Dal 2035 saranno in vendita solo carbon neutral, fra cui auto elettriche, in vista degli obiettivi 2050 di emissioni zero. Ma per risolvere i problemi legati all’acquisto dei minerali critici, necessari al mercato automotive sostenibile, Usa e Ue stanno formando un club. La collaborazione fra i Paesi del G7 punta ad agevolare la transizione ecologica, senza alimentare tensioni geopolitiche.
Auto elettriche dal 2035: la sfida dei minerali critici per Usa e Ue
“Nella ricerca dei minerali critici, i partner sono quelli del G7″, commenta Luigi di Marco, segretario AsVis (Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile), “e nel passaggio dall’Amministrazione Trump a quella Biden abbiamo iniziato a collaborare”.
Il club dei minerali critici cerca di appianare anche altre tensioni. Come quelle suscitate dall’Inflation Reduction Act, il pacchetto statunitense senza precedenti per affrontare il cambiamento climatico e che ha un impatto forte sull’industria europea. Inoltre, risponde alla sfida di ridurre al minimo la dipendenza dalla Cina.
Ma le batterie elettriche comportano anche criticità di tipo ambientale e costi sociali. “Ciò che sorprende”, aggiunge Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto club, organizzazione non profit dedicata agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, “è che all’improvviso siamo diventati ambientalisti e che tutti si preoccupano dell’approvvigionamento delle terre rare e dei minerali critici per vari motivi (compresi fattori geopolitici e danni sociali derivanti dall’estrazione nei Paesi poveri). Ma l’Europa è già intervenuta prima, con le direttive che prevedono tutta una serie di controlli“. Ecco come le innovazioni tecnologiche e l’intelligenza artificiale contribuiscono a rendere più resilienti le filiere delle materie prime, superando le attuali problematiche.
L’Europa, dopo aver votato la fine del motore endotermico dal 2035 a favore delle auto elettriche, si sta alleando agli Stati Uniti e ai Paesi del G7, Regno Unito e Giappone. L’obiettivo è quello di risolvere i problemi legati all’acquisto di minerali critici necessari al mercato automotive sostenibile. E, in generale, alla transizione energetica.
Stati Uniti e Unione europea stanno discutendo su come avviare un’alleanza per sostenere il passaggio epocale dal motore endotermico all’auto elettrica, mentre la Ue teme l’impatto dell’Inflation Reduction Act (IRA), il pacchetto del Presidente Usa Joe Biden, varato per affrontare il cambiamento climatico. La collaborazione dovrebbe puntare sull’acquisizione dei minerali usati nelle tecnologie della transizione energetica.
Infatti, “abbiamo iniziato a sottoscrivere accordi di collaborazione con gli Stati Uniti e il Regno Unito”, conferma Luigi di Marco, “Regno Unito dove anche la politica di destra si è sempre impegnata nella lotta ai cambiamenti climatici, con una visione e capacità di capire che è un tema che richiede collaborazione”. “Nel 2021 è stato sottoscritto un patto verde con il Giappone e anche con il Canada. La strada della cooperazione è segnata”.
Il club Usa-Ue dei minerali critici per l’automotive
Il piano che Usa e Ue avrebbero predisposto consiste nel formare un club dei minerali critici. Secondo il Wall Street Journal, gli Stati Uniti dovrebbero negoziare con gli alleati, Ue, Giappone e Regno Unito, accordi focalizzati sui minerali.
Una volta che gli alleati riuscissero a siglare un accordo commerciale fra loro, dovrebbero provare a raggiungere ulteriori intese con Paesi come Ucraina o Zambia per la messa in sicurezza delle forniture di materie prime essenziali per le batterie ed altre tecnologie legate all’energia pulita, secondo le indiscrezioni raccolte dal quotidiano finanziario statunitense.
In questo modo è possibile stemperare anche le tensioni sollevate dal varo dell’IRA.
