social e salute mentale

Meta, adolescenti danneggiati per profitto: le carte interne che incastrano Zuckerberg



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Meta e il suo CEO Mark Zuckerberg sono al centro delle accuse per aver ignorato le evidenze sulla nocività dei loro prodotti per gli utenti più vulnerabili, bambini e adolescenti. La società avrebbe scelto di ignorare, in nome del profitto, le pressioni interne per proteggere il benessere dei più giovani

Pubblicato il 15 nov 2023

Antonino Mallamaci

avvocato, Co.re.com. Calabria



zuckerberg

Appare oramai evidente ai più come Meta, società madre di Facebook e Instagram, non sia intenzionata a mutare il proprio modello di business basato sull’indifferenza rispetto alla circostanza, assodata, che certi prodotti possono danneggiare i suoi utenti maggiormente vulnerabili, bambini e adolescenti.

Le notizie divulgate dalla CNN nei giorni scorsi fanno intendere che neanche le pressioni dei suoi più grossi dirigenti siano in grado di far cambiare idea, al proposito, a Mark Zuckerberg. È venuto fuori, infatti, che egli ha personalmente e ripetutamente contrastato iniziative tese a tutelare il benessere degli adolescenti su Facebook e Instagram, ignorando anche i suoi collaboratori più anziani.

La causa in Massachussets: Meta consapevole dei danni, ma dà priorità al profitto

L’ennesimo passo falso del capo di Meta è diventato notorio quando sono state rese pubbliche comunicazioni interne del colosso della tecnologia nell’ambito di una causa in corso contro la società, originariamente avviata in Massachusetts.

Il procuratore generale dello Stato ha intentato un’azione giudiziaria contro Meta e la sua controllata, Instagram, per aver violato la legge sulla protezione dei consumatori del Massachusetts ingannando ripetutamente il pubblico sul pericolo derivante dall’uso eccessivo dei loro prodotti.

Migliaia di adolescenti sarebbero stati danneggiati consapevolmente, in quello Stato, da Meta che, secondo carte interne dell’azienda, era a conoscenza del danno significativo che queste pratiche causavano ad essi, ma ha scelto di nasconderlo per mero profitto.

Meta utilizzerebbe caratteristiche di progettazione che sfruttano deliberatamente le vulnerabilità dei giovani utenti e superano la loro capacità di autoregolamentare il tempo trascorso sulla piattaforma. Tali funzionalità includono lo “scorrimento infinito”, notifiche e avvisi quasi costanti, Storie e Reels in riproduzione automatica, funzionalità progettate per creare un senso di “FOMO” (Fear of missing out, timore di essere tagliati fuori) e meccanismi di “premi variabili intermittenti” simili a quelli utilizzati dalle macchinette da gioco.

Queste funzionalità sono state progettate e implementate con l’intento di indurre i giovani utenti a trascorrere quanto più tempo possibile sulla piattaforma, per trattenerli quando cercano di smettere e per sopraffare la loro capacità di controllare o regolare il proprio utilizzo, con conseguenze significative e impatti negativi sullo sviluppo del cervello e sulla salute mentale degli adolescenti.

Fuorviare gli utenti, una scelta deliberata

Meta sarebbe stata a conoscenza che queste funzionalità avevano impatti dannosi e negativi sui giovani utenti, ma, invece di adottare misure per mitigare questi effetti, ha scelto di fuorviare gli utenti, pubblicizzando la sicurezza delle sue piattaforme per i giovani e sostenendo di dare priorità alla loro salute.

Inoltre, nonostante Meta sostenga che i bambini sotto i 13 anni non siano ammessi su Instagram e non utilizzino la piattaforma, i registri interni mostrano che lo fanno. Meta ha consentito a questi utenti minorenni di rimanere sulla piattaforma pur sapendo che la sua natura dannosa aveva su di essi un impatto maggiore. Sono i documenti interni della stessa Big Tech a confermare che Meta era perfettamente a conoscenza del fatto che le misure assunte per tenere gli utenti di età inferiore ai 13 anni lontani dalla piattaforma erano inefficaci e non applicate in modo significativo; tuttavia, non ha investito nell’implementazione di meccanismi di age verification per non intaccare la crescita e le entrate dell’azienda.

