Un esame comparato

L’influenza della Cina su TikTok: Usa e Ue provano a difendere democrazia e sicurezza nazionale

Pechino vuole una preminenza globale e, per questo, usa tutto l’arsenale a sua disposizione, compreso il social TikTok. Ma perché se le democrazie occidentali si sentono minacciate, semplicemente non vietano l’app? In gioco ci sono libertà di espressione e sicurezza nazionale occorre trovare un equilibrio

Pubblicato il 17 Feb 2023

tiktok challenge

TikTok, conosciuto anche come Douyin in Cina, è un social network cinese lanciato nel settembre 2016, inizialmente con il nome musical.ly. Il controllo e l’influenza di Pechino sulla piattaforma – che  ha oggi superato i due miliardi di utenti in tutto il mondo – sollevano preoccupazioni fondamentali per la sicurezza nazionale dei paesi democratici.

Approfondiamo allora le ragioni dei timori manifestati dalle democrazie occidentali nei confronti di TikTok e facciamo il punto sulle contromosse di Ue e Usa.

I rapporti tra TikTok e Pechino

Il social è di proprietà di ByteDance, [1] una società tecnologica globale con sede a Pechino che ha una significativa presenza commerciale in Cina. I legami di ByteDance con Pechino la rendono suscettibile al controllo e all’influenza del Partito Comunista Cinese (PCC) e del governo cinese attraverso diversi meccanismi “coattivi” anche “formali” [2]. In primo luogo, la legge cinese sull’intelligence nazionale [3] richiede a tutti i cittadini e tutte le organizzazioni, inclusa un’azienda come ByteDance e i suoi dipendenti, di partecipare (obbligatoriamente) ad attività di intelligence nazionali ed estere. In secondo luogo, il governo cinese detiene una quota di proprietà [4] nel Beijing Douyin Information Service [5] la sussidiaria di ByteDance e affiliata di TikTok che gestisce le attività cinesi di ByteDance. Sebbene siano noti pochi dettagli su questo investimento, Weibo (la versione cinese di Twitter) ha rivelato agli Stati Uniti un accordo simile che conferisce al governo cinese “diritti di veto su determinate questioni relative a” decisioni sui contenuti [6]. Un terzo punto di pressione è la legge cinese sul controllo delle esportazioni (ECL), [7] che copre anche la tecnologia di raccomandazione video di TikTok e quindi consente al governo di Pechino il potere di vietare o limitare il trasferimento della tecnologia al di fuori della Cina. [8]

Il controllo e l’influenza del PCC su ByteDance sollevano preoccupazioni fondamentali per la sicurezza nazionale dei paesi democratici su TikTok. La prima è che l’app potrebbe essere, anzi già lo è, un meccanismo del PCC per raccogliere le informazioni personali degli utenti del social media e usarle contro di loro. [9] La seconda è che il PCC potrebbe utilizzare TikTok per campagne di censura, disinformazione e propaganda contro le elezioni democratiche di altri paesi, altre parti fondamentali della società e delle istituzioni. [10]

Inoltre, la legge sulla Sicurezza dei Dati cinese (DSL) del 2021 mostra la visione di Xi Jinping della “civiltà digitale”, un mondo in cui gli spazi digitali creano una “collettività dal destino comune” con le caratteristiche del PCC. Attraverso la radicale trasformazione delle pratiche di gestione interna dei dati, Xi intensificherà la supervisione sociale ed espanderà l’influenza globale della Cina. [11]

La DSL, entrata in vigore il 1° settembre 2021, offre un quadro giuridico che articola questa visione, ed è una costellazione di principi per la regolamentazione dei dati e delle industrie basate sui dati. La legge ha ricevuto molta attenzione in quanto è un veicolo sia per la crescita interna, che per l’espansione dell’influenza globale dell’industria tecnologica cinese. Oltre alla sua ampia definizione di “dati” e di “infrastruttura di informazioni critiche”, la DSL regola la “governance globale dei dati extraterritoriali”; come “certi sistemi tecnologici [che] consentono nuove forme di territorializzazione e territorialità”.[12] “Man mano che le aziende cinesi (basate sull’acquisizione e l’analisi sui dati) crescono e il mercato cinese rimane al centro delle aspirazioni di crescita delle multinazionali che fanno affari in Cina, l’influenza della DSL crescerà di pari passo”. [13]

Oltre alle limitazioni all’esportazione dei dati relative alle richieste di governi esteri, l’articolo 24 del DSL afferma la necessità di controlli sull’esportazione dei dati per la sicurezza nazionale. La legge “sfrutta la giustificazione della sicurezza nazionale per affermare un’ampia autorità su tutte le pratiche di raccolta dei dati, incluso il processo di revisione della sicurezza nazionale. Riafferma i principi della protezione dei consumatori, dell’accesso del governo ai dati e dell’applicazione extraterritoriale della sovranità informatica della Cina”. Si coglie immediatamente una fondamentale implicazione politica e giuridica: la legge genera condizioni per applicazioni internazionali complesse, senza un’infrastruttura di regolazione internazionale. [14]

“Attraverso un reticolo di leggi e regolamenti recenti, il presidente cinese Xi Jinping ha lavorato duramente per rendere il Partito Comunista Cinese il broker di dati più potente del mondo. Xi realizza questo isolando i dati cinesi dal mondo, esercitando un nuovo potere extraterritoriale sui flussi di dati globali e mettendo le società straniere che operano in Cina, e viceversa, sotto un vincolo legale, il tutto assorbendo i dati di altri Paesi con mezzi leciti e illeciti. Il vasto oceano di dati, proprio come le risorse petrolifere durante l’industrializzazione, contiene un’immensa potenza produttiva e opportunità” – ha affermato Xi. “Chiunque controlli le tecnologie dei big data controllerà le risorse per lo sviluppo e avrà il sopravvento”. [15]

Bisogna considerare che la Cina è ricca, industrializzata, controlla le più importanti catene globali di approvvigionamento e crea dipendenze. Essa è fortemente orientata alla tecnologia, con il presidente Xi Jinping che persegue una leadership globale nel settore. L’interferenza del PCC anche nell’economia internazionale non è facilmente individuabile ed il Partito continua ad utilizzare la propria potenza per costringere aziende e Stati a fare cose che non sceglierebbero di fare in assenza di una coartazione. Pechino vuole una preminenza globale e, per questo, utilizza tutto l’arsenale a sua disposizione: operazioni di influenza, cooptazione economica, politica, diplomazia, forza militare. Metodologie e strumenti che spesso si pongono anche al di fuori della legalità internazionale. Pechino è una grande potenza revisionista che per decenni ha accumulato ricchezze, sviluppato capacità militari di livello mondiale e diffuso la sua influenza in tutto il globo con l’obiettivo a lungo termine di riscrivere l’ordine internazionale. [16]

La posizione degli Stati Uniti

Il direttore dell’FBI Chris Wray ha già avvertito a fine 2022 che TikTok è controllata da un governo, quello cinese, che “non condivide i nostri valori” e potrebbe “usarla per operazioni di influenza”. La principale fonte di allarme è il fatto che il governo cinese detenga la chiave dell’algoritmo di raccomandazione dell’app, ha detto Wray in un intervento alla Gerald R. Ford School of Public Policy dell’Università del Michigan. Questo controllo “consente loro di manipolare il contenuto e, se lo desiderano, di utilizzarlo per operazioni di influenza”. Il governo cinese mantiene anche la capacità di raccogliere i dati degli utenti, ha osservato. “Tutte queste cose sono nelle mani di un governo che non condivide i nostri valori e che ha una missione che è molto in contrasto con ciò che è nel migliore interesse degli Stati Uniti. Questo dovrebbe preoccuparci”. [17]

Già in passato, TikTok divenne rapidamente l’obiettivo del governo federale statunitense, con l’amministrazione Trump che minacciò di vietare l’app. Le preoccupazioni includevano i presunti legami di ByteDance con il governo e l’esercito cinese (PLA), insieme alle critiche sulle violazioni della privacy dei bambini da parte dell’azienda. [18]

Nel settembre 2022 l’amministratore delegato di TikTok, Vanessa Pappas, ha testimoniato in un’udienza al Senato statunitense sostenendo che la società non memorizza i dati degli utenti statunitensi in Cina e non li condivide con ByteDance. [19] “I funzionari del governo cinese non hanno accesso ad esso”, ha detto. Oracle dal 2022 ha anche iniziato ad esaminare gli algoritmi e i modelli di moderazione dei contenuti di TikTok per assicurarsi che non vengano manipolati dalle autorità cinesi.[20]

Anche a livello europeo è stata chiesta nel 2020, dal garante italiano per la privacy, una task force contro i rischi del social cinese, perché “è importante che i cittadini europei sappiano come vengano usati i dati caricati e se effettivamente vengano controllati dal governo centrale cinese”. [21]

In India, il 29 giugno 2020, il Ministero dell’elettronica e della tecnologia dell’informazione ha bandito TikTok insieme ad altre 58 app cinesi perché rappresentano una minaccia alla sovranità e alla sicurezza nazionale dopo lo scontro militare tra truppe indiane e cinesi in un territorio conteso lungo il confine condiviso in Ladakh. Il governo indiano ha affermato che la decisione di vietare le app è stata quella di proteggere i dati e la privacy dei suoi 1,3 miliardi di cittadini e di porre fine alla tecnologia che “rubava e trasmetteva di nascosto i dati degli utenti in modo non autorizzato a server al di fuori dell’India”. [22]

Queste preoccupazioni e i rischi associati identificano chiaramente TikTok come uno strumento per le operazioni di informazione controllate dal PCC [23] ma vietarla non è un’opzione facile.

