preadolescenti e social

Quale età per i social? Guida e consigli per l’uso di TikTok & Co



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L’uso precoce dei social come TikTok, Instagram e Snapchat da parte dei preadolescenti suscita preoccupazioni globali. Diverse nazioni, tra cui Francia e Stati Uniti, discutono regolamentazioni per proteggere i giovani da contenuti nocivi e cyberbullismo. Suggerimenti pratici includono sensibilizzazione degli educatori e coinvolgimento attivo dei genitori

Pubblicato il 24 giu 2024

Roberto Pozzetti

Psicoanalista, Professore a contratto LUDeS Campus Lugano, Professore a contratto Università dell'Insubria, autore del libro 'Bucare lo schermo. Psicoanalisi e oggetti digitali', già referente per la provincia di Como dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia,



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Quando si diffuse in forma esponenziale la consuetudine di aprire profili su Facebook, una quindicina di anni or sono, Mark Zuckerberg li aveva riservati a chi era almeno teenager. Bisognava essere perlomeno tredicenni per accedere a questo social network. Tale prassi si ritrova ufficialmente anche su altri social, dalle caratteristiche più attrattive per i preadolescenti, ma viene talvolta aggirata fornendo dati personali modificati al punto che non di rado bambine e bambini aprono prestissimo dei loro account su TikTok, Snapchat e Instagram.

Questa consuetudine è motivo di allarme. Fra i social network maggiormente diffusi, quello che più pone in allerta genitori, operatori sociali e politici è di solito TikTok. Perché proprio il social di origine cinese viene reputato particolarmente pericoloso, per quali ragioni viene messo all’indice?

La questione dell’età minima per accedere ai social network

Recentemente il sindaco di New York City, Eric Adams, esponente del Partito Democratico, ha preso posizione contro Instagram e TikTok, sconsigliandone l’utilizzo ai preadolescenti in quanto sarebbero nocivi per la loro salute mentale e li esporrebbero a situazioni pericolose. Di solito, il pericolo percepito consiste soprattutto nell’eventuale incontro con episodi di cyberbullismo oppure con materiale pornografico oppure ancora con contenuti che incitano all’anoressia e all’autolesionismo.

La Francia del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron e del Primo Ministro Gabriel Attal intende intervenire con delle regole molto severe: si va dal condivisibile divieto di utilizzare gli schermi prima dei 3 anni, al no al possesso di uno smartphone prima degli 11 anni, al divieto di navigare su Internet fino a 13 anni e a quello di possedere fino a 15 anni un account su Instagram, su TikTok o su Snapchat, social quest’ultimo molto in vaga tra le ragazze e i ragazzi francesi. Non è del tutto chiaro come farebbe il personale di questi social network a verificare l’età di chi vi accede senza giungere a violare la privacy degli utenti.

Le accuse, motivate o immotivate, rivolte a TikTok sono quelle di incentivare situazioni pericolose attraverso challenge o brevi video che propongono tematiche delicate e inappropriate per l’età. Agli smartphone viene imputata da Attal anche la colpa di un ridursi della capacità di lettura della nuova generazione in una sorta di decadimento delle potenzialità umane che condurrebbe alla cosiddetta demenza digitale.

Peraltro, la preoccupazione relativa all’utilizzo precoce di Internet e a presunti pericoli per la salute mentale non andrebbe riferita all’eventualità di danni cerebrali indotti dall’iperconnessione. La psiche non è il cervello e, dunque, un problema psichico e mentale non coincide con un problema neurologico. Psiche non si traduce soltanto come mente ma anche come spirito, come anima. L’essere umano ha una psiche e un corpo formati dai legami familiari, da elementi culturali, linguistici, spirituali, da dinamiche relative alle relazioni amorose e di desiderio, da contesti sociali imperniati su relazioni di autorità e di potere: in breve, l’ordine simbolico ha un effetto cruciale in tutte le sue forme nella formazione della nostra psiche. La psiche non si struttura, nella sua plasticità, soltanto sulla scorta di qualcosa di visibile come il cervello con i suoi nervi, le sue sinapsi e i suoi assoni; viene organizzata anche attraverso qualcosa di invisibile ma operativo, che abbiamo descritto poc’anzi come ordine simbolico.

