digitalizzazione della PA

Responsabili per la transizione al digitale, quanti ostacoli: un esempio per fare meglio

Gli RTD rappresentano la continuità umana e di governance della trasformazione digitale della PA, ci sono da prima del PNRR e ci saranno dopo, conoscono e traducono in azioni il Piano Triennale e il CAD. I problemi da affrontare per liberarne il potenziale e un’esperienza, quella della Regione Puglia, da cui trarre spunto.

Pubblicato il 27 Apr 2023

Sara La Bombarda

Responsabile per la Transizione Digitale presso Regional Agency for Technology and Innovation - Puglia

Andrea Tironi

Project Manager - Digital Transformation

Dms.,Document,Management,System,Concept,On,Virtual,Screen.,Digital,Rights

Se adeguatamente coinvolti i responsabili per la transizione al digitale (RTD) possono giocare un ruolo cruciale non solo nel processo di digitalizzazione della PA ma anche e soprattutto nell’attuazione del PNRR.

La loro azione risulta tuttavia frenata da una serie di limiti di “contesto”. Facciamo una serie di esempi concreti dei problemi da affrontare e dalle esperienze da cui trarre spunto.

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Valorizzare chi fa bene

“Marciare al passo del più debole”, è un nobile principio. Ma non si dovrebbe prescindere dall’esigenza, anch’essa nobile e strategica, di valorizzare i virtuosi.

Si parla sempre di una PA a differenti velocità, e nell’impostazione degli avvisi PNRR si è correttamente partiti dalle criticità (dalla lentezza). Sono stati pubblicati avvisi per evitare che qualcuno rimanesse indietro o fuori dagli avvisi, a volte per implementare strumenti che erano già obbligatori per legge da tempo, con la postilla di poter rendicontare il pregresso. Questo ha permesso uguaglianza, ma non sempre uguaglianza corrisponde a equità. Come quindi essere equi e valorizzare quelle amministrazioni che avevano investito risorse proprie (“senza oneri aggiuntivi” come ha sempre recitato il CAD) per adempiere agli obblighi di legge e per portare avanti una strategia digitale dell’ente? Valorizzare i virtuosi è una domanda aperta per la PA.

InHouse e Agenzie Regionali

È stato più volte dichiarato che il PNRR è “dedicato ai comuni”, per il ruolo che hanno sul territorio di pervasività e capillarità. I comuni non sono gli unici attori territoriali, anzi proprio perché nel tempo i comuni si sono resi conto di essere singolarmente deboli, sono nati altri enti a supporto dell’attuazione delle strategie nazionali. Ci sono quindi altri attori che nell’attuazione del PNRR avrebbero potuto giocare un ruolo importante. Tra i beneficiari riconosciuti degli avvisi relativi alla misura M1C1, ad esempio, censiti in “Altre Amministrazioni locali” rientrano ad esempio le Agenzie regionali strategiche e le società In house a cui sono destinati solo gli avvisi 1.4.2 e 1.4.4, accessibilità e identità digitale. Utile potrebbe essere includere questi attori anche nell’avviso PDND, anche in una forma più complessa della modalità voucher, sulla base magari dell’evidenza della rilevanza di una candidatura PNRR con la strategia digitale del singolo ente.

Le Agenzie e le Società in house sono infatti bracci operativi delle regioni o dei comuni, fungono spesso da facilitatori nella realizzazione di strategie di digitalizzazione sul territorio e quindi un loro coinvolgimento maggiore nell’attuazione di interventi del PNRR avrebbe potuto costituire un’opportunità per rimarcare un ruolo e creare sinergie efficaci.

Piano Triennale e PNRR

Nei processi sopra indicati, gli RTD avrebbero potuto essere gli interlocutori privilegiati per definire una procedura di accreditamento e di accesso a determinati avvisi, dimostrando l’effettivo impatto dello specifico intervento per l’ente e di conseguenza per il territorio. Agli RTD poteva essere chiesto, ad esempio, di dimostrare la coerenza della partecipazione agli avvisi con il proprio Piano triennale per l’informatica, documento programmatico che ogni RTD è chiamato a produrre, a prescindere dal PNRR. Questo sforzo di continuità avrebbe favorito il raggiungimento di un duplice obiettivo: da un lato, avrebbe fornito un nuovo slancio per quegli RTD che faticano a definire una strategia propria, dall’altro avrebbe contribuito all’inserimento degli interventi PNRR in una programmazione più ampia, organica, orientata al risultato di lungo periodo.

