Smentita direttamente dai nostri servizi l’indagine che sarebbe partita lo scorso 4 maggio dal Copasir per tracciare una presunta rete italiana filoputiniana, fatta di parlamentari, manager, giornalisti e lobbisti con il compito di influenzare l’opinione pubblica.
La notizia era stata pubblicata dal Corriere della Sera con tanto di lista e nomi dei coinvolti. Vediamo cosa è successo.
L’indagine
Secondo un articolo del Corriere della Sera, lo scorso 4 maggio il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, avrebbe aperto un’indagine su una rete italiana, composta da parlamentari, manager, giornalisti e lobbisti di natura filoputiniana, che mira a influenzare dell’opinione pubblica.
Il Copasir è un organo bicamerale composto da 5 senatori e 5 deputati che rappresentano in maniera paritaria a maggioranza e le opposizioni, presieduto da un esponente dell’opposizione, è deputato al controllo dell’attività del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, ossia verifica che le attività dell’intelligence siano svolte nel rispetto della costituzione, delle leggi e nell’interesse del Paese.
L’indagine, a quanto dichiarato dal giornale, ancora in corso un mese dopo, avrebbe portato alla luce materiale che individuava i canali usati per questa operazione e ricostruiva la rete di contatti e le occasioni in cui la rete, dai social usati dai più come Telegram, Twitter, Facebook, Tik Tok, Vk, Instagram, a quelli di nicchia come Gab, Parler, Bitchute, ExitNews, dà inizio alla controinformazione.
L’obiettivo dell’indagine sarebbe stato individuare e chiarire la minaccia proveniente dalla Russia che, con fake news e disinformazione, cercava di influenzare l’opinione pubblica.
Il reportage del Corriere della Sera rendeva pubblici anche i nomi di chi sarebbe appartenuto a questa rete filorussa, sottolineando che c’era il rischio che le scelte del governo venisse influenzate, con conseguenze sulla sicurezza.
Si parla di Maria Dubovikova, giornalista russa che ad inizio marzo, subito prima dell’invio di armi all’Ucraina, metteva nel mirino Pietro Benassi, rappresentante diplomatico italiano presso l’Ue ed ex consigliere diplomatico di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Sui social nel mirino c’è principalmente il Presidente del Consiglio Mario Draghi, con un “bombardamento di messaggi anti governativi e filo-putiniani che aumenta in corrispondenza dei passaggi politicamente decisivi”. Tra i nomi dell’intelligence anche quello di Giorgio Bianchi, che gestisce il canale Telegram Giubbe Rosse, definito come un “noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso”. Nella lista compaiono anche Alberto Fazolo, Manlio Dinucci, Alessandro Orsini, Maurizio Vezzosi e Laura Ruggeri, che vive a Hong Kong e scrive su Strategic Culture Foundation, a quanto affermato dai servizi, “rivista online ricondotta al servizio di intelligence esterno russo Svr, che, assieme a Russia Today, è artefice di una campagna massiccia contro le sanzioni”. E poi, oltre ai nomi, ci sono anche movimenti che operano sfruttando siti web in lingua russa.
Il giallo della lista
Il presidente del Copasir Adolfo Urso, lo scorso 6 giugno, ha dichiarato di non essere a conoscenza della lista pubblicata dal Corriere della Sera, se non dal giornale stesso, e di non esserci in corso nessuna indagine da parte del Copasir.
È intervenuto sulla vicenda anche Franco Gabrielli, sottosegretario all’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, specificando che l’intelligence italiana “non ha mai stilato alcuna lista di politici, giornalisti, opinionisti o commentatori, né ha mai svolto attività di dossieraggio”. Gabrielli ha continuato spiegando che l’attività mirata alla minaccia ibrida alla sicurezza nazionale utilizza fonti aperte e non è rivolta ai singoli individui, ma “a contenuti riconducibili al fenomeno della disinformazione”. Lo stesso Gabrielli si è sincerato direttamente con Urso del fatto che il Copasir non stia stilando alcuna lista di proscrizione di filorussi, che sono arrivate delle informazioni, ma nessuna indagine è stata avviata.
