Il progetto di Facebook di creare la piattaforma “Instagram Youth”, dedicata ai bambini al di sotto dei 13 anni, ha suscitato accese reazioni a livello internazionale da parte di professionisti e associazioni che si sono attivati per chiedere a Zuckerberg di abbandonare questa idea ancora prima di svilupparla del tutto.
La questione si presenta in realtà come piuttosto complessa, ricomprendendo necessariamente considerazioni di tipo sociologico, psicologico e di tutela della privacy, e ci costringe ancora una volta a riflettere attentamente su tutte le implicazioni che l’utilizzo di un social network può avere per lo sviluppo dei giovani nativi digitali.
Le motivazioni di Facebook per creare Instagram Youth
Il tema dell’accesso ai social da parte dei più piccoli è sempre più al centro dell’attenzione mediatica e degli organismi regolatori. Pensiamo al caso di Tik Tok, che nel 2020 ha rischiato il ban negli Stati Uniti e per cui, nell’Unione Europea, è stata istituita dall’European Data Protection Board (EDPB) un’apposita task force.
Nel nostro Paese il social cinese proprio questa settimana ha dovuto, su pressione del Garante per la protezione dei dati personali, annunciare ulteriori misure per impedire ai minori di 13 anni l’utilizzo della app.
TikTok, dal Garante privacy nuove misure per tener lontani gli under 13
In questo contesto si inserisce il nuovo progetto di Zuckerberg, che viene presentato come una soluzione volta ad arginare il fenomeno dei bambini che, pur non avendo ancora compiuto 13 anni (l’età minima per accedere ai social del gruppo Facebook), riescono ad aggirare i controlli mentendo sulla propria età. Il gigante del web ha infatti dichiarato alla BBC che lo scopo di Instagram Youth sarebbe proprio quello di dare ai minori, che già si trovano comunque online, un modo per connettersi con la famiglia e gli amici, divertirsi e imparare, ma in sicurezza, in un ambiente protetto (Jane Wakefield, Facebook urged to scrap Instagram for children plans, pubblicato su BBC News il 15 aprile 2021).
Allo stesso tempo, Facebook ha affermato di stare lavorando su un progetto di verifica dell’età per tenere i minori di 13 anni al di fuori di Instagram, in parallelo allo sviluppo di questa nuova dimensione del social adatta alla loro età, sulla quale non verranno mostrate pubblicità e che sarà utilizzabile sotto la supervisione dei genitori. Nella medesima dichiarazione si legge che nell’ambito di questo progetto la società darà priorità alla sicurezza e alla privacy, ascoltando anche le opinioni di esperti di questi settori – che non hanno tardato ad arrivare e che potrebbero porre un freno a Instagram Youth ancora prima della sua nascita.
I rischi dei social per lo sviluppo e la salute dei bambini
Una lettera della associazione no-profit Campaign for a Commercial-Free Childhood, firmata da ben 99 soggetti tra organizzazioni (tra cui, nota di colore, troviamo anche i creatori di The Social Dilemma, il famoso documentario di Netflix, a fianco di associazioni come il Center for Digital Democracy) ed esperti (avvocati, accademici, psicologi e psichiatri) evidenzia i rischi che l’utilizzo dei social network porta allo sviluppo psicologico dei bambini e adolescenti, anche quando vi sia il parental control. È stato infatti dimostrato da vari studi come l’abuso dei media digitali e dei social sia collegato a un aumento dell’obesità, dei disagi psicologici, della depressione, dell’insonnia e della perdita di qualità del sonno, oltre che del rischio di suicidio. Anche a prescindere dalle problematiche di sicurezza, di profilazione o di condizionamento ai fini di mercato, Instagram è dannoso per via della sua struttura basata su un’intrinseca ossessione per l’apparenza e l’immagine, che crea pressione sociale specialmente sugli adolescenti e potrebbe rivelarsi particolarmente rischiosa per i bambini ancora in fase di sviluppo di una propria personalità. Perfino gli adulti spesso faticano a gestire questa situazione di continua esposizione a fotografie e storie apparentemente perfette con cui, inevitabilmente, paragonano la propria realtà; per dei bambini potrebbe essere ancora più difficile imparare la differenza tra vita al di fuori di uno schermo e identità digitale, per cui questo tipo di pressione all’imitazione di modelli estetici inarrivabili rischia di essere ancora più pericolosa. È chiaro come queste argomentazioni, presentate in una lettera firmata, tra gli altri, da psicologi e psichiatri, non possono essere ignorate, anche alla luce dei molti fatti di cronaca in cui bambini hanno trovato la propria fine prematura a causa dell’emulazione di comportamenti trovati sui social network, o per via di fenomeni di bullismo online; eppure il problema potrebbe essere anche più subdolo di così, e prima o poi bisognerà fare i conti con le conseguenze a lungo termine dell’influenza dei social network sullo sviluppo della personalità.