“La novità del piano industriale dell’Ue è il fatto che poiché tutti offrono aiuti alle loro industrie, allora anche l’Europa dà il via libera agli aiuti di Stato”, sottolinea di Marco, a proposito del Green Deal Industrial Plan: “Ma in pratica significa portare avanti ciò che l’Europa aveva già deciso. Ora aspettiamo il Regolamento europeo per le materie critiche (Regolamento che è una legge, non una direttiva che può subire adattamenti), già annunciato dalla presidente Commissione europea Ursula von der Leyen al discorso sullo stato dell’Unione che dovrà abbinarsi con la legge europea sul Green deal industriale”.
“Inoltre, il Parlamento europeo ha portato avanti le decisioni sull’auto elettriche dal 2035, perché esisteva già un pre-accordo con il Consiglio della Ue, siglato quando l’Italia non aveva ancora deciso da che parte stare. I Regolamenti servono per velocizzare le politiche e renderle omogenee in tutta l’Unione. Inoltre, la prospettiva è quella di ridurre il parco auto circolanti”, conclude di Marco.
Le regole dell’Inflation Reduction Act (IRA)
Le forniture di minerali critici sono state al centro di una disputa fra Washington e Bruxelles sull’Inflation Reduction Act, legge federale statunitense, votata dal Congresso americano per ridurre l’inflazione attraverso il taglio del deficit e per fronteggiare i cambiamenti climatici, ma che comporta significative implicazioni in ambito industriale e commerciale. Infatti il pacchetto offre sussidi senza precedenti (pari a 400 miliardi di dollari) per le aziende che riducono le emissioni.
Nel dettaglio, l’IRA stanzia un’enorme quantità di sussidi per convincere le aziende a fare re-shoring. Le convince a tornare ad investire negli USA. Oltre a concedere agevolazioni fiscali alle famiglie che “comprano americano”, a partire dalle auto elettriche. “Buy American” è lo slogan dell’ex Presidente Usa Obama e riportato alla ribalta da Biden.
L’IRA mette infatti sul piatto un credito d’imposta di 7.500 dollari per comprare un’auto elettrica nuova e 4mila dollari per un’auto elettrica usata.
Incentivi che l’Europa, che sta affrontando la crisi energetica e il conflitto in Ucraina dopo l’invaso e russa, non prevede.
Ma, secondo l’IRA, una nuova regola impone che il 40% del valore dei minerali nella batteria di un veicolo debba provenire dagli USA o da un Paese con accordo di libero commercio con gli Stati Uniti. Tale percentuale è destinata nel tempo ad aumentare, fino a raggiungere l’80% dopo il 2026.
La lezione Ucraina: dipendere da un unico fornitore è pericoloso e costoso
Molti alleati americani, inclusi Europa e Giappone, non hanno un accordo di libero commercio con gli USA, e ciò aggiunge frustrazione all’aggressivo approccio americano ai sussidi.
Oltre un mese fa, il Segretario del Tesoro USA, Janet Yellen, ha spiegato al Wall Street Journal che le nazioni dovrebbero negoziare nuovi accordi per soddisfare i requisiti normativi.
Sia i funzionari americani che europei vedono la creazione di un club dei minerali critici come un modo per risolvere alcune tensioni.
Maroš Šefčovič, Commissario europeo, vice president per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, ammette che centrare l’obiettivo è difficile anche per un Paese come gli USA, dunque la strada della cooperazione è la via giusta. Usa ed Europa dovrebbero creare un insieme comune di standard ambientali ed investimenti per l’estrazione dei minerali critici: “Vogliamo avere un approccio globale alle materie prime critiche”, aggiungendo che ritiene che “nel fissare gli standard, nella sensibilizzazione verso Paesi terzi, la cooperazione con gli USA dovrebbe essere molto importante”.
Secondo la proposta, Šefčovič ha spiegato che i membri del club dei minerali critici dovrebbero convincere i vari fornitori, compresi Paesi in Africa e l’Ucraine, sull’acquisto dei minerali. Secondo il Commissario europeo, i Paesi occidentali dovrebbero competere con la Cina e la Russia nell’esercitare influenza in Africa. Ma devono nel frattempo avvicinare l’Ucraina all’Europa: il Paese che combatte contro l’invasione russa ha una grande riserva di minerali critici e terre rare. “L’Ucraina è una vera superpotenza delle materie prime critiche”, ha affermato.
