Non solo app per il tracciamento dei positivi al coronavirus o fencing a garanzia del confinamento: si stanno facendo strada nel mondo varie metodologie e tecnologie combinate con mezzi analogici, attuate dai diversi paesi colpiti dalla pandemia CoviD-19.
L’Italia ha già confermato la scelta di un’app, Immuni di Bending Spoon, il 16 aprile e vari Paesi europei e gli Stati Uniti stanno facendo scelte analoghe, diverse da quelle dei Paesi orientali.
Analizziamo le differenze.
L’app dell’Italia contro i coronavirus: Immuni di Bending Spoon
Immuni, l’app di Bending Spoon (uno dei principali sviluppatori mobile al mondo) e del Centro Medico Santagostino è stata preferita dal ministero dell’Innovazione tra diverse app candidate per il tracking dei contagiati e ha ricevuto la conferma ufficiale dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri.
Immuni, come tutte le app vagliate negli Usa e nei principali Paesi europei:
- rispetta la privacy in modo nuovo rispetto alle app orientali, sfruttando il bluetooth e altri sensori;
- il suo utilizzo è volontario;
L’identità delle persone resta protetta dall’anonimato; l’app avvisa gli utenti se sono stati vicini a un contagiato – a un metro, per un tempo sufficiente – e quindi potenzialmente a rischio.
Al momento l’app è in sperimentazione in alcune regioni e dovrebbe partire per tutti a inizi maggio.
Come funziona Immuni
L’app segue in parte il modello europeo delineato dal Consorzio PEPP-PT (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing). Quello di Immuni infatti un modello ibrido che sfrutta in parte centralizzazione dei dati su un server e decentralizzazione sul dispositivo. Adesso sta virando verso un modello più decentralizzato (secondo il modello DP-3T e sposato da Google-Apple), che sarà quello usato quando l’app sarà effettivamente disponibile, a fine maggio.
- L’app memorizza in locale, sul dispositivo, tutti i codici bluetooth degli altri dispositivi, dotati della stessa app (siano questi smartphone, smart watch o device stand alone come braccialetti). Sistemi di crittografia e pseudoanonimizzazione impediscono di associare il codice all’identità del proprietario di quel dispositivo (nel modello centralizzato puro di Pepp-PT, invece, questi codici sono sul server).
- Le funzioni scattano quando un cittadino è rilevato positivo dopo un test test per il coronavirus. L’operatore sanitario, prima di fare il questionario analogico, gli chiede se ha installato l’app Immuni.
- Se la risposta è sì, l’operatore genera, con una diversa app, un codice con cui il cittadino può caricare su un server i dati raccolti dalla sua app. Qui c’è la lista dei codici bluetooth, anonimizzati, con cui è entrato in contatto.
Il server calcola per ognuno di questi codici il rischio che ci sia stato un contagio (vicinanza, tempo di contatto) e quindi fa in modo che arrivi una notifica ai dispositivi di persone potenzialmente a rischio, sempre tramite l’app (nel modello Pepp-PT è il server a fare la crittografia dei dati; in quello DP-3T sono invece i dispositivi stessi, che quindi creano un codice anonimo e se lo scambiano quando entrano in contatto. L’app manda la notifica se riconosce il proprio codice tra quelli della lista di contatti arrivata dal server). - La notifica ha un messaggio deciso dalle autorità sanitarie e chiede di seguire un protocollo (isolamento, contattare numeri di emergenza per tamponi).
Si calcola che serve l’app sia usata da almeno il 60-70 per cento della popolazione perché il sistema funzioni bene.
Il diario clinico di Immuni
Immuni ha anche un diario clinico, dove gli utenti possono scrivere informazioni rilevanti dal punto di vista medico (oltre a età, sesso anche malattie pregresse e farmaci assunti). Il cittadino aggiorna il diario ogni giorno, aggiungendo sintomi ed evoluzione dello stato di salute.
Il diario è anonimo e volontario. Ma gli operatori possono utilizzarlo quando il cittadino si rivolge a loro per analizzare meglio la situazione e prendere decisioni più informate.
E il gps?
