Il trattamento dei dati personali dell’elettorato è al centro di dibattiti che investono istituzioni e centri di ricerca. In ballo la salvaguardia dei sistemi politici e il futuro della stessa democrazia. Esaminiamo di seguito lo scenario in atto, le sfide e le implicazioni del micro-targeting politico.
Dati personali, il caso Cambridge Analytica
Nel periodo seguente lo scandalo Cambridge Analytica, si è assistito ad alcuni interventi a carattere regolatorio a livello nazionale ed internazionale (Commissione europea, 2018; Garante europeo della protezione dei dati, 2019, Regno Unito Information Commissioner, 2018; 2019) in risposta alla esigenza di utilizzare strumenti legali non tradizionali (i.e. leggi elettorali e tutela sulla circolazione delle liste di elettori).
Le maggiori piattaforme nel settore dei social media hanno risposto tra loro in modo differente. Ad esempio, Twitter ha dichiarato di voler vietare la pubblicità politica a pagamento dalla piattaforma, consentendo nel contempo “la pubblicazione di annunci”; Google ha annunciato che avrebbe vietato gli annunci politici più mirati e che avrebbe limitato la capacità degli inserzionisti di indirizzare gli annunci politici per segmenti come età, sesso e localizzazione geografica; e Facebook si è dichiarata impegnata nel migliorare la trasparenza degli annunci e nel dare agli utenti la possibilità di vedere meno annunci politici nelle loro newsfeed, ma ha anche insistito sulla circostanza per cui, in qualità di non-editore, non si farà carico di verificare la veridicità dei contenuti ovvero di effettuare attività di “censura” degli stessi.
Dati personali e risultati elettorali
Tali decisioni riflettono una nuova consapevolezza relativamente alla possibilità che i risultati elettorali siano, in una certa misura, determinati dalla cattura e dall’utilizzo di dati personali e le elezioni vinte da partiti e candidati che hanno la capacità di colpire in modo più efficace gli elettori sulla base di tali dati.
I dubbi sull’uso improprio e l’abuso dei dati personali nel processo elettorale sono stati, per l’appunto, portati all’attenzione del pubblico globale a seguito dello scandalo Facebook / Cambridge Analytica ed hanno fatto sorgere numerosi interrogativi sull’utilizzo intensivo di dati personali nelle campagne politiche contemporanee ed alla capacità di resistenza del processo elettorale moderno alla diffusione di disinformazione e “fake news“, soprattutto da parte di fonti straniere, ed in merito alla “responsabilità” delle principali piattaforme di social media.
Che le piattaforme di social networking giochino un ruolo fondamentale nel processo di targeting politico è evidente. Lo stesso “metodo” Cambridge Analytica non sarebbe stato lo stesso senza la “cooperazione” più o meno indiretta fornita da Facebook per la quale l’analisi predittiva dei comportamenti e la personalizzazione dei contenuti per gli utenti sono alla radice del modello di business.
Tale modello di business è in grado di segmentare la popolazione in gruppi distinti in modo che possa essere gestita nella comunicazione politica in modo diverso a seconda del gruppo di appartenenza. Presuppone che gli algoritmi di classificazione funzionino efficacemente per incapsulare le opinioni degli utenti, mettendo così in discussione l’auto-posizionamento ed il libero arbitrio degli utenti.
I processi di selezione dei contenuti intervengono per ammettere o limitare la partecipazione di gruppi di utenti tra loro. Tale passaggio ad un modello di confronto politico gestito attraverso relazioni sociali elettronicamente mediate, minaccia la fiducia della popolazione nella più tradizionale comunicazione faccia a faccia su alcune tematiche critiche per la democrazia e, potenzialmente, rende possibile orientare la governance dei partiti politici verso programmi volatili ed estremamente fluidi.
Come funziona il micro-targeting
Il mondo politico si è sempre avvalso di processi di selezione del proprio elettorato che si sono naturalmente evoluti in quello che oggi conosciamo come “micro-targeting politico“. Secondo la definizione dell’Information Commissioner Inglese, il micro-targeting “descrive le tecniche di targeting che utilizzano l’analisi dei dati per identificare gli interessi specifici delle persone, creare messaggi più pertinenti o personalizzati rivolti a tali persone, prevedere l’impatto di tale messaggistica e quindi consegnare quella messaggistica direttamente a loro” (ICO, 2018).