La Cina domina in questo campo, e la dipendenza dalla Cina non è più ammissibile, secondo gli Stati Uniti. L’invasione russa dell’Ucraina, con la conseguente militarizzazione delle forniture energetiche, costringe sia USA che Europa di riconsiderare l’esposizione verso la Cina. “La dipendenza da un unico fornitore è pericolosa e costosa”, conclude Šefčovič. La lezione ucraina è proprio questa: differenziare le fonti.
Le problematiche legate alle batterie elettriche
Attualmente McKinsey stima che per il mercato globale delle batterie occorra costruire oltre 90 aziende delle dimensioni della Tesla GigaFactory, entro il prossimo decennio. La rivista Nature ritiene che i costi dovrebbero scendere, mentre le performance migliorare. Si tratta di batterie da un migliaio di sterline, che richiedono investimenti da 15 mila dollari ai produttori e la cui capacità di ricarica dovrebbe durare fra i 10 e i vent’anni. Nel giro di pochi anni, inoltre, si prevede anche che le auto elettriche avranno un prezzo confrontabile con le auto a benzina o diesel.
Il prezzo del litio è rimasto stabile fra il 2010 e il 2022, per decuplicarsi di dieci volti durante la pandemia, nel biennio 2020-2022. Ciò ha fatto sì che soltanto negli USA siano in cantiere una dozzina di stabilimenti per produrre le batterie, oltre a numerosi progetti estrattivi. Invece il Cile sta cercando di strappare il controllo della produzione chiave del litio alle multinazionali. Nel frattempo l’evoluzione tecnologica va avanti, come dimostrano le sperimentazioni con il sodio, elemento molto più diffuso in natura e semplice da gestire.
“Le direttive dell’Unione europea prevedono già una serie di controlli”, spiega Francesco Ferrante (Kyoto Club), “dal punto di vista dei diritti sociali, su come si estraggono le terre rare nei Paesi, imponendo restrizioni alle importazioni se non si dimostra il rispetto dei diritti sociali. Sono temi che l’Ue ha sempre affrontato”.
Auto elettriche: il ruolo dell’AI nella ricerca dei minerali critici per le batterie
La ricerca di materiali “rari” (o meglio, di difficile estrazione seguendo gli standard ambientali) come litio e cobalto oggi è essenziale per la transizione alle auto elettriche.
Ma ciò che oggi appare come complesso, potrebbe ricevere un grande aiuto dall’uso dell’intelligenza artificiale (AI), che proprio nell’esplorazione delle risorse potrebbe offrire un contributo significativo, riducendo i costi, aumentando l’efficienza e la velocità della ricerca, oltre a ridurre i costi sociali.
Bisogna promuovere le tecnologie di esplorazione delle risorse basate sull’AI, proprio in vista del Critical Raw Materials Act europeo. Allo stesso tempo, la data regulation europea deve assicurare che i dati di alta
qualità allenino i sistemi di AI, e che l’integrazione dell’uomo nei processi di apprendimento automatico (humans-in-the-loop, Hitl) monitorino gli effetti d’interdipendenza.
Per assicurare la sostenibilità digitale, gli algoritmi dovrebbero anche valutare l’informazione sugli effetti ambientali dello sfruttamento commerciale. Inoltre, è necessario finanziare tecnologie dedicate al riciclo e all’economia circolare per i metalli critici in Europe.
Infatti l’evoluzione tecnologica porta progressi crescenti. “Anche l’innovazione tecnologica va avanti”, conclude Francesco Ferrante, “i materiali critici oggi necessari, potrebbero non esserlo più nel giro di qualche anno, perché gli studi sull’accumulo elettro-chimico stanno progredendo: dal sodio allo sfruttamento della CO2. La direzione potrebbe superare la criticità attuale dei materiali critici. Inoltre bisogna concentrarsi sul riciclo: l’economia circolare, applicata al recupero di minerali, potrebbe diventare essenziale. Il problema dei minerali critici esiste, ma non è un ostacolo insormontabile agitato per fermare il passaggio all’auto elettrica e alla necessaria decarbonizzazione”.