La visione della prevalenza della sicurezza nazionale sulla libertà di parola potrebbe rendere, anche prima facie, il suo “divieto generalizzato” un risultato ragionevolmente semplice e accettabile. [24]

Tuttavia, il fattore fondamentale che complica il quadro è che milioni di persone negli Stati Uniti e in Europa utilizzano l’app TikTok come piattaforma di espressione; la libertà di espressione e di parola sono protette dal Primo Emendamento statunitense e da tutte le costituzioni democratiche dei paesi dell’UE.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, nelle ultime settimane, il Congresso è prevalso sull’esecutivo nel dibattito su TikTok approvando una legislazione che vieta l’app dai dispositivi del governo federale. [25]

Un altro disegno di legge bipartisan, noto come ANTI-SOCIAL CCP Act, [26] se approvato, andrebbe molto oltre, vietando completamente a TikTok di operare in tutti gli Stati Uniti. La proposta, avanzata a dicembre 2022 dal senatore Marco Rubio, prevederebbe di bloccare anche tutte le transazioni da qualsiasi società di social media all’interno o sotto l’influenza di Cina e Russia. La commissione per gli affari esteri della Camera prevede di tenere un voto già nel mese di febbraio 2023. La data, pianificata dal rappresentante del presidente del panel Michael McCaul, mirerebbe a fornire alla Casa Bianca gli “strumenti legali” per vietare TikTok per motivi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Un divieto dell’app, dovrebbe affrontare ostacoli significativi al Congresso per passare e richiederebbe almeno 60 voti al Senato [27]. Con queste azioni, sostiene Pablo Chavez (Adjunct Senior Fellow presso il Center for a New American Security’s Technology e il National Security Program), che il Congresso si sta assumendo maggiori responsabilità nel decidere il futuro del servizio di condivisione video è molto positivo. “Dato l’impatto potenzialmente enorme del fatto che l’app possa continuare a funzionare negli Stati Uniti, l’impegno e l’azione del Congresso in questa materia sono benvenuti e necessari per aiutare a guidare, in un momento critico, la direzione della strategia tecnologica statunitense, ancora in evoluzione, verso la Cina”. [28]

Dalla fine del 2019, TikTok [29] è stata oggetto di un’indagine segreta sulla sicurezza nazionale condotta dal Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti. Conosciuto come lo CFIUS, [30] il comitato del ramo esecutivo esamina le implicazioni per la sicurezza nazionale delle transazioni estere con entità statunitensi e raccomanda come affrontare tali preoccupazioni al presidente. [31]

Ad esempio, nel dicembre 2016, il presidente Obama, agendo su raccomandazione dello CFIUS, vietò [32] ad una società di proprietà cinese l’acquisto di un produttore statunitense di tecnologia utilizzata nei sistemi d’arma americani.

Alcuni hanno criticato il CFIUS per aver impiegato più di tre anni per prendere una decisione su TikTok. [33] Tuttavia, prosegue Pablo Chavez [34], “TikTok solleva domande chiave su come il governo degli Stati Uniti dovrebbe difendere l’integrità della società statunitense fondamentalmente aperta, democratica e vincolata alle regole, soprattutto in questo periodo di crescente competizione con il Partito Comunista Cinese. Affrontare queste domande richiede un approccio più olistico agli interessi nazionali che vada oltre l’ambito dell’autorità e del mandato dello CFIUS”.

Vi sono crescenti motivi di preoccupazione per la massiccia presenza dei cittadini americani (molti dei quali minorenni) sul social media TikTok e per i suoi legami con Pechino, ma vietarlo non è un’opzione facile. Il governo degli Stati Uniti non ha l’autorità per vietare la parola. I post su TikTok sono protetti dal Primo Emendamento poiché sono una forma di discorso (libertà di parola e di espressione sono principi basilari delle moderne democrazie liberali). Ciò significa che non possono essere banditi più di quanto a una persona che desidera accedere alla propaganda russa può essere vietato leggere la Pravda o RT. [35]

Questo è un motivo fondamentale per cui il Congresso dovrebbe lottare per il destino di TikTok invece di lasciare la questione esclusivamente al CFIUS, che è progettato per concentrarsi solo sull’identificazione dei problemi di sicurezza, sulla valutazione dei rischi e sulla proposta di soluzioni per mitigare o eliminare tali rischi. [36]

Al contrario, il Congresso ha l’autorità e la responsabilità di soppesare (cd. ponderazione degli interessi) le implicazioni del Primo Emendamento, sia sostanziali che simboliche, riguardo la chiusura di una piattaforma come TikTok. Infatti, nei casi di emergenza nazionale, quando un presidente ha i poteri più ampi e forti, il Congresso si riserva il diritto di limitare la libertà di espressione e gli nega tale autorità. [37] Nello specifico, l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) conferisce al presidente ampi poteri di emergenza per affrontare le minacce straniere [38], ma nega all’esecutivo l’autorità di vietare le comunicazioni personali e l’importazione o l’esportazione di qualsiasi tipo di informazione o materiale informativo, indipendentemente dal mezzo, durante l’emergenza. [39]

Quindi, gli Stati Uniti potrebbero utilizzare l’International Economic Emergency Powers Act (IEEPA), che concede al presidente un’ampia discrezionalità sulle entità straniere, ma l’IEEPA non gli conferisce l’autorità di sospendere la costituzione. [40]

Precisa Chavez che l’ANTI-SOCIAL CCP Act eliminerebbe i guardrail del Primo Emendamento dell’IEEPA e indicherebbe semplicemente al presidente di vietare TikTok. Questa è la corretta via da seguire per la ponderazione degli interessi coinvolti. Infatti, “il Congresso dovrebbe considerare esplicitamente la libertà di espressione e altri valori americani fondamentali come parte dell’analisi della sicurezza nazionale di TikTok e di qualsiasi legislazione correlata che propone. Ciò evidenzierebbe che una delle risorse più preziose degli Stati Uniti è l’adesione a questi valori, un elemento cruciale dell’influenza nazionale degli Stati Uniti e della credibilità internazionale”.[41]

Prendere in considerazione le conseguenze della libertà di espressione con un divieto generalizzato di TikTok non porta necessariamente a mantenere lo status quo o a lasciare che TikTok continui a operare con restrizioni speciali. Si potrebbero anche correttamente indicare servizi sostanzialmente simili come valide alternative per la libertà di espressione. In tal senso, il divieto dell’India su TikTok potrebbe fornire dati utili.

Dal 2020, il governo indiano ha vietato più di 300 app di proprietà o affiliate a società cinesi ai sensi dell’Information Technology Act del paese. [42] Sono state sollevate preoccupazioni sia sul processo dei divieti, che è stato opaco, sia sul loro impatto sulla libertà di espressione. [43] Tuttavia, il record finora indica che, nonostante le preoccupazioni che il divieto di TikTok avrebbe ridotto il diritto di espressione online in India, diverse app simili a TikTok indiane hanno iniziato a riempire il vuoto. Tra questi c’è Moj di ShareChat, che ha circa 100 milioni di creatori e oltre 300 milioni di utenti, 180 milioni in più rispetto alla base di utenti in India di TikTok poco prima che fosse vietata. Anche le app video straniere, tra cui YouTube e Instagram, hanno ampliato la loro presenza sulla scia del divieto di TikTok. [44]

Il Congresso potrebbe anche decidere per una via di mezzo, che consentirebbe a TikTok di continuare a operare negli Stati Uniti ma con restrizioni significative. In questo scenario intermedio, il governo supervisionerebbe il sistema di raccomandazione video di TikTok, la definizione e l’esecuzione delle sue politiche di moderazione dei contenuti. Questo potere verrebbe probabilmente esercitato tramite una terza parte incaricata di supervisionare, controllare, riferire e forse modificare le politiche di regolamentazione del codice e dei contenuti di TikTok. [45]

