privacy e concorrenza

Gli Usa verso più tutele ai bambini online, passi per nuove regole su big tech

Presentato un disegno di legge che dovrebbe intervenire sulla tutela dei bambini nel mondo dei social media. Arriva in contemporanea all’analoga (ma più ampia, anche su temi privacy, responsabilità piattaforme e concorrenza) proposta della commissione indipendente su Future Tech

Pubblicato il 18 Feb 2022

Antonino Mallamaci

avvocato, Co.re.com. Calabria

big tech

Mentre Meta (Facebook) era impegnata – udite udite –  in operazioni di restyling, come cambiare il nome del feed togliendo la parola news e annunciare urbi et orbi che i lavoratori saranno chiamati d’ora in avanti “Metamates“, e non più facebookers, due Senatori degli Stati Uniti hanno presentato un disegno di legge che dovrebbe intervenire sulla tutela dei bambini nel mondo dei social media.

Gli Usa a tutela dei bambini online

Il senatore democratico Blumenthal e la senatrice repubblicana Blackburn, col loro progetto denominato Kids Online Safety Act, mirano a dare ai genitori un maggiore controllo sul tempo dei propri figli online.

Una proposta di legge che arriva in contemporanea all’analoga (ma più ampia,  anche su temi privacy, responsabilità piattaforme e concorrenza) proposta della commissione indipendente su Future Tech (vedi sotto).

Stati Uniti, verso regole nazionali su privacy e responsabilità big tech

I dettagli della nuova legge per i bambini

Le piattaforme  fornirebbero a genitori e minori di 16 anni degli strumenti semplici per limitare il tempo trascorso on line (tenendo traccia di tale tempo e rinunciando alla riproduzione automatica) e proteggere i dati.

Inoltre, dovrebbero offrire a genitori e minori la possibilità di modificare gli algoritmi di raccomandazione, consentendo loro di limitare o vietare determinati tipi di contenuti.

Secondo Blumenthal, la legge consentirebbe “a bambini e genitori di riprendere il controllo e il potere sulle loro vite online”.

Il disegno di legge prevede anche l’obbligo per le aziende di prevenire la promozione dell’autolesionismo, dei disturbi alimentari, del bullismo e degli abusi sessuali sui bambini. Consentirebbe inoltre al governo federale di creare un programma per consentire ai ricercatori di accedere ai dati delle aziende per ricerche sui potenziali danni della tecnologia su bambini e adolescenti.

Il confronto con UK ed Europa

La vecchia legge, il Children’s Online Privacy Protection Act, si applica solo ai bambini di età inferiore ai 13 anni e risale a un tempo in cui ancora non esistevano Facebook, Instagram, e YouTube, quindi da tempo la necessità di nuove norme, adeguate ai tempi, viene avvertita da tanti politici di entrambi gli schieramenti, sia a livello federale che a livello di singoli Stati. Un grande pungolo è stato costituito dalle tante inchieste condotte dal Wall Street Journal e da altre importanti testate a seguito delle rivelazioni di Frances Hogan, che con i Facebook files e i Facebook papers ha svelato i danni prodotti dalle piattaforme del Gruppo (oggi Meta) soprattutto sulle adolescenti. Ma la parte più inquietante dello scandalo scaturito dalle informazioni diffuse dalla whistleblower  è legata al fatto che l’azienda di Zuckerberg era perfettamente a conoscenza  dei problemi e non è mai intervenuta per evitarli, solo in ragione della necessità di garantire che il tempo di permanenza degli utenti sui social non diminuisse. Una cruda questione di soldi!

Anche la legislazione approvata nel Regno Unito – l’Age Appropriation Design Code, o semplicemente Children’s Code – e quella in via di definizione nell’Unione europea – Digital services act e Digital markets act – hanno certamente contribuito a portare ai primi punti dell’agenda politica d’oltreoceano l’esigenza di intervenire in un campo lasciato alla più assoluta deregulation per troppi anni.

Ciò, come dicevamo, anche a livello statale: in California, due membri delle  istituzioni, una democratica e un repubblicano, hanno presentato un disegno di legge, il “California Age-Appropriate Design Code Act”, modellato sulle normative britanniche.

Per cogliere il clima, basti ricordare che durante la presentazione del progetto i senatori Blumenthal e Blackburn hanno accusato senza infingimenti le Big Tech di spingere contenuti tossici per “migliorare i loro profitti”.

Le proposte della Commissione Future Tech per la privacy e la tutela bambini

Molti commentatori ritengono tuttavia che una forte e decisiva spinta sia venuta dal rapporto “The future of tech: a blueprint for action” pubblicato da un panel indipendente, la Future of Tech Commission, nel quale  si chiede agli Stati Uniti di sviluppare una strategia nazionale per la politica tecnologica, che includa nuove protezioni della privacy per i bambini, nonché restrizioni più ampie sulla raccolta di dati personali e un’applicazione rigorosa delle norme a tutela dei consumatori, ciò per  affrontare i danni causati da Internet e sostituire un miscuglio di normative che hanno accompagnato l’ascesa dell’economia digitale. ”

Abbiamo avuto una sorta di mentalità da selvaggio West”, ha dichiarato Margaret Spellings, membro della commissione ed ex segretario all’istruzione degli Stati Uniti con George W. Bush. “Questo ha dato i suoi frutti, ma è ora di avere più controllo”.

Il rapporto chiede l’istituzione di un fondo per i media di interesse pubblico per sostenere le fonti locali di notizie e informazioni, che sarebbero finanziate dalle società tecnologiche attraverso mezzi come contributi diretti o una percentuale delle multe federali alle società tecnologiche.

Altre raccomandazioni concernono: una legislazione completa sulla privacy che limiti la raccolta e l’utilizzo delle informazioni che vanno dai consumatori alle aziende, vietando totalmente la raccolta dei dati dai minori di 16 anni (oggi previsto per i minori di 12 anni); il divieto della pubblicità comportamentale sempre per i minori di 16 anni; una maggiore trasparenza degli algoritmi che le aziende tecnologiche utilizzano per indirizzare i contenuti a utenti specifici; la creazione di un consiglio della Casa Bianca per coordinare la politica tecnologica, concentrando le responsabilità oggi in mano a diverse (troppe) agenzie.

Secondo un sondaggio realizzato dalla Future of Tech Commission, gli americani hanno profonde preoccupazioni per il potere esercitato dalle grandi aziende tecnologiche e vogliono che il governo federale prenda una posizione più forte nella loro regolamentazione. Addirittura l’84 % si è detto “molto preoccupato” per gli effetti dei social media sui bambini. Questo risultato conferma, a dire di un membro del panel, che “Il popolo americano sta cercando una leadership a Washington per rendere la protezione dei bambini e delle famiglie dai danni online una priorità assoluta”.

Potrebbe essere la volta buona, almeno sullo specifico versante della tutela dei bambini. Per agire su altri piani – ad esempio, chi e come possa e debba intervenire su contenuti d’odio o disinformativi e più in generale la prima legge privacy federale analoga a Gdpr europeo–  le difficoltà non mancano, e presumibilmente non si giungerà al consenso bipartisan necessario e ravvisabile nell’iniziativa dei senatori Blumenthal e Blackburn. In attesa di tempi migliori, se il disegno di legge sui minori andasse in porto sarebbe comunque un grosso risultato.

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