I dati gps di geolocalizzazione potrebbero usati solo in forma aggregata, per tracciare nuovi possibili focolai: lo permette la tecnologia dell’app di Bending Spoon, ma al momento sembra improbabile che il Governo vorrà usare anche questa funzione (non raccomandato dalla Commissione europea, perché i rischi di sorveglianza, nonostante le tutele, potrebbero essere superiori ai vantaggi).
I principi alla base dell’app italiana per tracciamento Coronavirus
La ministra all’innovazione Paola Pisano l’8 aprile, in audizione alla Camera, ha spiegato che l’app sarà volontaria, a gestione pubblica, open source.
Di seguito quanto è riportato nell’audizione. La ministra pone questi punti fermi:
(1) che sia prevista la volontarietà della partecipazione. In primo luogo perché, l’efficacia dello strumento richiede la collaborazione attiva del singolo, il quale va reso consapevole che l’uso dell’ applicazione qualora venisse adottata può contenere il contagio (proprio e altrui).
(2) È indispensabile, a tal fine, che il singolo possa confidare nella trasparenza e nella correttezza delle caratteristiche del servizio nonché nell’assenza del perseguimento di scopi ulteriori e incompatibili con la finalità di prevenzione sanitaria.
(3) che l’intero sistema integrato di contact tracing sia gestito da uno o più soggetti pubblici e che il suo codice sia aperto (ossia in modalità open) e suscettibile di revisione da qualunque soggetto indipendente voglia studiarlo;
(4) che i dati trattati ai fini dell’esercizio del sistema siano “resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato”
(5) che raggiunta la finalità perseguita, tutti i dati ovunque e in qualunque forma conservati, con l’eccezione di dati aggregati e pienamente anonimi a fini di ricerca o statistici, siano cancellati con conseguente garanzia assoluta per tutti i cittadini di ritrovarsi, dinanzi a soggetti pubblici e privati, nella medesima condizione nella quale si trovavano in epoca anteriore all’utilizzo della app di contact tracing;
(6) che la soluzione adottata – nelle sue componenti tecnologiche e non tecnologiche – possa essere considerata, almeno in una dimensione prognostica, effettivamente efficace sul piano epidemiologico perché, qualora non lo fosse, diverrebbe difficile giustificare qualsivoglia, pur modesta e eventuale, compressione di diritti e libertà fondamentali equiparabile a quella imposta dalle limitazioni nei movimenti di cittadini in queste settimane.
(7) che la soluzione adotti misure tecniche ed organizzative che minimizzino i rischi di reidentificazione in ogni fase di vita del sistema (a titolo esemplificativo con variazione periodica e casuale dell’ID anonimo dell’applicazione).
Perché usare questi sistemi: Occidente vs Oriente
Sappiamo che l’Italia, come altri Paesi in Europa e Stati Uniti, hanno scelto finora una strada meno tecnologica: con il lockdown delle attività, per appiattire la curva della pandemia .
Nei paesi orientali invece misure coercitive e restrittive di controllo tramite applicazioni, piattaforme e sistemi informativi hanno dato i loro frutti per raggiungere questo scopo:
- Cina;
- Singapore;
- Corea del Sud
In sintesi i sistemi sono usati a tre scopi
- Controllo sulla popolazione: per obbligare i positivi a restare a casa (con geolocalizzazione via app) e impedire agli altri di violare le misure (con droni ad esempio, che cominciano a essere sperimentati anche in Italia)
- Tracciamento degli spostamenti dei positivi (con app ad hoc, dati di rete cellulare…) in modo da identificare le persone con cui sono entrati in contatto e isolarle a loro volta. In modo automatico, dato che i metodi di tracciamento analogici, basati su questionari al contagiato, sono molto lenti, costosi e imprecisi (gli Stati Uniti hanno stimato che richiederebbero 300 miliardi di dollari in quel Paese).
- Fare una mappa dei positivi utile alla popolazione e alla protezione civile
Questi sistemi se applicati nei modi, ovvero nel rispetto e anticipazione dei patterns di comportamento sociale in ambienti critici (fuga dalle città, panico, accaparramenti, rivolte nelle carceri, negazione ecc..), con le infrastrutture coerenti con la scalabilità del sistema applicato a grandi numeri, e con la partecipazione più o meno volontaria dei cittadini ha consentito di rallentare la diffusione del virus.