Il social ha dichiarato che si sta preparando per una futura regolamentazione intermedia mettendo in atto controlli in virtù di una partnership commerciale con Oracle Corporation. [46] In base all’accordo, Oracle sarà responsabile di garantire che l’algoritmo di TikTok sia addestrato solo sull’infrastruttura Oracle, “garantirà un’adeguata verifica della sicurezza di terze parti e la convalida dell’algoritmo” e, insieme a revisori e il monitoraggio di terze parti, avranno anche accesso al codice sorgente di TikTok. [47] Oracle avrà anche il compito di rivedere le politiche e le pratiche di moderazione dei contenuti di TikTok, il che comporterebbe la valutazione dei sistemi di moderazione dei contenuti automatizzati del socia e dei team di revisione per garantire che entrambi agiscano in conformità con le linee guida della community di TikTok e altre norme sui contenuti e che non svengano manipolate dal PCC. [48]

Sebbene questi controlli possano rivelarsi efficaci, il lavoro di Oracle richiederebbe la supervisione del governo degli Stati Uniti per garantire che le preoccupazioni su TikTok siano adeguatamente affrontate. “Mettere il governo nella posizione di influenzare le richieste di moderazione dei contenuti – alcune delle quali potrebbero in definitiva avere poco o nulla a che fare con le operazioni di influenza del PCC – potrebbe sollevare ragionevoli preoccupazioni sul Primo Emendamento e portare alla conclusione che il disinvestimento o il divieto siano un approccio più sicuro. Inoltre, i membri del Congresso potrebbero stabilire che l’impegno del governo degli Stati Uniti con le politiche e le pratiche sui contenuti di TikTok avrebbe effettivamente fissato il livello per gli sforzi di moderazione dei contenuti anche di altre società di media, costituendo così un modo sottile e preoccupante di regolare in modo generale la libertà di espressione, al di là di TikTok”.[49]

Come suggerisce l’analisi di cui sopra, queste discussioni e decisioni possono avvenire in gran parte all’aperto piuttosto che in contesti riservati, il che è particolarmente saliente quando una decisione riguarda un servizio così vicino e sempre più radicato nella vita quotidiana di milioni di americani.

TikTok ha circa 100 milioni di utenti negli Stati Uniti: pressappoco una persona su tre sopra i 13 anni, l’età minima negli Stati Uniti per iscriversi ai servizi di social media. I membri del Congresso sono nella posizione migliore per comprendere l’impatto di un divieto o restrizione di TikTok sulla vita quotidiana dei loro elettori e spiegare loro tale scelta. “Lasciare la decisione su TikTok esclusivamente al CFIUS significa anche perdere un’opportunità per il Congresso di discutere e agire su questioni di politica digitale in un contesto specifico e concreto. Con la legislazione proposta, l’ANTI-SOCIAL CCP Act fungerebbe come catalizzatore; il Congresso potrebbe esaminare in modo più ampio i modelli legislativi e normativi esistenti che potrebbero essere applicati ai servizi online soggetti alla giurisdizione, al controllo o all’influenza del PCC. Qualunque cosa si pensi dei risultati politici dell’ANTI-SOCIAL CCP Act e di una legislazione simile, il disegno di legge sottolinea la responsabilità e l’opportunità del Congresso di continuare a impegnarsi sulla questione TikTok. Il social non è un punto debole sullo schermo radar, ma piuttosto una pietra miliare su quello che è un percorso sempre più chiaro ma insidioso verso uno scisma tecnologico tra Stati Uniti e Cina e una competizione tecnologica a lungo termine con Pechino. Con questo in mente, il Congresso ha l’opportunità di intraprendere un’azione diretta su una questione che avrà un impatto su centinaia di milioni di americani, passare ad un approccio più olistico alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti nell’era digitale e impegnarsi in un processo che metta in luce e sfrutti il governo aperto e democratico che gli Stati Uniti rappresentano sulla scena globale”. [50]

Ad esempio, suggerisce Chavez, se il Congresso statunitense consentisse a TikTok di continuare a operare negli Stati Uniti (o se la vietasse, ma volesse mettere in atto regole di trasparenza algoritmica per altri servizi sensibili al PCC), potrebbe attingere al Digital Services Act (DSA) dell’Unione europea come punto di partenza per la trasparenza algoritmica e le regole di responsabilità per TikTok e servizi simili. [51]

La posizione dell’UE e dell’Italia

L’Unione Europea ha un quadro normativo armonioso apprestato attraverso uno strumento specifico: il Digital Services Act. La legge sui servizi digitali migliora i meccanismi per la rimozione dei contenuti illegali e per l’effettiva protezione dei diritti fondamentali degli utenti online, compresa la libertà di parola. E’ un insieme di norme applicabili in tutta l’UE che istituiscono meccanismi che consentono alla Commissione e agli Stati membri di coordinare le loro azioni e garantire un’adeguata attuazione del quadro in tutta l’UE.

Digital Services Act è stato approvato il 5 luglio 2022 e costringerà le aziende tecnologiche ad assumersi maggiori responsabilità per i contenuti che appaiono sulle loro piattaforme. I nuovi obblighi includono la rimozione più rapida di contenuti e merci illegali, la spiegazione a utenti e ricercatori del funzionamento dei loro algoritmi e l’adozione di misure più rigorose sulla diffusione della disinformazione. Le aziende rischiano multe fino al 6% del loro fatturato annuo per non conformità. Le grandi piattaforme online come Facebook, ecc. dovranno rendere trasparente agli utenti il funzionamento dei loro algoritmi di raccomandazione. Agli utenti dovrebbe anche essere offerto un sistema di raccomandazione “non basato sulla profilazione”. I servizi di hosting e le piattaforme online dovranno spiegare chiaramente perché hanno rimosso i contenuti illegali e offrire agli utenti la possibilità di presentare ricorso contro tali rimozioni. Le più grandi piattaforme online dovranno fornire dati chiave ai ricercatori per “fornire maggiori informazioni su come si evolvono i rischi online”. Queste dovranno inoltre introdurre nuove strategie per affrontare la disinformazione durante le crisi. [52]

Dopo l’entrata in vigore della legge sui servizi digitali il 16 novembre 2022, le piattaforme online avranno 3 mesi di tempo per comunicare il numero di utenti finali attivi (17 febbraio 2023) sui loro siti web. Gli Stati membri dell’UE dovranno conferire poteri ai loro coordinatori dei servizi digitali entro il 17 febbraio 2024, data generale di entrata in applicazione del DSA.

Per quanto riguarda la governance, il DSA ha previsto nuove figure quali il Compliance officer, designato dalle “very large online platforms” con il compito di monitorare l’osservanza del regolamento da parte delle aziende; il Digital Services Coordinator, nuova autorità nazionale indipendente che dovrà vigilare sull’applicazione del regolamento con obblighi di trasparenza, imparzialità, tempestività di azione e report annuale sulle proprie attività. Come previsto dall’art.38, ha il compito di garantire il coordinamento nazionale sulle norme, nonché di gestire i reclami contro i provider e di indagare sulla presenza di illeciti con potere di ispezione. Accertato l’illecito, ha il compito di imporre la cessazione della violazione con sanzioni e penalità di mora, fino a chiedere alle autorità giudiziarie di Stato la restrizione temporanea dell’accesso dei destinatari al servizio interessato. I coordinatori nazionali dei servizi digitali di tutti i Stati membri compongono il comitato europeo per i servizi digitali, presieduto dalla Commissione Europea, che supporta il coordinamento interstatale e la vigilanza sulle grandi piattaforme. [53]

Tuttavia, il DSA non definisce quale contenuto sia illegale e lo lascia stabilire ai singoli paesi. In pratica è un contenitore ancora da riempire e, questo, sarà un passaggio fondamentale anche per la tutela della sicurezza nazionale dei singoli Stati membri dell’Unione.

Cosa dovrebbero fare gli Stati

Più in generale, cosa dovrebbero fare gli Stati, Italia compresa, con quelle che potrebbero essere viste come aziende con legami cinesi? Come contemperare la libertà di espressione, aperta e inclusiva, con l’indefettibile tutela della sicurezza nazionale? In più, al di là della Cina, l’Unione Europea e gli Stati membri dovrebbero esplorare l’impatto della questione TikTok sugli sforzi dei governi e della Commissione Europea per proteggere i flussi di dati transfrontalieri tentando di contemperarli con “forme restrittive” di sovranità digitale in varie regioni del mondo. [54]

Ricordiamo che, ad esempio, in Cina sono vietati tutti i social media “occidentali” (Twitter, Facebook, WhatsApp, nonché i servizi google e sostituiti con altrettanti cinesi, sotto il controllo del PCC.

Queste domande, come quelle relative alla tutela della libertà di espressione, di parola, costituzionalmente tutelate – profondamente legate all’impegno dell’Unione Europea per un Internet aperto, libero, globale, interoperabile, affidabile e sicuro che rafforza i principi democratici, i diritti umani e le libertà fondamentali – non possono esularsi dall’ambito di una profonda analisi della sicurezza nazionale.

