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Il Garante Privacy arriva su Twitter: perché l’abbiamo fatto

Da marzo, il Garante della Privacy è anche su Twitter: le ragioni di una scelta, le interazioni più frequenti, i servizi in cantiere e il ruolo dei cittadini

Pubblicato il 31 Mag 2021

Baldo Meo

Responsabile del Servizio "Relazioni esterne e Media" del Garante per la Protezione dei Dati Personali

garante privacy twitter

Il profilo Twitter del Garante della Privacy, @GPDP_IT, è online da marzo. Iniziare a cinguettare nel 2021 può sembrare un gesto tardivo. Ma, come servizio relazioni esterne e media, avevamo bisogno di capire meglio i meccanismi e le dinamiche di questo social e di attrezzarci per affrontare quella che per noi era una sfida inaggirabile, una scelta divenuta necessaria.

Così necessaria che a dicembre 2020 ci è sembrato impossibile non metterci a lavorare per presentare internamente un progetto forte, coerente, ben delineato.

L’ipotesi di un profilo Twitter è stata valutata per la prima volta nel 2016, stagione d’oro del social network. Ma i tempi per noi non erano ancora maturi. Questa premessa ci permette di rileggere il percorso che ci ha portati ad oggi, riconoscerlo senza giudizio, con le sue complessità e qualche curva parabolica, trarre un primo bilancio e guardare in prospettiva.

Garante Privacy su Twitter: le ragioni di una scelta

Sono state diverse le ragioni che hanno portato all’apertura dell’account Twitter del Garante per la Protezione dei Dati Personali.

La prima, più evidente, è che lo spazio di Twitter non era presidiato, se non con un account personale che costituiva una soluzione ibrida.

Il pensiero che, come gruppo di lavoro, ci ha guidati nella progettazione e nella preparazione del progetto, si è incentrato sul non voler rinunciare alla dimensione istituzionale del profilo del Garante, elaborando una precisa social media policy, definendo il tono di voce e chiare regole d’ingaggio con l’obiettivo di far conoscere sempre meglio al pubblico social l’attività dell’Autorità.

Era anche essenziale convogliare l’attenzione verso una parola chiave come #garanteprivacy e partecipare attivamente al flusso informativo per accompagnare e sviluppare l’informazione sui temi della privacy e della protezione dei dati personali.

Avevamo poi la concreta necessità di ottimizzare la comunicazione da affiancare agli altri nostri canali social (Linkedin, Telegram, Instagram). E Twitter, in quanto canale di influencer, di esperti e di rappresentanti del mondo dell’informazione, rappresenta una chiusura del cerchio estremamente importante.

L’accoglienza immediata e sincera che è stata riservata al profilo ci ha confermato, tra l’altro, che siamo venuti incontro anche ad un bisogno diffuso di presenza del Garante sul social network.

Essere su Twitter costituisce per il Garante un’opportunità enorme per svolgere uno dei compiti fondamentali attribuito dal Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali alle Autorità di garanzia: quello di promuovere presso il pubblico la consapevolezza, di sensibilizzare le persone riguardo ai rischi che può comportare il trattamento dei loro dati e favorire la conoscenza delle norme, delle garanzie e ai diritti loro riconosciuti.

Uno strumento dunque indispensabile per realizzare la nostra mission formativa e informativa e far crescere un’autentica cultura della privacy in cittadini, imprese, istituzioni.

Garante Privacy su Twitter: le domande dei cittadini e i servizi in cantiere

Il primo bilancio sull’esperienza del profilo Twitter del Garante Privacy non si basa solo sul numero di follower, ma sulla tipologia delle interazioni che si sono sviluppate e a cui stiamo prestando grande attenzione.

Abbiamo trovato conferma di quanto ci sia preoccupazione per la privacy dei minori online o, più in generale, per le forme di profilazione occulta.

Ma ci siamo trovati, come era del tutto prevedibile, anche nel mezzo di questioni di forte attualità: basti pensare alla “certificazione verde”, alla diffusione dei video nell’ambito del caso Grillo o ad alcuni seri data breach.

Altro aspetto interessante rilevato, sicuramente prevedibile, ma non dimensionabile a priori, è che gli utenti hanno iniziato a menzionare il profilo @GPDP_IT per porre questioni che nascono dall’esperienza quotidiana: dalle informative poco chiare di una newsletter ai banner che carpiscono informazioni fino ai problemi causati dal telemarketing aggressivo.

In questi casi, il profilo è grato a chi lo ingaggia perché permette di tarare la comunicazione su casi reali, tangibili, che appartengono all’esperienza di ciascuno, ma anche di orientare gli utenti verso il processo “dalla protesta alla segnalazione formale” e che ha come punto di approdo il nostro Urp.

Dopo poche settimane di attività, la sensazione è che sia proprio questa vasta platea di cittadini a risultare l’interlocutore più diretto a cui indirizzare quel “conoscere i tuoi diritti e il valore dei tuoi dati”, che abbiamo scelto per il primo tweet.

Stiamo quindi immaginando per i prossimi mesi di proporre focus tematici, magari anche cercando di coinvolgere in questi momenti di approfondimento i nostri numerosi “evangelist”, esperti del settore con una passione per la divulgazione.

Ultimo e rilevante tema di questa esperienza su Twitter è legato invece ai confini del profilo.

Da una parte, non può e non deve sostituire il lavoro, prezioso, che viene svolto dai colleghi dell’ufficio relazioni con il pubblico. E non certo perché Twitter non sia in grado di rappresentare un ulteriore punto di contatto, anzi.

È tuttavia importante, per non dire fondamentale, che i cittadini si impegnino a segnalare correttamente, non limitandosi a produrre screenshot o a scrivere che qualcosa è andato loro storto. La corretta segnalazione è un servizio che ognuno di noi rende all’intera comunità e in questo senso il profilo Twitter, prestandosi a fare da catalizzatore, può svolgere un ruolo fondamentale nel favorire una buona prassi.

Di contro, il profilo non potrà disperdersi tra ingaggi continui o cedere alla tentazione di farsi eleggere moderatore in dibattiti tra influencer, pena la violazione di quel confine entro cui si deve mantenere un profilo istituzionale, che non può e non deve prendere posizione al posto dell’istituzione che rappresenta e alla quale presta la voce.

Ma questo confine è, tutto sommato, la scommessa o il rischio di ogni relazione, dentro e fuori dai social. Così come lo è un principio che abbiamo scelto di usare nel gruppo di lavoro: accettare di poter correggere la rotta, come avviene in ogni viaggio. Il nostro è appena iniziato, l’invito è seguirci.

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