I cittadini e consumatori europei ripongono in larga maggioranza una solida fiducia nel potenziale che la tecnologia ha come strumento efficace per uscire dalla crisi o, quanto meno, per contribuire ad un recupero di quella quotidianità fortemente compromessa dalla fase di lock down. Ciò non vuol dire che non siano allo stesso tempo attenti e preoccupati per le questioni legate alla privacy. Ne deriva che è necessario un cambio di passo nella strategia di comunicazione dell’app: serve una nuova grande collaborazione tra le parti in causa per accompagnare il cittadino verso una scelta matura, responsabile e sostenibile.
È quanto emerge da un’inchiesta realizzata da Euroconsumers in Belgio, Portogallo, Spagna e Italia sul tema del contact tracing digitale, i cui risultati sono stati pubblicati la scorsa settimana.
I risultati dell’inchiesta
I risultati, per certi versi sorprendenti, hanno evidenziato come i consumatori, da un lato, abbiamo sviluppato un elevato grado di consapevolezza sulle diverse questioni in gioco e, dall’altro, siano portatori di una capacità di sintesi assai più elevata di quanto il dibattito in corso, spesso sopra le righe, lascerebbe intendere.
Il primo dato che è emerso con forza è che la maggior parte dei cittadini dei quattro paesi oggetto di analisi supporta con convinzione lo sviluppo di app per il contact tracing per contribuire a combattere la pandemia in corso. Allo stesso tempo, dallo studio si evince come vi sia una legittima preoccupazione per eventuali lesioni alla sfera di protezione dei dati personali.
Una contraddizione? Non proprio. Vediamo di seguito perché, anche sulla base di quanto emerso nel webinar di presentazione del report cui hanno preso parte esperti ed esponenti del Parlamento e della Commissione europea.
I consumatori comprendono il potenziale delle app tracing contro il Covid-19
I consumatori intervistati ritengono, prevalentemente, che la tecnologia possa svolgere un ruolo positivo nella lotta contro il coronavirus e un’ampia maggioranza considera che la tracciabilità digitale dei contatti possa aiutare a salvare vite umane – 66% in Belgio, 67% in Spagna, 73% in Italia e 78% in Portogallo. Oltre il 60% degli intervistati concorda sul fatto che l’uso dei dati personali possa aiutare a mitigare la diffusione della malattia, con una percentuale che raggiunge il 70% in Portogallo.
La maggior parte degli intervistati supporta l’utilizzo di app che raccolgono informazioni sulla salute, inviano notifiche quando si entra in contatto con un individuo infetto o monitorano se i soggetti infetti rispettano la quarantena.
I cittadini sono preoccupati per potenziali violazioni della privacy
Mentre la maggior parte dei consumatori (che vanno dal 55% in Belgio al 71% in Portogallo) concordano sul fatto che l’esperienza dei paesi asiatici come la Cina e la Corea del Sud, dimostri come l’uso dei dati personali sia essenziale per combattere il COVID-19, un’ampia maggioranza (dal 60 al 70%) esprime preoccupazione per potenziali violazioni della privacy. Più di 3 intervistati su 4 nei Paesi oggetto dell’indagine dubitano che il trattamento dei dati possa essere gestito in maniera veramente anonima. Infine, aspetto rilevante, quando è stato chiesto agli intervistati di esprimersi sull’uso di un’app per monitorare i loro movimenti e posizioni, il 50% ha dichiarato che implementerebbe tale soluzione solo se obbligatoria.
I consumatori hanno fiducia nella tecnologia nel rispetto della privacy
Nei paesi membri di Euroconsumers, oltre la metà della popolazione – che, vale la pena ricordarlo, durante la pandemia ha già visto limitate molte delle proprie libertà fondamentali quali la libertà di movimento, il diritto allo studio, la libertà di fare impresa, etc – concorda sul fatto che una compressione temporanea della privacy possa ritenersi accettabile se questo serve per combattere il Covid-19. Una maggioranza qualificata (70% e oltre) è anche convinta che possano essere identificate soluzioni tecnologiche che consentano l’uso di dati personali nella lotta contro il Covid-19, senza essere particolarmente invasive della sfera privata.
