Io credo che la sanzione a Facebook negli Usa sia la prova che la strada europea, quella del GDPR, quella della privacy al centro è la strada giusta, l’unica possibile nella società dell’informazione. Bisogna trovare una posizione di equilibrio tra uomo, mercati e diritti.
Le persone non possono esser ridotte a merce di scambio, dati contro servizi gratuiti è uno scambio impari specie quando – come nel caso in questione – si perfeziona in assenza di trasparenza, consapevolezza e educazione al consumo.
Al tempo stesso occorre enucleare delle componenti, degli elementi degli aspetti dell’enorme fascio di diritti che definiamo privacy che possano essere scambiati sui mercati in maniera trasparente, corretta, onesta.
Bene le sanzioni miliardarie per cercare questo equilibrio purché si sia tutti consapevoli che non bastano perché non c’è Autorità, né sanzione al mondo in grado di risolvere il problema se non si investe, per davvero, in cultura del valore del dato personale, se non si fanno innamorare i cittadini del diritto alla privacy raccontandolo in tutta la sua centralità, se non si spingono clienti, utenti e consumatori a scegliere, tra due fornitori di servizi, quello più trasparente, più corretto, più attento al trattamento dei dati personali.