Per decenni, i sistemi di Operational Technology (OT) hanno operato in un universo isolato, silenziosamente attivi all’interno di centrali elettriche, fabbriche e raffinerie, lontani dalle minacce informatiche che affliggono il mondo IT. Ma oggi il panorama è cambiato.
La crescente convergenza tra IT e OT, unita all’interconnessione sempre più profonda delle infrastrutture industriali, ha aperto nuove porte ai cybercriminali. Sebbene l’attenzione sia spesso rivolta a malware OT di alto profilo come Triton, che prende di mira i SIS, o Industroyer che sfrutta i protocolli ICS per colpire infrastrutture critiche, la realtà è ancora più inquietante: l’85% degli incidenti di sicurezza OT ha origine negli ambienti IT. Quali sono i veri responsabili? il Furto di credenziali, la propagazione di malware e gli accessi remoti non sicuri.
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Il percorso invisibile verso i disastri industriali
Gli attacchi informatici non colpiscono l’OT in modo diretto, ma spesso si infiltrano attraverso le falle nei sistemi IT. Ecco i principali vettori di attacco e come contrastarli:
- Dall’IT all’OT – Le campagne di phishing restano il principale vettore d’infezione. Una volta compromessi gli account IT, gli attaccanti sfruttano credenziali condivise e reti mal configurate per accedere agli ambienti OT. Per prevenire queste intrusioni, è essenziale implementare controlli di accesso avanzati, una gestione sicura delle identità e un monitoraggio continuo dei punti di ingresso IT.
- Reti piatte – Molte aziende non implementano una segmentazione efficace tra IT e OT, consentendo al malware di spostarsi lateralmente nella rete senza ostacoli. L’adozione di una segmentazione rigorosa e della micro-segmentazione può isolare gli asset OT critici dalle minacce IT prima che queste possano propagarsi.
- Sovraccarico di falsi positivi – Due terzi degli alert generati dai SOC OT si rivelano falsi positivi. Questo accade perché i sistemi industriali mancano di documentazione standardizzata e di protocolli di autenticazione robusti, rendendo difficile distinguere un attacco reale da un’anomalia operativa. L’integrazione tra SOC IT e OT, insieme al miglioramento della correlazione degli alert, possono ridurre drasticamente i tempi di risposta ed evitare ritardi nella gestione degli incidenti.
- Il gap di competenze in cybersecurity – La formazione sulla sicurezza OT è quasi inesistente. Meno del 10% delle aziende fornisce formazione in cybersecurity agli operatori di impianti e solo il 2% organizza simulazioni su larga scala. Ancora più preoccupante, molte organizzazioni non conoscono le funzionalità di sicurezza integrate nei PLC, lasciando inutilizzate importanti misure di protezione. Colmare questo gap con programmi di formazione specifici per la sicurezza OT è essenziale.
Agire su queste vulnerabilità prima che compromettano gli ambienti OT è l’unico modo per evitare che una violazione IT si trasformi in una crisi industriale.
Come costruire una cyber resilienza industriale
Un approccio reattivo alla sicurezza OT non è più sufficiente. È necessario adottare una strategia proattiva, strutturata e in grado di combinare un’efficace segmentazione della rete insieme ad un monitoraggio avanzato e un rilevamento tempestivo delle minacce.
Segmentazione e controllo degli accessi
La segmentazione rigorosa tra IT e OT è la prima linea di difesa contro la propagazione delle minacce. Molti sistemi industriali funzionano ancora con software obsoleti, difficili da aggiornare e per questo necessitano di micro-segmentazione. L’adozione di un modello Zero-Trust, basato su autenticazione continua e controllo rigoroso degli accessi, è essenziale per proteggere gli asset critici. Inoltre, è tempo di eliminare password senza scadenza e account condivisi, adottando uno standard basato sull’autenticazione a più fattori (MFA) e un sicurezza rafforzata per VPN e RDP.
Rilevamento delle minacce con monitoraggio specifico OT
Sapere dove si trovano gli asset non basta, è necessario monitorare il loro comportamento. Le aziende, infatti, devono mappare le proprie reti OT e i processi industriali per abilitare i sistemi di rilevamento delle anomalie basati sull’analisi comportamentale. Questo consente di intercettare i segnali di compromissione prima che si trasformino in incidenti critici. Ma la tecnologia da sola non è sufficiente: serve un SOC OT dedicato, in grado di correlare gli alert in tempo reale e distinguere le normali operazioni dalle minacce reali.
Eliminare i falsi positivi e migliorare la reattività
Quando i SOC IT e OT operano separatamente, i team di sicurezza faticano a correlare gli incidenti e generano un sovraccarico di falsi positivi. Ottimizzare la visibilità IT/OT e affinare la correlazione degli alert può ridurre drasticamente i tempi di risposta. Tale riduzione è necessaria, perché se servono 72 ore per rilevare una violazione, significa che l’attacco ha già colpito il sistema.
Colmare il divario di competenze in cybersecurity
La sicurezza OT non è solo una questione tecnica, ma anche di formazione. Molti operatori industriali non hanno conoscenze di base sulla cybersecurity e questa mancanza aumenta il rischio di errori fatali. Per tale motivo, incorporare la cybersecurity OT nei programmi di sicurezza aziendale e condurre simulazioni periodiche di attacco può fare la differenza. Più i team industriali sono preparati, minore è la probabilità che un attacco vada fuori controllo.
La sicurezza OT: una crisi da non ignorare
Sul tema, il CEO di HWG Sababa, Alessio Aceti, sostiene che “pensare alle minacce OT solo come attacchi mirati con minacce avanzate create, ad esempio, da governi a fini geopolitici di sabotaggio è un approccio obsoleto e rischioso. Il vero problema – sottolinea Aceti – è la scarsa segmentazione tra IT e OT, che permette a minacce, a volte anche banali, originariamente indirizzate all’IT di avere impatti devastanti sugli ambienti industriali. Proteggere l’OT non significa solo individuare queste minacce, ma adottare un approccio strutturato basato su governance, policy efficaci e una stretta collaborazione tra team IT e OT per garantire resilienza e sicurezza operativa”.
Un SOC OT gestito può identificare, mitigare e neutralizzare le minacce prima che si trasformino in crisi industriali. Ma la sfida più grande non è la tecnologia, bensì la mancanza di competenze in cybersecurity OT. Il futuro della sicurezza industriale dipenderà dalla capacità delle aziende di implementare strategie di difesa robuste, investire nella formazione del personale e adottare un approccio proattivo e resiliente. La scelta è chiara: agire subito o attendere il prossimo grande attacco informatico.