Ve lo ricordate 1984? Il libro manifesto e provocazione di George Orwell sulla video sorveglianza di massa prossima ventura?
Era un libro di denuncia fantascientifica, scritto nel 1948 ma pensando al 1984 – il titolo gioca proprio sull’inversione delle ultime cifre – ma si avvia a diventare un libro di storia.
Anzi, se continuiamo di questo passo di preistoria della videosorveglianza.
Il caso della video sorveglianza di massa, nel Mississippi
A Jackson City, Mississippi – lo Stato con più “s” degli USA – la polizia ha avuto un’idea degna della fantasia di Orwell ma la sta mettendo in pratica.
Anziché installare migliaia di telecamere in ogni angolo della città esponendosi, peraltro, alle contestazioni dei cittadini che, magari, vedendole spuntare sui semafori agli incroci avrebbero potuto sentirsi un po’ troppo osservati ha deciso di realizzare il più diffuso e tentacolare sistema di videosorveglianza al mondo realizzato senza comprare neppure una telecamera.
Un po’ come Airbnb: la più grande catena alberghiera al mondo che non possiede neppure una stanza.
E, in effetti, il “modello di business” è analogo.
La polizia di Jackson si limiterà semplicemente – si fa per dire – a chiedere ai residenti che dispongono di un campanello intelligente, di quelli con videocamera incorporata, o ai proprietari di un’auto con installata una o più dashcam o, ancora, a chi – privato o impresa – dispone di un sistema di videosorveglianza privato di rendere accessibili, in tempo reale, via cloud, le immagini catturate dalle telecamere.
Se i proprietari degli occhi elettronici prestano il consenso, il gioco è fatto.
La polizia, in fase di indagini per non importa quale crimine – che sia un furto di zucchero filato a un bambino o un atto di terrorismo – potrà dare la caccia al furfante o al terrorista inseguendolo attraverso milioni di occhi elettronici.
Che ve ne pare?
Tecnologie per la sorveglianza di massa crescono. Che possiamo fare?
Che assurdità il consenso per giustificare la società della sorveglianza
Che rispondereste se la polizia e/o magari il sindaco della vostra città vi scrivesse una bella letterina nella quale vi dicesse che se volete essere buoni cittadini, se volete fare la cosa giusta, se volete che la vostra famiglia viva in una città più sicura potete semplicemente aderire all’invito della polizia, appunto, a condividere le immagini delle vostre telecamere di sicurezza di casa vostra, della vostra impresa o della vostra macchina?
Il consenso di un cittadino a una richiesta di questo tipo della polizia, del Comune o del Governo, almeno in Europa, non può rappresentare una base giuridica solida per un trattamento di questo genere perché la disciplina vigente stabilisce l’unica base utile a tal fine è rappresentata dalla legge.
Senza dire che, a ben vedere, il consenso – anche a voler seguire il ragionamento della Polizia di Jackson che da questa parte dell’oceano però non sarebbe incompatibile con le regole europee – bisognerebbe eventualmente chiederlo al vicino di casa, al corriere, al postino e a chi porta a spasso il cane davanti casa nostra, attorno alla nostra auto, lungo la recinzione della nostra azienda più che ai proprietari delle telecamere perché i dati raccolti sono loro e loro sono gli interessati al trattamento dei dati personali in questione.
Per ora in Mississippi è solo un esperimento che durerà poco più di un mese e riguarderà una manciata di telecamere ma se funzionerà, l’idea è quella di lanciarlo come un progetto stabile di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblici.
Ma guai a pensare che il Mississippi sia lontano perché le immagini riprese dalle dashcam delle macchine di privati cittadini già rimbalzano sui nostri giornali online con tanto di logo della polizia in alto a sinistra e certe tentazioni tecnologiche, nella società globalizzata, corrono veloci.
Il problema dobbiamo porcelo ora perché il confine tra la fantascienza e la realtà è, purtroppo, labile quanto quello tra la cronaca e l’horror.