la riflessione

Auto a guida autonoma in Italia: una sfida tecnica, economica, etica

L’Italia è impegnata nello sviluppo di auto a guida autonoma. Ma non è solo una missione tecnica ed economica. E’ anche una ricerca di senso che deve rispettare interessi generali ed etici. Il commento di Mario Nobile, del ministero dei trasporti

Pubblicato il 21 Feb 2018

Mario Nobile

Direttore Generale per la digitalizzazione, i sistemi informativi e statistici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili

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Sin dai primordi la stessa evoluzione delle armi, utilizzate per combattere animali pericolosi o nemici, è strettamente legata al progresso tecnologico, e a volte segnata da una regressione come nel caso delle armi di distruzione di massa, che hanno messo a dura prova il concetto di umanità.

Assolutamente vero che oggi siamo inclini a dimenticare la memoria del passato, vista la estrema facilità di ricerca da cellulari o computer, e poco interessati ad immaginare il futuro, in quanto i cambiamenti sono automaticamente registrati ed in qualche modo ci sentiamo in diritto di usufruire di qualunque evoluzione.

Citando Papa Francesco, nel suo messaggio ai credenti ed ai laici, Eugenio Scalfari in un recente editoriale su Repubblica, conclude esortando a mantenere il primato dell’interesse generale, contrastando l’indifferenza e la crisi di valori.

È questa una cornice stimolante, per affrontare le sfide che la tecnologia sta superando nel settore della mobilità. Ogni due giorni leggiamo di accordi tra produttori di veicoli e fornitori di tecnologia per sperimentazioni più o meno avanzate di guida autonoma e di infrastrutturazione tecnologica dei trasporti.

Temi di assoluto interesse, oggetto anche degli incontri internazionali tra Paesi, come negli ultimi G7 italiani (2017) e giapponese (2016).

Spesso i commenti sui media cercano di mettere in evidenza il puro aspetto tecnologico, ovvero l’emozione di salire a bordo di veicoli sperimentali che non hanno neanche volante e comandi, ma comodi divanetti per rilassarsi o lavorare durante gli spostamenti.

Il senso di un’auto a guida autonomia

Ma cosa significa pensare al futuro e immaginare un trasporto con veicoli a guida autonoma?

Significa interrogarci, discutere e prendere decisioni su temi etici (comportamento del veicolo in caso di manovre alternative per evitare un incidente, con dilemmi etici quali il famoso problema del carrello), sulle responsabilità (quella penale è personale, chi ne risponde in caso di assenza del conducente?), sulle coperture assicurative (chi si assicurerà? Il produttore del veicolo, l’acquirente non conducente, o il fornitore di tecnologia?).

Tutto questo in un mondo che va avanti molto velocemente, e che ovviamente, visti gli enormi interessi economici in gioco, tende a stilare classifiche sui Paesi che sono più avanti in relazione alle sperimentazioni. Comportando queste ultime non solo spostamenti della frontiera tecnologica ma anche sviluppo economico e nascita di ecosistemi in grado di assicurare tutte le componenti della sperimentazione.

L’Italia sperimenta l’automobile a guida autonoma

L’Italia c’è; nonostante il tema autonomous car sia spesso associato agli Stati Uniti ed in particolare alla Silicon Valley ed a Detroit, con un articolo della legge di Bilancio approvata un mese fa il Parlamento ha autorizzato la sperimentazione a partire dal 1 gennaio 2018, mediante un decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che è in fase di emanazione.

Il decreto, oltre a specificare gli standard funzionali che le strade di interesse nazionale, comprese le autostrade, dovranno man mano garantire mediante l’uso della tecnologia (per misurare il traffico, per monitorare le strutture come ponti o gallerie, per dare informazioni agli utenti), stabilisce le regole per testare i veicoli a guida autonoma da parte dei soggetti che devono dimostrare alcune caratteristiche, legate proprio alla sicurezza della sperimentazione.

Sicuramente andranno in futuro risolti problemi notevoli, come le regole di guida e di comportamento in caso di livello più spinto della sperimentazione, laddove non ci sarà un conducente a prendere il controllo del veicolo in caso di emergenza; andranno anche garantiti i diritti e la privacy dei passeggeri, bisognerà curare con particolare attenzione la sicurezza informatica, in un periodo buio nel quale i veicoli vengono utilizzati dal terrorismo come armi improprie. Bisognerà poi sciogliere i nodi legali riguardanti responsabilità e condizioni di assicurazione.

Personalmente sono fiducioso, troppe volte tendiamo a denigrare il nostro Paese che invece ci sorprende ogni giorno, con eccellenze e talenti nei diversi settori: abbiamo produttori di veicoli, di tecnologie, responsabili di assicurazioni e giurisperiti che possono esserci invidiati da molti Paesi.

La regolazione di questi aspetti, sicuramente dinamica e con futuri aggiustamenti in base ai risultati delle sperimentazioni, consentirà all’Italia di giocare un ruolo da protagonista sul tema. Le nostre origini, la cultura del diritto, la storia millenaria ci consentiranno di affrontare il dibattito pubblico che inevitabilmente dovrà portare alle decisioni finali.

Ma l’editoriale di Scalfari e le parole di Papa Francesco rimettono al centro i temi alti, più veri; poco utile quindi disquisire delle tecnologie o degli algoritmi di guida.

Cerchiamo di tenere a mente che questa ennesima rivoluzione industriale potrà cambiare la vita delle persone, prima ancora di produrre utili e di determinare conseguentemente enormi interessi economici.

Certo, esistono anche quelli, ma lo spostamento con veicoli a guida autonoma dovrà avere altri radiofari di riferimento: i troppi morti per incidenti stradali dovuti soprattutto a distrazione e condizioni psicofisiche non adeguate, l’inquinamento e la congestione dovuta a veicoli con spesso una sola persona a bordo, la possibilità per chi oggi ha vincoli di mobilità (persone anziane, senza patente, diversamente abili) di potersi effettivamente spostare da casa, si ipotizza con costi molto ridotti, garantendo la pienezza del diritto alla mobilità.

Questo significa pensare anche all’interesse generale, approfondendo contestualmente i temi economici ed industriali che sono un riflesso, importante e strategico, ma sempre un riflesso.

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