Ormai anche in Italia la senatrice Lavinia Mennuni di Fratelli d’Italia e la deputata Marianna Madia del Partito Democratico si alleano in modo bipartisan, per solidarietà femminile e in quanto entrambe mamme, proponendo una condivisibile legge volta a tutelare i bambini dal loro utilizzo a scopi pubblicitari ma anche l’innalzamento della soglia per accedere ai social network come TikTok sino ai 15 o 16 anni.

Effettivamente l’età ha la sua rilevanza quanto al buon uso di un dispositivo. Ribadiamo che siamo d’accordo con la tendenza diffusa anche nella Società Italiana di Pediatria e nell’American Academy of Pediatrics a sconsigliare l’utilizzo dei dispositivi digitali nei primissimi anni di vita. Appare giusto intervenire per porre dei limiti sia rispetto allo screentime per impedire ore e ore di fissazione sugli schermi a mo’ di dipendenza sia per quanto concerne l’età dell’utilizzo dei social.

Non crediamo, però, che il punto stia nell’elevare l’età di accesso dai 13 ai 15 anni. Attribuire soltanto a Internet e specialmente a TikTok l’intrattabilità tipica dell’adolescenza, l’atteggiamento ribelle, il calo di soddisfazione e di gioia nella propria vita, uno stile esistenziale che rasenta aree di rischio sarebbe evidentemente riduttivo. Crediamo che il punto fondamentale da prendere in considerazione sia relativo al momento della pubertà con gli enormi cambiamenti dei caratteri sessuali corporei, con le modificazioni relazionali e gruppali, con la scoperta di forme di piacere inedite, con l’apertura di un’attività erotica che essa comporta. Si arriva sino al punto nel quale i genitori non riconoscono più i propri figli, come se avessero a che fare con un’altra persona.

Intorno alla metà degli anni Settanta, Jacques Lacan sosteneva che la bambina è di solito più felice del bambino in quanto meno ingombrata dal proprio organo sessuale rispetto al maschietto il quale si scopre ben presto imbarazzato dalle proprie erezioni non sapendo come padroneggiarle. Con la pubertà, invece, la corporeità femminile giunge in primo piano e determina una focalizzazione sulle proprie forme in via di sviluppo, con gli interrogativi relativi allo sguardo e al giudizio altrui, con il ciclo mestruale e quello che esso implica, con le preoccupazioni inerenti alla sessualità: dunque anche le ragazze si trovano in difficoltà dinanzi alle proprie modificazioni corporee. La pubertà è ben più importante della dipendenza dai social quale punto critico.

TikTok e l’enigma della suggestione

L’impressione diffusa sia fra i politici sia fra i genitori è che sulla fascia d’età adolescenziale e preadolescenziale TikTok abbia un elevato potere con il rischio di un influenzamento nocivo che potrebbe orientare verso attività e condotte pericolose, sfruttando la vulnerabilità di ragazze e ragazzi. Abbiamo degli elementi per sostenere tuttavia che TikTok sia più rischioso per dei teenager rispetto ad altri social network? Se sì, per quali motivi?

Quello che sembra effettivamente delicato in un social come TikTok è la dimensione della suggestione; non che non vi sia il rischio di farsi suggestionare per i fruitori di altre piattaforme ma sul social di origine cinese questo sembra accentuato. Cosa si intende dunque per suggestione? La suggestione rimane sempre qualcosa di abbastanza enigmatico, come scriveva già lo stesso Freud. La suggestione ha sempre caratterizzato le psicoterapie e Freud ha insistito sulla propria irritazione nei confronti di magnetisti o ipnotizzatori i quali utilizzavano la suggestione: mentre la suggestione tende a imporre qualcosa, la psicoanalisi a cominciare da Freud opera in levare, sottraendo qualcosa, puntando a condizionare il meno possibile. La psicoanalisi ha in questo delle analogie con la scultura. L’analista si trova in una posizione che è esattamente il contrario di quella dell’influencer.

