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Snowden, dieci anni dopo: ecco l’eredità del grande scandalo privacy



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A dieci anni dalle rivelazioni di Edward Snowden, uno dei più grandi scandali che abbiano mai coinvolto le istituzioni Usa, esaminiamo l’impatto del datagate sulla nostra concezione di privacy, sorveglianza governativa e sul delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e diritti individuali. Le sfide che ancora persistono

Pubblicato il 12 lug 2023

Anna Cataleta

Senior Partner di P4I e Senior Advisor presso l’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection (MIP)

Andrea Grillo

Senior Legal Consultant – Partners4Innvovation



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Sono trascorsi dieci anni dalle clamorose rivelazioni che hanno scosso l’intero globo e acceso i riflettori sulle minacce alle libertà ed alla privacy derivanti dall’eclatante abuso di potere da parte di agenzie governative statunitensi.

Ten Years Since Snowden's Revelations Were Revealed

L’esplosione del datagate

Nel giugno 2013, Edward Snowden, ex contractor dell’intelligence, ha divulgato i riservatissimi programmi di sorveglianza globale condotti dall’agenzia governativa statunitense National Security Agency (NSA). Snowden ha dichiarato, in successive interviste, di essere stato spinto, nelle sue scelte, da un senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e del diritto alla privacy, ritenendo che il pubblico avesse il diritto di sapere ciò che il governo stava facendo in segreto. La sua intenzione era quella di avviare un dibattito pubblico sul bilanciamento tra sicurezza nazionale e diritti individuali, sottolineando l’importanza di una sorveglianza governativa trasparente e responsabile. Ha anche sottolineato che la sua decisione di divulgare i documenti era stata presa dopo aver cercato di far emergere le preoccupazioni all’interno del sistema, ma senza successo, portandolo così a divenire tra i whistleblower più dirompenti dell’era digitale.

Le sue rivelazioni hanno scatenato un vero tsunami mediatico, definito iconicamente “datagate”, a cui è seguito, negli States e non solo, un acceso dibattito sulla privacy, sulla sorveglianza governativa e sul delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e diritti individuali.

Le rivelazioni di Snowden

Ripercorriamo brevemente quanto accaduto ormai dieci anni or sono ed il terremoto che ha scosso alcune tra le più importanti istituzioni Statunitensi.

Nel giugno del 2013 vengono pubblicati sul The Guardian una serie di articoli che svelavano i dettagli dei programmi di sorveglianza di massa condotti dall’NSA. Questi articoli includevano informazioni sul programma PRISM, che riguardava la collaborazione tra l’NSA e le principali aziende tecnologiche per l’accesso ai dati degli utenti, e sul programma di monitoraggio delle comunicazioni telefoniche. Venne così reso noto al grande pubblico che l’NSA aveva la possibilità di accedere in modo diretto ai server delle aziende, consentendogli di raccogliere una vasta quantità di informazioni sugli utenti: chiamate, messaggi di testo, e-mail, chat, foto, video e altri tipi di dati.

L’obiettivo del programma era quello di raccogliere informazioni di intelligence per la sicurezza nazionale, identificando potenziali minacce terroristiche o altre attività criminali. Il programma PRISM, come facile immaginare, si ergeva tuttavia a potentissimo strumento di sorveglianza di massa, non limitata, tra l’altro, ai soli cittadini statunitensi o alle persone che si trovavano sul suolo americano ed a strumento di forte ingerenza nella privacy dei cittadini.

Le rivelazioni di Snowden hanno reso noto, in modo dettagliato e puntuale, fin dove possono spingersi le autorità americane e quanto siano diffuse tali pratiche e programmi di (contro?) spionaggio, squarciando il velo di ipocrisia ed inasprendo le critiche a quei sistemi di controllo che stridono con la connotazione democratica dei contesti in cui avvengono e, inesorabilmente, comprimono quel diritto alla riservatezza riconosciuto a tutti gli individui, quale naturale declinazione di quel diritto alla dignità umana riconosciuto dai più importanti trattati internazionali.

Le conseguenze e l’eredità di Snowden

Da una prospettiva politica, queste rivelazioni hanno rappresentato un momento di riflessione profonda riguardo alla condizione democratica di alcuni Stati e ai modi in cui internet possa essere strumentalizzato per fini estranei alla sua natura.

Le rivelazioni hanno avuto difatti conseguenze di vasta portata, sia a livello nazionale che internazionale. L’indignazione pubblica e le proteste sono scoppiate in tutto il mondo, con i cittadini che hanno espresso seria preoccupazione per la violazione della loro privacy e l’abuso di potere da parte delle autorità nordamericane. Le conseguenze sono altresì sfociate in relazioni diplomatiche tese, in particolare tra gli Stati Uniti e i loro alleati (tra cui gli Stati europei), nei quali era già in fase avanzata la definizione di un regolamento generale sulla privacy.

La crescente sensibilità verso tali temi e la portata delle dichiarazioni ha portato ad una marcata diffidenza verso il sistema statunitense definito, anche in sede giudiziaria, eccessivamente permissivo nell’accesso a dati personali da parte delle autorità governative (v. sentenze CGUE Schrems I e II).