Conclusioni: fiducia al centro
L’indagine evidenzia, che la parola chiave è “fiducia”.
In Italia, si è assistito nelle ultime settimane ad un dibattito interessante, a volte sopra le righe, sull’app di contact tracing (Immuni) di cui il Governo ha deciso di dotarsi per la lotta alla pandemia.
Ora però è il momento dell’azione: non è possibile lasciare che le discussioni (che possono e devono continuare) paralizzino l’operatività di un percorso o peggio ancora lo lascino nel limbo.
C’è chi (legittimamente), anche dalle pagine di agendadigitale.eu, ha condotto una vera e propria crociata contro l’app governativa, contribuendo indirettamente a depotenziarla progressivamente fino a consegnarla alla sostanziale inutilità: un atteggiamento che per certi versi ricorda quello del padrone avaro che progressivamente diminuiva la razione di cibo al proprio asino per vedere quanto poteva risparmiare, caricando, al contempo, la povera bestia della stessa quantità di incombenze quotidiane.
La storia, come forse i lettori sapranno, termina con l’asino che muore e il padrone che si dispera perché, proprio quando la bestia aveva imparato a non mangiare, era morta.
Poiché non vorremmo che Immuni facesse la fine dell’asino, è bene prendere atto che non esistono più strade intermedie: o il progetto va abbandonato – ipotesi che non appare auspicabile – oppure va sostenuto con forza, creando attorno ad esso quel clima di fiducia che è indispensabile per un’app che si è scelto di rendere volontaria tanto per l’installazione, quanto per l’alert da parte del soggetto contagiato.
È una fiducia che non può essere costruita con approccio top-down, ma necessita di una grande alleanza di tutti i corpi intermedi della società (organizzazioni dei consumatori, Confindustria, sindacati) che insieme abbraccino l’iniziativa governativa e accompagnino il cittadino verso una scelta matura, responsabile e sostenibile.
In questo scenario non vogliamo e non possiamo quindi limitarci a chiedere solo ed esclusivamente il rispetto della legislazione sulla privacy, sarebbe come rivendicare l’ovvio! Appare infatti fuori di dubbio che il Governo italiano dovrà adottare tutte le misure necessarie per ridurre al minimo potenziali abusi sui dati personali di cittadini e consumatori. Allo stesso modo, in una prospettiva di ritorno alla normalità con la conseguente riapertura delle frontiere risulta quanto mai opportuno che il nostro esecutivo operi sin d’ora in sinergia con quelli degli altri stati membri per garantire una interoperabilità cross-borders delle tracing app, almeno all’interno dei confini dell’Unione Europea. Ma la battaglia principale che cittadini e consumatori ci stanno chiedendo chiaramente di combattere è quella finalizzata ad ottenere che siano adottate soluzioni che la tecnologia nel 2020 dovrebbe poter fornire per contribuire a sconfiggere il Covid-19.
Al lordo dell’ubriacatura da intelligenza artificiale, sulla quale si sono riposte nella recente stagione aspettative taumaturgiche spesso irrealistiche, nella gestione di questa crisi sanitaria senza precedenti stiamo tuttavia toccando con mano come la tecnologia sia già e possa divenire sempre di più in futuro uno strumento potente e molto spesso decisivo, ma affinché il suo utilizzo possa concretizzarsi in benefici tangibili, concreti e continui per la vita degli individui e delle nostre società in generale è sul fronte della intelligenza collettiva, della governance della cosa pubblica e della interazione tra esperti e decisori politici che dobbiamo ancora fare molti passi in avanti.
I cittadini italiani hanno dimostrato apertura e disponibilità: sta ora al Governo non disperdere questo patrimonio, operando in sinergia con chi, da sempre, fonda le proprie azioni sul rapporto di fiducia con le persone che quotidianamente tutela e protegge.