A fronte della clamorosa cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro dopo 30 anni di latitanza, sorge spontaneo chiedersi quale sia stato, nell’ambito dell’operazione condotta dai Ros, il ruolo delle nuove tecnologie o nuove tecniche di indagine.
Teo Luzi, Generale dell’Arma dei Carabinieri, ha commentato la notizia affermando che “Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei Carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle Regioni amministrative” (fonte: Fanpage).
Questa dichiarazione contiene moltissime informazioni.
Niente riconoscimento facciale ma intercettazioni telefoniche per la cattura di Matteo Messina Denaro
La prima è che non sono state utilizzate – o non viene esplicitato l’utilizzo – di tecnologie di riconoscimento facciale.
Eppure, sarebbe stato lecito ipotizzare l’impiego di uno strumento simile: nella guerra in Ucraina, infatti, i satelliti americani hanno individuato – e determinato l’uccisione – di numerosi generali ed alti ufficiali russi, tramite i software e l’AI della startup ClearView AI.
Il latitante più ricercato d’Italia, però, non sarebbe stato individuato per mezzo di una tecnologia satellitare, ma con le “vecchie” intercettazioni telefoniche, verosimilmente a strascico, autorizzate tramite la “vecchia” normativa sulla ricerca dei latitanti.
Il metodo Dalla Chiesa, peraltro, era fondato sullo studio dei fenomeni e delle dinamiche territoriali, oltre che all’elaborazione di un gran numero di informazioni, raccolte sia tramite intercettazioni che tramite pedinamenti ed osservazione del territorio.
Il Generale Pasquale Angelosanto, comandate del Ros (ossia il corpo fondato nel 1982 proprio per proseguire l’opera del generale Dalla Chiesa) che ha guidato l’operazione di cattura, afferma chiaramente che l’impiego della tecnologia è e sarà essenziale per questo tipo di operazioni: “Dalla Chiesa aveva anche sottolineato l’importanza della tecnologia ed è in questo campo che rispetto a 50 anni fa ci sono stati gli sviluppi più importanti. Credo che su questo fronte noi possiamo conquistare un vero vantaggio e arrivare a essere un passo avanti rispetto alla criminalità organizzata” (fonte: Linkiesta.it).
In altri termini, tecnologia sì, ma senza il controllo del territorio sul campo, non c’è partita.
Metodi di indagine e ricerca dei latitanti
Indagare sull’ipotesi di un reato è qualcosa di molto diverso rispetto a cercare un soggetto che si sottrae volontariamente alla cattura dopo essere stato condannato in via definitiva con processi regolari e con garanzie difensive: le due ipotesi non devono essere né confuse né, tanto meno, sovrapposte.
L’impiego delle intercettazioni, per esempio, è regolato da norme diverse e il loro impiego ha finalità e presupposti del tutto diversi, anche se, spesso, non sono diversi i regimi di utilizzabilità processuale.
Non si dovrebbe quindi aprire un dibattito generico e generalista sulle intercettazioni a partire dalla notizia della cattura di Matteo Messina Denaro: al contrario, si dovrebbe quasi ricavare la lezione opposta.
Dopo trent’anni di intercettazioni, la cattura è stata possibile solo perché sono stati incrociati dati investigativi specifici, relativi alle condizioni di salute dell’anziano boss; le intercettazioni hanno solo dato lo spunto per portare il focus sulla ricerca di cliniche oncologiche nella zona in cui è avvenuta la cattura.
Conclusioni
A conferma del fatto che le intercettazioni hanno un impatto, ma piuttosto ridotto, un evento avvenuto a Palermo nel 2021: un guasto a uno dei server della Procura della Repubblica di Palermo, in cui erano custodite le intercettazioni, ha rallentato le operazioni di ricerca proprio del boss Matteo Messina Denaro (fonte AGI, 24 maggio 2021).
Allora vennero smarriti soltanto i metadati ed i brogliacci, e va ricordato che la sala d’ascolto nella Procura della Repubblica era gestita da una società privata.
In conclusione, nulla può sostituire il lavoro sul campo di investigatori direttamente dipendenti dallo Stato.
Le intercettazioni, strumento essenziale per determinate indagini, dovrebbero vedere ristretto, e non ampliato, il loro campo di applicazione, proprio perché il loro impatto investigativo può non essere determinante, ma la loro diffusione – e la loro diffusione illecita – può avere impatti devastanti sulla vita delle persone indagate (e, magari, innocenti).
Il riconoscimento facciale, sbandierato come strumento di indagine potentissimo, “non ha toccato palla” nella partita decisiva che ha portato alla cattura del super-latitante.
Sullo sfondo, la dichiarata assenza di informatori e fonti confidenziali: solo un ingenuo potrebbe pensare che, se vi fosse stato fatto ricorso, il dato sarebbe comparso sulle cronache giornalistiche.
Se c’è una lezione da trarre da questa pagina della Storia repubblicana è: più investigatori esperti, utilizzo responsabile della tecnologia e nessuna compressione generalizzata della libertà personale o della riservatezza di ciascuno (con il riconoscimento facciale, ad esempio).