A livello europeo Social Innovation e Agenda Digitale non sono state pensiate assieme, si sono sviluppate in parallelo. Solo in un secondo momento CAPS ha messe assieme innovazione sociale, agenda digitale e civic engagement.
Questo difetto iniziale non si registra invece in Italia, dove il governo, con l’allora Ministro Francesco Profumo e con Mario Calderini, ha fin da subito messo assieme impresa sociale e innovazione sociale nel pacchetto Smart Cities. Il problema è che poi è mancata la continuità istituzionale e oggi su quel fronte si è un po’ rallentato.
In Italia c’è poi un altro problema: Social Innovation suona non-profit, mentre tecnologia e agenda digitale sanno di business ed è difficile fare incontrare questi due mondi. Il problema è strutturale: si tratta di politiche orizzontali, mentre noi abbiamo una vision verticale. È necessario scompaginare gli assetti tradizionali degli interessi corporativi.
Per risolvere il problema le istituzioni pubbliche dovrebbero sottomettere la concessione dei fondi a una condizione ben precisa: obbligare a creare consorzi con partner diversi, pubblico, privato profit e privato non-profit.
L’aspetto positivo però, come emerso anche dal recente convegno “Social Renaissance”, è che l’Italia esplode di talenti e iniziative, ora si tratta di perforare il ghiaccio, farsi strada tra snodi economici e istituzionali e superare resistenze obsolete, non facili da sradicare.