Mobilità sostenibile

Auto elettriche, gli ostacoli da superare per un vero mercato di massa

Il mercato delle auto elettriche cresce. Ma, in attesa del boom, deve ancora risolvere alcune criticità: dall’autonomia alle infrastrutture di ricarica, fino allo smaltimento delle batterie. Il settore ripone grandi speranze nella digitalizzazione

Pubblicato il 07 Dic 2021

Mirella Castigli

ScenariDigitali.info

Alessandro Longo

Direttore agendadigitale.eu

La ricerca in chimica promette prezzi più sostenibili per le batterie elettriche

L’auto elettrica può svolgere un ruolo fondamentale per salvare il mondo dai cambiamenti climatici. Il problema è che questa promessa viene ripetuta da decenni. Con la nuova sensibilità acquisita dall’umanità sul problema, sarà la volta buona? La risposta è incerta.

Il mercato sembra ottimista. Ford dice che dal 2030 venderà solo auto elettriche in Europa.

General Motors prevede di vendere solo auto elettriche dal 2035. Volkswagen stima di rendere i veicoli elettrici più economici di quelli tradizionali. Secondo un sondaggio di Consumer Reports, due terzi dei guidatori americani valutano l’acquisto di auto elettriche, anche grazie a decine di miliardi di dollari di incentivi messi sul piatto dall’amministrazione Biden.

Sì, ci sono stati sviluppi tecnologici e di mercato negli ultimi anni; restano però storici limiti dell’elettrico, ancora da superare.

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Auto elettriche, come superare le criticità

Quando si parla di auto elettriche, si sollevano subito tre interrogativi: quanta autonomia ha il veicolo elettrico, quanto impiega per effettuare una ricarica completa e quanto sia sostenibile la batteria. “Noi come associazione di categoria lavoriamo per superare gli ostacoli”, ci spiega Francesco Naso, ingegnere e segretario generale di Motus-E, la prima associazione in Italia costituita per fare sistema e spingere il cambiamento verso la mobilità elettrica. Vediamo come.

Auto elettriche troppo care

“In primis c’è la questione del prezzo di acquisto. Perché è una tecnologia in nuce e, in base alle leggi che guidano le innovazioni (come la Legge di Moore e Wright, per cui i progressi tecnologici e riduzioni dei costi diventano via via più rapidi e significativi, in quanto i costi diminuiscono esponenzialmente in funzione della produzione cumulativa), i prezzi progressivamente diventeranno sostenibili. Possiamo dire così: siamo a livello 5-6 e dobbiamo arrivare a livello a livello 9”, commenta Francesco Naso.

Auto elettriche ancora troppo care: cosa serve per un vero boom

Secondo un’analisi di Bloomberg, dal 2008 i costi delle batterie delle elettriche sono diminuiti dell’87%. Quando il prezzo della batteria scenderà sotto i 100 dollari per kWh – si ipotizzano i 60 dollari entro il 2030 -, le auto elettriche diventeranno più convenienti di quelle tradizionali. Tuttavia, con il prezzo delle commodity e l’inflazione in ascesa, i prezzi in rialzo in Cina e le problematiche nel mercato dei chip, si teme uno stallo nel declino dei prezzi.

Le colonnine di ricarica

Altro problema riguarda le colonnine di ricarica, direttamente connesso a quello del range o autonomia delle auto.

Il libero mercato sta risolvendo il problema delle infrastrutture di ricarica. Finora dipendeva dal Comune, se era stato bravo a risolvere i problemi di interoperabilità, mettendo degli obblighi alle colonnine di ricarica. Anche i bandi del PNRR devono prevedere che le infrastrutture siano aperte a qualunque Mobility service provider, perché ricordiamoci che chi installa non è detto che fornisca il servizio”, sottolinea Naso.

Tempi di ricarica

Per ricaricare completamente un’auto elettrica tramite un impianto tradizionale il tempo richiesto è di circa 8 ore. Si possono utilizzare anche le normali presi elettriche. Le industrie automobilistiche consigliano di usare la colonnina di ricarica durante la notte in modo da trovare l’auto “col pieno” al risveglio.

Nel frattempo per ricaricare il veicolo elettrico fino all’80% della capacità della batteria bastano appena 20 minuti presso l’Enel X Store di Roma, la prima stazione di ricarica ultrafast della Capitale. Lo stato di ricarica, inoltre, si può monitorare via app in modo da sapere quando la propria vettura è di nuovo carica.

