In una società sempre più connessa, dove la tecnologia permea ogni aspetto della vita quotidiana, il confine tra sfera privata e pubblica diventa sempre più labile. Questo fenomeno, alimentato dalla pervasività dei social network e dall’emergere di nuove forme di comunicazione digitale, ha portato alla nascita dell’oversharing: una condivisione massiccia ed eccessiva delle proprie esperienze personali online.
Se da un lato questo comportamento rispecchia il bisogno innato dell’uomo di socializzare e condividere le proprie emozioni, dall’altro si apre un dibattito complesso che riguarda la privacy, l’integrità delle relazioni personali e professionali e le dinamiche psicologiche sottostanti. In questo scenario mutevole e sfaccettato, emerge la necessità di sviluppare strategie efficaci per prevenire gli effetti negativi dell’oversharing ed educare ad un uso consapevole ed equilibrato dei social network.
L’uomo, animale sociale nell’era digitale
“L’essere umano è un animale sociale” (Aristotele) e ha una naturale spinta a cercare e formare relazioni con gli altri individui.
Sono numerose le motivazioni che spingono l’uomo a cercare un contatto con un suo simile. Molti studiosi hanno indagato ad esempio quei sistemi motivazionali, spinte innate che regolano il comportamento verso il soddisfacimento di vari bisogni, che spingono alla ricerca di relazioni con gli altri (Bowlby, 1980; Farina e Liotti, 2011).
Oggi, nell’era del digitale, sembra che l’essere umano abbia imparato ad utilizzare certi canali (es. social) spinto dagli stessi bisogni relazionali che manifesta anche nella vita offline.
In questo senso i social risultano degli strumenti che offrono la possibilità potenziale di “amplificare” ad esempio il numero di relazioni e/o contatti, i possibili scambi relazionali, l’accesso ad un numero maggiore di informazioni, la possibilità di condividere molte informazioni su sé stessi raggiungendo un numero elevato di persone in pochissimo tempo.
Oversharing: quando la condivisione diventa eccessiva
Ma, se non usate in modo adeguato, queste possibilità possono generare dei problemi per le persone? La risposta è affermativa e tra le varie, uno dei comportamenti meno funzionali è quello dell’oversharing.
Condividere informazioni su di noi e sulla nostra vita sui social è divenuto via via sempre più semplice. Pubblicare foto, post, stories e trasmettere dirette è di una semplicità disarmante, basta letteralmente un clic e questo semplice gesto rende la nostra esistenza altamente accessibile a chiunque.
Quando queste azioni rientrano nell’oversharing? E cosa si intende di preciso?
In merito ad una definizione del termine può essere utile un articolo di Brammer e colleghi (2022) che ha indagato alcuni elementi legati al fenomeno.
Nello studio è stato condotto un sondaggio includendo 410 studenti universitari con lo scopo di rilevare alcune informazioni specifiche. Il primo dato interessante che emerge dallo studio è proprio in merito ad una definizione non solo generale del termine ma anche “quantitativa”.
Oversharing: troppe informazioni condivise, troppo spesso
Sono emersi due elementi in particolare: la frequenza e la quantità di informazioni condivise.
In merito alla frequenza è stato rilevato che viene considerato oversharing quando le persone pubblicano “troppo” o “troppo spesso”. In merito invece alla quantità, gli intervistati riferivano che è considerato oversharing quando le persone inseriscono nei post “troppe informazioni” o informazioni che “dovrebbero essere private”.
Emerge comunque un piano molto soggettivo che non definisce nel pratico un limite specifico, ad esempio quanti post pubblicati al giorno possono essere considerati come oversharing. In ogni caso, dalla ricerca emerge in modo abbastanza condiviso come questa modalità possa portare alla perdita delle amicizie sui social.
Come suggerito dai ricercatori, questo primo segnale dovrebbe quanto meno sensibilizzarci sul bilanciare il desiderio di auto-rivelazione e la privacy.
Una possibile definizione di oversharing
Provando a dare una definizione più sintetica possibile, anche prendendo spunto dalla ricerca di Brammer, potremmo definire l’oversharing come quella modalità che si verifica quando un individuo condivide dettagli e informazioni personali in modo eccessivo o inappropriato e, come suggeriscono i ricercatori, può riguardare anche molti argomenti (questioni mediche, politiche, relazionali, dichiarazioni eccessivamente emotive, religiose ecc.). Inoltre, le persone potrebbero non rendersi conto di quanto stanno condividendo e delle potenziali conseguenze negative.
Aspetto interessante, secondo gli autori sembra che il fenomeno sia più frequente sul social Facebook come, tra l’altro, sembrerebbe emergere da altre ricerche precedenti. Purtroppo, gli autori non si spingono oltre nelle ipotesi di questa differenza; se possa dipendere dal tipo di social in sé o da altri fattori magari connessi all’età (generalmente su Facebook sono presenti persone meno giovani).
