Il blocco dei download di TikTok che sarebbe dovuto scattare il 20 settembre non si è verificato. La nuova data di blocco è stata spostata formalmente al 27 settembre, ma, tenendo conto delle dichiarazioni rese dal presidente Donald Trump nel corso di un comizio elettorale nel North Carolina nel quale ha dichiarato di essere molto contento per l’accordo fra TikTok e Oracle, è verosimile che non sarà attuato; mentre è in forse anche quello di WeChat, per ora sospeso dalla giustizia Usa.
Alla luce degli ultimi sviluppi sembrerebbe quindi che la saga di TikTok si stia orientando verso un lieto fine commerciale, benedetto anche da ampi settori del mondo conservatore americano. Tuttavia, al di là dei benefici economici per i contraenti, questa vicenda segna un punto a favore della Cina nella più ampia guerra per la supremazia tecnologica con gli Stati Uniti e solo i prossimi anni ci potranno far capire quanto questo aspetto possa pesare nello scenario geopolitico mondiale.
TikTok: siamo all’epilogo?
Il conflitto tecnologico fra Stati Uniti e Cina è iniziato quanto le industrie statunitensi hanno per la prima volta percepito di aver perso il monopolio dell’innovazione tecnologia nei settori emergenti ad alta tecnologia.
La dichiarazione del Presidente Trump dovrebbe dunque essere l’ultima puntata, apparentemente conclusiva, di una telenovela che si protrae da alcuni mesi e che rientra nel più ampio quadro della guerra commerciale per il controllo della tecnologia che si sta giocando fra Stati Uniti e Cina e che ha avuto come primo atto il divieto imposto a Google di fornire tecnologia e quindi software a Huawei, il gigante cinese delle telecomunicazioni che ha sfidato lo strapotere di Samsung nel campo degli smartphone e che sta diventando il provider di tecnologia più importante per la gestione delle reti 5G.
Le difficoltà degli Stati Uniti sono evidenti: per tutto il XX secolo sono stati leader tecnologici nella quasi totalità dei settori. La Cina, però, ha lentamente colmato il gap e negli ultimi anni ha cominciato a insidiare gli Usa in molti settori, primi fra tutti quelli delle tecnologie di telecomunicazione e dell’intelligenza artificiale.
Last but non least in questo scenario può essere collocata la competizione tecnologica per la scoperta di un vaccino contro il Covid 19, che ha visto la Cina bruciare i tempi e arrivare per prima alla registrazione di un farmaco, in parallelo alla Russia, sia pur con delle procedure di sperimentazione molto carenti e potenzialmente pericolose per la sicurezza delle popolazioni che dovrebbero essere sottoposte a immunizzazioni di massa.
Tecnologia e geopolitica: una guerra sotterranea
Il dominio della tecnologia rappresenta un’arma molto potente da usare per far volgere a proprio favore i delicati equilibri geopolitici del pianeta. È una sorta di guerra sotterranea, apparentemente incruenta, ma condotta con le stesse regole della guerra vera e propria.
In questo scenario va inserito, dunque, sia il divieto a Google di fornire tecnologia Huawei, sia il sostanziale ostracismo che tutti i paesi occidentali stanno dimostrando verso l’azienda, con la sua esclusione dal novero di coloro che possono gestire le reti 5G nazionali.
La chiave del successo di TikTok
Ultimo capitolo di questa guerra non dichiarata è stato il divieto di scaricare l’app TikTok sul territorio degli Stati Uniti. Questa app ha avuto un grande successo, soprattutto fra i più giovani, andando a insidiare le quote di mercato e di potere di altre app come Facebook, Whatsapp, Instagram. L’app TikTok ha come punto di forza un sofisticato algoritmo di intelligenza artificiale che suggerisce il video successivo da guardare agli utenti sulla base delle loro preferenze. È abbastanza semplice capire come questa sia la chiave del successo di TikTok, ma anche una delle fonti di preoccupazione per i governi, perché l’app con questa funzione ha la possibilità di orientare i comportamenti, le scelte e le decisioni degli utenti, arrivando anche a forme di persuasione occulta di massa, o di condizionamento dei meccanismi elettorali nei paesi occidentali.
