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Pubblicità, big tech poco trasparenti: ecco perché violano il Dsa



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Le carenze riscontrate in un report Mozilla evidenziano significative violazioni del Digital Services Act e in particolare l’articolo 39. L’obbligo per le grandi piattaforme di avere biblioteche pubbliche degli annunci che siano non solo accessibili ma che includano dettagli completi sugli annunci, sugli enti che li promuovono, e sui criteri di targeting utilizzati

Pubblicato il 18 apr 2024

Francesca Niola

Fellow – ISLC, Università degli Studi di Milano



pubblicità digital services act

Un report Mozilla chiarisce che ancora le big tech non riescono a essere abbastanza trasparenti sulla pubblicità che offrono, in base al regolamento europeo Digital Services Act (DSA) entrato in vigore ad agosto scorso.

Sappiamo che il DSA si concentra in modo critico sulla trasparenza delle comunicazioni commerciali, imponendo l’istituzione di biblioteche di annunci pubblici e ricercabili che rivelino informazioni dettagliate sugli annunci, i loro promotori e le strategie di targeting.

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La trasparenza della pubblicità online secondo il Dsa: il report Mozilla

Nell’ambito di questo nuovo quadro normativo, il report Mozilla “Full Disclosure: Stress Testing Tech Platforms’ Ad Repositories” emerge come uno strumento essenziale per valutare la prassi delle VLOs rispetto agli obblighi imposti dal DSA.

Mediante un rigoroso processo di stress test, il report analizza l’efficacia e la completezza delle biblioteche di annunci delle piattaforme, valutandone la conformità con le norme stabilite. Questa verifica, condotta attraverso un approccio metodologico robusto e dettagliato, non solo mette in luce le aree di successo ma anche quelle di mancata aderenza, offrendo così una visione complessiva della reale implementazione del DSA nel contesto digitale attuale.

Gli obblighi

Il Digital Services Act, nel suo rigore normativo, incorpora una serie di disposizioni volte a garantire trasparenza e veridicità nell’ecosistema digitale, il cui fulcro è rappresentato dall’articolo 39. Tale articolo impone alle piattaforme online di vasta scala, le cosiddette Very Large Online Platforms (VLOs), l’istituzione di biblioteche pubbliche degli annunci. Queste raccolte devono non solo catalogare gli annunci pubblicitari in modo accessibile e sistematico, ma anche fornire dati esaurienti sugli enti promotori, le finalità pubblicitarie e le metodologie di targeting impiegate.

La promulgazione di queste misure legali non sorge da un vuoto normativo, bensì da una crescente consapevolezza delle potenzialità manipolative delle piattaforme digitali, soprattutto in contesti preelettorali. Le “biblioteche di annunci” sono concepite come baluardi contro la disinformazione e la manipolazione politica, fornendo agli elettori gli strumenti per scrutare le origini e le intenzioni dietro ai messaggi che ricevono. L’accesso a tali dati non solo alimenta un dibattito pubblico più informato ma si configura anche come deterrente contro l’uso improprio della pubblicità online.

La valutazione dell’adeguatezza di queste “biblioteche di annunci” tramite stress test si inscrive, quindi, in un contesto di vigilanza democratica. Attraverso l’analisi della conformità delle VLOs a questi standard legislativi, il report non solo misura l’efficacia del DSA nel modellare prassi trasparenti, ma svolge anche un ruolo cruciale nel monitorare la capacità delle piattaforme di influenzare il tessuto socio-politico. Questo approccio non solo consente di identificare le lacune nella prassi attuale ma offre anche una lente critica attraverso cui esaminare la resilienza delle normative di fronte alle dinamiche del digitale.

La metodologia del report

La metodologia impiegata nel report Mozilla si distingue per la sua precisione analitica nel valutare la conformità delle biblioteche di annunci delle VLOs alle normative del DSA. La procedura adottata consiste in un’analisi multifocale, che esplora la pubblicità attraverso l’interrogazione sistematica delle piattaforme secondo criteri prestabiliti di trasparenza e accessibilità. Questo esame si concretizza nell’accesso e nella navigazione delle biblioteche per verificare la completezza e la chiarezza delle informazioni fornite sugli annunci, inclusi i dettagli degli inserzionisti e le specifiche delle campagne.

