Quanti pensavano che con l’arrivo del nuovo presidente Usa Joe Biden potesse aprirsi una nuova era dopo l’amministrazione Trump, a distanza di appena tre mesi dalla sua elezione potrebbero già doversi ricredere.
Le differenze, almeno in alcuni campi, potrebbero essere meno grandi del previsto. Certo così pare sul fronte del 5G e della Cina, infatti, in base a quanto sostengono i media Usa, le licenze delle aziende americane partner di Huawei sono state modificate secondo il modello Trump, con nuove restrizioni sulle forniture 5G.
Dall’azienda cinese trapela il timore che possa uscirne compromessa la tecnologia a livello mondiale.
Le modifiche alle licenze 5G
Secondo quanto riportato da Reuters[1], l’amministrazione Biden ha apportato modifiche alle licenze delle aziende partner di Huawei, limitando ulteriormente la fornitura di articoli che possono essere utilizzati con i dispositivi 5G. Queste modifiche potrebbero portare all’interruzione dei contratti esistenti con la società tecnologica cinese tra le più grandi al mondo, concordati attraverso licenze precedenti, rafforzando così la linea dura sulle esportazioni con Huawei, che era già stata avviata dagli USA, per le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale, con l’inserimento della stessa nella lista nera commerciale.
Non ci sono state dichiarazioni, al momento, né dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, né da Huawei. Parliamo delle licenze di esportazione concesse dal Dipartimento del Commercio USA dopo che Huawei è stata inserita in lista nera nel 2019.
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Qualche mese fa, precisamente a gennaio scorso, con Trump ancora agli ultimi scampoli del potere, era stato deliberato di negare 116 licenze con valori nominali per un totale di 119 miliardi di dollari e di approvarne 4 del valore di 20 milioni. Tra quelle negate, la maggior parte riguardava tre categorie, ossia memoria, ricevitore e altri dispositivi e applicazioni in rete. Se da una parte alcuni fornitori usciranno danneggiati a causa di queste modifiche applicate alle licenze, dall’altra altri fornitori hanno ricevuto licenze grazie a politiche meno restrittive.
Sempre secondo Reuters, una licenza modificata, entrata in vigore il 9 marzo, prevederebbe che gli articoli non possano essere utilizzati “con o in qualsiasi dispositivo 5G”, quindi si fa riferimento anche ad articoli che non hanno nulla a che vedere con il 5G. Un’altra licenza modificata, sempre di inizio marzo, non è stata autorizzata per l’uso in applicazioni militari, 5G, infrastrutture critiche, data center aziendali, cloud o spaziali. La nota dice anche che alcuni elementi devono avere 6 gigabyte o meno e altri requisiti tecnici. Entrambe le licenze riviste prevedono che Huawei o i clienti effettuino un piano di controllo delle parti e si rendano noti al governo americano, in caso di richiesta, i record di inventario, prima dell’esportazione. Le aziende sono inserite nella lista nera commerciale, nota come “lista delle entità”, per questioni di sicurezza nazionale e di politica estera.
L’atteggiamento di Trump è stato incoerente nei confronti di Huawei: se, nel momento dell’accordo commerciale, infatti, si promuovevano maggiori vendite, con la comparsa della pandemia le tensioni sono andate ad aumentare.
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La reazione della Cina
Oltreoceano, la Cina ovviamente non poteva che reagire male, ribadendo proprio l’incoerenza dimostrata nei confronti di Huawei con queste nuove restrizioni imposte da Biden. Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha, infatti, affermato che “la misura danneggerebbe sia Stati Uniti che Cina, e interromperà gravemente gli scambi tecnologici e commerciali dei due Paesi e del mondo in generale e minerà le catene industriali globali e le catene di approvvigionamento”[2].
Conclusioni
Con l’insediamento di Biden a capo del governo americano, sembra non essere cambiato molto rispetto all’amministrazione precedente per quanto riguarda l’approccio verso Oriente.
Le nuove restrizioni rivolte, infatti, al colosso tecnologico cinese Huawei riconfermano quanto già seminato da Donald Trump, che, oltre ad avere come obiettivo la già citata sicurezza nazionale, serve anche a livello strategico per spingere la produzione nazionale delle materie critiche per le industrie strategiche che crei un forte asse con i rivali industriali asiatici di Huawei, ossia Giappone, Corea del Sud e Taiwan, come segnalato dal Financial Times.
Tuttavia, non è solo sul fronte tecnologia e 5G e contro Huawei che Biden sta ripercorrendo gli stessi passi del suo predecessore.
Biden non si sta allontanando da Trump e, anzi, e inasprisce le tendenze almeno in due direzioni: la prima, centrando una rete autonoma lontana da Huawei, con il Pentagono o O-Ran[3]; la seconda, sanzionando in maniera decisa tutte le aziende americane che vanno a produrre in Cina e nello stesso tempo incentivandole nel momento in cui la loro espansione e la loro tecnologia può essere sia “fatta in casa” che rivolta anche ai paesi del Medio Oriente o addirittura essere esportati in maniera diretta in Occidente.
Insomma, un modo per ribadire che la produzione dovrà essere sempre più basata in maniera territoriale non solo in uno spazio digitale, ma anche all’interno di tematiche geopolitiche.
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- https://www.reuters.com/article/us-usa-huawei-tech-idUSKBN2B3336 ↑
- https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/biden-come-trump-nuove-restrizioni-sulle-forniture-5g-a-huawei/ ↑
- https://it.insideover.com/economia/biden-rafforza-la-linea-di-trump-nella-sfida-usa-a-huawei.html ↑