In aggiunta a ciò, il gestore cinese ha accesso ai dati personali di oltre cento milioni di americani. Il blocco di TikTok è stato motivato con queste preoccupazioni.
Le trattative commerciali che hanno portato all’accordo tra ByteDance e Oracle
Per superare l’impasse ByteDance, che è il proprietario di TikTok, ha avviato trattative commerciali per trovare una partnership americana che permettesse di gestire l’app sul territorio americano. Dopo un primo approccio con Microsoft, non andato a buon fine perché ByteDance ha rifiutato di includere nel contratto la condivisone dell’algoritmo di intelligenza artificiale che costituisce il cuore del sistema TikTok, ByteDance ha raggiunto un accordo con Oracle. Questo accordo darebbe origine ad una nuova società di diritto americano che dovrebbe gestire i flussi di dati dell’app, partecipata da ByteDance con quota di maggioranza e da Oracle con una quota di minoranza. In sostanza Oracle verrebbe a diventare un partner tecnologico per la fornitura dell’infrastruttura hardware e software per la gestione dell’app sul territorio americano.
I vantaggi per la Cina e per Oracle
Ma Oracle non avrebbe accesso all’algoritmo di intelligenza artificiale. Avrebbe, quindi, la possibilità di controllare il sorgente dell’app, evitando che si possano aprire delle porte che portino alla trasmissione dei dati personali degli utenti, ma non avrebbe accesso al vero asset dell’app che è il suo algoritmo. Questa soluzione risolverebbe i dubbi sulla sicurezza dei dati degli utenti americani, ma non risolverebbe il problema della potenziale interferenza sociale che l’app potrebbe esercitare se l’algoritmo di intelligenza artificiale fosse orientato a questo scopo.
Tuttavia, per Oracle i vantaggi sarebbero notevoli. Rafforzerebbe in primo luogo la sua quota di mercato nel campo del Biz Cloud, aumentando il fatturato di cento milioni di dollari e affermandosi come partner tecnologico di primo livello. La nuova società creata, inoltre, genererebbe inoltre 25000 nuovi posti di lavoro. ByteDance avrebbe il vantaggio di conservare il controllo dell’algoritmo che è il tesoro più importante della società e potrebbe con questo accordo superare le restrizioni imposte dall’amministrazione americana. Un punto quindi a favore della Cina. Sembra quindi più tattica la posizione ora del Governo cinese, contraria all’accordo a quanto trasparirebbe oggi da un editoriale sul Global Times, quotidiano controllato dal governo cinese. Sostiene che difficilmente la Cina benedirà l’accordo perché gli Usa “forzare ByteDance a firmare un accordo sotto coercizione. La Cina, anch’essa un grande Paese, non cederà alle intimidazioni statunitensi e non accetterà un trattamento iniquo che prende di mira le aziende cinesi”. Insomma una posizione di principio. Che segue analoghe della presidenza Trump, in un gioco di contrattazione.
Dopo un primo momento di entusiasmo per l’accordo, l’annuncio del divieto di scaricare l’app, operativo a partire dal 20 settembre, aveva un po’ cambiato le carte in tavola, facendo sorgere dei dubbi sull’orientamento dell’amministrazione americana. L’intervento di Trump ha in questo caso fatto chiarezza e riportato l’entusiasmo per l’accordo.
Non va dimenticato che il CEO di Oracle è politicamente schierato con i conservatori e ha fatto parte del gruppo di esperti che ha affiancato il presidente Trump nelle prime fasi della sua presidenza. Da un punto di vista commerciale questo matrimonio si rivela un affare per i due contraenti, tuttavia lascia inalterati dubbi sulle possibilità di condizionamento insite nell’app che in questo caso rimangono sotto il totale controllo cinese. Sicuramente i buoni rapporti fra Oracle e l’amministrazione Trump hanno facilitato un processo ed evitato che qualcuno si spingesse a dire che questo matrimonio non s’ha da fare.
A uscirne sconfitto, in questa battaglia, è anche Microsoft che vede rafforzarsi due suoi competitor all’interno del suo stesso mercato principale, ma questo, in ultima analisi, credo non dispiaccia affatto all’amministrazione Trump.