l'appello

Mantovani (M5S): “No a Microsoft e Google nelle scuole, seguiamo l’esempio della Francia”

Il ministro dell’istruzione francese ci dà una lezione: lui ha detto no a Microsoft e a Google confermando di non volere le offerte gratuite di Microsoft Office 365 e Google Workspace nelle scuole. Chiediamo al Ministro Valditara di fare lo stesso, incentivando iniziative in campo di sovranità e libertà digitale

Pubblicato il 07 Dic 2022

Maria Laura Mantovani

M5s, innovatrice digitale, esperta di reti e sicurezza informatica

scuola digitale - pagamento contributi scolastici

Il Ministro dell’Istruzione italiano, Giuseppe Valditara, si preoccupa che l’educazione degli studenti nella scuola passi attraverso l’umiltà, o l’umiliazione nella sua gaffe di pochi giorni fa. Una visione molto miope, criticabile e criticata già da tanti. Ma mi voglio soffermare sull’anacronismo della sua dichiarazione e sulla abissale distanza dalle sfide umane e dalle schiavitù che imbriglieranno coloro che sono bambine e bambini oggi e domani diventeranno grandi anche grazie alla capacità della scuola di fornire una educazione e una formazione all’altezza dei nostri tempi.

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Le priorità della scuola: la lezione del ministro francese

Il Ministro francese dell’Educazione Pap NDiaye può dare una lezione al nostro Ministro Valditara. Rispondendo ad una interrogazione del parlamentare Philippe Latombe, il Ministro francese si preoccupa che gli studenti non siano profilati, strumentalizzati, schiavizzati, colonizzati.

Quindi, su cosa è meglio concentrarsi a scuola? Sui lavoretti socialmente utili e umili o sull’istruzione di qualità?

Possiamo da genitori pretendere per i nostri figli che vengano messi nelle condizioni di comprendere il mondo digitale contemporaneo e possano acquisire gli strumenti di libertà per condurre la vita o dobbiamo accontentarci del lavoretto socialmente utile deciso per loro da entità lontane che li sfrutterà come schiavi? Educhiamo i bambini all’umile lavoretto socialmente utile, affinché possano accettarlo anche da grandi? Oppure al contrario possiamo pretendere che si fornisca la comprensione della differenza tra essere dipendenti da una piattaforma informatica che ti guida ovvero stabilire come essa funziona e saperla programmare?

Possiamo pretendere che si comprenda che, come le piattaforme utilizzate da Amazon o Deliveroo comandano e dirigono le persone, come fossero ingranaggi nella catena produttiva, allo stesso modo le piattaforme dei colossi informatici, quali Google e Microsoft, dentro la scuola comandano e dirigono i loro ingranaggi, che sono gli insegnanti e gli alunni?

Il ministro dell’istruzione francese ci dà una lezione: lui ha detto no a Microsoft e a Google confermando di non volere le offerte gratuite di Microsoft Office 365 e Google Workspace nelle scuole.

No alla profilazione dei bambini nelle scuole

Secondo il Ministro Pap NDiaye, queste due soluzioni non soddisfano i requisiti attuali. Ovvero: il GDPR, la sentenza Schrems II della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e la circolare Dinum sul “cloud al centro”.

Ha risposto all’interrogazione del deputato Philippe Latombe, il quale aveva sollevato diverse obiezioni. La prima: l’offerta di Microsoft (per Google è uguale) può apparire allettante agli insegnanti, perché è facile da usare; tuttavia, il fatto che sia gratuita non si configura come dumping di mercato e concorrenza sleale? Inoltre, sembra che non ci sia stata nessuna gara d’appalto pubblica; quindi, vengono penalizzati gli altri attori economici. Infine, si pone un problema di sovranità a causa della localizzazione dei dati personali su un cloud americano. Il diritto americano avrà la meglio sui dati dei francesi? I bambini francesi potranno essere profilati ed essere oggetto di commercio e soggetti da indirizzare nelle scelte e nei consumi?

Nella sua risposta al deputato Philippe Latombe il Ministero della Pubblica Istruzione spiega che “la circolare del Primo Ministro n° 6282-SG relativa alla dottrina del “cloud al centro”, invita i vari ministri a garantire che le offerte commerciali di cloud utilizzate dai servizi pubblici siano immuni da qualsiasi regolamentazione extracomunitaria. Questo non è il caso delle offerte gratuite di Microsoft Office 365 e Google Workspace.

La Commissione nazionale francese per l’informatica e le libertà (CNIL) raccomanda alle istituzioni di utilizzare suite collaborative offerte da fornitori di servizi soggetti esclusivamente al diritto europeo e “che ospitano i dati all’interno dell’Unione europea e non li trasferiscono negli Stati Uniti”.

Inoltre, spiega il ministero nella sua risposta, nella circolare Dinum, si afferma chiaramente che “l’implementazione di Office 365 è vietata nelle amministrazioni francesi”. Il direttore digitale interministeriale dello Stato ha deciso di intervenire a tutela dei “dati sensibili” detenuti da diversi pubblici ufficiali. Nella circolare pubblicata nel 2021 è scritto che i dati non dovrebbero più essere ospitati sui servizi cloud di Microsoft 365, per proteggerli da una possibile violazione della sicurezza o addirittura da un uso improprio da parte dei servizi di intelligence statunitensi.

Nella sua decisione il ministero dell’Istruzione nazionale tiene conto anche della sentenza del 2020 nota come “Schrems II” della Corte di giustizia dell’Unione europea. Questo testo ha invalidato il quadro transatlantico per il trasferimento di dati personali degli utenti europei verso gli Stati Uniti.