Ognuno di questi tre paesi hanno applicato un loro approccio coerente con la propria storia, cultura ed infrastruttura e in cui il tempo ha una valenza strategica anche nella scelta delle giuste tecnologie di controllo da applicare.
Singapore: la capacità di agire velocemente
Per Singapore, la storia avrebbe potuto facilmente essere una catastrofe. Singapore la Città stato di 23 milioni di abitanti, dove convivono tre culture diverse occidentale, cinese ed indiana, è considerata la svizzera di oriente. Il territorio dell’isola è strettamente interconnessi con la Cina continentale, con voli diretti per Wuhan, epicentro dell’epidemia .
La chiave del loro successo finora è stata la decisione di rispondere in modo aggressivo sin dall’inizio e la forza del ricordo ancora molto forte delle recenti epidemie dell’Aviaria e di H1N1. L’esperienza delle precedenti pandemie, che hanno colpito Singapore, ha dato luogo alla creazione del National Centre for Infectious Diseases NCID: un’istituzione che negli anni non ha perso forza e capacità ma ha saputo fare tesoro dell’esperienza utilizzando le più avanzate tecnologie e mantenere vigile il controllo ed i sistemi di allerta.
Il controllo dei contagi è potuto avvenire a Singapore direttamente alla fonte e immediatamente dal primo segnale di possibile crisi epidemica.
Negli aeroporti gli arrivi da Wuhan sono stati sottoposti a controlli sanitari prima che la trasmissione del virus da uomo a uomo fosse confermata il 20 gennaio, già dal 1 ° febbraio, Taiwan, Hong Kong e Singapore avevano implementato in modo proattivo le restrizioni di viaggio sui passeggeri provenienti dalla terraferma, contravvenendo all’insistenza di organizzazioni e altri paesi.
Le precauzioni anche se hanno comportato un costo economico significativo per questi hub internazionali, che fanno tutti affidamento sulla Cina continentale come principale partner commerciale e fonte di turisti , hanno consentito di applicare il controllo coercitivo ad una ristretta cerchia della popolazione.
Mentre la restante parte doveva attenersi alle disposizioni di crisi del Ministero della Salute (MOH). Ci scrive Raimondo Guerra da Singapore che da ormai oltre 30 giorni tutto il paese è in DEFCON Orange (MOH).
Dall’inizio dell’epidemia migliaia di persone a Singapore si sono isolate.
Nelle prime fasi dell’epidemia Singapore è stata particolarmente colpita. A metà febbraio aveva registrato 58 infezioni , uno dei numeri più alti confermati da qualsiasi paese al di fuori della Cina.
Rilevamento rigoroso e quarantena rigorosa
Singapore sta rilevando quasi tre volte più casi rispetto alla media globale grazie alla sua forte sorveglianza delle malattie e all’accurata tracciabilità dei contatti.
Sposando il sistema tecnologico di tracciamento delle persone e cose all’interno dell’edificio del National Centre for Infectious Diseases NCID, le autorità sanitarie di Singapore hanno deciso presto di testare tutti i casi di influenza e polmonite, metterle in quarantena e monitorarle da remoto tramite un’applicazione e in presenza.
Non hanno inoltre risparmiato alcun timore nel dare la caccia a ogni possibile contatto delle persone infette un processo che opera 24 ore su 24, 7 giorni su 7, è avviato con interviste ai pazienti e ha coinvolto anche la polizia, volantini sparsi sulla città (come nei tempi di guerra) e un test sviluppato localmente per gli anticorpi, che persistono anche dopo la scomparsa di un’infezione.
Perché questo sistema di quarantena sia efficace, i funzionari devono rintracciare le persone colpite il più rapidamente possibile.
I contatti vengono rintracciati dalle forze di polizia di Singapore, che usano le telecamere di videosorveglianza, interviste con i pazienti per redigere elenchi di persone che potrebbero essere state esposte.
La App predisposta dal governo è relativamente semplice e funzionale, viene utilizzata solo a chi è stata confermata la notifica e quindi limitata ad un numero limitato di persone sottoposte a regime di quarantena, sia per sospetto contagio a causa di prossimità con soggetti positivi o per confermata positività.
