Il 23 gennaio scorso l’aula del Senato ha approvato il progetto di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. Sebbene manchi ancora il passaggio alla Camera dei deputati con la possibilità di un ritorno al Senato, sarà bene iniziare a vedere come l’attività d’impresa potrebbe essere influenzata da questo nuovo assetto ordinamentale, se il progetto dovesse diventare legge nelle forme approvate dai senatori.
In generale e con particolare riferimento ai temi della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), del CSDDD (Corporate Sustainability Disclosure Directive) e dei principi ESG (Environmental, Social, and Governance).
Certamente l’eventuale introduzione del regionalismo autonomo differenziato rappresenterà una sfida significativa per le imprese, con implicazioni che spaziano, come si vedrà, dall’adeguamento normativo alla competitività e alla sostenibilità.
Cos’è l’autonomia differenziata delle regioni
L’autonomia differenziata riguarderà la gestione di alcune specifici settori da parte delle Regioni, in modo autonomo, come previsto dalla Costituzione italiana. Questi settori sono indicati nell’articolo 116, ultimo comma, della Costituzione. In sostanza, si consentirà alle Regioni di avere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, legislativa e amministrativa su tutte le venti materie che sono oggi di “competenza concorrente” tra Stato e Regioni e su tre materie che, invece, oggi sono di competenza esclusiva dello Stato.
Il nodo centrale del testo approvato al Senato sarà quello di garantire gli stessi livelli qualitativi nella fornitura di prestazioni essenziali (LEP) su tutto il territorio nazionale. Sarà fondamentale, allora, allocare correttamente le risorse per evitare squilibri economici e sociali tra le diverse Regioni. Tuttavia, l’autonomia differenziata deve rispettare i principi di sviluppo economico, coesione e solidarietà sociale stabiliti dalla Costituzione.
La realtà italiana segnala che alcune Regioni potrebbero essere più pronte di altre, considerando diversi fattori. Alcune potrebbero avere una maggiore esperienza e capacità amministrativa per gestire i nuovi poteri legislativi e amministrativi, fattori che variano a seconda delle risorse umane, delle strutture e delle competenze disponibili. Le 23 materie che saranno regionalizzabili richiedono una conoscenza approfondita e specifica. Alcune Regioni potrebbero essere più preparate in alcune materie rispetto ad altre. Le Regioni dovranno comprendere le implicazioni delle nuove competenze. Ciò includerà la comprensione delle responsabilità, dei costi e delle opportunità. La cooperazione tra il governo centrale e le Regioni sarà essenziale per garantire un’implementazione efficace e coerente delle nuove competenze. Il coordinamento tra le diverse Regioni e con il governo centrale sarà cruciale.
Le future strategie operative d’impresa
Cosa comporteranno, allora, le ipotizzabili complessità e frammentazione normativa tra le diverse Regioni, nelle strategie operative delle imprese?
- Complessità normativa: l’autonomia differenziata potrebbe comportare una varietà di regolamenti regionali, creando una complessità per le imprese che operano in più sedi. Le aziende dovranno adattarsi a diverse normative, monitorare le modifiche e gestire la conformità.
- Incertezza per le imprese: la frammentazione normativa potrebbe creare incertezza per le imprese. La mancanza di uniformità potrebbe rendere difficile pianificare e prendere decisioni strategiche.
- Concorrenza disparata: le Regioni potrebbero competere per attirare investimenti e aziende. Questa concorrenza potrebbe non essere uniforme, creando vantaggi o svantaggi per le imprese a seconda della loro posizione.
I fattori concorrenziali
L’introduzione dell’autonomia differenziata potrebbe avere diverse implicazioni sulla concorrenza tra aziende situate in regioni diverse. Vediamo alcune considerazioni.
- Concorrenza per risorse e investimenti: le Regioni autonome potrebbero competere per attirare investimenti e risorse. Ad esempio, se una Regione offrisse incentivi fiscali o agevolazioni per le imprese, potrebbe diventare più attraente per gli investitori. Ciò potrebbe portare a una maggiore concorrenza tra le Regioni per attirare aziende e progetti.
- Differenze normative: le diverse Regioni potrebbero avere regolamenti e leggi diverse in settori chiave come ambiente, lavoro e tassazione. Le aziende dovranno adattarsi a queste differenze e navigare tra le diverse normative. Ciò potrebbe comportare costi aggiuntivi per la conformità e la gestione delle operazioni in più sedi.
- Vantaggi competitivi regionali: alcune Regioni potrebbero avere vantaggi competitivi specifici. Ad esempio, una Regione costiera potrebbe essere più favorevole per le aziende legate al turismo o alla pesca. Le imprese dovranno valutare attentamente dove stabilirsi per sfruttare al meglio tali vantaggi.