Ciò è di fondamentale importanza poiché la rivalità dell’Occidente con la Cina è diventata sempre più una competizione di potere e di contrasti che mettono alla prova società e sistemi di governo aperti, democratici e vincolati da regole, contro il loro opposto totalitario che cerca di sopprimerli.

Ciò che l’Italia e gli Stati membri dell’Unione Europea possono fare è prendere la questione TikTok come un’opportunità di alto profilo per evolvere la revisione della sicurezza nazionale delle transazioni che coinvolgono la tecnologia cinese e allinearla più strettamente ai principi di una democrazia liberale che tuteli maggiormente sia i cittadini che lo stato di diritto.

Man mano che la revisione della sicurezza nazionale delle transazioni relative alla tecnologia che coinvolgono la Cina diventa più comune, il Parlamento italiano potrebbe ampliare esplicitamente l’ambito delle valutazioni della sicurezza nazionale per includere variabili importanti, come il potenziale impatto sui diritti fondamentali e l’effetto sulla proiezione del soft power nazionale.

L’impatto della guerra in Ucraina

Ciò, presuppone la chiara presa d’atto che il 24 febbraio 2022 il mondo è cambiato e siamo entrati in una nuova era.

La guerra aggressiva e genocida lanciata nel febbraio 2022 dalla Russia contro l’Ucraina ci ha risvegliato alla dura e cruda realtà che le aspettative, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, alla fine della Guerra Fredda nel 1991 sono state una pia illusione. È evidente che il fascino universale dell’idea democratica non ha preso forma, spontaneamente, nel “Nuovo Ordine Mondiale”, nato alla fine della seconda guerra mondiale, che avrebbe dovuto garantire una pax globale e duratura. Oggi, con la Cina, ci troviamo di fronte a un avversario determinato, intento a creare un impero che gli sia, alla fine, grato e riconosca Xi come il grande architetto del “sogno cinese del grande ringiovanimento della nazione” e di “una comunità globale dal destino comune per l’umanità”. [55]

Sebbene sia la Cina che la Russia abbiano rafforzato i loro arsenali nucleari negli ultimi anni, esse hanno anche pianificato e attuato le loro strategie attraverso una “Liminal Warfare”. Questa “guerra liminale” riguarda la cosiddetta “manipolazione della soglia”. Il modo di fare guerra cinese riguarda secondo l’esperto David Kilcullen, manovrare in uno spazio che è al di fuori della nostra definizione di conflitto.

La Cina e la guerra totale

I cinesi abbracciano l’escalation orizzontale ampliando lo spettro della competizione e del confronto al punto che il campo di battaglia è ovunque e la guerra è totale. In questo senso, il controllo di mezzi tecnologici, social media, sistemi 5G, acquisti immobiliari strategici, ponti, autostrade e porti di tutto il mondo, il controllo di alcuni tipi di investimenti nella catena di approvvigionamento e nelle infrastrutture critiche, sono tutti descritti nel libro Unrestricted Warfare del 1999 (scritto dai colonnelli cinesi Qiao Liang e Wang Xiangsui) come operazioni di guerra “transmilitari” e “non militari”. [56]

Gli autori di quel documento parlano di strategie di combinazione che mescolano mezzi letali e non letali, militari e non militari (comprese reti criminali o organizzazioni civili) mettendo in gioco tutta una varietà di competizioni, combinandole in un’architettura senza soluzione di continuità. [57]

La “Liminal Warfare” di Kilcullen implica l’integrazione di politiche economiche, legali, militari, di intelligence e cyber in un unico mix, senza soluzione di continuità di attività e di manovra, incentrate sulla definizione delle operazioni con l’avversario prima del lancio di un’operazione militare. [58]

È quella cosiddetta “zona grigia” – nella quale rientrano anche le operazioni che il PCC conduce attraverso società globali come quella che possiede TikTok – che oggi deve essere studiata, codificata e i relativi fatti sanzionati anche al fine di tutelare la nostra sicurezza nazionale.

La posizione Ue e Nato verso la Cina

Ricordiamo la posizione presa dall’Unione Europea e dalla Nato nei confronti della Cina.

Lo scontro si è fatto durissimo nel 2021 tra Europa, Stati Uniti e Cina, con un botta e risposta di sanzioni e contromisure che non si vedeva da tre decenni. Il Parlamento Europeo ha anche bloccato il 20 maggio 2021 la ratifica del nuovo accordo sugli investimenti con la Cina. Inoltre, il 16 settembre 2021, ha adottato un’importante Risoluzione sulla “Nuova strategia UE-Cina”, notificata anche al governo della Repubblica Popolare Cinese. È un documento politico, programmatico, economico e geopolitico, che traccia la rotta dell’Unione Europea verso una rinnovata unione transatlantica. [59] La NATO, nella sua revisione del concetto strategico sulla Cina del giugno 2022, ha detto: “Le ambizioni dichiarate (RPC) e le politiche coercitive sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori”. “L’approfondimento della partnership strategica tra la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa… è in contrasto con i nostri valori e interessi”. [60]

Inoltre, il legislatore dovrebbe prendere in considerazione l’unificazione della revisione delle transazioni tecnologiche cinesi (e forse di altri paesi impegnativi) sotto un unico organo istituzionale per garantire coerenza, creare efficienze e accrescere e mantenere le competenze sulle questioni di sicurezza nazionale legate alla tecnologia. Evitare processi e ambiti di autorità differenti, nel tempo rischiano di produrre risultati incoerenti e persino contraddittori tra l’esecutivo (con provvedimenti d’urgenza) e la magistratura. In tal senso, evitare esiti divergenti sarà particolarmente importante poiché l’attuale tensione USA-UE-Cina non è un momento acuto che interessa solo poche transazioni ma, piuttosto, un passaggio secolare a una relazione più competitiva e ristretta tra i paesi, che avrà un impatto maggiore sulle transazioni commerciali. Inoltre, la trasparenza deve generare regole di base, come linee guida ufficiali e licenze generali, su come le aziende possono procedere con determinate transazioni tecnologiche in modo da affrontare le preoccupazioni di sicurezza nazionale del governo italiano.

Come detto, poiché il DSA non definisce quale contenuto sia illegale, il passaggio fondamentale sarà la definizione, da parte dell’Italia, delle condotte ritenute rilevanti attraverso una specifica legislazione.

L’adozione di una legislazione (nazionale o europea) simile alla legge FARA degli Usa

In tal senso, andrebbe valutata, con una certa urgenza, anche l’adozione di una legislazione (nazionale o europea) simile alla legge FARA statunitense.

Il Foreign Agents Registration Act (FARA) è una legge degli Stati Uniti che impone obblighi di divulgazione pubblica alle persone che rappresentano interessi stranieri. Richiede che gli “agenti stranieri” – definiti come individui o entità impegnati in attività di lobbismo interno o advocacy per governi, organizzazioni o persone straniere (“presidi stranieri”) – debbano registrarsi presso il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e rivelare la loro relazione, le attività e la relativa compensazione finanziaria. FARA non proibisce attività di lobbying per interessi stranieri, né vieta o limita alcuna attività specifica. Il suo scopo esplicito è promuovere la trasparenza rispetto all’influenza straniera sull’opinione pubblica, la politica e le leggi americane; a tal fine, il DOJ è tenuto a rendere tali informazioni pubblicamente disponibili.

La FARA è amministrata e applicata dall’Unità FARA della Sezione di controspionaggio e controllo delle esportazioni (CES) all’interno della Divisione per la sicurezza nazionale (NSD) del DOJ. [61]

Classificare e codificare le operazioni di influenza di uno stato estero che hanno finalità di spionaggio, furto di identità, di tecnologia e, soprattutto, di “eversione” sarà inevitabile e indispensabile per la sicurezza nazionale, anch’essa tutelata costituzionalmente. [62]

Parimenti indispensabile sarà la loro codificazione in chiave sanzionatoria; ad esempio, una relazione malevola tra TikTok, la società che gestisce il social e il PCC (in pratica uno strumento in mano al governo cinese) se finalizzata allo spionaggio, al furto di identità, alla propaganda ecc. potrebbe essere normata e sanzionata anche amministrativamente attraverso un divieto assoluto dell’uso del social in Italia, come nell’Unione Europea.

Il punto 29) del DSA stabilisce infatti che “a seconda dell’ordinamento giuridico di ciascuno Stato membro e del settore del diritto in questione, le autorità giudiziarie o amministrative nazionali possono ordinare ai prestatori di servizi intermediari di contrastare determinati contenuti illegali specifici o di fornire determinate informazioni specifiche. Le leggi nazionali in base alle quali tali ordini sono emessi divergono considerevolmente e gli ordini trattano in misura sempre maggiore situazioni transfrontaliere. Al fine di garantire che tali ordini possano essere rispettati in modo efficace ed efficiente, consentendo alle autorità pubbliche interessate di svolgere i loro compiti ed evitando che i prestatori siano soggetti a oneri sproporzionati, senza che ciò comporti un pregiudizio indebito ai diritti e agli interessi legittimi di terzi, è necessario stabilire determinate condizioni che tali ordini dovrebbero soddisfare nonché determinate prescrizioni complementari relative al trattamento dei suddetti ordini”.

