Le Comunità Energetiche Rinnovabili (REC) sono uno strumento di welfare strutturale che consente ai cittadini (come clienti finali), a PMI ed enti locali, di associarsi in maniera libera e volontaria per produrre l’energia rinnovabile necessaria al proprio fabbisogno, vendendo eventualmente l’eccedenza in rete.
Comunità energetiche e modelli di gestione intelligente dell’energia: norme, sviluppi e tecnologie
Come nasce una REC
Il concetto di comunità energetica si è diffuso negli anni ’70 e attualmente è possibile individuarne realtà consolidate in Europa Settentrionale: la Germania è capofila con 1.750 unità, seguita da Danimarca (700) e Paesi Bassi (500), mentre l’Italia con circa 20 unità (sulla base dell’attuale definizione) presenta un numero di REC inferiore anche a Paesi meno all’avanguardia dal punto di vista energetico come Spagna, Polonia e Belgio.
Gli impianti si collocano in prossimità dei consumatori – come un sistema fotovoltaico installato sul tetto di un’azienda – ed il prelievo di energia per il consumo può essere diretto o virtuale sfruttando le smart grid, infrastrutture intelligenti che collegano tutti i soggetti della comunità per ottimizzare ogni fase di scambio in tempo reale e garantire che il flusso di energia sia efficiente e multidirezionale.
Ogni membro della REC deve installare un energy box, cioè un dispositivo che permette la condivisione delle informazioni su autoconsumo e prelievo dell’energia, necessario a garantire la stima puntuale del bilancio energetico. I soci della comunità pagano quindi per intero l’energia elettrica al proprio fornitore, ma ricevono periodicamente la quota spettante dei benefici economici ottenuti dalla comunità stessa che, non essendo tassato, è equiparabile a una riduzione della bolletta.
Le comunità energetiche applicano i principi della sharing economy allo scambio di energia rinnovabile tra i membri di una comunità, creando valore per il sistema e contribuendo a ridurre la povertà energetica.
REC, benefici non solo per l’ambiente
I benefici dell’utilizzo di questo strumento sono molteplici. Le REC giocano un ruolo strategico nel raggiungimento degli ambiziosi target nazionali previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC), contribuendo per il 30% alla potenza rinnovabile prevista per il 2030 con oltre 17 GW, riducendo i consumi da fonti fossili grazie al minor costo dell’energia green autoprodotta e favorendo il processo di decarbonizzazione nel settore termico e dei trasporti. Sostituire le fonti fossili con quelle rinnovabili in casa, considerando il consumo di una famiglia tipo di 2,7 MWh, comporterebbe già di per sé una riduzione delle emissioni di 950 kg/anno (equivalenti a circa 6 alberi).
Oltre ai benefici ambientali ci sono ulteriori vantaggi:
- Economici: con la condivisione di energia e la distribuzione agli iscritti di parte del valore economico generato dalla comunità, in alternativa ai precedenti meccanismi “a sussidio” come sostegno per il “caro bolletta”. I membri della comunità, infatti oltre a risparmiare sulle bollette possono guadagnare sull’energia prodotta in eccesso, dividendo i ricavi da vendita e beneficiando di un recupero fiscale del 50% dei costi di costruzione di fotovoltaico. Per le imprese inoltre, la realizzazione di un PV (sistema fotovoltaico) permetterà di sfruttare un credito d’imposta maggiorato al 6%.
- Sociali: l’autoconsumo virtuale in ambito territoriale bilancia le reti e riduce le perdite abilitando una maggiore autosufficienza energetica a livello nazionale, andando a decentralizzare la produzione di elettricità e cambiando completamente anche la gestione della rete che la distribuisce. Inoltre, un effetto diretto dei benefici economici della REC è l’incremento della competitività delle imprese locali sul mercato, con la creazione di un circolo virtuoso che può incentivare più investimenti sul territorio.
- Culturali: rende sempre più partecipi i piccoli consumatori privati, le istituzioni e le PMI degli obiettivi di sostenibilità. Ciò incentiva la realizzazione di un’economia partecipativa e circolare ed una maggiore capacitazione dei cittadini rispetto alle tematiche energetiche.
La leva del PNRR per la diffusione delle REC in Italia
In ottica di diffusione per l’Italia, stimata in forte crescita, i recenti aggiornamenti normativi e i fondi allocati dal PNRR per la diffusione delle REC (pari a circa 1,6 miliardi di euro) possono diventare una leva notevole.
L’Italia ha infatti, recepito l’aggiornamento della Direttiva europea sull’energia rinnovabile (RED II) del 2018 che ha normato una serie di modelli di partecipazione a complessità crescente tra cui le comunità energetiche rinnovabili e, nel Decreto Milleproroghe, ha disciplinato la tariffa di remunerazione definendo diversi incentivi. È stato ampliato inoltre, il raggio di applicazione sia in termini di area all’interno di cui è possibile formare una comunità energetica, che di potenza per impianto.
Tutti cambiamenti che rendono l’incentivazione italiana per le REC unica al mondo e costituiscono un grande motore di accelerazione per elettrificazione e decarbonizzazione.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano una grande opportunità per sostenere la crescita delle PMI italiane e rilanciare il tessuto industriale locale. Permettono inoltre, il riutilizzo dei terreni dismessi e possono generare posti lavoro in tutte le fasi dallo sviluppo alla manutenzione dei nuovi impianti rinnovabili, contribuendo a creare nuovi profili green di occupazione.
La crescita proiettata nei prossimi anni è, infatti, esponenziale: per il 2025 sono attualmente previsti infatti ~3 GW di potenza rinnovabile da REC che arriveranno a ~7 GW nel 2030[1] generando ricadute economiche sulle imprese italiane attive lungo la filiera delle rinnovabili e sulle comunità per circa 4 miliardi di euro.
Conclusioni
Nessun dubbio quindi, se questa sia la direzione giusta.
Nonostante restino ancora alcuni nodi tecnici da sciogliere e degli schemi regolatori da affinare, l’idea di una rivoluzione rinnovabile che coinvolge la comunità tutta nel costruire un futuro più sostenibile, sembra la soluzione migliore per poter salvaguardare il nostro pianeta e insieme rilanciare il territorio, oltre che generare sempre più consapevolezza tra le nuove generazioni rispetto alle modalità di condivisione di energia pulita.
Note
- Fonte: Ministero della Transizione Ecologica ↑