Le questioni di condizionamento per fini di marketing, sicurezza e data protection
Facebook ha immediatamente precisato che Instagram Youth non conterrà inserzioni pubblicitarie. Questo, infatti, è un altro elemento fonte di preoccupazione da parte degli esperti, che sono concordi nell’affermare che i bambini sono particolarmente vulnerabili ai messaggi di marketing – d’altronde, la missione della Campaign for a Commercial-Free Childhood si fonda proprio sul porre fine alle pubblicità rivolte ai bambini. Nonostante la precisazione del social di Zuckerberg, tale questione andrebbe approfondita per verificare che su Instagram Youth non vengano inseriti contenuti che, pur promuovendo un prodotto, superino i filtri messi in piedi per impedire l’accesso alla pubblicità – pensiamo ai vari influencers e al fatto che non sempre sia chiaro quando i loro post siano o meno di tipo promozionale.
Altro problema, che non è detto sia risolvibile tramite il controllo genitoriale sull’utilizzo del social, è quello della sicurezza. I rischi della presenza online dei minori sono ben noti: adescamento, pedofilia, pedopornografia, furti d’identità e digital kidnapping, per citare i più frequenti. Spesso di fronte a criminali informatici particolarmente astuti la supervisione di un genitore potrebbe non essere sufficiente, e certo un social dedicato a bambini sarebbe un bersaglio molto appetibile per chi volesse sfruttarne le debolezze. Instagram Youth dovrebbe avere meccanismi rigidissimi di controllo degli accessi, per verificare che chi lo utilizza non sia in realtà un adulto “mascherato” da bambino per entrare più facilmente in contatto con i più piccoli. E non si sta riproponendo così, rovesciato, il problema della verifica dell’età?
Privacy
Infine, dulcis in fundo, parliamo di privacy e data protection. In Europa abbiamo l’articolo 8 del GDPR, che fa sì che i bambini che non abbiano ancora raggiunto “l’età del consenso digitale” (che può essere 13 anni nei Paesi più libertari, ma può arrivare anche a 16 in quelli più restrittivi, in base alla normativa nazionale) non possano prestare il consenso al trattamento dei propri dati personali nel contesto dei servizi della società dell’informazione (ambito in cui rientra l’uso dei social) ma questo debba essere fornito dai genitori o tutori.
Eppure, anche questo metodo di salvaguardia potrebbe non essere sufficiente a scongiurare tutti i problemi che nascono dal trattamento dei dati dei bambini tramite studio approfondito della loro interazione con le piattaforme di social network. Pensiamo al fatto che Instagram Youth dovrebbe avere, per sua stessa costruzione, un bacino di utenti ristretto per fascia d’età (10-12 anni); esaminando i dati aggregati raccolti su questo social, quindi, si potrebbero creare degli studi comportamentali di tale categoria, sfruttando analisi di Big data che nella maggior parte dei casi non rientrano nell’ambito di applicazione della normativa a tutela dei dati personali, perché vengono trattati dati anonimizzati.
Attenzione, avere queste informazioni non è di per sé negativo: il problema si sposta sull’utilizzo che viene fatto di queste, perché c’è il rischio di mettere una compagnia in grado di effettuare predizioni e trovare il modo di influenzare le scelte di un’intera fascia della popolazione particolarmente vulnerabile. Siamo qui nell’ambito della pura speculazione, visto che appunto il progetto di Instagram Youth è ancora in fase embrionale; tuttavia, l’aggregazione di individui in categorie dovrebbe sempre far risuonare un campanello d’allarme quando vi sia la possibilità di raccogliere dati sul loro comportamento.
Conclusioni
Abbiamo visto come, in definitiva, per quanto nobile possa essere l’obiettivo di dare ai bambini al di sotto dei 13 anni uno spazio sicuro in cui aggregarsi online, senza dover più mentire sulla propria età per accedere al social “degli adulti”, i rischi potrebbero superare i vantaggi.
Due ulteriori considerazioni: da un lato la lettera succitata esprime la preoccupazione che i ragazzini che già hanno “assaggiato il frutto proibito” di Instagram non sarebbero interessati a spostarsi su una versione più infantile, la cui creazione quindi non farebbe altro che allargare il bacino di utenti.
Dall’altro, se pensiamo al fatto che questa iniziativa si inserisce in una strategia generale per favorire la verifica dell’età dei fruitori dei social, ma Facebook stessa ha affermato che sta lavorando a un algoritmo per accertarsi che chi non ha compiuto 13 anni non acceda a Instagram, allora sembra che non ci sia effettivamente la necessità di creare una nuova piattaforma, ma potrebbe bastare tale algoritmo per arginare il problema.
Vedremo quindi se Zuckerberg prenderà atto dei problemi evidenziati dagli esperti e come deciderà di muoversi per arginarli, anche se le voci sembrano concordi nel chiedere di arrestare lo sviluppo di Instagram Youth e trovare mezzi alternativi per impedire del tutto ai bambini l’accesso ai social network.