Il ruolo degli influencer

Quali sono le caratteristiche degli odierni influencer? Anzitutto, mirano appunto a influire sugli altri, a condizionare gli altri soprattutto esibendo momenti della propria vita, pubblica o privata che sia. Si dimostrano in grado di operare un influenzamento le persone che appaiono sicure di sé, decise, convinte delle proprie idee, che si pongono ben pochi dubbi; manifestare dei dubbi, dubitare, non è affatto il modo migliore per riuscire a suggestionare. Inoltre, ha la capacità di suggestionare chi si presenta con un look impattante, con un’immagine anche corporea appropriata, di bell’aspetto, di bella presenza.

Tuttavia non è soltanto l’immagine a possedere la capacità di suggestionare. Si ricordi, per esempio quando milioni di statunitensi furono sconvolti allorché Orson Welles annunciò alla radio l’invasione da parte di spaventosi extraterrestri, nel 1938: in quel caso, fu la voce dello speaker alla CBS ad avere degli effetti di suggestione. L’immagine e la voce, in modi e in forme fra loro differenti, possono entrambe suggestionare e condizionare.

Una prima ragione della suggestione indotta dagli influencer di TikTok concerne la giovanissima età dei fruitori di tale social: si tratta spesso di preadolescenti che si trovano nel periodo evolutivo in cui avviene una certa separazione dai genitori. TikTok offre uno spazio divertente e dinamico nel quale mettere in campo la propria creatività, specialmente a livello corporeo, come è tipico di questa fascia d’età. I punti di riferimento vengono allora cercati al di fuori della famiglia, tra i coetanei e nel mondo degli schermi. TikTok viene vissuto appunto come uno spazio di libertà e di desiderio, nel quale sottrarsi allo sguardo intrusivo e giudicante dei genitori e degli adulti di riferimento che troverebbero su Facebook, su Linkedin ma ormai anche su Instagram e su Threads data la migrazione dei cosiddetti boomer verso questi social. TikTok appare più a misura loro, adatto al loro assetto comunicativo e sentimentale grazie alla diffusione di contenuti rivolti proprio a quella fascia d’età. Subiamo tutti un certo influenzamento sociale in quanto non siamo mai completamente liberi e autonomi ma lo subiscono ancor di più gli adolescenti. L’influencer di turno diventa dunque qualcuno in grado di suggestionare, con prestigio e carisma, con un messaggio diretto e incisivo.

La forma di comunicazione

Una seconda ragione dell’impatto di suggestione peculiare di TikTok sta nella forma di comunicazione specifica: video senza post, senza un testo scritto come avviene invece su Facebook, su Linkedin, su Threads e ormai anche su Instagram. TikTok, a differenza di social dove si aprono delle discussioni e si sviluppano dei dibattiti, si basa quasi esclusivamente sulle immagini anziché sulla funzione dello scritto. Certamente vengono anche proposte delle frasi scritte, di solito volte a fungere da sottotitoli rispetto a quanto viene detto nei video e a promuovere la propria comunicazione in forma più incisiva, ma la dimensione dell’immagine risulta decisamente preponderante. I brevi video, della durata di poche decine di secondi, si susseguono uno dopo l’altro, in modo analogo a quello che avviene con le proposte di YouTube e con i reel di Instagram ma con un ritmo più rapido, più incalzante. Funzionano secondo la logica degli highlights che, in un paio di minuti, offrono una sintesi molto succinta e stringata di un evento sportivo adatta a tenere al corrente dei fatti salienti. Una dimensione di autonomia, di ribellione, di insurrezione, di libertà si colloca al centro di questi video. Vi viene persino abbozzata una sorta di protesta sociale, sebbene poco organizzata. I video di TikTok si caratterizzano infatti spesso per un dinamismo del corpo, come avviene con gag e balletti. Pongono in auge un’immagine che implica spesso il corpo, così importante nella preadolescenza; un’immagine volta a colpire, con un impatto forte e immediato, senza lasciare il tempo per riflettere ed elaborare dei concetti che è invece tipico della lettura.