- Concorrenza per talenti e risorse umane: le Regioni autonome potrebbero competere per attirare talenti e risorse umane. Le aziende dovranno considerare la disponibilità di manodopera qualificata, infrastrutture e servizi nelle diverse Regioni.
- Impatto sulla catena di approvvigionamento: le aziende con filiali o fornitori in diverse Regioni dovranno gestire la catena di approvvigionamento in modo efficiente. Potrebbero esserci differenze nei tempi di consegna, costi di trasporto e logistica.
Imprese e ESG
Vediamo ora in particolare quali potrebbero essere le conseguenze per i soggetti tenuti alle dichiarazioni ESG (Ambientali, Sociali e di Governance).
- Trasparenza e reporting: le Regioni potrebbero avere maggiore autonomia nella definizione delle politiche ambientali e sociali. I soggetti ESG dovranno monitorare attentamente le nuove normative regionali e adattare le loro dichiarazioni di sostenibilità di conseguenza.
- Variazioni nei requisiti: le Regioni potrebbero introdurre requisiti specifici per le imprese in base alla loro posizione geografica. I soggetti ESG dovranno essere pronti a rispondere a tali variazioni.
- Impatto sulla governance: l’autonomia differenziata potrebbe influenzare la governance aziendale, ad esempio nei settori della salute, istruzione e welfare. Le aziende dovranno considerare queste differenze regionali nella loro strategia di sostenibilità.
- ESG e competitività: le imprese che si adattano in modo agile alle nuove normative regionali potrebbero trarre vantaggio dalla crescente attenzione degli investitori verso i criteri ESG. Tuttavia, la frammentazione normativa potrebbe creare incertezza e ostacolare la competitività.
- Fattori di competitività: le Regioni autonome potrebbero promuovere specifici settori o cluster industriali. Le imprese dovrebbero valutare le opportunità e i rischi legati a queste strategie regionali. La competitività potrebbe variare a seconda delle politiche regionali e delle risorse disponibili.
CSRD e reporting di sostenibilità
La CSRD mira a migliorare l’informativa di sostenibilità delle imprese. Questo significa che le aziende dovranno comunicare in modo più dettagliato i loro impatti ambientali, sociali e di governance. Ma l’autonomia differenziata potrebbe comportare una varietà di requisiti regionali per la rendicontazione di sostenibilità. Le imprese dovranno adattarsi a queste diverse normative.
CSDDD e trasparenza
La CSDDD è una parte integrante del pacchetto di riforme ESG dell’UE. Introduce obblighi di trasparenza per le imprese, comprese le PMI quotate. Le Regioni autonome potrebbero avere regolamenti specifici sulla comunicazione di informazioni ESG. Le imprese dovranno tenerne conto.
Autonomia differenziata e obiettivi dell’UE
L’implementazione delle direttive europee e il regionalismo autonomo differenziato rappresentano due aspetti complessi e interconnessi. Vediamo come si coordinano.
- Recepimento delle direttive: le direttive dell’UE stabiliscono obiettivi e standard comuni, ma lasciano agli Stati membri la flessibilità di scegliere i mezzi per raggiungerli. Gli Stati membri, comprese le Regioni, devono recepire le direttive nell’ordinamento nazionale attraverso atti di attuazione.
- Autonomia statutaria delle Regioni: le Regioni a statuto speciale e quelle ordinarie hanno margini di autonomia diversi. Le prime godono di competenze più ampie e specifiche. L’autonomia differenziata richiede un equilibrio tra l’adattamento alle direttive europee e la tutela delle specificità regionali.
- Cooperazione e coordinamento: le Regioni devono collaborare con il governo centrale per recepire le direttive. La Commissione europea monitora l’attuazione e può intervenire se necessario.
- Strumenti di attuazione: le Regioni devono adottare misure di attuazione per recepire le direttive. La scelta degli strumenti (leggi regionali, decreti, ecc.) deve rispettare i principi di proporzionalità e coerenza.
- Rispetto degli obiettivi UE: le Regioni devono garantire che l’attuazione delle direttive rispetti gli obiettivi dell’UE, come la tutela dell’ambiente o dei diritti dei cittadini.
I rischi per le imprese
L’autonomia differenziata delle Regioni, se gestita senza rispettare i principi comunitari, potrebbe avere diverse conseguenze: le direttive europee stabiliscono standard e obiettivi comuni per vari settori. Se le Regioni legiferassero in modo non conforme a queste direttive, potrebbero violare gli obblighi dell’UE. Normative diverse tra le Regioni potrebbero creare disomogeneità nel mercato interno. Ciò potrebbe ostacolare la libera circolazione di beni, servizi e persone. L’UE potrebbe avviare procedure di infrazione contro gli Stati membri (compresi quelli regionali) che non rispettano le direttive. Ciò potrebbe portare a sanzioni finanziarie o altre misure correttive. Inoltre:
- Impatto sugli investimenti e sulla concorrenza: investitori e imprese potrebbero essere scoraggiati da un quadro normativo frammentato. La mancanza di coerenza potrebbe influenzare la competitività delle Regioni.
