sicurezza e privacy

Spionaggio cinese, più controlli in Silicon Valley e più razzismo



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La Silicon Valley aumenta i controlli di sicurezza su personale e reclute per contrastare il crescente spionaggio cinese. Aziende come Google e Sequoia Capital temono infiltrazioni che minacciano proprietà intellettuale e dati sensibili. Tuttavia, queste misure sollevano preoccupazioni per possibili accuse di profilazione razziale, come nel caso del controverso programma “Iniziativa Cina”

Pubblicato il 2 lug 2024

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab – Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference



spyware

La Silicon Valley sta incrementando i controlli di sicurezza sul personale che lavora nelle sue aziende e sugli eventuali nuovi addetti per contrastare la minaccia di spionaggio da parte della Cina.

Le aziende a rischio spionaggio cinese

Google, OpenAI e Sequoia Capital, società di venture capital che sostiene decine di start-up, tra cui xAI di Elon Musk, secondo quanto riferito da risorse interne, temono che i governi stranieri utilizzino personale corrotto per accedere alla proprietà intellettuale e ai dati sensibili aziendali. Nello specifico, Sequoia Capital, che lo scorso anno ha diviso la propria attività cinese per pressioni geopolitiche, ha avvertito tutte le start-up nel portafoglio del fatto che le agenzie di spionaggio stanno prendendo di mira le aziende tecnologiche statunitensi.

Anche Palantir, azienda da 53 miliardi di dollari che si occupa di analisi dei dati per l’industria della difesa statunitense, crede che la questione dello spionaggio cinese all’interno delle aziende tech americane sia importante e che riguardi in particolare i produttori di software aziendali, modelli linguistici di grandi dimensioni e sistemi di armamento. Alex Karp, amministratore delegato della società, ha dichiarato che “I nostri nemici sono culture antiche che lottano per la loro sopravvivenza, non solo ora ma per i prossimi mille anni”.

Una minaccia già conosciuta

Nella competizione strategica tra USA e Cina, Washington impone controlli sulle esportazioni per ostacolare Pechino nell’ottenimento e nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia, come intelligenza artificiale e chip avanzati. La minaccia di spionaggio cinese che incombe sulle aziende tecnologiche statunitensi è già stata sperimentata, a danno di alcune di esse, negli ultimi anni, in cui i funzionari statunitensi hanno lanciato diversi avvertimenti per prevenirne le conseguenze.

Nulla di nuovo all’orizzonte, sono già decenni che si verificano episodi simili, con un forte incremento negli ultimi anni. Lo scorso marzo un ex ingegnere di software di Google è stato accusato di aver rubato segreti commerciali dell’AI mentre lavorava in segreto per due aziende con sede in Cina. Le stesse Tesla, Micron e Motorola hanno subito furti di proprietà intellettuale dalla Cina negli ultimi cinque anni.

Come dichiarato dall’ex capo del controspionaggio delll’FBI Bill Priestap, attualmente a capo della società di consulenza Trenchcoat Advisors, che si occupa proprio dei “rischi guidati dall’uomo”, “…alcuni datori di lavoro si sono resi conto che, quando assumono persone, devono capire se queste hanno delle vulnerabilità di cui devono essere consapevoli […] Il semplice fatto di mantenere legami con certi Paesi significa che [un individuo] potrebbe essere vulnerabile a essere sfruttato, anche se non vuole causare danni all’azienda”.

Come riscontrato da Priestap, sono alti i livelli di casi di gruppi di spionaggio d’oltreoceano che hanno rubato beni di valore attraverso dipendenti di aziende statunitensi e come risposta sono nate diverse aziende private che si dedicano al supporto alle aziende per contrastare la minaccia di spionaggio cinese. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale degli USA, HR McMaster, attualmente segue le aziende di tecnologia e le società di investimento per supportarle nella prevenzione alla minaccia di spionaggio cinese e c’è una significativa consapevolezza sulla questione.

Google, ad esempio, ha dichiarato di aver adottato misure di salvaguardia molto rigorose per prevenire il furto delle informazioni riservate e dei segreti commerciali. Le parole di McMaster: “La stragrande maggioranza delle attività di ricerca e sviluppo che hanno implicazioni per la sicurezza nazionale erano programmi governativi e ora avvengono nel settore privato, quindi queste aziende sono diventate obiettivi potenzialmente lucrativi dal punto di vista cinese”.

Come la Cina recluta talenti per lo spionaggio

Secondo quanto riferisce la Strider Technologies, azienda americana con sede nello Utah e lanciata dai gemelli Greg ed Eric Levesque nel 2019, esiste un sistema attraverso cui la Cina recluta “talenti”, che siano scienziati o docenti stranieri, per il furto di tecnologie allo scopo di favorire economia e forza militare cinese. L’amministratore delegato di Strider, Greg Levesque, ha dichiarato che c’è stato un forte incremento nell’adozione degli strumenti di Strider da parte delle start-up di tecnologie emergenti. Strider fornisce alle aziende strumenti di dati capaci di evitare che gli Stati nazionali prendano di mira i loro dipendenti e che si infiltrino venditori e fornitori terzi. Attraverso l’intelligenza artificiale, Strider raccoglie dati sui metodi che le agenzie di intelligence straniere usano per colpire aziende e personale. Nel momento in cui un individuo viene segnalato dal sistema Strider, è possibile approfondire le informazioni del profilo attraverso controlli incrociati su legami familiari o finanziari all’estero o anche viaggi in Paesi in cui i servizi segreti hanno reclutato nuove risorse.

Il programma “Iniziativa Cina”

La minaccia di spionaggio cinese e i controlli più stretti sul personale aziendale aprono alla possibilità che si possa sfociare in un aumento della xenofobia all’interno delle aziende tecnologiche statunitensi, essendo i dipendenti di origine asiatica in gran numero.

Nel caso del programma chiamato “Iniziativa Cina”, invece, grazie all’opposizione di gruppi per i diritti civili, nel 2022 è stato eliminato dal Dipartimento di Giustizia USA in quanto ritenuto una pratica di profilazione razziale. Se da una parte diverse cause legali contro accademici con background cinese sono state respinte, dall’altra, grazie a questa iniziativa è stato condannato, tra gli altri, un docente di chimica, Charles Lieber, dell’Università di Harvard per aver accettato segretamente dalla Cina del denaro all’interno di un programma governativo per l’accesso a conoscenze e competenze scientifiche USA e non solo.

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