Il ruolo di intelligence e open source

L’intelligence e l’open source saranno determinanti.

La capacità di acquisire controllare, elaborare, diffondere e proteggere le informazioni è oggi fondamentale. Le agenzie di spionaggio sono entrate nell’era dell’open source intelligence, con le aziende private e think tank.

Enormi quantità di dati stanno rivoluzionando il lavoro dell’intelligence americana e non solo. Lo scopo? Raccogliere e analizzare informazioni globali per aiutare i responsabili politici a comprendere il presente e anticipare il futuro. Noi? Siamo le loro risorse senza saperlo. Tutte queste informazioni pubblicamente disponibili compongono “l’open source intelligence” che sta diventando sempre più ricco e prezioso. Garantire un vantaggio in questo nuovo mondo significa che le agenzie di intelligence devono trovare nuovi modi per lavorare con le aziende del settore privato e università, per combattere le minacce online e sfruttare i progressi tecnologici commerciali.

Abbiamo già visto nella storia enormi progressi tecnologici. Ma non abbiamo mai visto la convergenza di così tante nuove tecnologie cambiare così velocemente. Questo momento storico pone una sfida per le agenzie di intelligence americane (e non solo) in tre contesti profondi.

In primo luogo, le innovazioni tecnologiche stanno trasformando il panorama delle minacce generando nuove incertezze e dando potere a nuovi avversari.

Per la maggior parte della storia, il potere e la geografia hanno fornito sicurezza. Il forte minacciava il debole, non il contrario. Gli oceani proteggevano i paesi l’uno dall’altro e la distanza contava. Oggi non più. In quest’epoca, gli Stati Uniti e tutti gli altri, sono allo stesso tempo potenti e vulnerabili ad un numero elevatissimo di minacce, che si muovono tutti alla velocità delle reti. Gigabit.

Il potere dei dati

La seconda sfida dell’era digitale riguarda i dati; i big data. L’intelligenza è un’impresa che crea conoscenza. Agenzie come la CIA raccolgono e analizzano informazioni per aiutare i responsabili politici a comprendere il presente e anticipare il futuro. L’enorme volume di dati online oggi è così straordinario che è anche difficile da comprendere: nel 2019, gli utenti di Internet hanno pubblicato 500 milioni di tweet, inviato 294 miliardi di e-mail e pubblicato 350 milioni di foto su Facebook ogni giorno. Alcuni stimano che la quantità di informazioni sulla terra raddoppi ogni due anni. Questo tipo di informazioni pubblicamente disponibili è chiamato “open source intelligence” e sta diventando sempre più prezioso. I social media sono diventati così importanti che persino le console del centro di comando nucleare sotterraneo americano (NORAD) mostrano feed di Twitter insieme a feed di informazioni riservate.

Non è tutto.

Le aziende commerciali di tutto il mondo lanciano centinaia di piccoli satelliti ogni anno, offrendo occhi nel cielo a basso costo a chiunque li desideri.

Le immagini commerciali e gli strumenti di apprendimento automatico consentono già ad alcuni professori della Stanford di analizzare le relazioni commerciali della Corea del Nord con la Cina, contando il numero di camion che hanno attraversato il confine in centinaia di immagini, negli ultimi cinque anni. Questo è un mondo radicalmente nuovo e le agenzie di intelligence stanno lottando per adattarsi ad esso. Mentre i segreti una volta conferivano un enorme vantaggio, oggi le informazioni open source lo fanno sempre di più.

L’intelligence, una volta, era una corsa all’intuizione in cui i grandi poteri erano gli unici ad avere la capacità di accedere ai segreti. Ora tutti cercano informazioni e Internet offre loro gli strumenti per farlo. I segreti contano ancora, ma chi riuscirà a sfruttare tutti questi dati in modo migliore e più velocemente, vincerà.

La terza sfida posta dalle tecnologie emergenti colpisce il cuore dello spionaggio: la segretezza. Fino ad ora, le agenzie di spionaggio americane non dovevano interagire molto con gli estranei e non volevano farlo. La missione dell’intelligence era quella di raccogliere segreti; quindi sapevano di più sugli avversari di quanto loro sapessero su di loro e mantenevano segreto anche il modo in cui raccoglievano le informazioni.

Conciliare segretezza e apertura è una lotta secolare.La segretezza è fondamentale per proteggere le fonti di intelligence e i metodi di raccolta, nonché per assicurarsi un vantaggio. L’apertura è fondamentale per garantire la responsabilità democratica. Troppa segretezza porta ad abusi. Troppa trasparenza rende l’intelligenza inefficace.

Nell’era digitale, tuttavia, la segretezza sta comportando maggiori rischi perché le tecnologie emergenti stanno offuscando quasi tutti i vecchi confini della geopolitica. Sempre più spesso, la sicurezza nazionale richiede che le agenzie di intelligence si impegnino con il mondo esterno, non si separino da esso. Un tempo gli avversari minacciavano dall’estero e li vedevamo arrivare; la mobilitazione militare ha sempre richiesto tempo. Ora possono attaccare infrastrutture critiche di proprietà privata, come reti elettriche e sistemi finanziari nel cyberspazio, in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo, senza attraversare un confine o sparare. Nel 20° secolo, l’economia e la politica sulla sicurezza erano sfere separate perché le economie del blocco sovietico non facevano mai parte dell’ordine commerciale globale. Nel 21° secolo, economia e politica della sicurezza sono diventate strettamente interconnesse a causa delle catene di approvvigionamento globali e dei notevoli progressi nelle tecnologie a duplice uso, come l’IA, che offrono applicazioni commerciali e militari rivoluzionarie.

Le agenzie di intelligence occidentali devono trovare modi migliori per accedere alle informazioni rilevanti detenute da queste e altre società, senza mettere a repentaglio le libertà civili o il successo commerciale delle aziende. Anche le agenzie di intelligence hanno bisogno di più del settore privato per l’innovazione. L’analisi di enormi quantità di dati, ad esempio, dipenderà sempre più dagli strumenti di intelligenza artificiale. Ciò richiede talento oltre che tecnologia; anche il settore privato potrà contribuire, offrendo pacchetti e strutture informatiche all’avanguardia, difficili da eguagliare per le agenzie governative (o le università). [63]

Il Copasir, Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, ha di recente avviato un’indagine conoscitiva nei confronti di TikTok preoccupata che possa ledere alla sicurezza nazionale. [64] Lo stesso Copasir nella relazione trasmessa al Parlamento nel 2022 denuncia che “il quadro conoscitivo acquisito durante l’indagine induce il Comitato ad una serie di raccomandazioni e suggerimenti, allo scopo di sensibilizzare i vari attori interessati all’adozione di buone pratiche per riconoscere, resistere e contrastare le false notizie. In primo luogo, nel contrasto alla disinformazione emerge un chiaro deficit e ritardo dell’Italia rispetto ad impegni, strumenti, strategie e misure che da diverso tempo sono già operativi tanto nel contesto internazionale quanto in quello dell’Unione europea e di alcuni Paesi del Vecchio Continente. Tale evidenza, purtroppo non ancora maturata, è stata confermata anche durante le missioni svolte da una delegazione del Comitato negli Stati Uniti (Washington) e a Bruxelles che hanno consentito un utile confronto con le esperienze praticate in quei contesti dove si registra una consolidata consapevolezza del livello di rischi connesso alla diffusione pianificata di false notizie per condizionare i processi elettorali, sociali ed economici. È quindi ormai non più rinviabile un maggiore impegno di tutti i soggetti e le autorità nazionali a vario titolo coinvolte in questo campo anche non escludendo possibili interventi di ordine legislativo e normativo”. [65]

L’Ue e gli Stati membri non dispongono attualmente di un regime specifico di sanzioni riguardanti le ingerenze straniere e le campagne di disinformazione orchestrate da attori statali stranieri. L’Unione Europea è consapevole delle problematiche giuridiche che possono emergere istituendo un tale regime sanzionatorio, inclusa la necessità di definire con precisione le fattispecie di reato e i loro possibili effetti cumulativi conformemente alle legislazioni dell’Ue e internazionali. [66]

Il 9 marzo 2022 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione. La Commissione speciale INGE ha infatti presentato una relazione finale in cui figurano conclusioni e raccomandazioni in merito alle misure e alle iniziative da adottare.