Le conseguenze dell’oversharing: privacy, relazioni e lavorative
In ogni caso, prima ancora del chiedersi le possibili cause (soggettive o di altro tipo), quali possono essere le conseguenze di questo agito?
Sicuramente una violazione della privacy. Anche se questa condivisione avviene in modo volontario, può capitare che le informazioni rivelate possano essere usate in modo fraudolento (es. truffe) oppure dannoso. Non è lontana la possibilità che questo comporti poi fenomeni di cyberbullismo o mobbing sul lavoro.
Su un piano relazionale, come indicato dagli stessi autori della ricerca, le persone tendono poi a “sganciarsi” e cancellare le amicizie verso quelle persone che condividono troppo. Non solo, il rischio di condividere informazioni personali ma che riguardano anche altre persone non è così remoto. Questo potrebbe portare a risentimenti e/o incomprensioni verso amicizie o colleghi.
Sul piano lavorativo, che succede se condivido opinioni particolarmente forti riguardanti un collega, il datore di lavoro o il luogo di lavoro?! Non sono rari i casi dove questi comportamenti hanno portato a sospensioni o anche licenziamenti.
Infine, un forte rischio di esposizione alle critiche. L’oversharing può attirare critiche e commenti negativi da parte degli altri che possono avere un impatto negativo sulla salute mentale e l’autostima.
A parte il piano lavorativo, le possibili conseguenze potrebbero riguardare ogni persona di qualunque fascia d’età.
Le possibili cause dell’oversharing
Ma quali sono le possibili cause dell’oversharing?
Come abbiamo detto all’inizio, l’essere umano è una creatura che tende alla ricerca di relazioni e alla condivisione delle proprie esperienze e bisogni. Questa naturale spinta può ricadere anche sui social ma un discorso sono quelle richieste o esposizioni che rientrerebbero nella “normalità” un discorso è, come definito in precedenza, quando queste condivisioni assumono una frequenza e una quantità/modalità etichettata come eccessiva o inopportuna (oversharing).
In questo senso proviamo qui di seguito a elencare alcune possibili cause di questo comportamento. Cause che potrebbero riguardare tutti senza che però queste spingano verso un comportamento disfunzionale con conseguenze come quelle descritte in precedenza.
Ottenere approvazione sociale o un ritorno di qualche tipo
Le persone potrebbero sentirsi spinte a condividere aspetti della loro vita personale o lavorativa per ottenere approvazione sociale o un ritorno di qualche tipo (anche economico).
Ricerca di attenzione e gratificazione
O ancora, una ricerca di attenzione e gratificazione particolarmente importante, da spingere a immettere in rete informazioni su di noi inopportune o con un’altissima frequenza.
Mancanza di consapevolezza
Una mancanza di consapevolezza, soprattutto dei possibili effetti negativi, potrebbe spingere le persone a pubblicare post, foto o commenti senza un’attenta valutazione e quindi ricadere in un oversharing.
La necessità di sentirsi parte di qualcosa
La necessità di sentirsi parte di qualcosa o di un gruppo è una spinta più che naturale ma se questa necessità fosse particolarmente forte, potrei incappare in una ricerca costante di approvazione sui social e ricercare un costante accordo in merito alle mie azioni o opinioni.
La gestione delle proprie emozioni
La gestione delle proprie emozioni. In questo senso un comportamento di oversharing potrebbe diventare una modalità di gestione dei propri stati emotivi. Ad esempio, condividendo un’esperienza particolarmente personale per gestire uno stato di rabbia generato da una lite con un collega o con il proprio datore di lavoro.
Strategie di prevenzione dell’oversharing
Quale sia la causa o le cause, gli effetti generati dall’oversharing a volte possono essere significativi e particolarmente nocivi. Per questo è opportuno ricercare un sano equilibrio tra la condivisione di noi stessi sui social e un’adeguata protezione della nostra privacy.
Ad esempio, potrei concedermi del tempo per riflettere e chiedermi qual è l’obiettivo di quella specifica comunicazione, se è davvero necessaria e quali effetti potrebbe generare negli altri.
Potrei decidere di condividere certe informazioni solo con alcune persone e non necessariamente con tutti i miei “amici” su quel determinato social.
Potrei riflettere soprattutto su quali potrebbero essere le conseguenze per me stesso/a sulla mia salute mentale. Come descritto in precedenza, una condivisione di un post o una foto, potrebbe rendermi vulnerabile a forti critiche e questo generare in me stati d’ansia, preoccupazione ed abbassamento dell’autostima.
Conclusioni
Per concludere, sicuramente i social come anche altri strumenti tecnologici hanno generato opportunità mai immaginate prima e proprio per la portata di queste opportunità, è bene essere consapevoli non solo dello strumento in sé ma anche delle nostre motivazioni e necessità nell’usarlo.