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Le richieste del ministro francese

Il ministero francese dell’istruzione ha quindi chiesto di interrompere qualsiasi implementazione o estensione di questa soluzione e di quella di Google, che sarebbero contrarie al GDPR. Va ricordato, infine, che il Codice dell’istruzione prevede che gli enti territoriali a cui afferiscono le scuole siano responsabili “dell’attrezzatura e del funzionamento” e che, in quanto tali, “l’acquisizione e la manutenzione delle infrastrutture e delle attrezzature, ivi comprese le apparecchiature informatiche e i software forniti per la loro messa in servizio, necessarie per l’insegnamento e gli scambi tra i membri della comunità educativa sono a [loro] carico”.

Le autorità locali possono fornire soluzioni di ambiente di lavoro digitale che offrono funzionalità di comunicazione e collaborazione nel rispetto dei principi del GDPR e della sovranità digitale, rendendo così possibile il rifiuto delle offerte collaborative statunitensi non immuni dal diritto extraterritoriale.

La situazione in Italia

Anche in Italia abbiamo la medesima situazione e di tutta questa problematica si deve chiamare in causa il Ministro dell’istruzione, e anche quello dell’Università e della Ricerca, perché le problematiche sono le stesse anche qui da noi.

Anche da noi Microsoft e Google hanno colonizzato scuole e università. Hanno approfittato dell’emergenza pandemica per imporre le loro soluzioni gratuite e per invadere tutti gli spazi della didattica digitale. Hanno colonizzato gli insegnanti che non avendo competenze digitali, hanno trovato le loro soluzioni semplici da usare. Hanno aggirato le norme sulla concorrenza offrendo gratuitamente le loro piattaforme. Hanno perfino ottenuto sponsorizzazioni gratuite da parte del ministero dell’istruzione italiano, che le ha elencate sul proprio sito ufficiale, facendo erroneamente credere che tali piattaforme fossero quelle scelte ed indicate dal Ministero.

Cosa dice il CAD

Adesso però è giunto il momento anche in Italia di fare rispettare le leggi. Il Codice dell’Amministrazione digitale all’art. 68 prevede che le pubbliche amministrazioni, compresa la scuola e l’università, acquisiscano programmi informatici nel rispetto dei principi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato e precisamente nel seguente ordine di priorità:

a) software sviluppato per conto della pubblica amministrazione;

b) riutilizzo di software o parti di esso sviluppati per conto della pubblica amministrazione;

c) software libero o a codice sorgente aperto;

d) software fruibile in modalità cloud computing;

e) software di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso;

f) software combinazione delle precedenti soluzioni.

Le procedure del codice dei contratti pubblici

A tal fine, le pubbliche amministrazioni prima di procedere all’acquisto, secondo le procedure di cui al codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 50 del 2016), effettuano una valutazione comparativa delle diverse soluzioni disponibili sulla base dei seguenti criteri:

  • costo complessivo del programma o soluzione quale costo di acquisto, di implementazione, di mantenimento e supporto;
  • livello di utilizzo di formati di dati e di interfacce di tipo aperto nonché di standard in grado di assicurare l’interoperabilità e la cooperazione applicativa tra i diversi sistemi informatici della pubblica amministrazione;
  • in materia di livelli di sicurezza, conformità alla normativa in materia di protezione dei dati personali, livelli di servizio tenuto conto della tipologia di software acquisito.

Ove dalla valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico, risulti motivatamente l’impossibilità di accedere a soluzioni già disponibili all’interno della pubblica amministrazione, o a software liberi o a codici sorgente aperto, adeguati alle esigenze da soddisfare, è consentita l’acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso. La valutazione di cui al presente comma è effettuata secondo le modalità e i criteri definiti dall’AgID.

Conclusioni

Pertanto, chiediamo al Ministro dell’Istruzione e al Ministro dell’Università e della Ricerca, oltre che alle Agenzie di controllo quali AGID e Garante Privacy:

  • Le scuole hanno fatto le valutazioni comparative tecnico-economiche per reperire, prima di procedere all’utilizzo dei prodotti Microsoft e Google nelle scuole, analoghi prodotti software prodotti dalla pubblica amministrazione oppure a codice sorgente aperto, come prevede la legge? Vediamo le relazioni tecnico economiche prodotte.
  • A fronte di relazioni tecnico-economiche negative relative al riuso del software, le scuole hanno fatto le gare d’appalto per valutare il costo complessivo di acquisto, di implementazione, di mantenimento e supporto del software da acquisire?
  • Sono state richieste e certificate le garanzie del fornitore in materia di livelli di sicurezza, conformità alla normativa in materia di protezione dei dati personali? E come queste si conciliano con la sentenza Schrems II e l’obbligo di sovranità digitale europea?

È ora che la problematica della sovranità digitale venga assunta seriamente dalle nostre istituzioni ai più alti vertici e che le scuole vengano aiutate dalle agenzie preposte a trovare ed implementare le migliori soluzioni per tutelare la libertà dei cittadini, in particolare dei più giovani e bisognosi di tutela.

È necessario istituire al più presto la rete UNIRE, come prevede il DDL 2142 della XVIII legislatura, che potrà farsi carico di dare risposte effettive ed efficaci alle scuole in questo ambito.

Chiediamo al Ministro Valditara che persegua anche lui l’iniziativa del suo omologo francese e si esprima chiaramente dicendo no a Microsoft e Google nelle scuole e incentivando le iniziative che abbiamo in campo di sovranità e libertà digitale.

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