l'analisi

PNRR, a che punto siamo con l’attuazione? I passaggi chiave su cyber sicurezza e infrastrutture

L’attuazione del PNRR sembra andare a due velocità: se da una parte non si ci sono ritardi nell’attuazione, in perfetto crono programma, dall’altra c’è la necessità di accelerare, soprattutto in questi mesi autunnali, con alcuni decreti attuativi ancora da approvare. Obiettivi raggiunti e prossimi passi

Pubblicato il 12 Set 2022

Gianpiero Ruggiero

Esperto in valutazione e processi di innovazione del CNR

Photo by Markus Spiske on Unsplash - https://unsplash.com/photos/wIUxLHndcLw

Il PNRR tiene banco in questi ultimi giorni di campagna elettorale. A volte è messo in discussione (“va riscritto”), altre si ipotizza di negoziarlo (“va ripensato”). Il Governo, che ha il compito di attuarlo, è stato chiaro: dei 55 obiettivi previsti per fine anno, più della metà, esattamente 29, dovranno essere centrati nelle prossime settimane, per lasciare al nuovo esecutivo la situazione più favorevole possibile al rispetto delle prossime scadenze.

Mantenere gli impegni è una priorità, perciò niente conti in sospeso per chi sta uscendo da Palazzo Chigi e niente alibi per chi sarà destinato a entrarvi.

Ma a che punto siamo con l’execution del PNRR?

Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali

L’attuazione sembra andare a due velocità: se da una parte non si registrano ritardi nello stato d’attuazione, in perfetto crono programma, dall’altra c’è la necessità di accelerare, soprattutto in questi mesi autunnali, con alcuni decreti attuativi ancora da approvare.

Sul digitale, per esempio, i passaggi più attesi sono quelli sul potenziamento dell’ecosistema cyber, quelli per l’operatività del Polo Strategico e la migrazione al cloud, la costituzione della nuova società 3-I Spa (software e servizi informatici per le PA).

Bene il primo semestre 2022

Un quadro puntuale sullo stato di attuazione del PNRR l’ha presentato la Corte dei conti, che ha pubblicato la relazione (Delibera n. 47/2022/G), nella quale sono illustrati gli esiti del controllo svolto sull’attuazione degli interventi e sul conseguimento degli obiettivi previsti per il primo semestre 2022.

Le Amministrazioni centrali dello Stato, ha osservato la Corte, hanno reagito positivamente al primo impatto con il PNRR, con il conseguimento pressoché totale degli obiettivi previsti. L’attenzione ora si sposta sulla sua esecuzione, che deve restare particolarmente elevata, perché un giudizio complessivo sul 2022 potrà delinearsi solo a fine anno. I magistrati contabili hanno sottolineato che in alcuni settori, malgrado il dato formale positivo, sono emerse criticità, in un contesto, come quello attuale, che ha visto modificare il quadro economico finanziario rispetto alle previsioni iniziali, determinando l’emersione di elementi di incertezza destinati a influenzare il rialzo dei costi di realizzazione di alcuni progetti. In tale prospettiva, la Corte ha sottolineato il permanere di difficoltà notevoli nella capacità di spesa delle singole amministrazioni. Una conferma del fatto che una maggiore disponibilità di risorse non corrisponde automaticamente a reali capacità di sviluppo.

“Il rafforzamento delle strutture amministrative e l’adeguatezza delle risorse umane in corso di reclutamento – ha specificato la magistratura contabile – costituiscono elementi essenziali ai fini dell’attuazione degli interventi, così come adeguate attività di assistenza tecnica che garantiscano lo svolgimento delle azioni connesse alla realizzazione degli obiettivi”. La questione della finanziabilità dell’assistenza tecnica, attualmente non finanziabile con i fondi del PNRR, resta ancora un nodo da sciogliere, anche se una spinta positiva potrebbe arrivare dal nuovo portale “Capacity Italy” (sportellotecnico.capacityitaly.it).

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I prossimi passi per lo sblocco dei fondi

L’Italia attende la seconda rata, pari a 21 miliardi di euro, per la quale è previsto il parere Ue tra fine settembre e inizio ottobre. Questa rata è parametrata agli obiettivi raggiunti allo scorso 30 giugno, che sono stati tutti centrati. Il rischio di rallentamento però è adesso: in base a un approfondimento di Openpolis,  a fine agosto mancano all’appello 54 decreti ministeriali attuativi sui 153 previsti dal Piano.

