I prezzi dell’energia in Europa sono rimbalzati più del previsto nel 2021 dai minimi causati l’anno scorso dai blocchi dell’economia per la pandemia di Covid-19. l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha comunicato infatti che la bolletta dell’elettricità per la famiglia-tipo italiana rincarerà del 9,9% e quella per il gas del 15,3% nel terzo trimestre di quest’anno.
In Italia va peggio del resto d’Europa e la notizia viene data agli italiani come dovuta a fattori inevitabili; di forza maggiore. Qualcosa invece sarebbe stato possibile fare: puntare di più sulle rinnovabili.
Le cause degli aumenti
Quali sono infatti le cause di questo incremento? Certamente l’aumento prezzi del gas e, in misura minore, dei prezzi della CO2, che hanno raggiunto un massimo storico di quasi 60 euro la tonnellata.
Questo impatto interessa in modo omogeneo tutti i paesi europei che risentono di un incremento del prezzo del Gas e dell’incremento del costo della CO2 come si rileva nel grafico che segue che riporta scenari sviluppato di S&P Global Ratings sul costo del gas.
In Spagna Secondo l’operatore del Mercato Iberico dell’Energia, il costo medio di un megawattora (MWh) fissato a oggi è di 106,27 euro, il secondo costo più alto dopo quello registrato appena lo scorso 21 luglio (106,57 euro), il prezzo medio di 1 anno fa era di 35,4 euro. In Francia La tariffa di vendita regolamentata del gas naturale, venduto da Engie, è aumentata del 5,3%, dopo un aumento del 10% già in luglio.
Ma l’incremento dei costi legati all’energia non si rileva solo in Europa; anche la Cina sta lottando con una carenza di energia così grave che ha implicato una riduzione della produzione industriale e ottenuto ordini governativi per i fornitori per assicurarsi che possano coprire la domanda dei consumatori invernali.
Perché in Italia i rincari si sentono di più
Passando alla situazione italiana il costo del gas è aumentato di oltre il 30% nel secondo trimestre del 2021 rispetto al primo e questo risulta anche sempre più correlati con il prezzo della CO2 che, nel mese in corso, si è attestato oltre 50 euro la tonnellata sempre secondo Arera.
Quali le cause? Il problema è che in questo periodo le riserve di gas naturale in Europa sono ai loro minimi storici rispetto al 2013; infatti rispetto a un anno fa, i paesi europei dispongono del 25 per cento di gas in meno. Questo è causata sia da una stagione fredda più lunga del solito nella prima metà del 2021, che ha reso necessario il consumo di più gas e inoltre dall’aumento dei consumi da parte di alcuni Stati europei, fra cui l’Italia che si stanno avviando a una fase di rilancio della produzione e dei consumi che possiamo definire post-covid.
L’UE riceve la maggior parte delle sue forniture di gas naturale dalla Russia. Nel 2020, Mosca rappresentava il 43,4% dello stock di gas naturale dell’UE, seguita dalla Norvegia al 20%
Le attuali estrazioni dei paesi europei sono inoltre molto ridotte in alcuni Paesi quali Norvegia e Regno Unito. Guardando invece più ad Est verso il gigante Russo si è rilevato una forte riduzione della distribuzione del Gas attraverso la Bieolorussia, Polonia e Ucraina allo scopo probabile di fare pressioni per il completamento del Nord Stream 2, il discusso nuovo grande gasdotto che passa sotto il Mar Baltico, raggiungendo direttamente la Germania.
Riguardo la principale compagnia di estrazione la decisione di Gazprom di non prenotare per ottobre la piena capacità disponibile in uno dei principali gasdotti che forniscono gas alla Germania pone un rischio maggiore di inasprimento per i saldi del gas dell’Europa nordoccidentale e, quindi, un ulteriore rischio al rialzo per i prezzi questo inverno”
Questa situazione di incertezza sta generando una forte discussione a livello europeo su come affrontare la temuta dipendenza energetica dall’estero e i vari Stati Membri hanno tuttavia al momento diverse visioni e approcci per risolvere il problema.
Abbiamo bisogno di più rinnovabili
Se a livello europeo la situazione appare abbastanza omogenea, come i vari Stati reagiscono alle fluttuazioni dei prezzi dipende dalla ripartizione dell’utilizzo delle fonti fossili e rinnovabili per la produzione di energia. L’Italia è fra gli stati, infatti, che nonostante un importante potenziale di produzione di rinnovabili ha riportato una brusca frenata alla crescita delle energie rinnovabili, ritagliando invece quanto più spazio possibile al gas e al metano importato. E ora che il gas rincara, per motivi sia economici che geopolitici e che la percentuale di consumi soddisfatti dalle rinnovabili ristagna da anni, l’Italia si ritrova una bolletta energetica con importanti rincari.
Per comprendere quanto detto confrontare la ripartizione di fonti di produzione di energia fra Italia e Germania siamo quasi al 50% di produzione da gas rispetto a un circa 16% al 2020 in Germania.
Se le rinnovabili fossero cresciute a un ritmo ragionevole, noi saremmo oggi come la Germania, cioè con più del 40% delle rinnovabili che coprono i consumi finali elettrici.
Conclusioni
“L’argomento dei prezzi dell’energia è una questione molto grave e la Commissione europea presenterà una comunicazione sul tema la prossima settimana”: lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, proprio prima dell’inizio del summit Ue-Balcani occidentali in corso in Slovenia il giorno 6 ottobre 2021 E ha aggiunto che “È fondamentale che l’Ue investa nelle energie rinnovabili a lungo termine per evitare ulteriori sbalzi ed è molto chiaro che è importante investire nel rinnovabile, il quale ci dà prezzi stabili e maggiore indipendenza perché il 90% del gas viene importato nell’Unione europea”
Come indicato anche dal presidente della Commissione Europea la situazione attuale deve servire maggiormente come pungolo per indirizzare la transizione energetica verso eolico e solare riducendo sempre più la dipendenza a gas e greggio. È importante infatti che, nelle strategie Ue di decarbonizzazione, si eviti di pensare al gas come fonte di “transizione” e si indichi la via di forte rilancio dell’utilizzo delle fonti rinnovabili che assicurano anche una maggiore stabilità dei prezzi rispetto alle fonti fossili.
Servono pertanto impegni più chiari da parte dei Governi per introdurre fonti di energia a basse emissioni di carbonio, ad esempio, finanziando le infrastrutture necessarie e imponendo dei prezzi elevati del carbonio in tutti i settori; questo potrebbe aiutare ad allontanarsi da questo equilibrio precario e avviarci a passi veloci verso un futuro a zero emissioni.