Chiunque sia tenuto a farlo può essere chiamato più volte al giorno e può fare clic su un collegamento online che condivide la posizione del proprio telefono.
I funzionari effettuano inoltre controlli a campione di persona per garantire la conformità.
Coloro che non restano a casa possono aspettarsi una multa fino a 10mila dollari o fino a sei mesi di reclusione e la perdita della cittadinanza cosa ancor più grave.
A partire dal 13 marzo, la città-stato ha avuto 178 casi e zero morti.
I test completi, la rapida quarantena e l’isolamento dei casi sospetti e le misure premiali dei buoni comportamenti con azioni serie sulle politiche di sostegno :
- il test è gratuito e il governo paga le fatture dell’ospedale per i residenti di Singapore che hanno sospettato o confermato casi.
- il governo offre ai lavoratori autonomi $ 100 dollari di Singapore ($ 73) al giorno, mentre ai datori di lavoro è vietato detrarre i giorni di quarantena dalle ferie annuali dei dipendenti.
- una comunicazione efficace del governo, onesta e trasparente capace di contenere il panico e dare segnali fermi e coerenti.
- Un controllo da remoto che fornisce informazioni, volte a rassicurare e contestualmente a controllare le persone in quarantena.
La strategia applicata non è solo in se l’App di controllo, che si ha garantito il contenimento dei casi positivi sopra descritta ma è un mix di “carote e piccole bastonate” che finora ha veramente aiutato soprattutto nei primi duri 20 giorni della crisi.
Corea del Sud: l’importanza di avere fortuna
La rapida mobilitazione di Singapore è in netto contrasto con la Corea del Sud e il Giappone, anch’essi vicini alla Cina e dotati di sistemi sanitari avanzati.
Nonostante la popolazione civile abbia una cultura storica di guerra che alla NATO definirebbero preparedness a causa del mai sopito conflitto con la confinante Corea del Nord, nelle metropolitane coreane è normale trovare armadi con presidi di contenimento nucleare dove noi troviamo solo quelli antincendio, e nonostante una collocazione geopolitica che la rende a tutti gli effetti un’isola non isola, la Corea del Sud non è stata in grado per debolezza politica e comunicazioni ambigue di agire velocemente come Singapore (il presidente Moon Jae-in ha dichiarato che il peggio è passato poco prima che i casi si manifestassero, provocando un contraccolpo politico).
E’ accaduto che la Shadowy Church nel distretto di Daegu è stata il centro dell’epidemia di Coronavirus in Corea del Sud.
Questo culto religioso praticava la segretezza delle persone infettate e eseguiva cerimoniali per auto contagiarsi e con il volere di Dio guarire oggi più di 1.250 altri membri della chiesa hanno sintomi e oltre 400 risultano positivi.
Questo particolare avvenimento ha circoscritto specificatamente il cluster del contagio, ottenendo quel vantaggio competitivo del paziente zero, ovvero avere quasi la perfetta piena di diffusione tracciando chi aveva avuto contati con gli appartenenti al culto.
Il governo della Corea del Sud ha optato per blocchi localizzati, concentrandosi invece sul test di un gran numero di persone nel tentativo di identificare gli “hotspot” delle infezioni, oltre a incoraggiare il distanziamento sociale tra cui il distretto di Daegu focolare del contagio.
Il paese sta conducendo circa 15.000 test al giorno, gratuitamente, e finora ha effettuato quasi 200.000 proiezioni. Ha inoltre istituito circa 50 centri di test drive-through: ovvero di test attraverso le auto senza far scendere dalla vettura il conducente e all’aria aperta. E distribuito avvisi per smartphone sui movimenti delle persone che sono risultati positivi.
Corea, l’uso della tecnologia digitale e la vergogna
L’applicazione governativa “Corona100” incrocia i dati di geolocalizzazione dell’utente con quelli forniti dal governo, ed è stata lanciata l’11 febbraio.
Ma ve sono molte altre messe a disposizione che lavorano con Google Maps che con “Corona 100m”, “Corona Map” e “Shincheonji Location Notification” risultano le più scaricate da GooglePay.
Quindi non solo il Governo ma anche il privato, i cittadini coreani sono un popolo giovane e altamente digitalizzato e opera costantemente nel campo nell’innovazione dei prodotti, si è mosso per informare la popolazione sulla prossimità o il rischio di frequentare luoghi da chi risulta positivo o sospetto.