Zuckerberg ha bloccato la rimozione dei filtri di bellezza su Instagram

In tutto questo il ruolo giocato da Zuckerberg in persona è stato determinante. Infatti, la documentazione interna attesta che Zuckerberg ha ignorato o bloccato i massimi dirigenti, addirittura il CEO di Instagram Adam Mosseri e il presidente degli affari globali Nick Clegg, che gli chiedevano di fare di più per proteggere gli oltre 30 milioni di adolescenti che utilizzano Instagram negli Stati Uniti. In particolare, Zuckerberg ha posto il veto su una proposta del 2019 che avrebbe disabilitato i “filtri di bellezza” di Instagram, una tecnologia che altera digitalmente l’aspetto sullo schermo di un utente, il che presumibilmente danneggia la salute mentale degli adolescenti creando aspettative irrealistiche sulla propria immagine corporea. Dopo essere rimasto silente per molto tempo, Zuckerberg ha scritto ai suoi dirigenti nell’aprile 2020 affermando che c’era domanda per i filtri e che nessun dato suggeriva la dannosità degli stessi.

La proposta di mettere da parte i filtri, supportata da raccomandazioni di accademici e consulenti esterni, aveva goduto di ampio sostegno da parte degli alti dirigenti dell’azienda. Alcuni di loro asserivano che la mancanza di investimenti in iniziative per il benessere significava che a Meta mancava “una tabella di marcia di lavoro che dimostri che ci preoccupiamo del benessere”.

Nei giorni scorsi, quando le notizie sull’ennesimo tonfo d’immagine hanno cominciato a essere di dominio pubblico, il portavoce di Meta Andy Stone ha affermato, come se ciò fosse una scusante, che tali filtri per immagini sono comunemente utilizzati nel settore, aggiungendo che Instagram vieta quelli che promuovono direttamente la chirurgia estetica, i cambiamenti nel colore della pelle o la perdita di peso estrema. Sempre secondo il portavoce, l’azienda offre 30 strumenti per supportare adolescenti e famiglie, inclusa la possibilità di impostare limiti di tempo di utilizzo e l’opzione per rimuovere il conteggio dei Mi piace dai post. A proposito di quest’ultima iniziativa, vi è da rilevare che la rimozione del conteggio dei Mi piace dai post, chiamata Project Daisy, era stata originariamente proposta come predefinita a livello di app, ma è stata poi declassata a funzionalità da attivare, quindi raramente utilizzata.

Poco tempo prima che fossero rese pubbliche dal Wall Street Journal le denunce di Francis Haugen (i famosi “Facebook Files”) nell’agosto 2021, il presidente degli affari globali Clegg esortò Zuckerberg a fare ulteriori investimenti per rafforzare la politica aziendale sul benessere, citando una raccomandazione del personale per affrontare i problemi di dipendenza, autolesionismo e bullismo. Dopo le accuse della Haugen, e dopo che Zuckerberg non aveva mosso un dito, Clegg ribadì le sue preoccupazioni. Il CEO, tramite il direttore finanziario, rispose che il personale era troppo limitato per soddisfare la richiesta.

Instagram ha ignorato gli alert interni sui potenziali danni dell’app sugli adolescenti

Arturo Bejar, ex direttore tecnico di Facebook e oggi informatore, ha lanciato le sue accuse in una audizione al Congresso USA: Instagram ha ripetutamente ignorato gli avvertimenti interni sui potenziali danni dell’app sugli adolescenti.