A risolvere il problema della “range anxiety” – ovvero la paura di non riuscire a trovare una colonnina di ricarica per la propria auto elettrica prima di esaurire la batteria – contribuiscono la maggiore autonomia, che cresce progressivamente, e le infrastrutture “quick and fast” sempre più diffuse

L’autonomia delle auto elettriche

L’autonomia, in effetti, sta crescendo. La berlina elettrica Model E, l’ammiraglia di Pininfarina disegnata per Foxconn, vanta un’autonomia di 750 km per affrontare l’ansia da autonomia che affligge gli utenti di EV.

La famiglia Bolt della Chevrolet promette fra 402 km di autonomia (Euv) e 416 km (Ev). Ford Mustang Mach E, SUV Ford 100% elettrico, prevede un’autonomia fino a 610 km. La gamma della Porsche Taycan promette 431 km di autonomia, ma con la Performance Battery Plus l’autonomia sale a 484 km. La Taycan può ricaricare anche dalle colonnine a corrente continua ultrarapide, fino a 350 kW per le versioni più potenti. In cinque minuti si ricarica in maniera sufficiente a percorrere 100 km.

La tecnologia GaNFast

Navitas ha lanciato la soluzione GaNFast, tecnologia per i caricabatteria al nitruro di Gallio (GaN), un semiconduttore più caro del silicio, ma che si distingue per l’elevata affidabilità, già adottato da marchi come Xiaomi.

In abbinamento ad alimentatori o caricabatterie, il GaN è in grado di ridurre le loro dimensioni, perché consente di creare circuiti integrati ad hoc, di dimensioni inferiori e più efficienti.

Le batterie sono sostenibili?

Ma lo smaltimento delle batterie è sostenibile? “Girano tante fake news sulle batterie: innanzitutto durano molto più di quanto ci si aspetti. La durata delle batterie è superiore ai sei anni. Inoltre, non è vero che lo smaltimento delle batterie inquini: sono molto più tossiche le batterie al piombo, che comunque sono riciclabili al 98%, compreso il case di plastica.

Quando parliamo di batterie per auto elettriche, i temi da affrontare sono due: la second life e il riciclo. Standardizzando bene il processo, le batterie a fine vita per trazione, da staccare, hanno una second life: possono diventare batterie per usi statici come un impianto fotovoltaico. Inoltre gli impianti recuperano più dell’85% del materiale. Poiché contengono materiali preziosi, le batterie devono essere riciclate. Northvolt ha già creato prima cella con materiali al 100% riciclabili. Il problema più grave riguarda lo smaltimento delle batterie dell’elettronica”.

Ma le auto elettriche sono davvero verdi?

A questo punto si collega un dubbio cruciale: siamo sicuri che le auto elettriche sono davvero green, quando il carbone è ancora la principale fonte usata per produrre energia al mondo, la stessa che va nelle loro batterie?

Tutto sommato sì. Le auto elettriche sono più efficienti infatti di quelle a idrocarburi.

Uno studio 2020 delle università di Exeter e Cambridge nel Regno Unito e Nijmegen nei Paesi Bassi ha concluso che le auto elettriche portano a una riduzione complessiva delle emissioni di carbonio, anche se la generazione di elettricità si basa ancora sui combustibili fossili. I risultati sono riportati nella rivista Nature Sustainability.

Nelle condizioni attuali, guidare un’auto elettrica è meglio per il clima rispetto alle auto a benzina convenzionali nel 95% del mondo, rileva lo studio.

Le uniche eccezioni sono paesi come la Polonia, dove la rete elettrica è ancora in gran parte basata sulla produzione di energia a carbone.

Nei paesi con un sistema fortemente decarbonizzato come la Svezia e la Francia, che hanno grandi quantità di capacità di generazione rinnovabile e nucleare, le emissioni medie di vita delle auto elettriche sono fino al 70% più basse di quelle delle auto a benzina, mentre nel Regno Unito, che sta rapidamente eliminando il carbone ma ha ancora una quantità ragionevole di centrali a gas, le emissioni sono circa il 30% più basse.

La sostenibilità delle auto elettriche dovrà crescere ancora, comunque, aumentando la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.

“Il mondo digitale dovrebbe dialogare di più con il mondo dell’ elettrificazione. La digitalizzazione della mobilità ha un impatto ancora più forte dell’elettrificazione. Sarebbe l’ora di creare cultura e momenti d’incontro fra chi realizza software e chi lavora sull’elettrificazione: ciò rappresenterebbe la svolta per la sostenibilità”, conclude Francesco Naso.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede oltre 50 miliardi per la digitalizzazione: ben oltre il 20% richiesto dall’Unione europea.

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