L’App avvia una notifica quando ci si avvicina entro 100 m dalla visita del sospetto o contagiato: sia sul territorio nazionale che internazionale. Tutto quello che devi fare è verificare l’area e si riceve una notifica quando a 100mt. Da te vi è un potenziale rischio, o come per altre app che usano il sistema collaborativo segnalare tu stesso qualcuno.
Da quando il numero di pazienti confermati è aumentato esponenzialmente la App ha guadagnato popolarità. Con un milione di download a partire dal dal 25 febbraio l’app e collassata a a causa della congestione del server. Lo sviluppatore TinaThree sta lavorando alla stabilizzazione del server.
Questo è uno dei pericoli più frequenti nella creazione di queste App: la sua scalabilità.
25 classifiche di app popolari del Google Play Store. Ci sono 5 app correlate a Corona nella top 10. [Foto Google Play Store Capture]
Azioni di leva “culturale”
La Corea del Sud, nonostante la cultura digitale e con le tecnologie avanzate è un paese di forti contraddizioni: la famiglia, l’approvazione della comunità sono al contempo un limite e in questo caso l’utilizzo più o meno volontario del governo ha dato una spinta all’osservanza del confinamento, scrive Ogan Gurel, medico e scienziato.
Il governo sta inoltre utilizzando un’app per smartphone per garantire che le persone restino a casa quando gli è stato ordinato di mettere in quarantena.
Le autorità hanno attivato una serie di messaggi che descrivono dettagliatamente i movimenti di persone infettate da Covid-19, suscitando vergogna pubblica e “chiacchiericcio”.
I testi – sebbene intesi come un servizio sanitario pubblico – stanno alimentando lo stigma sociale e in alcuni casi, portando alla speculazione sugli affari extraconiugali.
Chi infrange questo confinamento viene messo nelle condizioni di vergogna davanti alle proprie famiglie e ai datori di lavoro molto severi sull’onorabilità dei propri componenti e dipendenti.
Non vengono diffusi nomi o altro, ma brevi messaggi di testo dove viene descritto l’affaire (una scappatella o un comportamento anomalo) in così minuziosi dettagli che le persone si riconoscono, o si vedono nella stesa situazione che per la paura riducono o si autolimitano sentendosi “osservati”.
Una gigantesca telenovela che sta inorridendo e appassionando il popolo coreano che non può fare a meno di questi messaggi sul comportamento dei loro concittadini: la vergogna e sdegno sapranno produrre più risultati del controllo coercitivo?
Cina: il modello pervasivo ubiquitario
La risposta della Cina al virus ha incluso un rigoroso allontanamento sociale, oltre un mese di blocchi in tutta la città di Wuhan e delle aree circostanti, un ampio monitoraggio pubblico dei cittadini , nonché vari metodi di punizione e premi per incoraggiare l’adesione a tali misure.
Gli esperti affermano che il principale fattore che ha contribuito al contenimento del virus in Cina è stato l’uso aggressivo delle quarantene.
Nel caso specifico della Cina i funzionari non si sono mossi per contenere il virus fino alla fine di gennaio, settimane dopo che era stato rilevato per la prima volta.
Quindi l’applicazione di misure restrittive era più che necessario: il contenimento è l’unica soluzione ed il governo cinese ha optato per ampliare o far emergere un sistema di controllo già pronto e solo i suoi effetti e conseguenza non visibili alla popolazione sono emersi alla luce del sole.
“Quando usciamo o restiamo in un hotel, possiamo sentire un paio di occhi che ci guardano in qualsiasi momento. Siamo completamente esposti al monitoraggio del governo”
Maya Wang-China for human Rights Watch
Surveillance di Massa
Il virus è divenuto catalizzatore per un’ulteriore espansione del regime di sorveglianza, che si perfeziona ad ogni evento particolare alzando ancor più l’asticella: a partire dalle Olimpiadi del 2008 tenutesi a Pechino o all’Expo di Shanghai nel 2010.