Fari accesi sugli ultimi tre provvedimenti, da cui discendono il maggior numero di decreti:

  • decreto Semplificazioni (dl 77/2021), mancano 9 decreti attuativi;
  • decreto attuazione PNRR (dl 152/2021), mancano 10 decreti;
  • decreto PNRR bis (dl 36/2022), mancano 28 decreti attuativi.

Sono i Ministeri i soggetti a cui spetta la pubblicazione della stragrande maggioranza dei decreti attuativi. Da questo punto di vista il soggetto maggiormente coinvolto è il Ministero dell’Istruzione, a cui sono richiesti in totale 23 decreti attuativi. Seguono la Presidenza del Consiglio dei ministri con 21 e i Ministeri delle Infrastrutture (Mims), della Transizione Ecologica (Mite) e della Pubblica Amministrazione con 16 ciascuno.

Obiettivi PPNRR: raggiunti 9 dei 54 target

Tornando agli obiettivi PNRR, il Governo ha segnalato che 9 dei 54 target sono stati già raggiunti:

  • piani di rigenerazione urbana,
  • strategia di investimento del fondo dei fondi Bei per i piani urbani integrati,
  • riforma delle commissioni tributarie,
  • adozione del piano di bonifica dei siti orfani,
  • aggiudicazione degli appalti per il sistema di controllo del traffico ferroviario (Ertms),
  • semplificazione delle procedure per la pianificazione strategica del sistema portuale italiano,
  • semplificazione delle procedure per il cold ironing,
  • adozione della legislazione per la formazione del personale scolastico,
  • istituzione dell’Agenzia nazionale per la cybersecurity.

Sette obiettivi anticipati a settembre 

A settembre ci sono quattro obiettivi confermati e sette anticipati:

  • le isole verdi,
  • la riforma dei servizi idrici integrati,
  • il rafforzamento dei centri per l’impiego,
  • il piano per la lotta al sommerso,
  • la riforma degli istituti tecnici e professionali,
  • la legislazione per gli alloggi degli studenti,
  • il riordino degli Irccs,
  • l’entrata in vigore per la legge sulla concorrenza (già fatta, ma i provvedimenti attuativi dovranno essere varati dal nuovo Governo),
  • gli appalti per le Green Communities,
  • l’ecosistema della cybersecurity nazionale,
  • la certificazione della parità di genere.

Nove obiettivi anticipati a ottobre

Nove gli obiettivi anticipati a ottobre:

  • la riforma del processo civile e penale,
  • la relazione sulla spending review,
  • il decreto sui criteri sociali e ambientali da inserire negli appalti pubblici,
  • l’aggiudicazione degli appalti ferroviari della Napoli-Bari e della Palermo-Catania,
  • il regolamento quadro per l’aggiudicazione delle concessioni portuali,
  • l’avvio di ulteriori 35 servizi del sito Inps,
  • le competenze tecnologiche e informative di 4.250 dipendenti Inps,
  • la realizzazione di almeno cinque interventi per migliorare le strutture di sicurezza cibernetica,
  • i provvedimenti normativi secondari di semplificazione delle procedure amministrative.

La definizione dell’ecosistema della cybersecurity nazionale

Il Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale è al lavoro per definire l’architettura dell’intero ecosistema della cybersecurity nazionale. I recenti attacchi hacker agli operatori dell’energia (Gse ed ENI) dimostrano come si stia alzando il livello d’allarme e quanto sia urgente intervenire in questo settore.

Entro ottobre è prevista la realizzazione di almeno 5 interventi per migliorare le strutture di sicurezza cibernetica nell’ambito del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (PSNC) e delle reti e sistemi informativi (NIS).

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In stretta collaborazione con il Ministero titolare si sta muovendo anche l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale che sta curando diversi avvisi per connettere il mondo della Pubblica Amministrazione, dell’impresa e dei fornitori di tecnologia.

Gli investimenti in cybersecurity

Scadranno a settembre due avvisi lanciati dall’Agenzia per la Cybersicurezza per potenziare la capacità di analisi e scrutinio software nella PA centrale (con un budget di 15 milioni di euro) e per il potenziamento della resilienza cyber nella PA locale (stanziamento di 45 milioni di euro).