Rappresenta, quindi, un passaggio dal targeting basato su aree geografiche a messaggi più personalizzati basati su modelli predittivi e analisi comportamentale degli elettori. Ad oggi, il micro-targeting politico ha generato dei fenomeni allo studio di accademia e istituzioni la cui pericolosità è, tuttavia, già chiaramente intuibile ed è quotidianamente percepita durante le campagne elettorali. Sono emerse nuove patologie del processo elettorale che mettono a rischio la effettiva libertà di sviluppo del libero pensiero democratico.
Effetti divisivi sul tessuto sociale
Ci sono preoccupazioni profonde sul livello di divisività sociale nel momento in cui gli individui-elettori hanno accesso esclusivamente ad un sottoinsieme di informazioni determinate e selezionate algoritmicamente in base ai loro presunti e precedenti interessi e comportamenti.
Tale modello di fruizione della informazione rafforza la partecipazione democratica oppure, al contrario, contribuisce alla frammentazione del dibattito politico? Certamente, la circostanza che gli elettori siano segmentati in sotto-gruppi informativi rende più complicata la diffusione di pubblicità elettorale “falsa” nel momento in cui quest’ultima non può essere confutata in tempo reale. In uno spazio informativo aperto, le affermazioni false potrebbero essere contestate. Nel “segreto” della bolla, possono diffondersi senza ostacoli.
Accountability dei politici
Ci sono ricadute e preoccupazioni anche in merito alla effettiva partecipazione ed impegno da parte dei politici. Infatti, questa precisa segmentazione riduce la parte dell’elettorato di cui i politici hanno bisogno per fare campagna elettorale e, in definitiva, finisce con il ridurre il livello di accountability del soggetto politico nei confronti dei suoi elettori a risultato ottenuto.
Inoltre, vi sono anche preoccupazioni circa gli effetti sulla governance. Quando un messaggio politico viene inviato diversamente a seconda del gruppo di elettori destinatario dello stesso, il risultato concreto si traduce in un mandato politico particolarmente ambiguo per i rappresentanti eletti. Gli interessi degli elettori finiscono, quindi, con l’essere ignorati, e più in generale, le elezioni basate sul controllo dei dati contribuiscono a un declino della partecipazione politica, poiché gli elettori percepiscono che i loro interessi potrebbero sempre essere manipolati in un secondo momento.
Campagne elettorali “permanenti”
E naturalmente, una diretta conseguenza delle campagne politiche basate sui dati sono la loro trasformazione in “campagne permanenti” in cui partiti e politici hanno la capacità di “ingaggiare” gli elettori per periodi più lunghi e duraturi, prima, durante e dopo le campagne ufficiali finendo con erodere il tradizionale rapporto “faccia a faccia” con l’elettore. Infine, questo modello favorisce potenzialmente partiti politici che dispongono delle risorse finanziarie e tecniche (i consulenti tecnici che gestiscono i dati e coordinano la messaggistica) travalicando completamente le normative in materia di par condicio.
La sfida per i Garanti della privacy
La questione relativa ad un lecito trattamento dei dati personali dell’elettorato è al centro della gestione dei fenomeni più ampi sopra descritti in breve. L’effettuazione di analisi degli elettori e del micro-targeting dei messaggi politici, inclusa la produzione e trasmissione delle cosiddette “fake news”, ha una relazione diretta con la pubblicità comportamentale e con gli algoritmi impersonali che bersagliano e profilano i singoli cittadini, spesso senza la loro consapevolezza e quasi sempre senza il loro consenso.
Questioni familiari agli esperti di privacy sono oggi al centro del dibattito istituzionale sulle pratiche elettorali. Alle Autorità Garanti in materia di Protezione Dati dei singoli membri dell’Unione il compito arduo di aiutare la politica a trovare le risposte più corrette per la sopravvivenza del sistema e per il futuro della democrazia.