Poco dopo l’implementazione delle privacy label nell’app store di Apple (introdotte dal dicembre scorso) e il rilascio della versione 14.5 di iOS (risalente fine aprile), aggiornamento che ha portato sui dispositivi di casa Apple impostazioni più stringenti con riguardo alla privacy delle app, anche Google ha annunciato l’arrivo, in primavera 2022, di misure simili nel proprio Play Store.
Non solo: con Android 12 arriveranno alcuni nuovi strumenti privacy, tra cui la possibilità (via dashboard) di tenere sott’occhio tutti i permessi utilizzati dalle app.
Privacy, le nuove strategie Apple, Google e Facebook: possiamo fidarci?
Privacy di Google? Non siamo convinti
Più trasparenza, più controllo, quindi? Come vuole (tra l’altro), l’Unione europea?
Di nuovo però la sensazione è quella per cui Google si affanni controvoglia a seguire Apple in questa crociata a tutela degli utenti, lasciando i possessori di dispositivi Android in balia di policy fumose che finiscono per favorire il tracciamento indiscriminato dei dati personali.
In realtà le ragioni dietro questa ritrosia di Google (e della contestuale accelerazione di Apple) sono solamente economiche, in quanto mentre a Cupertino possono rinunciare al tracciamento degli utenti senza sacrificare i loro introiti, Google dal canto suo non guadagna (se non in minima parte) con la vendita dei dispositivi e del suo OS, ma proprio con i nostri dati e, quindi, fa molta fatica a rinunciarvi.
Questa battaglia fra colossi del tech non è quindi una crociata a favore della riservatezza degli utenti, ma è in realtà un modo con cui Apple mette pressione al modello di business di Google, avendone svelato un punto dolente.
Dal canto loro, gli utenti, fortunatamente trovano giovamento da questa lotta, che finalmente pare introdurre trasparenza e maggiori tutele in entrambi gli ecosistemi, uno che fa da guida “illuminata” e l’altro che arranca perché colpito nel vivo.
I privacy label di Google
È ancora presto, per dire se il sistema messo a punto da Google sarà all’altezza dei privacy label implementati sull’app store di Apple.
A questo scopo, gli sviluppatori dovranno indicare:
- quali tipi di dati l’app raccoglie;
- come sono usati i dati raccolti;
- se l’app implementa strumenti dedicati alla sicurezza dei dati (come la crittografia);
- se l’app segue la Family policy di Google (ed è quindi adatta a tutte le fasce di età);
- se il conferimento dei dati richiesti dall’app è facoltativo o obbligatorio;
- se la sicurezza dell’applicativo è stato verificato da un soggetto indipendente;
- se l’app consente di chiedere la cancellazione dei dati, se l’utente decide di disinstallarla.
Android 12 e privacy
Inoltre, in base a quanto emerso nell’ultima developer conference, si sa che nel prossimo Android 12 Google introdurrà un “pannello di controllo privacy” che dovrebbe aiutare gli utenti a conoscere quali app hanno avuto accesso alla fotocamera, alla posizione, al microfono e ad altri dati, inclusi contatti e contenuti multimediali, e per quanto tempo.
Nel caso si ritenga l’intromissione eccessiva, si potrà agevolmente revocare le autorizzazioni per tutte le app con un tocco.
Similmente a quanto introdotto da Apple in iOS 14, un’altra novità di Android 12 è un indicatore sulla barra di stato per avvisare gli utenti quando le app accedono al microfono o alla fotocamera.
La nuova versione del sistema operativo dovrebbe inoltre permettere di cancellare rapidamente la cronologia delle ricerche più recente e avvisare di eventuali compromissioni della password. Viene migliorata l’usabilità del password manager integrato su Chrome e Android.
Ci sarà anche una partizione per archiviare in modo sicuro informazioni riservate.
Android 12, Google insegue Apple sulla privacy: ecco le novità
A noi europei queste “innovazioni” sembrano piuttosto delle semplici riformulazioni di alcuni dei diritti cardine della normativa comunitaria in tema di dati personali (nemmeno tutti quelli previsti dagli articoli 15 e seguenti del GDPR) e viene quindi piuttosto da domandarsi cosa abbia fatto finora Google per verificare come venivano trattati i nostri dati dagli applicativi scaricabili dal suo Play Store.
Queste informazioni dovranno essere accurate e, in caso di errori od omissioni verrà concesso un termine per adeguarsi agli sviluppatori e, in caso di mancato adeguamento, l’app potrebbe essere rimossa dal Play Store.
Per prepararsi a questa innovazione Google ha anche messo a disposizione degli sviluppatori alcuni strumenti e vademecum per assicurare una programmazione delle app che segua le best practices in tema privacy.
Privacy, meglio Apple o Google?
Google per ora non chiede agli sviluppatori di precisare quali dati siano utilizzati per finalità di tracciamento e profilazione e quali no, rendendo presumibile la scelta di una suddivisione più articolata dei dati sulla base della finalità per cui sono raccolti.
Va anche tenuto presente che Google stessa è stata in difficoltà nell’aderire alle linee guida di Apple per fornire le indicazioni per la creazione del privacy label sull’app store dedicato ai dispositivi iOS (ha atteso mesi prima di compilare il privacy label di Gmail mentre quello di Chrome rivela che è il browser più avido di dati tra i concorrenti più noti) e appare quindi verosimile che l’azienda di Mountain View non sarà altrettanto rigorosa nell’implementare e nel controllare i privacy label delle varie app (anche considerando che Google avrà circa 500 milioni di app in più da controllare rispetto ad Apple).
Va anche considerato che il nodo centrale della stretta privacy di Apple (quello che ha fatto sorgere la contesa con Facebook) non è certo quello dei privacy label, ma piuttosto il fatto che con iOS 14.5 è entrato in vigore l’App Tracking Transparency (ATT), innovazione che consente ora agli utenti Apple di decidere quali applicazioni possono accedere al loro IDFA (Identifier for Advertisers), sia con riferimento alle app scaricate dalla data dell’aggiornamento in avanti, sia con riguardo alle app già presenti sullo smartphone.
Se con riguardo ai privacy label Google potrà (dal 2022) far bene come Apple, una mossa audace come quella dell’App Tracking Transparency non sembra proprio nelle corde del colosso di Mountain View.
Prospettive future
In questo gioco fra giganti del settore tecnologico Apple rimane in vantaggio e Google segue la casa di Cupertino a significativa distanza.
Oggi più che mai si percepisce la differenza fra la tutela della riservatezza degli utenti iOS rispetto a quelli che utilizzano Android.
Mentre i primi possono contare sul sistema ATT che consente di scegliere con facilità a quali app concedere il tracciamento dei propri dati, possono contare su dei chiari privacy label e possono contare sul blocco dei cookie di terze parti proposto di default dal browser Safari, gli utenti Google devono faticare tra le impostazioni predisposte dai singoli produttori per evitare di essere tracciati dalle varie app, non potranno contare sui privacy label nello store fino alla primavera 2022 (salvo slittamenti) e navigano ancora con i cookie attivi di default su Chrome, senza poter nemmeno contare su un blocco futuro dei cookie di terze parti in quanto Google sta invece puntando su una soluzione alternativa, meno invasiva ma comunque avida di dati come FLoC.
Il “privacy divide” fra dispositivi Apple e Android non è mai stato così ampio e con questa mossa Google sta facendo troppo poco (e troppo tardi) per porre rimedio a questa situazione.