Per prevenire bisogna prevedere: questo è il mantra della società che fornisce l’algoritmo che dovrà indicare alla polizia locale del Comune di Caorle (11mila abitanti nella città metropolitana di Venezia) dove potrebbero verificarsi con maggiore probabilità eventi legati a microcriminalità o assembramenti.
Prevedere i reati con l’intelligenza artificiale? I modelli, tra scienza e giurisprudenza
Big data e indicazione degli operatori saranno la base “cognitiva” dell’algoritmo
Da un lato eventi specifici rientranti nei big data (concerti, manifestazioni, arrivo di grandi navi etc.), dall’altro indicazioni fornite dagli operatori di polizia locale.
Questi ultimi non avranno natura identificativa, ma unicamente statistica, di modo da non entrare in contrasto con le normative sul trattamento dei dati.
Concretamente, la polizia locale accederà a un software che mostrerà sulla mappa zone con colore differente a seconda della “previsione” di eventi che si potrebbero verificare nell’ora successiva.
Questo permetterà sia di razionalizzare gli interventi in un’ottica di prevenzione, sia di far migliorare le capacità di analisi del software, che implementerà i dati affinandoli per i 7 giorni successivi a ogni segnalazione.
Microcriminalità, assembramenti e indicazioni utili per il posizionamento della videosorveglianza
Il software potrà dare indicazioni utili sia per il contrasto a piccoli reati impattanti sulla qualità della vita del comune, sia per evitare che si verifichino assembramenti vietati.
Una volta che la sperimentazione avrà dato dei risultati e delle indicazioni chiare, sarà possibile, per il Comune di Caorle, anche stanziare fondi per migliorare la copertura della videosorveglianza nel proprio territorio.
E’ evidente che, a fronte di una base statistica provata su basi scientifiche, l’implementazione di mezzi di prevenzione dei reati e di raccolta della prova – la videosorveglianza, appunto – possa essere gestita in modo più efficace, più efficiente e con scelte più rispondenti alla razionalizzazione dell’impiego delle risorse disponibili.
E l’utilizzo in sede processuale?
Il vero banco di prova sarà l’impiego di eventuali report del software in sede processuale; ad oggi non è dato sapere se vi saranno documenti dell’attività svolta con il software.
Nel caso in cui le segnalazioni venissero trasfuse in un documento, saranno certamente ammissibili nel caso in cui debbano fornire la ragione di un intervento che dovesse determinare l’accertamento di un reato.
Il problema si porrà con le ipotesi di tentativo di delitto in cui la base indiziaria sia molto labile.
Il giudice terrà conto del report dell’algoritmo? Lo inserirà tra i documenti ammessi ed utilizzabili per la motivazione?
Sarà considerato un indizio rilevante ai sensi dell’articolo 192 del Codice di procedura penale, per cui una prova non può essere desunta da indizi questi non sono gravi, precisi e concordanti?
In assenza di regolamentazione specifica, non è dato sapere – o meglio, prevedere – quale sarà l’impiego processuale di questi strumenti.
Conclusioni
Arturo Perez-Reverte, nel suo romanzo “Il giocatore occulto”, fa scoprire ad un suo personaggio l’identità di un assassino tramite la previsione di uno schema comportamentale.
Il romanzo, però, è ambientato durante l’assedio di Cadice da parte delle truppe napoleoniche.
Da qui si è passati direttamente a “Criminal minds”; l’algoritmo in sperimentazione a Caorle pare essere l’anello di congiunzione tra quest’ultimo e Robocop.
Il passaggio successivo è il “Judge Dredd”.
Questo per dire che sperimentazione e prevenzione sono intenti lodevoli e possono garantire risultati importanti; la predizione, forse, è meglio lasciarla, per chi ci crede, all’oracolo.
L’utilizzo processuale, in assenza di regolamentazione specifica, è certamente problematico.