Tale perplessità sono riemerse altresì nell’attuale dibattito in seno alle istituzioni comunitarie in merito al nuovo accordo di libero scambio di dati personali da/verso gli Stati Uniti: gli effetti dirompenti di tali rivelazioni possono dirsi insomma tutt’altro che esauriti.

Snowden ha aperto un vaso di pandora e le sue scelte rimangono tanto coraggiose quanto polarizzanti. Ricordiamo infatti che Edward Snowden vive oggi da “esiliato” in Russia, in quanto accusato di aver violato segreti governativi ed è considerato, dalle frange sociali più conservative, un criminale dissidente.

I sostenitori sostengono che le sue rivelazioni fossero necessarie per smascherare le prevaricazioni del governo, mentre i critici sostengono che abbia messo a rischio e compromesso la sicurezza nazionale e alcuni fondamentali strumenti per la tutela della stessa.

Ciò che va, in ogni caso riconosciuto, è che il datagate ha portato i cittadini a mostrarsi più cauti nelle loro attività digitali, portando ad una maggiore consapevolezza sulla privacy ed all’adozione di nuovi strumenti di crittografia e protezione delle informazioni.

L’altra faccia della medaglia è che secondo vari studi le rivelazioni, abbinate all’incertezza regolatoria, hanno portato negli Stati Uniti a un aumento dell’auto-censura online, per il timore della sorveglianza di massa. Con un impatto negativo sulla partecipazione democratica.

Le conseguenze normative di Snowden negli Usa

Dopo le rivelazioni di Edward Snowden, l’ex presidente Barack Obama ha fatto diversi executive order. Uno dei più importanti è stato l’incarico alla Privacy and Civil Liberties Oversight Board (PCLOB) di revisionare e fare raccomandazioni riguardo al programma di raccolta di registri telefonici noto come Sezione 215 del Patriot Act, e il programma che permette la sorveglianza di non cittadini statunitensi, Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act.

Nel 2014, PCLOB ha emesso i suoi rapporti sulla Sezione 215 e la Sezione 702, che comprendevano una serie di raccomandazioni per la riforma di entrambi. Sebbene la Sezione 215 sia scaduta nel 2020, PCLOB sta ora sviluppando un nuovo rapporto sulla Sezione 702, previsto per quest’anno, per informare il dibattito pubblico e congressuale sulla sua riautorizzazione.

Una delle riforme legali più importanti dopo le rivelazioni di Snowden è stata l’approvazione dello USA Freedom Act, che ha posto fine al programma di raccolta di metadati telefonici della Sezione 215. Il USA Freedom Act ha portato anche altre importanti riforme, come la desecretazione delle opinioni del Foreign Intelligence Surveillance Court o la creazione di un panel di avvocati per rappresentare l’interesse pubblico in casi legali importanti.

Nonostante ciò, la riforma della sorveglianza rimane un tema di dibattito negli Stati Uniti. L’Agenzia di Sicurezza Nazionale continua a utilizzare la sua autorità secondo la Sezione 702 per raccogliere contenuti e metadati di comunicazioni di non americani all’estero, cosa che comporta anche la raccolta incidentale di comunicazioni di americani. La Sezione 702 scadrà a dicembre se non riautorizzata dal Congresso.

Attualmente, si stanno svolgendo discussioni sulla riforma, o addirittura l’abrogazione, del FISA all’interno del Congresso. PCLOB continuerà a giocare un ruolo importante in queste discussioni.

L’effetto delle rivelazioni di Snowden sulla riforma della sorveglianza negli Stati Uniti rimane un dibattito aperto. Alcuni critici sostengono che le riforme del USA Freedom Act “non sono andate abbastanza lontano”, mentre altri lodano il disegno di legge per aver gestito il “rischio per le libertà civili americane e la sicurezza nazionale”.

Conclusioni

Intervistato di recente dallo stesso Guardian sul quale erano state pubblicate le informazioni “trafugate” da Snowden, lo stesso ha dichiarato: “Non ho rimpianti per quello che ho fatto.” “L’idea che dopo le rivelazioni del 2013 ci sarebbero stati arcobaleni e unicorni il giorno dopo non è realistica. È un processo in corso. E dovremo lavorare su di esso per il resto delle nostre vite, delle vite dei nostri figli e oltre. Se pensiamo a quello che abbiamo visto nel 2013 e alle capacità dei governi di oggi, il 2013 sembra davvero poca cosa”.

Come afferma lo stesso Snowden, l’idea che dopo le sue rivelazioni ci sarebbe stato un cambiamento immediato e radicale è irrealistica. La lotta per il rispetto dei “sacri” limiti della privacy è un processo in corso, che richiede impegno e lavoro costante per il resto delle nostre vite e oltre, coinvolgendo anche le generazioni future. Per quanto l’attenzione verso questi temi sia indubbiamente accresciuta, le tecnologie si sono rapidamente evolute, consentendo ai governi di raccogliere e analizzare una mole sempre più ampia di dati personali.

L’utilizzo quotidiano di dispositivi connessi, l’espansione del mondo digitale, la diffusione di tool AI-based hanno reso ancora più complesso il compito di proteggere la privacy degli individui. Il dibattito circa l’influenza e i potenziali rischi di un’assenza di contropoteri agli asseriti (e prevaricanti) interessi di sicurezza nazionale – o internazionale – è tutt’altro che sopito e dovrà essere mantenuto sempre vivo ed attuale.

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