La bioeconomia offre un’opportunità unica per ristabilire un equilibrio tra sostenibilità economica, ambientale e sociale. Il suo potenziale di tutela e rigenerazione del capitale naturale passa dalla riduzione delle emissioni di carbonio, fino alla trasformazione dei sistemi di produzione e consumo attraverso la valorizzazione della biomassa ma anche di scarti e by-products.
Investire in bioeconomia significa garantire stabilità a lungo termine, migliorare il benessere delle comunità e favorire coesione sociale e politica.
Non si tratta solo di un settore in espansione, ma di un vero e proprio modello economico capace di valorizzare le risorse naturali locali, creare connessioni tra settori diversi e costruire catene del valore integrate, smart e resilienti.
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I numeri e la crescita della bioeconomia in Europa
Con un fatturato che supera i 2,3 trilioni di euro nei 27 Stati membri e il sostegno a circa 17,42 milioni di posti di lavoro, la bioeconomia è già un pilastro dell’economia europea. Secondo il Bio-based Industries Consortium, dal 2014 al 2021, il fatturato delle industrie bio-based ha registrato un incremento del 5,8%, passando da 52 a circa 55 miliardi di euro.
Dal lancio della Strategia per la Bioeconomia nel 2012, la Commissione Europea ha investito risorse significative per sviluppare il settore. Tuttavia, con la crescente competizione internazionale e gli investimenti in paesi extra-UE, è ora cruciale che l’Europa colga appieno le opportunità già generate e in fase di attuazione.
Le strategie europee per incentivare il settore bio-based
Per mantenere la leadership europea e raggiungere gli obiettivi climatici e di gestione dei rifiuti, è essenziale che l’UE riconosca il contributo fondamentale della bioeconomia. Ciò significa incentivare i suoi modelli di produzione, utilizzo e smaltimento più sostenibili, garantendo che i materiali e i prodotti bio-based possano usufruire di misure a sostegno.
La bioeconomia offre opportunità significative per cittadini e imprese, e seppur sostenuta dall’Ue con l’annuncio di un Biotech Act e la revisione della Bioeconomy Strategy, necessita di una piena e concreta integrazione con le politiche industriali e ambientali europee.
Lo scorso 29 gennaio la Commissione europea, nella comunicazione “A competitiveness compass for the EU”, ha infatti ribadito l’intenzione di rilanciare la strategia UE per la bioeconomia nel 2025-2026, riconoscendone il ruolo di driver per la resilienza economica, l’innovazione e la competitività, oltre che come contributo per la soluzione delle problematiche ambientali.
Il framework del Clean Industrial Deal, che verrà presentato il prossimo 26 febbraio presso la Commissione Europea, potrà inoltre rappresentare un’opportunità per riconoscere in modo concreto l’importanza di questo settore, attraverso strumenti normativi che possano permettere in primis di far leva sugli investimenti importanti fatti dall’EU in termini di impianti flagship e bioraffinerie nonché di realizzare uno scale up delle tante tecnologie in sviluppo consentendo realmente il passaggio dallo stadio di ricerca e sviluppo ad una scala industriale.
L‘alleanza dei cluster europei della bioeconomia
Per accelerare il passo verso la costruzione di un’Europa più competitiva, sostenibile e resiliente, 14 Cluster nazionali della bioeconomia Europea, il 10 febbraio 2025, hanno firmato a Bruxelles un Memorandum di intesa triennale che ha l’obiettivo di supportare e rafforzare la Bioeconomia circolare e sostenibile.
Tra i promotori e firmatari dell’accordo il Cluster Italiano della Bioeconomia Circolare Spring, realtà che riunisce oltre 160 stakeholder fra Università, centri di ricerca pubblici e privati, PMI e grandi imprese nazionali e multinazionali, attivi in diverse filiere produttive: chimica verde, agro-alimentare, carta e cellulosa, gestione di risorse idriche, aerospazio, automotive ecc.
L’accordo intende accelerare l’industrializzazione e la commercializzazione di idee innovative “biobased” e stimolare l’innovazione, la competitività e la resilienza dell’Europa grazie alla bioeconomia circolare. Così i 14 Cluster lavoreranno per i prossimi tre anni insieme condividendo know how, stabilendo relazioni commerciali, promuovendo il capitale umano e sviluppando progetti di R&S per applicazioni alimentari, industriali ed energetiche.
Misure concrete per lo sviluppo della bioeconomia circolare
Per garantire un pieno riconoscimento della bioeconomia circolare e delle bioraffinerie, è fondamentale adottare un approccio strutturato che tenga conto di alcuni aspetti chiave.
Uno dei primi passi necessari riguarda l’introduzione di sottocodici NACE specifici per le bioraffinerie. Una classificazione dettagliata permetterebbe di distinguere e valorizzare le peculiarità di questo settore, superando anche alcuni ostacoli che oggi limitano la valorizzazione delle materie prime seconde – materiali derivati dal riciclaggio, dalla rigenerazione o dalla trasformazione di prodotti già esistenti.
In secondo luogo, servirebbe una nuova Lead Market Initiative per stimolare la domanda dei prodotti della bioeconomia. Questa, dovrebbe includere il riconoscimento, all’interno della legislazione, del contributo che i prodotti bio-based apportano alla decarbonizzazione. Per rendere effettivo questo contributo, sarebbe necessario introdurre incentivi dedicati e, laddove possibile, requisiti obbligatori di contenuto bio-based per specifiche applicazioni.
Parallelamente, sarebbe fondamentale promuovere quei prodotti che contribuiscano a tutelare la salute e la qualità del suolo, evitando accumuli e che, in caso di sversamento accidentale, non lo danneggiano, nonché quelle soluzioni che agevolano la raccolta e il trattamento dei rifiuti organici. Questo implica anche il potenziamento e lo sviluppo di infrastrutture adeguate per la gestione di tali rifiuti, garantendo la produzione di prodotti di alta qualità e un’efficace chiusura del ciclo di utilizzo delle risorse.
L’uso sostenibile della biomassa è un altro pilastro imprescindibile per la crescita della bioeconomia. Dovrebbe essere essenziale stabilire criteri chiari e coerenti con quelli già contenuti nella Direttiva sulle Energie Rinnovabili, così da assicurare che la biomassa venga utilizzata in modo efficiente e responsabile, favorendo la tutela degli ecosistemi e la disponibilità di risorse per altri settori, primo fra tutti quello alimentare.
Infine, occorrerebbe favorire lo scale-up delle tecnologie esistenti, portandole rapidamente a livello industriale. Questo è particolarmente importante per il recupero di sottoprodotti e co-prodotti derivanti dalle diverse fasi dei processi produttivi. La sinergia con il settore agricolo gioca un ruolo chiave in questa prospettiva, così come la capacità di attrarre e valorizzare nuovi investimenti.
Costruire un futuro sostenibile attraverso la bioeconomia
Creare un ecosistema favorevole all’innovazione tecnologica permetterà di consolidare il ruolo della bioeconomia nel panorama industriale europeo, garantendo benefici ambientali, economici e sociali di lungo termine.
Affrontare queste sfide significa costruire un futuro più sostenibile, in cui la bioeconomia circolare possa esprimere tutto il suo potenziale, contribuendo concretamente alla transizione ecologica e alla competitività del settore industriale.