Terra e digitale

Agritech: le startup puntano sulla sostenibilità per produrre di più e sprecare meno

Economia circolare, lotta agli sprechi, razionalizzazione delle risorse e risparmio energetico: le startup agritech coniugano terra e digitale in chiave di sostenibilità. Gli esempi, l’utilizzo di big data e nutraceutica, cosa è l’agricoltura idroponica e come si stanno diffondendo nuovi modelli di distribuzione

Pubblicato il 21 Mar 2022

Pierluigi Casolari

founder di Unconventional Road, autore di Startup 3.0, blog su startup, innovazione e web 3.0

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L’agritech promette di portare innovazione e nuovi stimoli al settore tradizionale dell’agricoltura, da sempre caratterizzato da spinte trasformative. Produrre di più sprecando meno risorse: sembra questa la grande sfida dell’agricoltura del futuro.

A far da cornice allo sviluppo delle startup agritech è infatti l’idea di sostenibilità, con l’economia circolare come grammatica di riferimento, correlata a risparmio energetico, lotta agli sprechi e limitazione dell’impatto sul suolo.

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Agritech e sostenibilità: il ruolo dei big data

Il primo grande filone è quello dei “big data”: l’obiettivo di molte startup dell’agritech è portare nel campo della produzione agricola la scienza dei numeri in modo da ridurre sprechi e inefficienze.

Agricolus, startup umbra, offre alle aziende agricole una serie di strumenti digitali per razionalizzare la produzione. Si va dalle mappe satellitari per monitorare gli spazi coltivati a microsensori per valutare in tempo reale lo stato di salute delle coltivazioni.

L’obiettivo è mettere a disposizione dell’imprenditore agricolo un pannello di controllo simile a quello di Google Analytics, per massimizzare la resa dei campi e prendere misure immediate in caso di pericolo.

Agritech e sostenibilità: la nutraceutica

Le proprietà naturali degli alimenti sono alla base di Bioenutra, startup innovativa pugliese, che ha sviluppato un procedimento meccanico e non inquinante di estrazione dei “polifenoli” delle olive.

I polifenoli sono molecole naturali, ritenuti la causa dei benefici dell’olio extravergine d’oliva: Bioeneutra li estrae, purifica e commercializza nella forma di integratori.

L’estrazione avviene durante la stessa produzione dell’olio: un meccanismo di economia circolare che riduce sprechi e inquinamento.

Agritech e sostenibilità: l’agricoltura idroponica e verticale

Tante startup agritech operano nel settore dell’agricoltura idroponica e verticale: tecnologie che eliminano il consumo di suolo, riducono la quantità di acqua necessaria e limitano la possibilità di contaminazione batterica e di attacco da parte di insetti nocivi.

In Italia, una delle eccellenze del settore è Planet Farms, aziende innovativa lombarda, che ha brevettato una tecnologia rivoluzionaria che permette di realizzare coltivazioni in verticale, prive di contaminazioni batteriche. A Cavenago è stato realizzato uno dei centri produttivi di agricoltura verticale più grandi d’Europa.

Planet Farms fa un passo in più rispetto alle altre startup agritech: immagina un futuro in cui la produzione agricola si integra alla vita dei centri urbani, in cui teoricamente ogni quartiere cittadino potrebbe avere un proprio centro produttivo agricolo a chilometro zero nel quale produrre prodotti freschi e biologici. Oggi Planet Farms produce insalatine ed erbe aromatiche, ma sta ampliando l’offerta ai pomodori e ai frutti di bosco.

Sfera Agricola, startup di Grosseto, da anni sviluppa processi di produzione innovativi e ha realizzato una delle più grandi serre italiane di coltivazione idroponica.

Le serre funzionano con un sistema di gestione delle acque piovane che permette di raccogliere l’acqua durante le stagioni piovose, accumularla e poi utilizzarla in modo parcellizzato durante i periodi più secchi.

Ancora una volta è la circolarità il concetto chiave: gli sprechi diventano risorse e l’entropia dello spreco lascia spazio ad un utilizzo più virtuoso delle risorse naturali.

I nuovi modelli di distribuzione dei prodotti agricoli

Sulla scorta dei gruppi solidali d’acquisto, stanno nascendo startup e mercati che mettono in contatto i consumatori finali con le aziende produttrici, con l’obiettivo di accorciare la filiera e creare meccanismi produttivi solidali ed equi. In molte nazioni sono nati servizi che favoriscono l’incontro tra domanda e offerta, aggirando la distribuzione organizzata.

In Italia il caso più eclatante è quello di Cortilia, che con oltre 30 milioni di euro di fatturato ormai non è più una startup, ma una sorta di alternativa alla grande distribuzione.

Cortilia consegna il cibo direttamente al consumatore, aggregando l’offerta di produttori locali: dopo un’esperienza totalmente online, Cortilia ha attivato una presenza territoriale con negozi fisici, che in un certo senso fanno la concorrenza ai supermercati tradizionali. L’idea è che il chilometro zero nella produzione corrisponda ad un chilometro zero nell’acquisto.

La filosofia del biologico e del chilometro zero permea la mission dei supermercati di Erbert, startup a impatto sociale di Milano: il format del supermercato come spazio di vendita al consumatore finale è innovato dall’offerta completamente incentrata su prodotti freschi, a filiera controllata, con percorsi per “il mangiar sano” che aiutano a identificare gli ingredienti necessari per piatti gustosi e sani. L’agritech è anche educazione alimentare.

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