La legge 178/2020 ha istituito una piattaforma per la raccolta delle firme per referendum e leggi di iniziativa popolare e rinvia ad un DPCM l’individuazione delle caratteristiche tecniche e i requisiti di sicurezza e funzionamento.
Lo schema di DPCM sottoposto al Garante descrive il funzionamento della piattaforma e l’interazione tra i soggetti rilevanti individuati dalla Costituzione e dalla legge.
Il Garante ha rilevato però numerose violazioni: da un’errata definizione dei soggetti coinvolti e dei rispettivi ruoli, alla poca attenzione al trattamento di dati idonei a rivelare le opinioni politiche dei sottoscrittori, nonché l’assenza di garanzie in termini di conservazione dei dati o sicurezza. Lo schema di DPCM non risulta conforme alla legge istitutiva, non contiene un’adeguata valutazione dei rischi e necessita dunque di revisione per scongiurare violazioni dei diritti dei cittadini e trattamenti scorretti.
Il “no” del Garante, dunque, non è un “no” al digitale per rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena inclusione sociale delle persone, specie quelle con disabilità, e il diritto alla partecipazione democratica. Al contrario, è un “no” all’idea che il digitale si trasformi in uno strumento di affievolimento di quei diritti che dovrebbe invece amplificare, determinando l’aumento dei rischi democratici.
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