Privacy
La storia del diritto alla privacy è intrisa di secoli di evoluzione giuridica e sociale. Può essere fatta risalire all'antica Grecia, dove Aristotele scrisse di un concetto chiamato "apatia", che si riferiva all'idea che gli individui dovrebbero essere autorizzati a scegliere la propria strada. Anche il filosofo romano Marco Tullio Cicerone parlò dell'importanza dell'indipendenza privata, sostenendo il diritto dell'individuo alla libertà dalle interferenze altrui.
Nel Medioevo, il concetto di privacy è stato ulteriormente sviluppato durante il periodo in cui gli studiosi islamici hanno codificato le leggi che regolano il contratto e il diritto di proprietà, nonché le relazioni personali. Ciò servì da importante base per il successivo sviluppo in Europa, dove la Common Law inglese iniziò a sviluppare un corpo di leggi basato sulle libertà individuali
Nel XVIII secolo, scrittori come Thomas Paine avevano iniziato a sostenere il "diritto di essere lasciati in pace", ovvero il diritto di non rendere pubblici i propri affari privati o di non subire intrusioni governative. Nel 1890, Samuel D. Warren e Louis Brandeis scrissero un articolo influente intitolato "The Right To Privacy" (Il diritto alla privacy), in cui sostenevano che gli individui avevano il diritto fondamentale di proteggere le loro informazioni personali dalla pubblicazione senza il loro consenso. Questo articolo ha contribuito a gettare le basi per la moderna concezione del diritto alla privacy sia in Inghilterra che in America.
Nel 1948, il riconoscimento universale di questo diritto è avvenuto con l'approvazione dell'articolo 12 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che recita: "Nessun individuo potrà essere sottoposto a interferenze arbitrarie nella sua privacy, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, o a lesioni del suo onore e della sua reputazione" Nel 1965 è stata ulteriormente definita con la sentenza Griswold contro Connecticut, che ha dichiarato incostituzionale una legge del Connecticut che criminalizzava l'uso di contraccettivi da parte di coppie sposate a causa dell'invasione dei diritti alla privacy coniugale/familiare. Questa decisione è stata poi estesa al di là dei soli rapporti matrimoniali nella sentenza Eisenstadt v Baird del 1972, che ha stabilito una protezione a livello individuale al di fuori di tali limiti
Nel 2014 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha esteso ulteriormente questa protezione alla sorveglianza digitale con la sentenza Riley contro California, che proteggeva gli smartphone da perquisizioni senza mandato, nel timore che la tecnologia potesse invadere le protezioni del Quarto Emendamento contro perquisizioni e sequestri irragionevoli.
Nello stesso anno si sono registrati sviluppi anche in Europa per quanto riguarda la protezione dei dati, con l'introduzione della normativa GDPR che ha sancito legalmente i diritti relativi all'utilizzo dei dati dei consumatori da parte delle aziende, nonché i diritti relativi alle richieste di accesso da parte degli individui che desiderano controllare l'utilizzo dei dati che li riguardano
Oggi vediamo che molti Paesi nel mondo stanno introducendo nuove leggi che ampliano la nostra comprensione di ciò che costituisce un'informazione privata, compresi i dati biometrici (che ci identificano attraverso tratti fisici unici) insieme alla legislazione che regolamenta le tecnologie di sorveglianza come i droni e i software di riconoscimento facciale - il tutto volto a garantire che il nostro diritto a rimanere anonimi online rimanga intatto, indipendentemente dai progressi tecnologici che possono portare negli anni a venire.
In cosa consiste la privacy?
Il dibattito sulla privacy negli Stati Uniti ha attraversato diversi decenni, culminando alla fine in disposizioni di protezione della privacy incorporate nella nostra giurisprudenza e dottrina.
In Italia, lo sviluppo della teoria della privacy è stato in gran parte influenzato dal professore di diritto italiano Stefano Rodotà.
Sulla base delle riflessioni continentali, Rodotà ha cercato di estendere il riconoscimento della privacy oltre la semplice protezione dai pettegolezzi, fino a diventare uno strumento di protezione contro la discriminazione basata sulle proprie opinioni politiche, sindacali e religiose.
Il suo contributo ha gettato le basi per un'estensibilità della privacy al di là del riduzionismo statunitense, ampliando così la privacy come diritto umano intrinseco e non solo come confine fisico.
Cosa dice la legge sulla privacy?
La promulgazione della legge 675 del 1995 ha ridisegnato radicalmente la nostra concezione dell'identità personale, ponendo sfide alla privacy associate all'emergere di nuove tecnologie.
Queste tecniche hanno permesso la raccolta di dati digitali e la profilazione individuale, rischiando così di frammentare l'identità di una persona in molteplici banche dati, raffigurandola involontariamente e parzialmente.
Questo approccio procedurale indica il passaggio da una lettura essenzialista a una visione contingente e fluida, che richiede una rappresentazione integrale della persona. La privacy assume così un significato completamente nuovo, evidenziando l'importanza della riservatezza tra le informazioni raccolte digitalmente per evitare una rappresentazione pregiudizievole o fuorviante che non riesce a rappresentare accuratamente l'identità umana.