L’importanza del prestigio nella suggestione gli adolescenti

Per quali motivi alcune persone riescono a suggestionare e a giungere alla posizione di influencer con un elevato numero di follower sui social mentre altre non vi riescono pur provandoci e pur seguendo dei corsi per diventare influencer, come abbiamo notato in casi clinici di ragazze adolescenti? Già un eminente studioso di psicologia sociale come Gustave Le Bon giunse a studiare le caratteristiche del capo del quale le folle subiscono un influenzamento. Riesce a influenzare, a suggestionare gli altri una persona che è volta all’azione anziché al pensiero e al ragionamento. Risulta convincente chi si esprime con affermazioni brevi e concise, chi ribadisce più volte lo stesso semplice concetto. Si afferma nell’operazione del suggestionare chi è tanto esagitato da mettere le proprie convinzioni al di sopra di tutto, anche della propria famiglia e della propria vita, sino ad aspirare al martirio.

Riesce a influenzare gli altri chi è dotato di un certo prestigio. Questo prestigio può essere acquisito oppure strettamente personale. Quando il prestigio è acquisito, lo si acquisisce tramite il patrimonio, la ricchezza, il nome di famiglia, la reputazione. Nel recente film Napoleon, vengono riproposte le vicende relative al personaggio che Le Bon porta come esempio emblematico, eclatante di un prestigio personale e misterioso. Napoleone Bonaparte riusciva a piegare la volontà di generali dall’età e dal ruolo più avanzato del suo; quando scelse di ritirarsi in esilio all’Isola d’Elba organizzò il suo ritorno verso la terraferma per poi risalire al potere in Francia di fatto senza incontrare opposizioni, senza colpo ferire. L’influencer riesce dunque nel suo progetto se è dotato di un prestigio, anche personale e non per forza acquisito, supportato da una bella presenza, da una ferrea convinzione e da particolari doti comunicative adatte a renderlo carismatico.

Il ruolo dei genitori e della scuola nella gestione dell’uso dei social

Le critiche a social network come TikTok si ampliano, si incrementano, soprattutto da parte di genitori alle prese con bambini e preadolescenti sempre connessi al web, sempre alle prese con gli schermi digitali. Sembra tuttavia sbagliato focalizzarsi sulla dipendenza da Internet in adolescenza senza ruotare la prospettiva, il vertice dal quale analizzare la questione. Sarebbe però fondamentale puntare sulla sensibilizzazione degli insegnanti e delle figure educative, per esempio con un incremento degli investimenti economici su progetti d’ascolto e di supporto nei contesti scolastici, anziché sulla repressione.

Sarebbe importante che pure i genitori pervenissero a mettersi in discussione, a mettersi in gioco anzitutto riconoscendo quanto siano loro stessi i primi a trascorrere buona parte delle proprie giornate dinanzi agli schermi, non soltanto per importanti ragioni di lavoro ma anche per un semplice svago. Lo spazio per dei cambiamenti si estende di più quando si rettifica la propria posizione soggettiva e molto meno quando si aspetta siano gli altri a modificare le proprie azioni: è un concetto sempre valido e a maggior ragione quando si tratta dei propri figli.

Conclusioni

Senza scadere in uno stantio e stereotipato moralismo, si tratta di svolgere delle attività insieme ai propri figli, di ascoltarli e dialogare con loro, di coinvolgerli in momenti interessanti tanto da distoglierli dalla fissazione sugli schermi e soprattutto sui social network se vengono considerati, a torto o a ragione, motivo di allarme.

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