Lo scorso 26 luglio 2021, l’Autorità Garante per la Privacy e il Capitolo italiano di Creative Commons hanno sottoscritto un protocollo di intesa per collaborare ad un progetto comune.
Il progetto annunciato con l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, partendo dall’esperienza delle licenze Creative Commons, intende realizzare una sorta di “Privacy Commons” in grado di rappresentare in modo facile, standardizzato e chiaro l’informativa sul trattamento e sulla circolazione in rete dei dati personali.
Il tema della gestione dei dati personali è al centro del dibattito per ciò che riguarda soprattutto gli utilizzi online, e un chiaro inquadramento della questione sarebbe certamente vantaggioso anche in relazione al corretto utilizzo delle licenze Creative Commons. Queste ultime, infatti, si sono trovate coinvolte indirettamente nel recente caso riguardante IBM, che ha utilizzato foto di persone rilasciate su Flickr con licenza CC, acquisendo illegittimamente i dati biometrici delle persone ritratte.
Cosa è Creative Commons
Creative Commons (CC) è un’organizzazione no-profit nata negli Stati Uniti nel 2001, con l’intento di adattare i principi di diritto d’autore alle utilizzazioni on line delle opere dell’ingegno, diverse dal software, e diffondere la cultura della condivisione in tutto il mondo.
L’attività di CC è dedicata ad ampliare la sfera delle opere disponibili per la condivisione e il riuso legale e a sostenere la valorizzazione del pubblico dominio, affinché le opere per le quali la durata di protezione legale è scaduta siano liberamente accessibili.
Creative Commons collabora con istituzioni pubbliche e soggetti privati, concentrando la propria attività nella promozione e nel sostegno di progetti operanti nell’ambito dell’open access, open culture, open education e open science.
Le licenze creative commons
Creative Commons fornisce agli utenti sei tipologie di licenze di diritto d’autore, gratuite e facili da usare, ciascuna delle quali richiede l’attribuzione della paternità e concede una serie di diritti sull’opera all’utilizzatore, consentendo al contempo al titolare dei diritti la scelta di autorizzare o meno la facoltà di utilizzare l’opera per fini commerciali e/o il diritto di modificare l’opera originale, eventualmente condizionando la condivisione dell’opera derivata con l’adozione della stessa licenza CC con la quale è stata pubblicata l’opera originale o con licenza con essa compatibile (clausola c.d. condividi allo stesso modo).
Le licenze CC semplificano le modalità di condivisione del lavoro creativo e garantiscono che le informazioni sul regime di tutela del diritto d’autore (sia morale, sia patrimoniale) siano visibili e facili da reperire.
Obiettivo del progetto creative commons con il Garante privacy
Sebbene le licenze CC non si occupino di disciplinare l’utilizzo dei dati personali ma esclusivamente delle opere opere protette dal diritto d’autore, la violazione di diritti di natura diversa, come il diritto all’immagine o alla privacy, può nuocere alla regolare circolazione delle opere rilasciate con licenza CC e minare la fiducia nel medesimo strumento contrattuale.
L’obiettivo del progetto in questione con il garante privacy, dunque, è quello di valutare l’applicabilità del modello realizzato da CC per il diritto d’autore al settore della privacy e della gestione dei dati personali, consentendo ai titolari del trattamento di generare in maniera automatica un’informativa semplice e chiara e, al contempo, informare chiaramente gli utenti sull’utilizzo che verrà fatto dei loro dati personali, consentendo loro di esprimere l’eventuale consenso al trattamento sulla base di una effettiva consapevolezza. Inoltre, e specularmente a tale obiettivo, si intende esplorare la possibilità di fornire agli interessati degli strumenti altrettanto chiari e standardizzati, in modo che possano facilmente indicare le modalità con le quali siano trattate on line le informazioni che li riguardano.
In senso più generale, dunque, si intende semplificare l’attività sia dal punto di vista del titolare del trattamento sia da quello dell’interessato, con l’obiettivo di migliore la comprensione e la gestione della privacy nel contesto del web, consentendo l’acquisizione di una maggiore coscienza in materia.
Lo studio prende le mosse dall’analisi del contesto italiano, ma l’obiettivo finale è quello di creare un sistema da mettere a disposizione di tutti gli Stati membri europei per costruire un ambiente digitale in cui le questioni legate alla protezione dei dati siano gestite in modo coordinato nel mercato unico digitale. La condivisione dei mezzi e degli strumenti, peraltro, è parte del metodo Creative Commons che ha costruito negli anni un network internazionale in grado di creare reti e rapporti a livello globale.
La collaborazione tra il Garante e il Capitolo italiano di Creative Commons, dunque, pone le basi per una visione coordinata e armonizzata delle questioni che riguardano l’intero ambiente digitale in un’ottica di regolamentazione e definizione che tenga conto delle complessità e delle sfide che la velocità del progresso tecnologico richiede.
Il ruolo del capitolo italiano di Creative Commons
Il Capitolo italiano di Creative Commons persegue a livello locale l’implementazione dei valori sanciti da CC a livello globale, avvalendosi di collaboratori volontari e del proprio membro istituzionale, l’Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari (IGSG) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Il Capitolo svolge un importante ruolo di intermediazione, promuovendo l’implementazione delle licenze e degli strumenti legali per il pubblico dominio sul territorio italiano anche da parte delle istituzioni pubbliche, degli istituti di istruzione e degli istituti di tutela del patrimonio culturale che manifestano interesse per questi strumenti.
È fondamentale, infatti, adattare e interpretare le licenze alla luce del quadro normativo italiano e in relazione alle precipue caratteristiche del patrimonio culturale della penisola, favorendo la predisposizione per l’open culture e assistendo i soggetti preposti alla tutela dei beni culturali.
L’attività di Creative Commons ha avuto impulso a partire dalla fine degli anni ‘90, quando il diritto d’autore ha subìto l’amplificazione delle possibilità di sfruttamento da parte degli utenti grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali. Ciò che è accaduto in quel periodo nel campo del diritto d’autore, si verifica oggi allo stesso modo con l’intensificazione dell’utilizzo dei dati che, con l’evoluzione incessante delle tecnologie emergenti, rappresenta un trend in continua ascesa.