Nel complesso contesto delle cosiddette “soft commodities” (cacao, zucchero, caffe…), dove il prezzo giusto è spesso un concetto sfuggente, la tecnologia blockchain può offrire una soluzione di sostenibilità e dare risposte concrete alla Grande Distribuzione Organizzata nella sfida della tracciabilità dei prodotti. Da una piccola cooperativa di caffè in Colombia a un grande produttore di abbigliamento in Bangladesh, la blockchain può rappresentare l’anello mancante per un commercio più equo e sostenibile.Vediamo come.
Il problema delle Soft Commodities e l’importanza del prezzo giusto
Nel settembre 2018, il rapporto biennale “Coffee: World Markets and Trade” di USDA, United States Department of Agriculture, riportava come i coltivatori di caffè erano allarmati vista la drammatica caduta del prezzo dei chicchi di caffè che minacciava la loro sopravvivenza, già precaria, di 20 milioni di famiglie di coltivatori nel mondo.
Lo stesso report americano riportava che nel 2019/2020 si osserva una contrazione dei volumi rispetto all’anno precedente: le piante di arabica coltivate in Brasile entrano nell’anno di produzione scarsa del ciclo biennale della filiera.
Per quanto riguarda lo zucchero, il ricorso esagerato alle monocolture estensive impatta negativamente sull’ambiente delle zone di produzione e alimenta il cambiamento climatico, la deforestazione e la perdita di biodiversità.
Di recente l’Internazionale, nella sua newsletter economica, riportava come in seguito ai danni causati da El Niño alle piantagioni dell’Africa occidentale, i prezzi del cacao sui mercati mondiali hanno raggiunto livelli record: +40% rispetto al 2023 sul mercato di New York e addirittura raddoppiato il costo a Londra.
Cacao, caffè, zucchero e altre “Soft Commodities” sono materie prime quotate in borsa e come tali saranno sempre soggette a speculazione, ossia il tentativo di guadagno sulla differenza tra prezzo di acquisto e di vendita.
Se questo può affascinare i traders le conseguenze possono essere terribili per i più poveri e vulnerabili del pianeta.
Ecco perché un prodotto sostenibile, se è tale, sarà sempre inserito in una fascia premium, perché il prezzo – oltre alle speculazioni economiche – deve tenere conto di una sostenibilità ambientale, economica e sociale.
La Grande Distribuzione Organizzata e la tracciabilità dei prodotti
In tutto questo si inserisce la Grande Distribuzione Organizzata sul cui andamento diventa davvero difficile fare delle previsioni a causa del contesto economico, geopolitico e di mutamento climatico. Se da un lato però si osserva, più che un crollo dei consumi, una sua rimodulazione, dall’altro la GDO sta aumentando il proprio fatturato ma, per contenere i prezzi al pubblico, ha perso molto margine operativo.
Di fronte a un periodo di crisi, a tratti più istintiva che reale, si osserva che il consumatore si orienta sul marchio delle aziende distributrici per due principali motivi: perché ha un prezzo più accessibile e perché qualitativamente è un prodotto medio alto.
La Grande Distribuzione Organizzata ha capito che non può giocare molto al ribasso dei prezzi e ha trovato naturale giocare sul proprio marchio coprendo strategicamente tutta la fascia della popolazione: dal prodotto base al premium.
La creazione dei propri marchi ha portato a un’altra tendenza: la nascita di “autocertificazioni” in grado offrire una conoscenza della filiera con la tracciabilità.
Ma la tracciabilità non è sinonimo di conoscenza della filiera, è sapere da dove arriva un prodotto ma non garantisce una piena conoscenza dei produttori, dei loro bisogni tecnici e comunitari o se un produttore è coinvolto in un programma di miglioramento e sviluppo.
L’impatto della blockchain sulle filiere alimentari
Quando si parla di sostenibilità bisogna stare molto attenti. L’industria incontra alcune difficoltà nel realizzare autonomamente filiere effettivamente sostenibili per questo sono fondamentali partner coinvolti nel presidio di tutta la filiera e in grado di realizzare un’economia di impatto positivo a livello ambientale, sociale ed economico. Oltre alla fiducia in chi si impegna per garantire, grazie alle relazioni durature e continuative instaurate negli anni con i partner produttori, una filiera etica e con programmi di miglioramento e sviluppo sociale e culturale, da alcuni anni entra in campo la tecnologia e in particolare la blockchain.
La tracciatura parte dal produttore e arriva fino al prodotto finito assicurando, per esempio, la tracciatura e l’informazione completa del percorso delle fave di cacao, dal campo di raccolta fino alla tavola, in grado di garantire qualità e trasparenza della materia prima e della filiera rispettivamente.
Un caso studio: l’uso della blockchain nella filiera del cacao
Solo dal nostro ristretto osservatorio nel 2022-23 abbiamo osservato che il numero di kg di cacao trattati in blockchain è cresciuto del +39% rispetto all’anno precedente toccando quasi 600 mila Kg e il coinvolgimento di 2 filiere in Latino America, Perù ed Ecuador, e 2 in Africa Occidentale in Togo e Sierra Leone.
Il progetto Made in Dignity
Il Sustainable Development Program Made in Dignity nasce proprio con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità economica assieme a quella ambientale e sociale delle famiglie dei piccoli produttori di cacao nelle zone più povere del mondo. Sapere che ad esempio il cacao è uno dei principali prodotti tradizionali dell’Ecuador e costituisce una base fondamentale dell’economia delle famiglie rurali fa comprendere come sia necessaria la salvaguardia di questo comparto agricolo.
Elemento centrale non solo a livello economico, ma anche sociale delle comunità.
Il progetto Made in Dignity, che già alcune realtà industriali italiane hanno sposato, include la blockchain su tutte le attività della filiera di produzione, dalla coltivazione alla raccolta sino a quando il cacao lascia il campo di coltivazione per garantire qualità del prodotto e sostegno ai produttori e tracciabilità di filiera.
Conclusioni
Gli strumenti – sia tecnologici che di relazioni – quindi per una tracciatura ci sono e rispondono alla volontà sia di alcuni gruppi industriali, che dei consumatori, di voler utilizzare materie prime che provengono da un mercato giusto, sono le condizioni esterne a preoccupare. Abbiamo già visto come sia difficile fare delle previsioni per la Grande Distribuzione Organizzata a causa del contesto economico, geopolitico e di mutamento climatico, e se il tema della tracciabilità è sicuramente di interesse, l’adozione della blockchain, il suo inserimento nella strategia commerciale e il mantenimento della tecnologia rischiano di essere messe in secondo piano a causa dell’instabilità che stiamo vivendo.
Servono scelte coraggiose, consapevoli che la sostenibilità ambientale, economica e sociale ha il suo prezzo.