Con la risoluzione il Parlamento invita l’Ue e i suoi Stati membri a intraprendere ulteriori misure contro la disinformazione e le minacce ibride, nel pieno rispetto della libertà di espressione e di informazione, anche introducendo un regime sanzionatorio – a norma dell’articolo 29 del trattato sull’Unione europea (TUE) e dell’articolo 215 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea – in materia di ingerenze straniere, compresa la disinformazione; risoluzione che dovrebbe essere destinata per quanto possibile ai decisori politici e agli organi responsabili di impedire azioni aggressive. Evidenzia che, al fine di rafforzarne l’impatto, le sanzioni dovrebbero essere irrogate collettivamente, con partner che condividono gli stessi principi, coinvolgendo possibilmente le organizzazioni internazionali e mediante la formalizzazione in un accordo internazionale. Ricorda il comunicato della riunione Nato del 14 giugno 2021, in cui si afferma che una decisione riguardante il ricorso all’articolo 5 del trattato Nato in caso di attacco informatico viene presa dal Consiglio del Nord Atlantico sulla base di un esame caso per caso, e che l’impatto di attività informatiche cumulative dolose potrebbe, in talune circostanze, essere considerato equivalente a un attacco armato.

L’Italia è carente di specifica normativa e, principalmente, deve fare ancora molto per affrontare l’immensa sfida posta dalla Cina.

Ricordiamo che l’11 novembre 2020 gli europarlamentari italiani Silvio Berlusconi e Antonio Tajani del PPE hanno formulato una formale interrogazione, con richiesta di risposta scritta, alla Commissione europea ai sensi dell’articolo 138 del regolamento con oggetto la “Penetrazione di capitali cinesi nel tessuto economico italiano ed europeo”. [67]

Nell’interrogazione gli europarlamentari hanno precisato che il 5 novembre 2020 il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica italiana (Copasir) ha approvato una relazione che mette in guardia dalla penetrazione di capitali cinesi nel tessuto economico italiano. La risposta del Vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, a nome della Commissione europea, non si è fatta attendere. Precisa Dombrovskis che l’UE è aperta agli investimenti esteri diretti (IED), ma tale apertura deve essere controbilanciata da controlli adeguati per garantire la sicurezza.

La Commissione e gli Stati membri (ai sensi del Regolamento (UE) 2019/452 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2019, che istituisce un quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti nell’Unione) possono individuare, valutare e attenuare i potenziali rischi per la sicurezza o l’ordine pubblico connessi a qualsiasi IED. Sebbene 17 Stati membri dispongano di un meccanismo di controllo (l’elenco dei meccanismi di controllo notificati dagli Stati membri alla Commissione è disponibile qui) la Commissione ritiene che tutti gli Stati membri debbano mantenere un meccanismo che consenta loro di controllare gli IED in tutti i settori per motivi di sicurezza o di ordine pubblico. Affrontare questi punti deboli migliorerebbe notevolmente la consapevolezza in merito agli IED nell’UE. Il meccanismo di cooperazione istituito nell’UE si applica da ottobre 2020 e la Commissione ne valuterà il funzionamento e l’efficacia entro ottobre 2023. L’attuale priorità è la sua piena attuazione. La Commissione non intende creare una struttura in grado di veicolare informazioni strategiche di tipo economico e industriale provenienti dai servizi di sicurezza degli Stati membri.

Da quanto precisato da Valdis Dombrovskis il controllo principale dipende, quindi, da ogni Stato membro.

Conclusioni

Infine, compiere un giudizio comparativo tra gli interessi in gioco tra la libertà di espressione e la sicurezza nazionale sarà fondamentale ricordando, tuttavia, che le libertà possono essere tutelate in quanto esiste uno stato di diritto che riesca a farlo e che riesca a sopravvivere attraverso lo schermo, il confine della propria e comune sicurezza nazionale.

Nell’ultimo decennio, la politica mondiale è stata fortemente segnata da stati apparentemente forti i cui leader non sono vincolati da leggi o controlli costituzionali.

Sia la Russia che la Cina hanno affermato che la democrazia liberale è in declino a lungo termine e che il loro forte governo autoritario è in grado di agire in modo deciso e portare a termine le cose, mentre i suoi rivali democratici discutono, esitano e non riescono a mantenere le loro promesse.

Questi due paesi sono stati l’avanguardia di una più ampia ondata di autoritarismo che ha respinto le conquiste democratiche in tutto il mondo. Oggi la nostra democrazia liberale è sfidata e non riemergerà a meno che le persone non siano disposte a lottare per essa.

Il problema è che molti di coloro che crescono vivendo in democrazie liberali pacifiche e prospere iniziano a dare per scontata la loro forma di governo. Non avendo mai sperimentato una vera tirannia, immaginano che i governi democraticamente eletti sotto i quali vivono siano essi stessi dittature malvagie che cospirano per togliere loro i diritti, che si tratti dell’Unione Europea o dell’amministrazione di Washington. Oggi, il marchio del “liberalismo classico” di Francis Fukuyama è arrivato a rappresentare questo “ideale elusivo” e forse impossibile, di una politica liberale che massimizzerebbe la libertà individuale e la crescita economica, senza sacrificare nulla in termini di coesione sociale, cioè senza mai “andare a lontano”.

Il moderato equilibrio di un “liberalismo classico” che espande la libertà ma non sacrifica nulla è solo una chimera ideologica. [68]

Su questa tela della storia, l’Italia e l’Unione Europea hanno però l’opportunità di intraprendere un’azione diretta su una questione che avrà un impatto su centinaia di milioni di cittadini, passare a un approccio più globale alla sicurezza nazionale nell’era digitale e impegnarsi in un processo di crescita che sfrutti, positivamente, il governo aperto e democratico che rappresentano anche sulla scena globale.