Un elemento cardine di questa metodologia è la valutazione della facilità di accesso: il report indaga quante operazioni sono necessarie per localizzare le informazioni desiderate e quanto chiaramente queste vengono presentate agli utenti. Tale indagine è complementata da test di funzionalità, che simulano scenari d’uso reali per identificare eventuali ostacoli nell’interazione con le interfacce delle biblioteche.

Nonostante l’elevato rigore, la metodologia può presentare limitazioni intrinseche. La dipendenza dai criteri di trasparenza e accessibilità, pur essenziale, potrebbe non catturare pienamente la dinamicità e l’evoluzione delle strategie pubblicitarie digitali, che spesso sfuggono ai parametri tradizionali di valutazione. Inoltre, l’approccio potrebbe non considerare adeguatamente il contesto variabile in cui le VLOs operano, compreso l’adattamento a nuove normative o l’adozione di tecnologie emergenti. Queste variabili possono influenzare l’interpretazione dei dati raccolti, limitando la portata delle conclusioni derivabili. Tuttavia, l’approccio adottato nel report resta uno strumento prezioso per decifrare la complessità delle prassi attuali di trasparenza nelle piattaforme digitali.

I risultati del test Mozilla: ecco le carenze

L’esame dei risultati suggerisce una correlazione cruciale tra la qualità delle biblioteche di annunci e l’efficacia delle normative in termini di prevenzione della disinformazione. Questo scenario solleva questioni impellenti sulla necessità di riforme normative che possano indirizzare con maggiore precisione le lacune esistenti.

La variabilità osservata nell’aderenza al DSA sollecita un’interpretazione critica del ruolo di tali regolamenti nel modellare pratiche di mercato eticamente responsabili. In tal senso, questi risultati non solo attestano la disomogeneità dell’applicazione delle norme attuali ma aprono la via a un dibattito approfondito sull’efficacia del quadro regolativo vigente e su come esso possa essere modulato per garantire un’impatto più incisivo e uniforme nel panorama digitale globale.

Le carenze riscontrate nel report evidenziano significative violazioni del Digital Services Act (DSA), con particolare riferimento all’articolo 39. Questo articolo richiede che le Very Large Online Platforms (VLOs) mantengano biblioteche pubbliche degli annunci che siano non solo accessibili ma che includano dettagli completi sugli annunci, sugli enti che li promuovono, e sui criteri di targeting utilizzati.

Le piattaforme che falliscono in questo compito mettono in evidenza una problematica giuridica non trascurabile: il mancato rispetto delle normative può comportare serie implicazioni legali, incluse multe pecuniarie che possono raggiungere fino al 6% del fatturato annuo globale, come stabilito dall’articolo 42 del DSA. La valutazione delle risposte delle piattaforme rivela che molte di esse non hanno ancora implementato sistemi adeguati per garantire la piena conformità. Questo aspetto solleva questioni relative alla capacità e volontà delle VLOs di aderire alle normative, nonché alla necessità per i regolatori di impiegare misure coercitive per assicurare l’adeguamento. In questo contesto, è fondamentale esaminare la capacità delle autorità di enforcement di applicare sanzioni in maniera efficace e dissuasiva.

Dal punto di vista giuridico, le autorità europee sono chiamate a un esame approfondito delle prassi attuali delle piattaforme, utilizzando tutte le facoltà investigative e sanzionatorie previste dal DSA. Questo comprende l’adozione di misure come ispezioni, richieste di documentazione e, se necessario, procedimenti giudiziari. La giurisprudenza relativa al DSA sarà fondamentale per stabilire precedenti legali che potranno guidare le future interpretazioni e applicazioni della legge.

Inoltre, le carenze riscontrate pongono in rilievo la necessità di un dialogo continuo tra regolatori e VLOs per assicurare che le interpretazioni delle disposizioni normative siano chiare e condivise. L’armonizzazione delle prassi attraverso linee guida dettagliate e possibilmente workshop o seminari potrebbe facilitare questo processo, riducendo le zone di incertezza legale e aumentando la trasparenza complessiva del settore.

Questo tipo di collaborazione può essere vitale per colmare il divario tra le esigenze normative e le capacità operative delle piattaforme, garantendo un ambiente digitale più sicuro e conforme alle aspettative legislative europee.

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