- Perdita di credibilità internazionale: l’UE è parte di accordi internazionali e ha impegni globali. Se le Regioni non rispettassero gli standard europei, potrebbe compromettere la credibilità dell’intera Unione.
- Rischio di discriminazioni: normative divergenti potrebbero creare discriminazioni tra cittadini o imprese a seconda della loro posizione geografica.
È quindi essenziale che le Regioni tengano conto dei principi comunitari e collaborino con il governo centrale e le istituzioni europee per garantire una corretta attuazione delle direttive e la coerenza nell’UE.
Essere consumatori con il regionalismo differenziato
Per i consumatori attenti alla sostenibilità, l’autonomia differenziata può comportare sia vantaggi che svantaggi.
Le Regioni autonome potrebbero sviluppare politiche specifiche per promuovere la sostenibilità. I consumatori potrebbero beneficiare di iniziative locali mirate a ridurre l’impatto ambientale.
Così come le Regioni potrebbero incentivare l’adozione di tecnologie e pratiche sostenibili. I consumatori potrebbero accedere a soluzioni innovative a livello regionale. Le Regioni potrebbero anche introdurre standard di etichettatura ambientale o sociale per i prodotti. I consumatori avrebbero informazioni più dettagliate per prendere decisioni consapevoli.
Ma normative diverse tra le Regioni potrebbero confondere i consumatori. Ad esempio, requisiti diversi per la certificazione di prodotti sostenibili potrebbero creare incertezza. La qualità dei prodotti o servizi potrebbe variare tra le Regioni. I consumatori dovranno fare attenzione a standard diversi e una concorrenza disomogenea può influenzare la disponibilità di prodotti o servizi sostenibili.
I LEP
Lep sta per Livelli Essenziali delle Prestazioni. Questi livelli rappresentano i criteri che determinano il livello minimo di servizio che deve essere garantito in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. In relazione alle tematiche ESG (Environmental, Social, and Governance), la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), i LEP rivestono un ruolo chiave. Vediamo come.
- Integrazione delle tematiche ESG: i LEP possono essere utilizzati per definire standard minimi di prestazione in ambito ambientale, sociale e di governance. Le imprese potranno allineare i loro obiettivi ESG con questi livelli essenziali.
- Monitoraggio e rendicontazione: i LEP dovranno fornire indicatori misurabili. Le imprese potranno utilizzare questi dati per la rendicontazione ESG. I LEP potranno aiutare a monitorare il successo rispetto agli obiettivi stabiliti.
- Gestione dei rischi e opportunità: i LEP dovranno identificare rischi e opportunità. Le imprese potranno utilizzarli per sviluppare strategie di mitigazione e capitalizzare sulle opportunità.
I LEP, a condizione che siano correttamente determinati potranno essere uno strumento importante per garantire una base uniforme di prestazioni e per integrare le tematiche ESG nelle pratiche aziendali.
Conclusioni
Come si è cercato di dimostrare, il dibattito in corso sull’autonomia differenziata non deve coinvolgere solo il mondo della politica ma, ugualmente, quello dell’impresa e dei consumatori. Il regionalismo differenziato potrebbe creare nuove sfide e opportunità per le imprese, richiedendo però una pianificazione strategica e una comprensione approfondita delle dinamiche regionali.
La concorrenza tra le Regioni potrebbe intensificarsi e le imprese che riuscissero ad adattarsi in modo agile potrebbero trarre vantaggio da questa nuova realtà. Le imprese dovranno essere pronte a navigare tra le diverse sfaccettature di questa nuova realtà, adattandosi in modo strategico per garantire la sostenibilità e la competitività a lungo termine.
Ma andranno sempre considerati gli impegni internazionali, gli orientamenti provenienti dalle diverse componenti istituzionali e sociali del Paese e gli sviluppi normativi e giurisprudenziali che hanno avuto alcune materie (es. la tutela ambientale), anche in sede costituzionale, quando ne hanno definito una prospettiva inderogabilmente unitaria, incompatibile con la regionalizzazione.
Ed è lecito domandarsi se oggi in Italia esista veramente la volontà di creare un equilibrio tra specificità regionali con una conseguente coerenza politica, normativa e amministrativa. Se effettivamente si voglia operare con una gestione oculata dei rischi e una visione strategica per capitalizzare le opportunità offerte dalle specificità regionali e rifletterla sul sistema Paese.
Sitografia
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