La Cina insomma, per contenere il contagio, ha sfruttato e al tempo stesso perfezionato un sistema di sorveglianza di massa, già fortemente basato su tecnologia, big data, intelligenza artificiale. Questa in pratica la grande differenza con le altre realtà asiatiche.
La Piattaforme di WeChat e Alipay
WeChat in cina è largamente utilizzata per fare qualunque cosa offrendo innumerevoli funzioni adatte all’uso quotidiano: telefonare, inviare messaggi (vocali), pubblicare foto, noleggiare una bicicletta, prenotare viaggi, acquistare un biglietto del cinema, prenotare un tavolo nel tuo ristorante preferito, cercare le ultime offerte, organizzare un appuntamento dal medico e molto altro ancora, il tutto in un’unica app.
AliPay è invece il sistema di pagamenti di Alibaba: una piattaforma di pagamento online che insieme a Wechat ha conquistato le abitudini della popolazione non solo per la facilità dei pagamenti ma anche per il sistema creditizio vantaggioso rispetto al credito tradizionale.
Nessuna App è nativa ma viene incorporata embedded all’interno di WeChat in cui è possibile aggiungere e incorporare funzioni di fornitori di servizi esterni.
Il tool o la nuova funzione, creata appositamente dal Governo cinese per il controllo del contagio è il sistema chiamato Health Code, che all’interno delle applicazione delle citate Alipay o WeChat, ha assegnato automaticamente alle persone uno dei tre codici colore in base alla loro cronologia di viaggio, il tempo trascorso negli hotspot dell’epidemia e l’esposizione a potenziali portatori del virus. Questo per determinare se devono mettersi in quarantena o le persone possano spostarsi liberamente.
E’ questo il software, utilizzato in oltre 100 città, che ha consentito alle persone di controllare i colori degli altri residenti quando vengono immessi i loro numeri ID.
L’ organismo IT è così “interoperabile” con tutto il sistema sia delle App WeChat e Alipay e con le facilities di smart cities che le informazioni vengono direttamente integrate nelle App di uso comune ad esempio per il web mapping Gaode Maps (il nostro Google Maps). I dati sono aggiornati costantemente tramite REST API anche con dati ufficiali forniti dal governo.
La strategia del governo è stata quindi quella di non creare un’ulteriore App, con il rischio che non solo non venga usata né scaricata o imposta, di usare App ampiamente utilizzate dalla popolazione, Wechat (sistema di messaggistica e di pagamento con Wechat Pay), o di Alipay (sistema di pagamento) e 高德地图 (Gaode ditu o gaode maps), nelle attività di vita quotidiana: muoversi, pagare/comprare, chattare.
Fornendo così dati che confluiscono in data base o un sistemi integrati di CDE (common Data Enviroment). Questo insieme a quelle applicazioni tipicamente istituzionali: videosorveglianza/telecamere, facilities della smart city, dragnet ecc…
Una enorme mole di dati, provenienti dal data mining delle chat, dagli acquisti eseguiti con la app di pagamenti, che non solo evidenzia la perfetta scalabilità di questi sistemi capaci di gestire da pochi a moltissimi dati senza mettere in crisi l’infrastruttura IT, ma ne rivela il disegno già alla sua base di controllo sistematico.
Foto credits: Screenshot Zhu Qing 高德地图 Gaode ditu o gaode maps (simile al nostro Google Maps) rivela posti sicuri e la presenza di contagiati
Foto credits: Screenshot Zhu Qing: alcuni esempi dei dati forniti dall’app WeChat con allert durante le prenotazioni del public transportation
Foto credits: Screenshot Zhu Qing: alcuni esempi dei dati forniti dall’app di Alipay. Mostrano su una mappa i casi confermati nelle vicinanze. E’ possibile anche inserire il numero del treno o del bus per sapere se si è viaggiato con persone con covid-19
Come funziona?
Nell’app wechat c’è una sezione dove si può cliccare per inserire il numero del treno o del bus, analogamente su Alipay, per verificare se si è viaggiato insieme a casi confermati di covid-19.
I pagamenti in Cina, sono quasi al 90% elettronici, e quando si prende il pullman, la metro o il taxi spesso si paga facendo “tap” con una tessera magnetica o scannerizzando un qr-code con Alipay o WeChat pay che hanno i tuoi dati della ID card.
