Il figlio di un uomo deceduto da alcuni anni ha chiesto la cancellazione di un articolo del padre pubblicato su un sito web ritenendo che fosse pregiudizievole per la reputazione propria e di altri componenti della famiglia.
Il gestore del sito si è opposto e il figlio si è rivolto al Garante sostenendo di agire anche nell’interesse del padre, che avrebbe redatto lo scritto quando la malattia ne aveva già compromesso le facoltà mentali. Dall’istruttoria non sono emersi elementi tali da dimostrare la volontà del defunto di disconoscere il contenuto dell’articolo, che secondo il Garante va conservato quale testimonianza storica della sua vita ed espressione del suo libero pensiero.
A tutela dei familiari menzionati nella pubblicazione, il Garante ha ordinato al gestore del sito di non renderlo reperibile tramite motori di ricerca esterni.
In fatto di tutela della propria identità personale, interpretare la reale volontà di chi non c’è più è una delle sfide più difficili davanti alla quale ci pone la disciplina sulla privacy.
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