di ripristinare i propri siti in poco tempo) e non necessita che il livello tecnologico dell’infrastruttura emergenziale sia elevato.
Nel documento devono essere descritte anche le attività più operative, tra cui la fissazione di procedure per le operazioni di backup e l’individuazione di procedure di risposta immediata alle emergenze. Quindi, vanno individuate le possibili cause dell’emergenza (es. incendio) e a queste vanno puntualmente associate delle risposte adeguate da compiere. Infine, vanno sempre indicate le procedure per le azioni di ripristino che il personale deve adottare per riprendere velocemente la propria operatività.
Il Piano, inoltre, deve proporre delle procedure di testing per verificarne l’operatività e deve essere accompagnato da un’adeguata fase di awareness e formazione del personale.
Esiste anche la possibilità di affidarsi a un soggetto esterno utilizzando, ad esempio, i DPR messi a disposizione dai propri hosting provider. Aruba mette a disposizione dei propri clienti la possibilità di acquistare Disaster Recovery as a Service (DRaaS)), mentre la stessa OVH consente l’acquisto di Zerto.
Il DRP nella Pubblica amministrazione
Infine, se per un privato l’adozione di un Disaster Recovery Plan costituisce una scelta opinabile atta a migliorare le proprie capacità di resilienza, chi scrive ritiene che questo non valga per la Pubblica Amministrazione. Difatti, l’adozione di un DRP che garantisca la continuità dei propri servizi è la diretta conseguenza di un obbligo sancito dai principi di buon funzionamento, efficienza e imparzialità richiesti dall’art. 97 della Costituzione. Per agevolare la Pubblica Amministrazione nella stesura dei propri piani, Agid ha pubblicato delle Linee Guida aggiornate al 2013.