Il governo può sapere in tempo reale con chi hai viaggiato e dove, se invece si paga in cash si deve compilare un foglio che ha l’autista nel quale si registra nome, cognome e numero ID della carta d’identità.
In farmacia se si comprano antibiotici o altri farmaci per sindromi influenzali si viene registrati automaticamente, e si può accendere un allert del tuo score colori alle autorità e potresti essere chiamato o visitato a casa per verifiche.
Oppure se si invia un sms al proprio operatore telefonico (ad esempio 10086 per China Mobile) si riceve un sms con le città nelle quali sono stati durante gli ultimi 14 giorni e questo può essere esibito anche ai datori di lavoro.
Per uscire di casa poi esiste una tessera cartacea tipo “exit card” che serve per uscire ogni 2/3 giorni per andare al supermercato, ma una una sola persona per famiglia, e sopra la scheda, diversa per ogni comunità, appongono uno stamp ogni volta sulla data nella quale sono andati al supermercato.
Foto credits: Zhu Qing. Exit Card utilizzata per poter uscire di casa
Per entrare nel proprio appartamento o sul posto di lavoro è necessario scansionare un codice QR, scrivere il proprio nome e numero ID, temperatura e cronologia di viaggio recente.
Le aziende cinesi stanno nel frattempo implementando la tecnologia di riconoscimento facciale in grado di rilevare temperature elevate in una folla o di bandiera che i cittadini non indossano una maschera facciale. Una serie di app utilizza le informazioni personali sulla salute dei cittadini per avvisare gli altri della loro vicinanza ai pazienti infetti o se sono stati in stretto contatto.
Quale è la situazione oggi in Cina?
Soprassedendo dalle comunicazioni ufficiali, Fabio Baroni web-designer e sviluppatore che ha vissuto in Cina ed in contatto con la sua fidanza Zhu che da Chongqing nel sudovest e ci ha fornito le immagini per l’articolo, mi scrive che nella sua zona, stanno riaprendo i negozi e i centri commerciali, si accede sempre indossando la mascherina chirurgica, viene effettuato il controllo della temperatura all’ingresso e si può fare all’application su Alipay e WeChat per una sorta di autodichiarazione che non si è infetti. Da questa iscrizione si ottiene un qr-code che viene scannerizzato all’ingresso di locali pubblici e ti consente di entrare.
Le maglie si stanno allargando e l’attenzione ed il controllo comincia ad allentarsi anche per comunicare un certo sollievo di quanto fatto a beneficio delle misure restrittive e a volte frustranti.
Le falle del sistema digitale
I problemi ci sono appoggiandosi alla sola spinta automazione, falle che possono farci intravedere uno scenario alla Brazil. Può accadere, ed è accaduto, che se transiti in auto senza fermarti attraverso Hubei, una zona rossa, con Weibo attivo (l’equivalente cinese di Instagram) il tuo codice colore diventa da verde a giallo e quindi sei messo in quarantena.
Oppure in un paese dove la domotica, negli appartamenti e nei megacondomini è tanto effiente da non consentirti di aprire la porta di casa tua, tramite il tuo telefonino o card, se il tuo codice diviene improvvisamente giallo o rosso.
Un panorama di un Grande Fratello e piuttosto capriccioso, forse il maggior punto debole del sistema cinese.
Behavioural Insights
L’OMS ha affermato che le misure più efficaci della Cina sono state la “sorveglianza estremamente proattiva” per rilevare casi, test approfonditi e isolamento immediato dei pazienti, monitoraggio rigoroso e quarantena di contatti stretti e un “livello eccezionalmente elevato di comprensione e accettazione della popolazione” di tali misure.
La leva psicologica di collaborazione ha fornito al paese del Dragone un’arma in più e con l’aggiunta di sistemi tecnologici la mutua sorveglianza tra i cittadini ha collaborato alla grande inflessione della curva dei contagi.
Come detto le applicazioni e la surveillance non può avere effetti seri se non accompagnate da misure di sicurezza a bassa tecnologia ed alta componente umana.
In Cina sono state impiegate tanto quanto quelle ad alta tecnologia, utilizzando le scienze comportamentali per l’orientamento massivo delle abitudini. La “rieducazione” cinese ha sposato appieno le tecnologie digitali con il nudgetting.
