Secondo Apple “la privacy è un diritto inalienabile” e, sulla scia di questo valore, l’azienda si impegna a progettare prodotti in grado di difendere la privacy, dimostrando alle persone che sono loro ad avere il controllo sui propri dati.
Perché Apple (e Google) fa “guerra” ai cookies
Apple in questo modo prende atto che l’importanza di proteggere la privacy è ormai un’esigenza fortemente sentita dagli utenti. Questa nuova consapevolezza ha, chiaramente, importanti ripercussioni sulle aziende che in vari modi trattano una quantità molteplice di dati personali e che quotidianamente, non solo si trovano a gestire le sempre più numerose istanze degli interessati ma anche si trovano a progettare nuovi sistemi che devono rispettare gli ormai più che noti principi di privacy by design e privacy by default[1].
In tutto ciò, le aziende devono anche preoccuparsi, da un lato di non pregiudicare l’usabilità dei sistemi e dall’altro di mantenere gli introiti che in vari modi – anche attraverso la pubblicità – ne derivano (e coniugare i due aspetti non è certo facile).
In questo quadro si inserisce una ricerca di Epsilon che ha dimostrato che il marketing odierno sta facendo un larghissimo uso dei cookie di terze parti e, nonostante ciò, alcune grandi aziende hanno deciso di andare controcorrente.
È il caso di Google che a gennaio (non sappiamo se a causa dell’ennesima disputa legale) ha dichiarato di rinunciare ai cookie di terze parti e di Apple (il cui sistema sembra essere decisamente efficace).[2]
Apple, in particolare, oltre ad aver deciso di rinunciare ai cookie di terze parti, ha anche imposto agli sviluppatori di rendere ben chiaro, con una o più iconografie, l’uso che faranno dei dati raccolti dalle app.
La campagna di Apple sull’importanza della privacy
Apple sta dimostrando di aver ben compreso le perplessità degli utenti e sta cavalcando l’onda, al grido di “Apple = Privacy”.
Sul sito Apple si legge chiaramente che è questa la nuova missione che si è data l’azienda.
In particolare, l’antitracking intelligente di Safari impedisce agli inserzionisti di seguire il percorso che l’utente compie quando naviga tra diversi siti web, l’App Mappe non associa i dati all’ID Apple e non tiene traccia degli spostamenti, Apple non può leggere gli iMessage, l’ID Apple non è collegato a Siri, Wallet ed Apple Pay non vedono i dati sulle carte di debito o di credito e non archiviano le informazioni durante gli acquisti.
Apple sta applicando in modo apparentemente ineccepibile i principi di accountability, di privacy by design e by default e, a corollario di tutto, quello più importante per gli utenti: il principio di trasparenza che impone di essere chiari nei confronti degli utenti.
Il considerando 39, in particolare, afferma che dovrebbero essere trasparenti per le persone fisiche le modalità con cui sono raccolti, utilizzati, consultati o altrimenti trattati dati personali che li riguardano nonché la misura in cui i dati personali sono o saranno trattati. Il principio della trasparenza impone che le informazioni e le comunicazioni relative al trattamento di tali dati personali siano facilmente accessibili e comprensibili e che sia utilizzato un linguaggio semplice e chiaro…e cosa c’è di più chiaro dei simboli?
Gli sviluppatori di app Apple dovranno aggiungere una “etichetta nutrizionale”
L’art. 12 del Regolamento europeo ammette che le informative possano essere date in svariati modi. Tra quelli previsti, uno estremamente efficace consiste nell’utilizzare delle iconografie che, per la loro stessa natura, sono considerate di immediata percezione.
È l’azienda stessa a paragonare le iconografie che gli sviluppatori dovranno inserire nelle app a delle etichette nutrizionali.
Dal prossimo 8 dicembre tutte le applicazioni presenti all’interno dell’App Store dovranno aggiungere delle icone che spieghino quali saranno i dati degli utenti che l’app raccoglierà. Questo è stato l’annuncio fatto durante il WWDC 2020.
Apple paragona le icone alle etichette nutrizionali perché, esattamente come queste ultime elencano gli ingredienti contenuti in un cibo, le icone dovranno elencare tutte le informazioni che verranno raccolte dall’app specifica e presentarle in forma visiva sulla pagina dell’App Store relativa a quell’applicazione, così da rendere chiara la lettura a tutti gli utenti.
Gli sviluppatori avranno il compito non solo di inserire le icone, ma anche di mantenerle aggiornate nel tempo. In questo modo, gli utenti potranno sapere quali dei propri dati l’applicazione raccoglierà ancor prima di scaricarla.
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- Articolo 25 GDPR: 1. Tenendo conto dello stato dell’arte e dei costi di attuazione, nonché della natura, dell’ambito di applicazione, del contesto e delle finalità del trattamento, come anche dei rischi aventi probabilità e gravità diverse per i diritti e le libertà delle persone fisiche costituiti dal trattamento, sia al momento di determinare i mezzi del trattamento sia all’atto del trattamento stesso il titolare del trattamento mette in atto misure tecniche e organizzative adeguate, quali la pseudonimizzazione, volte ad attuare in modo efficace i principi di protezione dei dati, quali la minimizzazione, e a integrare nel trattamento le necessarie garanzie al fine di soddisfare i requisiti del presente regolamento e tutelare i diritti degli interessati. 2. Il titolare del trattamento mette in atto misure tecniche e organizzative adeguate per garantire che siano trattati, per impostazione predefinita, solo i dati personali necessari per ogni specifica finalità del trattamento. Tale obbligo vale per la quantità dei dati personali raccolti, la portata del trattamento, il periodo di conservazione e l’accessibilità. In particolare, dette misure garantiscono che, per impostazione predefinita, non siano resi accessibili dati personali a un numero indefinito di persone fisiche senza l’intervento della persona fisica. ↑
- Per approfondire: https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/la-mossa-anti-profilazione-di-apple-ecco-cosa-cambia-per-la-privacy-e-il-mercato-adv/ ↑