Note

  1. Sito web ByteDance: https://www.bytedance.com/en
  2. Ex plurimis: Nicola e Gabriele Iuvinale, La Cina di Xi Jinping. Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico, Antonio Stango Editore, 2023.
  3. PRC National Intelligence Law: Nicola e Gabriele Iuvinale, La Cina di Xi Jinping. Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico?, cit..
  4. Jeanne Whalen, “Chinese government acquires stake in domestic unit of TikTok owner ByteDance in another sign of tech crackdown”, The Washington Post, 17 agosro 2021; Pablo Chavez, Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age, 23 gennaio 2023: https://www.lawfareblog.com/congress-tiktok-and-securing-democracy-digital-age-0
  5. Juro Osawa e Shai Oster, “TikTok’s Owner ByteDance Quietly Changed Its China Unit’s Name After U.S. Political Fears”, The Information, 10 agosto 2022. https://www.theinformation.com/articles/tiktoks-owner-bytedance-quietly-changed-its-china-units-name-after-u-s-political-fears
  6. Pablo Chavez, “Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  7. Sofia Baruzzi, “China’s Export Control Law Explained, China Briefing”, 9 novembre 2020: https://www.china-briefing.com/news/chinas-export-control-law-explainer-china-briefing-news/
  8. Sofia Baruzzi, “China’s Export Control Law Explained, China Briefing”, cit. Nell’agosto del 2020 la Cina ha modificato il Catalogo delle tecnologie vietate o limitate all’esportazione aggiungendo tra gli articoli soggetti a restrizioni, il riconoscimento vocale e la tecnologia di raccomandazione, dando così al governo cinese la possibilità di opportunità di intervenire nella vendita dell’operazione statunitense di TikTok. L’ECL ha “extraterritorialità” in quanto prevede espressamente che qualsiasi organizzazione o individuo – al di fuori del territorio della Repubblica popolare cinese – che violi le disposizioni dell’ECL in relazione all’amministrazione del controllo delle esportazioni, metta in pericolo la sicurezza nazionale e gli interessi nazionali della Cina, e ostacola l’adempimento degli obblighi di non proliferazione e di altri obblighi internazionali, sarà soggetto a indagine e responsabilità legale in conformità con l’ECL.
  9. Todd Spangler, “ByteDance Fires Employees Who Improperly Accessed Data on U.S. TikTok Users”, Including Two Journalists, Company Says, Variety, 22 dicembre 2022. “La notizia, secondo cui i dipendenti di ByteDance si sono appropriati indebitamente dei dati degli utenti di TikTok, arriva quando l’app video in formato breve ha già subito un contraccolpo da parte dei legislatori americani che la considerano una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti data la proprietà di TikTok da parte di un conglomerato con sede in Cina che è sotto la giurisdizione del Partito Comunista Cinese. TikTok ha cercato di finalizzare un accordo con l’amministrazione Biden per rispondere alle preoccupazioni degli Stati Uniti sulla sicurezza dei dati degli utenti nell’app e garantire che il governo cinese non sia in grado di accedere a tali informazioni”: https://variety.com/2022/digital/news/bytedance-fires-employees-data-us-tiktok-journalists-1235468448/. Pablo Chavez, “Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit..
  10. Shawna Chen, “FBI director warns of possible “influence operations” via TikTok, Axios, 2 dicembre 2022: https://www.axios.com/2022/12/02/tiktok-chinese-influence-fbi-wray
  11. Aynne Kokas, “China’s 2021 Data Security Law: Grand Data Strategy with Looming Implementation Challenges”, “China Leadership Monitor – CLM”, 1° dicembre 2021: https://www.prcleader.org/kokas
  12. Gerald Toal, “Geopolitical structures and cultures: towards conceptual clarity in the critical study of geopolitics”, “Lasha Tchantouridze”, Geopolitics: Global Problems and Regional Concerns, (Winnipeg, Manitoba, Canada: Center for Defence and Security Studies, 2004: https://gerardtoal.files.wordpress.com/2011/01/toal_geopoliticalcultures2003.pdf.
  13. Aynne Kokas, “China’s 2021 Data Security Law: Grand Data Strategy with Looming Implementation Challenges”, “China Leadership Monitor – CLM”, 1° dicembre 2021: https://www.prcleader.org/kokas
  14. Aynne Kokas, “China’s 2021 Data Security Law: Grand Data Strategy with Looming Implementation Challenges”, cit.
  15. Matt Pottinger e David Feith, “The Most Powerful Data Broker in the World Is Winning the War Against the U.S.”, “C”, 30 novembre 2021: https://www.cnas.org/publications/commentary/the-most-powerful-data-broker-in-the-world-is-winning-the-war-against-the-u-s; Ryan Saavedra, “Elon Musk Takes Major Swipe At TikTok”, cit.
  16. Nicola e Gabriele Iuvinale, La Cina di Xi Jinping. Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico?, cit.
  17. Chris Wray, “2022 Josh Rosenthal Memorial talk”, 2 dicembre 2022: https://fordschool.umich.edu/video/2022/christopher-wray-2022-josh-rosenthal-memorial-talk. Shawna Chen, “FBI director warns of possible “influence operations” via TikTok, cit.
  18. Sara Fisher, “TikTok app hit with record fine for violating children’s privacy law”, Axios, 27 febbraio 2019: https://www.axios.com/2019/02/27/tiktok-app-record-ftc-fine-childrens-privacy
  19. Senate Hearing on Social Media and National Security. Former Facebook and Twitter executives testified in the first panel of a Senate Homeland Security and Governmental Affairs Committee hearing on the business practices of their companies and national security concerns over social media. Topics included the need for transparency in data collection, algorithms, the growth of extremist content, and the prioritization of company profits over investments in safety measures for users. An investigative journalist also testified, addressing TikTok’s ties to China and how the Chinese government can access and use the platform users’ data. Then, current Meta, YouTube, TikTok, and Twitter executives testified in the second panel. They discussed data security, combating disinformation and misinformation, content regulation, and prioritizing company profits over user safety. They also addressed concerns over China’s access to TikTok’s user data and how social media companies are guarding against extremist and violent rhetoric on their platforms, 14 settembre 2022: https://www.c-span.org/video/?522807-1/senate-hearing-social-media-national-security
  20. Sara Fisher, “Scoop: Oracle begins auditing TikTok’s algorithms”, Axios, 16 agosto 2022: https://www.axios.com/2022/08/16/oracle-auditing-tiktok-algorithms
  21. Jaime D’Alessandro e Gaia Scorza Barcellona, “TikTok, il Garante per la Privacy lancia l’allarme: Serve task force europea contro i rischi del social cinese”, La Repubblica, 14 gennaio 2020: https://www.repubblica.it/tecnologia/2020/01/24/news/garante_privacy_lancia_l_allarme_su_tik_tok_serve_task_force_europea_contro_i_rischi_del_social_cinese_-246588107/
  22. Pankaj Doval, TikTok, “UC Browser among Chinese apps blocked as threat to sovereignty”, The Times of India, 30 giugno 2020: https://timesofindia.indiatimes.com/business/india-business/chinese-apps-banned-in-india-tiktok-uc-browser-among-59-chinese-apps-blocked-as-threat-to-sovereignty/articleshow/76699679.cms. Steven Zeitchik, “In surprise move, a top Disney executive will run TikTok”, The Washington Post, 18 maggio 2020: https://www.washingtonpost.com/business/2020/05/18/kevin-mayer-disney-tiktok/
  23. Paul Charone e Jean-Baptiste Jeangène Vilmer, “Chinese-influenced operations. A Machiavellian moment, IRSEM”, ottobre 2021: https://www.irsem.fr/report.html
  24. Brit Mccandless Farmer, “How TikTok could be used for disinformation and espionage”, CBSNEWS, 15 novembre 2020: https://www.cbsnews.com/news/tiktok-disinformation-espionage-60-minutes-2020-11-15/. Pablo Chavez, Congress, “TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  25. Lauren Feiner, “TikTok banned on government devices under spending bill passed by Congress”, CNBC, 1 gennaio 2023: https://www.cnbc.com/2022/12/23/congress-passes-spending-bill-with-tiktok-ban-on-government-devices.html
  26. Justin Sherman, “New Bill Proposes Banning TikTok in the U.S.”, Lawfare, 28 dicembre 2022: https://www.lawfareblog.com/new-bill-proposes-banning-tiktok-us
  27. David Shepardson, “U.S. House panel to vote next month on possible TikTok ban”, Reuters, 28 gennaio 2023: https://www.reuters.com/world/us/us-house-panel-vote-next-month-tiktok-ban-2023-01-27/#:~:text=della%20Camera%20degli%20Stati%20Uniti%20voter%C3%A0%20il%20mese%20prossimo%20su%20un%20possibile%20divieto%20di%20TikTok
  28. Pablo Chavez, Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age, cit.: https://www.lawfareblog.com/congress-tiktok-and-securing-democracy-digital-age-0
  29. AA.VV., “CRS Report, The Committee on Foreign Investment in the United States (CFIUS)”, 3 luglio 2018: https://crsreports.congress.gov/product/pdf/RL/RL33388/68
  30. Ibidem.
  31. Il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS, dall’inglese Committee on Foreign Investment in the United States) è un comitato inter-agenzia del Governo federale degli Stati Uniti d’America che si occupa di analizzare le implicazioni per la sicurezza nazionale degli investimenti stranieri negli Stati Uniti. È presieduto dal Segretario al tesoro e vi lavorano rappresentanti di 16 dipartimenti e agenzie statunitensi, tra cui i dipartimenti di Difesa, Stato, Commercio e Sicurezza Interna. Il CFIUS è stato istituito dal presidente Gerald Ford nel 1975. CFIUS opera ai sensi della sezione 721 del Defense Production Act del 1950, come modificato (sezione 721) e come implementato dall’Executive Order 11858 e dai regolamenti al capitolo VIII del titolo 31 del Code of Federal Regulations. Il 15 settembre 2022, il presidente Biden ha emesso l’ordine esecutivo 14083 che riflette l’evoluzione del panorama delle minacce alla sicurezza nazionale e sottolinea il ruolo fondamentale del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti nel rispondere a minacce e vulnerabilità nuove ed emergenti nel contesto degli investimenti esteri. L’ordine esecutivo elabora e amplia l’elenco esistente di fattori che CFIUS considera, come appropriato, quando si esaminano le transazioni per i rischi per la sicurezza nazionale e descrive le potenziali implicazioni per la sicurezza nazionale in aree chiave. https://home.treasury.gov/policy-issues/international/the-committee-on-foreign-investment-in-the-united-states-cfius