L’investimento si articola su tre pilastri:

  • Sviluppare le capacità di cyber resilience in modo diffuso nel Paese;
  • Rafforzare le capacità nazionali di scrutinio e certificazione tecnologica, mediante la creazione e l’attivazione di laboratori di analisi e scrutinio software interni alla PA;
  • Potenziare le capacità cyber della Pubblica Amministrazione.

Da un lato c’è la volontà di creare elementi abilitanti la transizione digitale sicura, promuovendo quindi lo sviluppo di competenze specialistiche per l’identificazione, la valutazione e la mitigazione di potenziali fattori di rischio nel software in uso presso la PA.

Dall’altro quello di individuare, mediante procedura valutativa selettiva con graduatoria, le proposte progettuali finalizzate al potenziamento del livello di maturità delle capacità cyber dei sistemi informativi delle Regioni, dei Comuni capoluogo facenti parte di Città metropolitane, delle Province autonome, permettendo l’innalzamento dei livelli di protezione nella gestione dei dati e dei servizi dei cittadini.

Entrambi gli avvisi sono reperibili sia sul sito di Italia Domani che sul sito istituzionale dell’Agenzia.

Firmato il contratto per il Polo Strategico Nazionale

Nel corso del mese di agosto è stato firmato il contratto per l’avvio dei lavori di realizzazione e gestione del Polo Strategico Nazionale (PSN), secondo la tempistica prevista dal PNRR, e le caratteristiche di sicurezza e sovranità dei dati definite nella Strategia Cloud Italia. La firma è avvenuta tra il capo del Dipartimento per la trasformazione digitale e il rappresentante legale della società di nuova costituzione – partecipata da TIM, Leonardo, CDP Equity e Sogei – secondo quanto previsto dagli atti della procedura di gara europea, gestita dalla centrale di committenza Difesa Servizi e dal Dipartimento in qualità di stazione appaltante.

Le risorse finanziarie per la realizzazione dell’infrastruttura PSN sono poste a carico dei privati. Il valore dell’affidamento, pari all’importo totale dell’investimento complessivo oggetto di contratto, è pari a 723,3 milioni di euro, secondo quanto stimato dal Piano economico finanziario presentato in sede di proposta da TIM, strutturato in investimenti per infrastruttura IT, sistemi di sicurezza, postazioni di lavoro, software, spazi attrezzati, costi di progettazione, ecc.

“Grazie al PNRR oggi facciamo un passo avanti fondamentale per lo sviluppo digitale del Paese, dando alle amministrazioni la possibilità di utilizzare le migliori tecnologie di private e public cloud oggi disponibili e assicurare al contempo alti livelli di cybersecurity e tutela della privacy” ha commentato Paolo de Rosa, Chief Technology Officer del Dipartimento per la trasformazione digitale.

La realizzazione e la gestione del Polo Strategico Nazionale, infatti, è uno dei tre obiettivi fondamentali previsti dalla Strategia Cloud Italia, insieme alla classificazione dei dati e dei servizi pubblici da parte dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e la migrazione verso il cloud di dati e servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

Strategia Cloud Italia, tutte le regole per applicarla in modo corretto

Un investimento nelle infrastrutture digitali che può contare su 900 milioni di euro, che prevede la migrazione al cloud di almeno 280 PA centrali entro il 2026 (almeno 100 entro il terzo trimestre 2024). Gli Enti Locali che intendono migrare i propri data Center sul PSN riceveranno dal Ministero della Transizione Digitale un apposito finanziamento secondo le condizioni che saranno stabilite nel relativo bando/avviso pubblico.

Polo Strategico, il collaudo dell’infrastruttura

Avendo rispettato finora le scadenze previste, a questo punto di particolare rilevanza, ai fini del conseguimento del traguardo intermedio entro il 31 dicembre 2022, appare il rispetto della prossima scadenza afferente al collaudo dell’infrastruttura PSN entro la fine del 2022. Questo perché, in coerenza con il cronoprogramma, l’avvio del processo di migrazione delle serie di dati e delle applicazioni verso il PSN, potrà avvenire solo una volta effettuato positivamente il collaudo dell’infrastruttura. Tale stringente cronoprogramma si rivela particolarmente impegnativo se si consideri che mancano solo 3 mesi per il definitivo collaudo dell’infrastruttura.