RTD e Dipartimento per la Trasformazione Digitale

A valle di queste prime riflessioni, viene da chiedersi come mai il Dipartimento per la Trasformazione Digitale non abbia improntato un colloquio strutturato, sistematico tra DTD e RTD, che non sia circoscritto al rapporto esistente tra Transformation Office e interlocutori dei progetti PNRR, basato su una chiave di lettura territoriale e progettuale (e quindi imperniato sulle problematiche di compliance).

Ad esempio, sarebbe potuto essere utile considerare il mondo degli RTD come una massa critica importante da coinvolgere attivamente per sperimentazioni, progetti pilota, approfondimenti.

Ad oggi i numeri di padigitale2026 sono molto confortanti, ma il sentire comune non può essere ignorato: il rischio di perdere di vista l’obiettivo c’è, e quello di sprecare un’opportunità incredibile in azioni guidate dalla burocrazia-contabilità pure.

RTD e CAD

Negli ultimi giorni, complice una ricorrenza pretestuosa (18 anni del CAD), è di grande attualità disquisire sulle sorti del CAD.

Al netto di posizioni estremiste e antitetiche (abrogazione totale o cristallizzazione eterna della norma) è generalmente riconosciuta l’esigenza di aggiornare il codice dell’amministrazione digitale. In questo processo dovrebbe essere imprescindibile un coinvolgimento degli RTD che nell’art. 17 del cad hanno ricevuto il battesimo ufficiale.

RTD: quale community?

Gli RTD rappresentano la continuità umana e di governance della trasformazione digitale della PA italiana diffusa su tutto il territorio capillarmente, ci sono prima del PNRR e ci saranno dopo, conoscono e traducono in azioni il Piano Triennale e il CAD. Gli RTD hanno la responsabilità di una visione e di una programmazione triennale che formalizzano nel Piano di digitalizzazione del proprio ente epossono essere interlocutori funzionali all’efficacia di una strategia digitale nazionale. Ma come aggregare il potenziale contributo dell’esercito degli rtd?

Ad oggi esistono due macrogruppi che sono:

  • l’evento rtd organizzato dalla studio ELEX e Maggioli ogni anno dal 2017
  • la www.retedigitale.gov.it di recente nascita che governata da Agid cerca di unire gli rtd a livello nazionale
  • varie iniziative di Agid effettuate nel tempo

Seguono ipotesi di “community” che potrebbero anche coesistere:

  • Community per tematiche: attivate sulla base delle specificità tematiche delle esigenze degli enti da essi rappresentati;
  • Community territoriali: attivate sulla base della prossimità territoriale e delle specificità delle esigenze espresse dai territori;
  • Community trasversali: attivate sulla base di una forma di aggregazione liquida, creativa, dinamica, sulla base della valorizzazione di buone pratiche.

Inoltre occasione di un evento pubblico per i 18 anni del CAD, Il DTD ha dichiarato di voler istituire una relazione stabile con la “community RTD”. Importante è prevedere a questi tavoli la partecipazione di tutte quelle realtà che avrebbero voluto/potuto dare un contributo o ricevere valore aggiunto dal confronto istituzionale. Perché il confronto, la relazione, lo scambio, la rete è importante per ogni RTD.

Esperienze da cui trarre spunti: la Puglia

Negli ultimi anni la Regione Puglia ha cercato di intercettare questa comune esigenza di “fare rete” degli RTD per valorizzare le persone, le competenze e le esperienze. Su impulso dell’ufficio RTD regionale sono state costituite e formalizzate una serie di attività finalizzate a creare sinergie e collaborazioni costruttive. Ad esempio, all’interno della piattaforma ReTeDigitale messa a disposizione da AGID per il mondo RTD è stata attivata una Community RTDPuglia. Inoltre, è stata costituita la rete degli RTD tra Regione e Comuni che potrebbe essere anche la sede per rilanciare un tema, quello dell’RTD in forma associata, che è poco valorizzato.

Infine, è stata istituita le Rete degli RTD “Regione – Agenzie – Inhouse” per armonizzare gli interventi di digitalizzazione in essere o in divenire nelle diverse realtà regionali, con evidenti possibilità di ricadute in termini di efficienza e risparmio, oltre che di standardizzazione a armonizzazione degli interventi..

I Responsabili per la Transizione al Digitale degli enti, dei piccoli comuni, di tutte le “altre amministrazioni”, hanno un compito ben preciso e lo portano avanti, spesso in solitudine, nel migliore dei modi da anni. La Regione Puglia ha creato una filiera tra queste figure sia a livello verticale (diverse PA) che a livello orizzontale (tra PA simili). Potrebbe essere un modello da cui trarre spunto come DTD, per valorizzare il ruolo di fanteria degli RTD che rimarranno sul campo anche dopo il PNRR, a fare del loro meglio per la digitalizzazione del Paese su ogni territorio.

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