Il progetto pilota di un’applicazione che funziona attraverso la piattaforma WeChat, per identificare la presenza di debitori in un raggio di 500m dall’utente la segnalazione e denuncia di comportamenti sospetti dei debitori: acquisti impropri. Sino ad impedire che il debitore possa spendere in viaggi o futuli oggetti il suo denaro: è la sperimentazione applicata del c.d. punteggio sociale, un credito base che va ad assottigliarsi e di conseguenza riducendo le tue libertà personali e creditizie.
Tutto era quindi già pronto: WeChat e Weibo hanno “hotline” per le persone per segnalare altri che potrebbero essere malati e che possono segnalare eventuali infrazioni. Le città offrono ricompense alle persone per informazioni sui vicini malati hanno compiuto il passo successivo con il “rewarding” la ricompensa premio alla base della scienza dei comportamenti e del rafforzamento del ciclo delle abitudini.
Il Limite ed il Diritto
L’uso di queste piattaforme, in particolare WeChat, ha anche un grosso problema: la protezione dei dati: non è un segreto che Tencent collabora con il governo cinese e condivide le informazioni personali dei propri utenti ed è anche al contempo il valore aggiunto che ha fornito il carburante di dati per alimentare il sistema di apprendimento automatico, riconoscimento facciale ecc…
La sorveglianza intrusiva è già quindi la nuova normalità per il popolo cinese anche se i difetti o bachi della tecnologia sono quelli oggi che frustrano maggiormente il popolo cinese che comunque, per comodità digitale o pigrizia, ha regalato sempre più spazi al sistema di sorveglianza e controllo su tutta la loro vita.
Dagli alti funzionari ai lavoratori della comunità locale, quelli che applicano le regole ripetono lo stesso ritornello: questo è un “tempo straordinario” feichang shiqi, che richiede misure straordinarie. Ma quale è il livello o l’equilibrio di contropartita (privacy-diritto all’informazione) che un cittadino, cinese o no, è in grado di tollerare?
Israele
In Israele, un popolo da oltre 45 anni in guerra, ha fatto quello che è egregiamente capace di fare: attivato e applicato lo stato di straordinario di guerra ove il nemico non sta più oltre la striscia di Gaza ma all’interno del suo stesso territorio. Nei giorni scorsi ha approvato una legge di emergenza per tracciare i dati dei cellulari dei cittadini senza bisogno dell’ordine di un magistrato. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha scritto: “aumenteremo drasticamente la capacità di localizzare e mettere in quarantena coloro che sono stati infettati. Oggi abbiamo iniziato a utilizzare la tecnologia digitale per individuare le persone che sono state in contatto con le persone colpite dalla Corona. Informeremo queste persone che devono andare in quarantena per 14 giorni. Si prevede che saranno numeri grandi, anche molto grandi, e lo annunceremo nei prossimi giorni. Entrare in quarantena non sarà una raccomandazione ma un requisito e lo applicheremo senza compromessi. Questo è un passo fondamentale nel rallentare la diffusione dell’epidemia”.
I dettagli pratici sono scarsi: le autorità sono molto riservate, in merito. Israele, avviando il monitoraggio informatico dei casi di coronavirus, utilizzerà largamente tecnologie militari di monitoraggio e controllo bypassando la necessaria approvazione da parte della Knesset.
Questo monitoraggio avverrà direttamente da parte del servizio di sicurezza Shin Bet al fine di informare le persone che involontariamente sono venute in contatto con pazienti confermati coronavirus. La polizia pedinerà le persone che circolano per strada e che gli individui verranno scelti sulla base di campioni randomizzati.
La polizia, considerati i comportamenti irresponsabili della popolazione, imporrà violazioni della quarantena utilizzando la tecnologia cellulare di geolocalizzazione: la APP Waze di ideazione israeliana potrebbe essere uno dei potenziali veicoli ed interfacce di penetrazione e sostegno collaborativo, di questa tecnologia ma come da copione vige la massima riservatezza.
Hanno collaborato con informazioni Raimondo Guerra a Singapore, Fabio Baroni e Zhu Qi in Cina, Ogan Gurel in Corea del sud, Gil Lavi in Israele