Domotica intelligente

Assistenti vocali, così la Ue vuole evitare abusi e monopoli: il report

Ogni tecnologia passibile di controllo a distanza e collegata a una rete, dai dispositivi indossabili ai prodotti smart per la casa, raccoglie una mole enorme di dati e può essere utilizzata in maniera distorsiva della concorrenza. La Ue vuole mettere a punto norme e policies adatte a controllare e gestire il fenomeno

Pubblicato il 14 Giu 2021

Marina Rita Carbone

Consulente privacy

smart home

È stato pubblicato dalla Commissione europea un report sulla concorrenza e sulle potenziali questioni antitrust all’interno del mercato degli assistenti vocali, dell’Internet of Things (IoT) e dei dispositivi “smart” per la domotica intelligente.

L’inchiesta, che ha avuto avvio nel luglio dello scorso anno e ha coinvolto oltre 400 aziende, raccogliendo il parere di circa 200 delle stesse, costituirà uno dei principali spunti per consentire l’elaborazione di successive policies e norme relative al settore in esame, al fine di coordinare l’apparato normativo con quello tecnico, in costante evoluzione e mutamento.

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I motivi dell’inchiesta

L’indagine svolta dalla Commissione Europea ha riguardato, a tutto tondo, ogni tecnologia passibile di controllo a distanza e collegata a una rete, dai dispositivi indossabili ai prodotti smart per la casa. I regolatori, tramite tale indagine, hanno rivolto particolare attenzione agli assistenti vocali e all’IoT, in virtù dell’enorme mole di dati che tali dispositivi raccolgono e della quantità di possibili utilizzi degli stessi che le aziende possono effettuare al fine di schiacciare la concorrenza.

Inoltre, l’aumento esponenziale della quantità di dispositivi smart nelle case rende quanto mai prima d’ora necessaria la redazione di norme e policies adatte a controllare e gestire il fenomeno nella sua interezza.

Senza dimenticare che al centro di tale scenario vi sono i noti assistenti vocali di Apple, Amazon e Google (rispettivamente, Siri, Alexa e Google Assistant), aziende già al centro di numerose indagini per la violazione delle norme anticoncorrenziali.

All’apertura dell’inchiesta, Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione Antitrust Europea, ha annunciato che “Il potenziale [dell’intelligenza artificiale e dell’IoT] è incredibile. Ma vedremo tutti i vantaggi – prezzi bassi, ampia scelta, prodotti e servizi innovativi – solo se i mercati di questi dispositivi rimangono aperti e competitivi. E il problema è che la concorrenza nei mercati digitali può essere fragile. Quando le grandi imprese abusano del loro potere, possono spingere molto rapidamente i mercati oltre il punto di svolta, dove la concorrenza si trasforma in monopolio. L’abbiamo già visto accadere. Se non agiamo in tempo utile, c’è il serio rischio che accada di nuovo, con l’Internet delle cose.

La necessità di analizzare il settore sorge anche dall’avvenuta crescita, negli ultimi due anni, di segnalazioni secondo cui terzi soggetti potessero ascoltare le registrazioni audio effettuate dagli assistenti vocali. I consumatori e le autorità di regolamentazione erano turbati, in particolare, dal fatto che le informazioni private, che non si sapeva venissero registrate, potessero essere ascoltate da soggetti terzi. A seguito di tali segnalazioni, quasi tutti gli sviluppatori di assistenti vocali hanno interrotto o modificato i propri servizi. Fra tutti, Apple si scusò per il suo programma e lo cambiò in un sistema di opt-in.

Le segnalazioni avviate nei confronti di Apple sono, ad oggi, ancora sotto scrutinio del commissario irlandese per la protezione dei dati.

I quesiti posti alle aziende

Le valutazioni contenute nel rapporto prendono spunto da una serie di quesiti e sondaggi compilati dalle principali aziende leader nel settore dell’IoT e della domotica non solo in Europa, ma anche negli USA e in Asia.

In particolare, la Commissione Europea ha chiesto alle aziende:

  • Quali sono le loro opinioni sul settore;
  • Come funziona la tecnologia;
  • Quali sono le forme di concorrenza che vengono adottate sul mercato;
  • Le preoccupazioni in merito alle possibili modalità di regolamentazione del mercato;
  • La panoramica del settore nei prossimi anni.

Le aziende interrogate sono state concordi nel ritenere che i dispositivi intelligenti e l’intelligenza artificiale vocale stiano crescendo rapidamente sotto il profilo tecnico, con conseguente accrescimento della loro quota di mercato. Ad oggi, gli assistenti vocali sono presenti in sempre più luoghi: la Commissione Europea, da ultimo, ha stimato che entro il 2024 si passerà dai circa 4,2 miliardi di AI vocali del 2020 a ben oltre 8,4 miliardi.

Con riferimento ai possibili ostacoli di crescita del settore, le aziende hanno rilevato che il problema più grande risieda proprio nel costo dello sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale, oltre che nelle barriere competitive già presenti sul mercato. Particolare rilevanza, in merito a tale questione, riveste la presenza dei giganti della tecnologia, come Amazon, Apple e Google, che presentano ecosistemi tecnologici così estesi e completi da rendere molto difficile per i concorrenti acquisire significative quote di mercato. La presenza dominante e l’esclusività dei dispositivi prodotti e commercializzati dalle Big Tech, quindi, escludono la presenza di rivali già a monte, scoraggiando l’ingresso di possibili significativi competitor.