Guardando più avanti, alle scadenze del 2026, quello che appare necessario è mettere a punto un puntuale cronoprogramma che fornisca una stringente e dettagliata descrizione dei passaggi procedurali necessari al pieno conseguimento dell’investimento, indicando le attività già concluse, quelle in atto e quelle previste a breve, con i rispettivi periodi di riferimento ed i soggetti coinvolti, in modo tale da avere un quadro chiaro ed attendibile dell’effettivo stato di avanzamento al fine di consentire un adeguato monitoraggio dello stato di avanzamento e del raggiungimento del target nelle tempistiche prestabilite.

Appare urgente, perciò, la tempestiva e definitiva implementazione degli organici del Dipartimento della Transizione Digitale (35 unità di personale dal c.d. concorso “Brunetta” e il reclutamento di circa 200 esperti esterni da dedicare all’attività di supporto alle PAL), in quanto soggetto evidentemente “centrale” dell’intero piano di transizione digitale del PNRR.

Attesa per la nascita della 3-I S.p.A.

Restando nel perimetro delle “infrastrutture digitali” che prevedono la migrazione al cloud delle amministrazioni, l’accelerazione dell’interoperabilità tra gli enti pubblici e lo snellimento delle procedure, resta ancora in attesa di esecuzione la costituzione della società 3-i S.p.A. (le tre i sono quelle di INPS, INAIL e ISTAT) regolata nell’articolo 28 del decreto-legge n. 36/2022.

Prevista tra le misure urgenti di attuazione del PNRR, la società a capitale interamente pubblico, spetterebbe il compito dello sviluppo, della manutenzione e della gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore, in aggiunta ai tre soci fondatori, di tutte le pubbliche amministrazioni centrali.

Il progetto consiste nella creazione di una Piattaforma Nazionale dei Dati in amministrazioni pubbliche diverse. Sulla carta è una buona idea: si potrebbero ottimizzare i costi, oltre ad essere un’occasione per selezionare nuovi talenti per sviluppare soluzioni digitali per importanti amministrazioni centrali. Ma anche l’estensione dei servizi ai cittadini, “migliorandone l’accessibilità e adeguando i processi prioritari delle Amministrazioni Centrali agli standard condivisi da tutti gli Stati Membri della UE”.

Ecco perché ci vuole una regia di gestione, indispensabile, oltre alla tecnologia e una strategia complessiva di sistema pubblico per affrontare i vari temi. Ma proprio la governance condivisa, al servizio dell’intero sistema Paese, sembra essere il tallone d’Achille dell’intera operazione. Gli adempimenti connessi alla piena operatività aziendale sono ancora in corso e non sarà affatto facile affidare funzioni pubbliche a una società privata. Peraltro, la gestione della società è affidata a soggetti che non sono espressione né di ISTAT, né di INAIL e né di INPS. La riprova è che il presidente della società sarà scelto dalla Presidenza del Consiglio e un posto nel Consiglio di amministrazione spetta al Ministero del Lavoro pur non partecipando alla costituzione del capitale sociale. Il Collegio dei Sindaci non prevede la partecipazione dei tre enti ma è composto da un rappresentante del Ministero dell’Economia, oltre che PCM e Ministero del Lavoro.

L’intera operazione dovrà poi fare i conti con un vuoto di professionalità all’interno delle amministrazioni. Da anni assistiamo a un impoverimento nelle amministrazioni delle risorse professionali informatiche interne, capaci di gestire in autonomia le operazioni di analisi delle procedure e di predisposizione dei software di supporto. Fenomeno che ha portato a un massiccio ricorso all’acquisto di forniture esterne (hardware e software). Peraltro, nel PNRR non c’è nessun punto in tema di reclutamento di professionalità tecnico informatiche pubbliche, necessarie per gestire le procedure digitalizzate. È un vuoto programmatorio e attuativo con elementi di debolezza di tutto l’impianto innovatore dei servizi pubblici informatici.

Resta da attendere l’insediamento degli organi statutari per vedere come sarà l’operatività della newco. La recente storia dei tre soci farebbe ben sperare. I 3 Istituti coinvolti, già da diversi anni, hanno intrapreso un percorso comune al servizio dell’intero sistema Paese. Il progetto 3-I può quindi costituire un punto di partenza per il raggiungimento di obiettivi ambiziosi posti dal PNRR in termini di innovazione e digitalizzazione.

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