Questo signore è stato personalmente coinvolto in una vicenda delicata e inquietante. Infatti, egli era stato spinto a studiare la questione a causa delle avances sessuali che sua figlia quattordicenne aveva ricevuto da sconosciuti su Instagram. “È inaccettabile che una ragazza di 13 anni riceva proposte sui social media”, ha testimoniato Bejar, citando una statistica della sua ricerca secondo cui oltre il 25% dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni ha riferito di aver ricevuto analoghe molestie su Instagram. “Questo è inaccettabile e il mio lavoro ha dimostrato che non è necessario che vada così”. Meta invece promuove una cultura del “non vedere il male, non sentire il male” che trascura le prove dei danni mentre presenta pubblicamente parametri attentamente elaborati per minimizzare il problema. La testimonianza di Bejar davanti ai membri della commissione giudiziaria del Senato arriva dopo quelli che ha descritto come infruttuosi appelli a Zuckerberg e ai suoi luogotenenti, nell’autunno del 2021, sulla base di una ricerca condotta dal suo team sulle esperienze di adolescenti e altri utenti delle piattaforme di Meta.

Le accuse bioartisan contro Meta: ha contribuito a una crisi di salute mentale a livello nazionale

Dopo l’udienza, Meta è stata ancora una volta messa nel mirino bipartisan del Congresso, che da tempo prova a elaborare leggi per dare regole ai social media. Tempo fa, entrambi i partiti si sono uniti nell’incolpare Meta di aver contribuito a una crisi di salute mentale a livello nazionale, come affermato dalla massima Autorità USA nel campo della sanità pubblica (Surgeon General), Susan Orsega.

I legislatori si sono ora scagliati contro il gigante dei social media, affermando di non essere “in alcun modo sorpresi” dalle accuse di Bejar e chiedendo una rapida approvazione della legislazione per tenere a freno Meta e altri giganti della tecnologia.

Bejar ha lasciato Facebook nel 2015 ma è tornato come consulente lavorando sui problemi del benessere degli utenti nel 2019, in seguito alle traversie che avevano interessato la figlia. Sebbene ella abbia denunciato gli incidenti, Facebook non ha fatto nulla, e Bejar ha incontrato ostacoli istituzionali nel portare avanti l’incarico ricevuto. “Mi sembra che la cultura aziendale sia quella del ‘non vedere il male, non sentire il male”, ha detto Bejar ai legislatori. “Non vogliamo capire cosa stanno vivendo le persone. E non siamo disposti a investire in questo e in strumenti di supporto”.

Il suo studio ha rilevato che più di 1 utente su 4 sotto i 16 anni ha riferito di aver avuto una “brutta esperienza” con Instagram a seguito di “ostilità contro qualcuno in base alla sua razza, religione o identità”. Alcuni esponenti del Congresso hanno promesso (e non è la prima volta, in verità) di tentare di portare a termine il disegno di legge noto come Kids’ Online Safety Act entro la fine dell’anno.

Conclusioni

Quanto ciò sia urgente lo confermano, ancora una volta, alcune affermazioni di Zuckerberg contenute negli atti interni di Meta ora resi pubblici. In una presentazione interna del 2020 affermava che Instagram soddisfa il desiderio degli adolescenti di “ricerca di novità” con “un colpo di dopamina” attraverso notifiche intermittenti su commenti, follower e altre richieste di attenzione che possono trasmettere un senso di “approvazione e accettazione [che ] sono enormi ricompense per gli adolescenti”. Sacha Haworth, direttore esecutivo del Tech Oversight Project, ha commentato amaro: “Mark Zuckerberg non è interessato a proteggere la privacy o la sicurezza di nessuno. Il marciume arriva fino ai vertici”. Il fondatore di Facebook sembra essere davvero nei guai, questa volta. Se i suoi amici di sempre non gli faranno scudo sarà chiamato a rispondere delle sue azioni dannose per gli adolescenti di tutto il mondo.

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