  32. Paul Mozer, “Obama Moves to Block Chinese Acquisition of a German Chip Maker”, The New York Times, 2 dicembre 2016: https://www.nytimes.com/2016/12/02/business/dealbook/china-aixtron-obama-cfius.html
  33. Alexander Bolton, “GOP senators press Biden administration on TikTok security concerns”, The Hill, 27 giugno 2022: https://thehill.com/homenews/senate/3538829-gop-senators-press-biden-administration-on-tiktok-security-concerns/
  34. Pablo Chavez, Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age, cit.
  35. James Andrew Lewis, “TikTok and the First Amendment”, CSIS, 14 novembre 2022: https://www.csis.org/analysis/tiktok-and-first-amendment
  36. U.S. Department of the Treasury, Federal Register / Vol. 73, No. 236 / 8 dicembre 2008 / Notizie: https://home.treasury.gov/system/files/206/CFIUSGuidance.pdf
  37. Pablo Chavez, Congress, “TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit
  38. AA.VV. “50 U.S. Code Chapter 35 – INTERNATIONAL EMERGENCY ECONOMIC POWERS”, Cornell Law School, LLI legal Information Institute, 2022: https://www.law.cornell.edu/uscode/text/50/chapter-35
  39. Adam Berry e Barbra Kim, “Court Rulings Reinforce Limitations on Sweeping Executive Orders Based on IEEPA”, JDSUPRA, 15 dicembre 2020: “The Berman Amendment. In 1988 and 1994, IEEPA amendments introduced by Rep. Howard Berman (D-CA), collectively referred to as the “Berman Amendment,” expanded the list of protected rights under IEEPA to include the importation and exportation of informational materials in a variety of formats, including electronic media. Under the Berman Amendment, transactions involving “information and informational materials” are generally exempt “regardless of format or medium of transmission” from the purview of Presidential regulation”: https://www.jdsupra.com/legalnews/court-rulings-reinforce-limitations-on-80560/#:~:text=these%20various%20EOs.-,The%20Berman%20Amendment,purview%20of%20Presidential%20regulation.,-TikTok%20v.%20US
  40. James Andrew Lewis, “TikTok and the First Amendment”, CSIS, cit.
  41. Pablo Chavez, “Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  42. Manish Singh, “India bans Garena Free Fire, 53 more China-linked apps”, TC, 14 febbraio 2022: https://techcrunch.com/2022/02/13/india-ban-china-apps/?guccounter=1. India Code, Legislative Department, Ministry of Law and Justice, Government of India, Section 69 Power to issue directions for interception or monitoring or decryption of any information through any computer resource: https://www.indiacode.nic.in/show-data?actid=AC_CEN_45_76_00001_200021_1517807324077&orderno=88
  43. Ivan Metha, “India’s opaque site bans set a dangerous precedent for censorship”, TNV, 31 luglio 2020: https://thenextweb.com/news/indias-opaque-site-bans-set-a-dangerous-precedent-for-censorship. Kian Vesteinsson, “Government’s Grasp on the Internet. Restricting access in the name of data security threatens human right”, Freedom House, 31 luglio 2020: https://freedomhouse.org/article/indias-tiktok-ban-tightens-governments-grasp-internet
  44. Tech Desk, “ShareChat’s Moj and MX Taka Tak will soon be one short video app”, The Indian Express, 11 febbraio 2022: https://indianexpress.com/article/technology/tech-news-technology/sharechat-moj-buys-mx-taka-tak-7767385/. Sankalp Phartiyal e Saritha Rai, “Google and Meta Find Video App Success Where TikTok Is Banned”, Bloomberg, 7 settembre 2022: https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-09-07/google-and-meta-find-video-app-success-where-tiktok-is-banned?leadSource=uverify%20wall. Pablo Chavez, “Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  45. Pablo Chavez, “Congress, TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  46. Lettera di TikTok al Senato USA del 30 giugno 2022: https://int.nyt.com/data/documenttools/tik-tok-s-response-to-republican-senators/e5f56d3ef4886b33/full.pdf
  47. Echo Wang e David Shepardson, “Exclusive: TikTok steps up efforts to clinch U.S. security deal”, Reuters, 22 dicembre 2022: https://www.reuters.com/technology/tiktok-steps-up-efforts-clinch-us-security-deal-2022-12-22/
  48. Kris Holt, “Oracle is reviewing TikTok’s algorithms and content moderation systems, Engadget”, 16 agosto 2022: https://www.engadget.com/oracle-tiktok-algorithms-content-moderation-review-171742979.html?guccounter=1. TikTok, Linee guida della Community, 2023: https://www.tiktok.com/community-guidelines. Pablo Chavez, Congress, “TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  49. Pablo Chavez, Congress, “TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  50. Ibidem.
  51. Official Journal of the European Union, “REGULATION (EU) 2022/2065 OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL, of 19 October 2022 on a Single Market For Digital Services and amending Directive 2000/31/EC (Digital Services Act)”: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/HTML/?uri=CELEX:32022R2065&from=EN. Pablo Chavez, Congress, “TikTok, and Securing Democracy in the Digital Age”, cit.
  52. Josephine Condemi, “Digital Services Act: cos’è e cosa prevede la legge europea sui servizi digitali”, Agendadigitale.eu, 11 agosto 2022: https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/digital-services-act-cose-e-cosa-prevede-la-legge-europea-sui-servizi-digitali/. Anna Cataleta e Aurelia Losavio, “Digital Services Act, perché cambia tutto per diritti e sicurezza: ecco i punti chiave”, Agendadigitale.eu, 30 novembre 2022: https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/digital-services-act-stop-al-far-west-online-tutte-le-novita-su-diritti-e-sicurezza/. Commissione Europea, Il pacchetto Digital Services Act, 2022: https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/policies/digital-services-act-package. Commissione Europea, “Europe fit for the Digital Age: new online rules for platforms, The Digital Services Act and Digital Markets Act set a high global benchmark for regulating digital services with clear obligations tailored to the importance of the online platforms”, 2022: https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/digital-services-act-ensuring-safe-and-accountable-online-environment/europe-fit-digital-age-new-online-rules-platforms_en
  53. Josephine Condemi, “Digital Services Act: cos’è e cosa prevede la legge europea sui servizi digitali”, cit.; Anna Cataleta e Aurelia Losavio, Digital Services Act, perché cambia tutto per diritti e sicurezza: ecco i punti chiave, cit.
  54. Pablo Chavez, “Toward Digital Solidarity”, Lawfare, 28 giugno 2022: https://www.lawfareblog.com/toward-digital-solidarity#:~:text=The%20Chinese%20and,and%20restricted%20ecosystems.
  55. Robert McFarlane Andrew D. Paterson, “Is America Ready for Chinese-Russian Liminal Warfare?”, “The National Interest”, 7 marzo 2022: https://nationalinterest.org/ feature/america-ready-chinese-russian-liminal-warfare-202205
  56. David Kilkullen, Dragons and the Snakes – How the Rest learned to fight the West, Oxford University Press, marzo 2020; “Liminal and conceptual envelopment: warfare in the age of dragons”, SWJ Interview with Dr. David Kilcullen, “Small Wars Journal”, 26 maggio 2020: https://smallwarsjournal.com/jrnl/art/liminal-and-conceptual-envelopment-warfare-age-dragons. Nicola e Gabriele Iuvinale, “La Cina di Xi Jinping. Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico?”, cit.
  57. Qiao Liang e Wang Xiangsui, Unrestricted Warfare: China’s Master Plan to Destroy America, Echo Point Books & Media, 10 novembre 2015; “Liminal and conceptual envelopment: warfare in the age of dragons” cit.
  58. Robert McFarlane Andrew D. Paterson, “Is America Ready for Chinese-Russian Liminal Warfare?”, cit.
  59. Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea 11.3.2022, “Risoluzione del Parlamento europeo del 16 settembre 2021 su una nuova strategia UE-Cina (2021/2037(INI)) (2022/C 117/05)”: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:C:2022:117:FULL&from=EN
  60. NATO, NATO 2022 Strategic Concept, 29.6.2022: https://www.nato.int/strategic-concept/
  61. Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, sezione FARA: https://www.justice.gov/nsd-fara#:~:text=FARA%20requires%20certain%20agents%20of,in%20support%20of%20those%20activities
  62. Con specifico riferimento alle operazioni della Cina: Nicola e Gabriele Iuvinale, La Cina di Xi Jinping. Verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico?, cit.
  63. Amy B. Zegart, Spies, Lies, and Algorithms: The History and Future of American Intelligence, Princeton University Press, 2022; Alex Joske, Spies and lies. How Cina’s greatest covert operations fooled the word, Hardie Grant Books, 2022; Nicola e Gabriele Iuvinale, “Le agenzie di spionaggio nell’era dell’open source intelligence, con le aziende private e think tank”, extremarationews.com, 4 febbraio 2022: https://www.extremarationews.com/post/le-agenzie-di-spionaggio-nell-era-dell-open-source-intelligence-con-le-aziende-private-e-think-tank
  64. Marco Santarelli, “Il Copasir indaga su TikTok: faro sulla condivisione di dati sensibili con la Cina”, Cibersecurity360.it, 26 gennaio 2023: https://www.cybersecurity360.it/.
  65. Copasir, Senato della Repubblica, “RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ SVOLTA DAL 10 FEBBRAIO 2022 AL 19 AGOSTO 2022”: https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/1360852.pdf
  66. Dossier XIX legislatura, “Le interferenze straniere: resilienza legislativa, norme elettorali e campagne di manipolazione dell’informazione”, 1 dicembre 2022: http://documenti.camera.it/leg19/dossier/pdf/RI005.pdf?_1674753314172
  67. Nicola e Gabriele Iuvinale, “Copasir: la penetrazione di capitali cinesi nel tessuto economico italiano ed europeo, extremaratioblog.com”, 29 marzo 2021: https://www.extremarationews.com/post/copasir-la-penetrazione-di-capitali-cinesi-nel-tessuto-economico-italiano-ed-europeo
  68. Francis Fukuyama, Liberalism and Its Discontents, Faber and Faber, 2022.

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