Inoltre, si avverte come problematica l’assenza di standard ufficiali per la tecnologia in esame: all’interno di tale contesto, si consente alle grandi aziende di divenire proprietari di veri e propri “standard di fatto”, con cui le aziende più piccole si sentono costrette a lavorare, anche se l’interoperabilità fra tali standard è molto limitata.

A commento del report, Margrethe Vestager ha dichiarato che: “Quando abbiamo avviato questa indagine settoriale, eravamo preoccupati che ci potesse essere il rischio che emergessero gatekeeper in questo settore. Temevamo che potessero usare il loro potere per danneggiare la concorrenza, a scapito delle imprese in via di sviluppo e dei consumatori. Dai primi risultati pubblicati oggi, sembra che molti nel settore condividano le nostre preoccupazioni. E la concorrenza leale è necessaria per sfruttare al meglio il grande potenziale dell’Internet of Things per i consumatori nella loro vita quotidiana”.

Le possibili conseguenze dell’inchiesta

A seguito della conclusione di tale prima fase esplorativa, la Commissione europea accetterà di ricevere ulteriori feedback e approfondimenti fino all’inizio di settembre, al fine di giungere alla versione definitiva del rapporto per la prima metà del 2022.

Sulla scorta di quanto emerge dall’inchiesta in esame, la Commissione provvederà ad elaborare nuovi quadri normativi di regolamentazione del settore, attualmente già in fase di discussione. Le peculiarità e le criticità emerse nel report, infatti, avranno un impatto potenzialmente significativo sulle future leggi di regolamentazione dei mercati digitali.

Terminata l’inchiesta, la Commissione Europea potrà provvedere, a seconda dei risultati emersi, anche ad avviare cause legali nei confronti delle aziende che dimostrano di violare le prescrizioni normative.

“I risultati di questa indagine dovrebbero aiutarci a individuare situazioni in cui le aziende potrebbero aver infranto le regole di concorrenza”, ha affermato Margrethe Vestager, “Ma l’inchiesta farà di più. Contribuirà con informazioni utili che possono alimentare le iniziative normative della Commissione che riguardano l’Internet of Things – proprio come la nostra ultima indagine settoriale, sui mercati del commercio elettronico, ha contribuito alle norme contro il geoblocking ingiustificato. E invia anche un messaggio importante ai potenti operatori di questi mercati che li stiamo osservando e che devono fare affari in linea con le regole di concorrenza”.

Le Linee Guida sugli assistenti vocali

Non è la prima volta che l’Unione Europea pone l’accento sugli assistenti vocali e sul loro funzionamento. Il 9 marzo 2021 EDPB pubblicava la prima bozza delle Linee Guida 02/2021 sugli assistenti vocali virtuali (o Virtual Voice Assistant – VVA), al fine di regolare le modalità di raccolta dei dati personali degli utenti e consentirne la piena consapevolezza, in un’ottica di massima trasparenza.

Occorre ricordare che, quando operativi, gli assistenti vocali raccolgono e memorizzano enormi quantità di dati e informazioni personali, appartenenti non solo al diretto utilizzatore ma anche agli eventuali terzi presenti nello stesso ambiente dell’utilizzatore.

Tra le categorie di dati che l’assistente vocale può raccogliere rientrano:

  • Le scelte, le preferenze e le abitudini relative allo stile di vita, ai consumi e agli interessi personali;
  • Dati biometrici come la voce ed il timbro vocale;
  • I dati di geolocalizzazione, come la posizione, il domicilio, l’indirizzo del posto di lavoro, i percorsi compiuti frequentemente;
  • Il numero e i tratti principali (sesso, età, ecc.) dei soggetti che si trovano nello stesso ambiente dell’assistente vocale;
  • Lo stato emotivo dell’utilizzatore.

È particolarmente importante, pertanto, che gli utenti possano comprendere quali siano rischi e benefici connessi all’utilizzo di tali strumenti.

Si pensi inoltre alle problematiche connesse all’accensione accidentale dell’assistente vocale, con conseguente acquisizione di informazioni, anche sensibili. Le linee guida offrono degli spunti su come limitare tali problemi, tenendo l’utente informato su quali dati siano stati memorizzati di recente e adottando soluzioni tecniche che consentano di impedire l’accensione accidentale dell’assistente, come i filtri del rumore che permettano di eliminare tutte le parole tranne quelle necessarie a “risvegliare” l’assistente.

Conclusioni

Le linee guida sono ancora soggette a importanti revisioni, quindi è difficile allo stato attuale capire quale sarà l’impatto che le stesse avranno su aziende Amazon, Google ed Apple. Tuttavia, la redazione delle linee guida e l’avanzamento di numerose inchieste di settore, è una positiva testimonianza di come stia crescendo la sensibilità sul tema, e della sempre maggiore rilevanza che la privacy e la disciplina antitrust rivestono anche nel mercato digitale.

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