È fondamentale, soprattutto in una fase storica così incerta, ripristinare la serietà e la giusta distanza tra tentativi di destabilizzare il nostro Paese da parte di fake news e cattive informazioni, abbandonando la scia del sensazionalismo giornalismo.
Il ruolo del Copasir
Il Copasir, dato il suo obiettivo, è dotato di ampi poteri di controllo e funzioni consultive.
Il compito principale del Copasir è quello di verificare in modo sistematico e continuativo che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell’esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni. Per questo motivo ha incisivi poteri di controllo e funzioni consultive.
Svolge audizioni del Presidente del Consiglio dei ministri, dell’Autorità delegata, dei ministri facenti parte del CISR, e dei responsabili di DIS, AISE e AISI, di persone non appartenenti al Sistema in grado di fornire informazioni utili alle funzioni di controllo. Inoltre, in casi eccezionali e con delibera motivata, il Copasir può svolgere audizioni di dipendenti del Sistema, comunicandolo preventivamente al Presidente del Consiglio, che può opporsi per giustificati motivi.
Tra i suoi compiti c’è anche la possibilità di richiedere al Presidente del Consiglio dei ministri di avviare inchieste interne sulla condotta di appartenenti ed ex appartenenti agli Organismi di informazione e sicurezza, che dovranno poi essere trasmesse al Comitato stesso. Il Copasir esprime un parere preventivo non vincolante sugli schemi dei regolamenti di attuazione della legge di riforma, su quelli di modifica e su ogni altro schema di decreto concernente l’organizzazione e lo stato del contingente speciale di DIS, AISE e AISI ed è preventivamente informato delle nomine del Direttore generale e dei vicedirettori generali del DIS e dei Direttori e vicedirettori di AISE e AISI.
Il Comitato ha la facoltà di acquisire documenti e informazioni relative a procedimenti e inchieste in corso, anche in deroga al segreto di indagine, dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, dagli organi della pubblica amministrazione, dall’Autorità giudiziaria e da altri organi inquirenti. Infine, può accedere agli uffici del Sistema, dandone preventiva comunicazione al Presidente del Consiglio dei ministri che può differire l’accesso qualora vi sia pericolo di interferenza con operazioni in corso, e all’archivio centrale del DIS per verificare la documentazione di spesa relativa alle operazioni delle Agenzie già concluse.
Gli obblighi di comunicazione
Il Copasir riceve ogni sei mesi dal Presidente del Consiglio dei ministri una relazione sull’attività di AISE e AISI, contenente un’analisi della situazione e dei pericoli per la sicurezza. Inoltre, ogni anno il Governo invia al Parlamento una relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza e sui risultati ottenuti nell’anno precedente insieme a un documento di sicurezza nazionale riguardante le attività di protezione delle infrastrutture critiche e la sicurezza cibernetica. Sono previsti obblighi di comunicazione anche per quanto riguarda la gestione finanziaria e del personale di DIS e Agenzie; il segreto di Stato; l’istituzione di nuovi archivi di DIS, AISE e AISI; le operazioni concluse dalle Agenzie per le quali si è fatto ricorso alle garanzie funzionali o ad attività di intercettazioni autorizzate; l’adozione di regolamenti e direttive del Presidente del Consiglio dei ministri che riguardano le materie di competenza del Comitato.
A sua volta, il Comitato presenta una relazione annuale al Parlamento sull’attività svolta, con nuove proposte o segnalazioni su questioni di propria competenza. Questa si aggiunge a eventuali informative e relazioni urgenti alle Camere.
Infine, qualora il Copasir riscontrasse condotte che violano le norme sulle attività di informazione per la sicurezza, è tenuto a riferirle ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio.